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Autore: Eliot Nightray    26/08/2012    2 recensioni
Cosa accadrebbe se un orgoglioso e burrascoso italiano come Romano dovesse fronteggiare un triangolo amoroso di cui sua sorella è il vertice? Scopritelo in questa avventura scritta a quattro mani piena di risate e lacrime. Caterina vargas scritta da Eliot Nightray e Romano Vargas scritto da The awesome tomato
Genere: Comico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Bad Friends Trio, Inghilterra/Arthur Kirkland, Nekotalia, Nuovo personaggio, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Caterina Florentia Vargas
data: 10 agosto 

Pensi che sarò mai in grado di essere come te? Se tu provassi almeno a rispondermi capiresti, di sicuro capiresti perché l’ho fatto
. Quelle parole, quella domanda. Caterina alzò la testa dal tavolo delle riunioni per poi riabbassarla di colpo alla vista di Germania. Odiava quell’individuo e non per il semplice fatto che puzzava di wurstel e crauti marci, ma perché era tedesco, ecco tutto. Odiava i tedeschi anche se per motivazioni così vecchie che probabilmente nessuno le ricordava più. Si sentì pizzicare la spalla e fu nuovamente costretta ad alzare la testa. Inghilterra , accanto a lei, stava cercando di richiamare la sua attenzione e lei non si oppose anche se a giudicare dalla fuga improvvisa di America doveva avere un’espressione spaventosa. L’inglese la fissò per alcuni secondi senza spiccicare parola , se ne stava lì a guardarla negli occhi avvampando di tanto in tanto. Passarono circa due minuti così fino a quando Centro non si alzò infuriata, suo fratello spesso la definiva una vecchia bisbetica perché non riusciva a sopportare la gente.  Si sentì afferrare per il braccio e la sua prima reazione fu quella di voltarsi ed imprecare contro lo sconosciuto, ma non lo fece. Arthur , era di nuovo lui, con la testa bassa, rosso come solo Romano sarebbe potuto essere e le mani tremanti. Francia dal fondo della sala fischiettava una marcia nuziale mentre Giappone se ne stava ben nascosto ad armeggiare con la videocamera del cellulare.

-          Ti va.. – iniziò l’altro con un fil di voce.
-          Inghilterra non vorrei spaventarti, ma sono un tantino vecchia , un po’ come una quercia secolare quindi il mio udito non è tanto perfetto.. alza la voce.
-          Ti andrebbe – la situazione non sembrava essere migliorata di molto.
-          Voulez-vous sortir avec moi? – urlò Francis ridacchiando ad alta voce.
-          Come?
-          Non prenderla in modo sbagliato Italy, non ho voglia di uscire con te.. è solo che.. che.. dobbiamo parlare di lavoro da soli..
-          Cette chèvre
-          Shut the fuck up ASSHOLE!
-          Oggi non posso proprio, devo andare in un posto, facciamo domain, ti dico io dove poi. Scusatemi , ma vi devo lasciare.

Salutò con un lieve gesto della mano mentre usciva rapidamente dalla stanza circondata da schiamazzi di vario genere. Si slegò i capelli e corse in macchina, si sentiva il cuore in gola. Non è che a lei piacesse Inghilterra o cosa, non lo amava, certo che no, però non lo disprezzava ecco. Partì in quarta senza pensare al povero Romano rimasto solo assieme a Prussia e Spagna. Il telefono suonò una, due , tre volte, ma lo lasciò perdere presa come era dai suoi pensieri. Era il 10 agosto e tutti sanno che cosa simboleggi quella data, San Lorenzo, ma nessuno sapeva cosa significasse per Centro, era l’onomastico di suo padre. Era così che definiva Lorenzo il Magnifico, l’ ago della bilancia della situazione italiana. Assieme a lui aveva ritrovato quella felicità perduta con la scomparsa dei fratelli.  Era stato il primo a farle doni, ad insegnarle l’arte della spada e della penna, colui che aveva aperto la sua mente al magico mondo dell’arte. Tuttavia la vita umana è mero respiro confrontata con quella di una nazione e così si era ritrovata sola, ancora una volta. Poi erano giunti i veri problemi, le conquiste, le guerre, Pisa. Strinse le mani sul volante con forza mentre dava gas. La macchina sfrecciò sulla strada per poi rallentare in prossimità della sua casa. Spense il motore e rimase qualche minuto dentro il veicolo a riflettere su quel peso che si portava da secoli sulla schiena e che la stava distruggendo. Sbatté i piedi a terra nello scendere dalla macchina, per poi avviarsi nella piccola abitazione. 
 

 
Romano Lovino Vargas
data: 10 agosto
 
La sveglia suonò fin troppo presto quella mattina per Romano, secondo lui, se non era per lavorare nell’orto, una mattina da svegli, era una mattina sprecata, l’unica consolazione era che avrebbe visto il suo amico Prussia… si, un crucco bastardo ma lui lo capiva, riusciva a comprendere come ci si sentiva a non essere riconosciuti come nazione. Si alzò di malavoglia e si fece una doccia veloce, si bevve il suo solito caffè e si preparò per il meeting di quel giorno.

-          Chi cazzo ha voglia di andare a quel fottutissimo meeting!

Controllò l’ora ed iniziò a domandarsi dove fosse quel coglione, aveva promesso che sarebbe passato a prenderlo ma non era ancora lì. Ad un tratto, suonò il campanello e Romano corse a rispondere, sapeva già chi era.

-          Ciao bastardo, sei in ritardo!
-          Scusa Sud, traffico
-          Tsk! Vallo a raccontare a qualcun altro!
-          Mi sono alzato tardi ok? Non ho nemmeno fatto colazione!
-          Io di certo non ti offro niente! Ora andiamo

Il prussiano sbuffò e seguì il suo amico italiano che era già entrato in macchina.
Al meeting vide Veneziano che come al solito era tutto allegro ed appiccicato al Patata-macho e sua sorella Caterina, quel giorno sembrava molto triste.

-          Caterina, co-
-          Bene! Diamo inizio al meeting di oggi! Parlerò io per primo!

Con un sospiro, si sedette al suo posto, odiava profondamente America, era semplicemente un ragazzino viziato troppo cresciuto, mangiatore di schifezze ed amante degli Horror di cui poi aveva una fifa tremenda, il suo intervento non migliorava di certo ciò che pensava di lui, passò tutto il tempo a lanciare occhiate veloci a sua sorelle ignorando completamente lo spagnolo che gli parlava a fianco. Quando vide che il sopracciglione afferrò il braccio della sorella, non scattò solo perché Spagna lo tenne fermo, non poteva fare altro che assistere alla scena e… lanciare la sua biro contro quel fottuto francese del cazzo, vide sua sorella andarsene ed a quel punto nemmeno Spagna riuscì a fermarlo, scattò fuori dalla porta cercando di raggiungerla ma fu troppo tardi, ormai se n’era già andata.

 

Caterina Florentia vargas
data: 10 agosto
 
Entrò in casa sbattendo la porta, ci voleva una doccia, una sacrosanta doccia fredda.  Lanciò le scarpe da una parte all’altra del salotto , ma si bloccò improvvisamente. Una coltre di fumo aleggiava nell’aria, odore di sigaro e Caterina sapeva bene a chi apparteneva, Scozia.  Nathan si alzò dal divano, masticando il suo solito sigaro ed accennò un saluto con la mano libera.

-          Chiederti cosa ci fai in casa mia mi sembra quasi scontato
-          Finestra aperta, libero accesso, fratello in calore
-          COSA?
-          Ho sentito che il grande Regno Unito ti ha chiesto di uscire…
-          Non esattamente, dobbiamo parlare di lavoro da soli
-          Si ed io sono la Fata turchina, ma sei cretina?

Caterina sbottò in una serie di imprecazioni che non fecero che migliorare il già raggiante umore dello scozzese. Nathan le sorrise mentre Italia si colorava di una tinta rosso porpora e saltò giù dalla finestra canticchiando una canzoncina. A quel punto, forse, avrebbe avuto la sua maledettissima doccia in santa pace. Corse per le scale, si sfilò i vestiti e mise su “I say a little pray for you”. Sotto la doccia Caterina stava immobile canticchiando a bassa voce le parole della canzone, una cosa che solitamente la tranquillizzava , ma non quel giorno. A quel punto le venne in mente Romano, quasi sicuramente era furioso quindi la prima cosa da fare una volta asciugata era di sicuro chiamarlo. Con i capelli fradici ed un piccolo asciugamano in vita Centro spippolò col telefono fino a comporre un messaggio di senso compiuto. Scusa se sono scappata, ma avevo da fare anzi go da fare. La mia annuale serata di solitudine ha inizio. Ciao .  Sperò che il messaggio lo tranquillizzasse senza causare ulteriori problemi. Scese per le scale e ci mancò poco che cascasse scivolando sul pavimento bagnato. Altra ondata di fumo, ancora una volta, possibile che quello riuscisse sempre ad intrufolarsi in casa sua. Si lanciò sul divano in modo da coprirsi completamente e a quel punto rivide Scozia con tano di bigliettino in mano.

-          Vedi questo? Questo è il manuale anti cazzate inglesi elaborato da me dopo secoli di approfondito studio della specie inglese
-          Tuo fratello non è una bestia
-          Si che lo è… basta guardare i due coleotteri che si ritrova sopra gli occhi
-          Cristo santo..
-          Ascoltami attentamente : la sua cucina è pessima, le sue sopracciglia sono due mammut ed è acido come il limone, però rimane sempre uno stupido idiota, ricordalo.
-          Cosa centra tutto questo con me?

Scozia salutò nuovamente con la mano prima di defilarsi dalla porta. Cosa voleva , veramente? Centro armeggiò con il piccolo taccuino prima di rientrare in camera per indossare qualcosa di comodo. Il campanello suonò un’ennesima volta, ma per lei la soluzione migliore era ignorare il nuovo seccatore e dedicarsi ad una sana lettura. Si lanciò sulla biblioteca aggirandosi quasi come una pantera fra le pile di vecchi tomi impolverati. Amava leggere , amava scrivere e dipingere, ma soprattutto amava sognare, una cosa che le aveva insegnato Machiavelli. Niccolò era un tipo strano, ma allo stesso tempo era un genio dell’inganno. Due mesi passati dall’ultima partita di calcio storico, pensò intravedendo il pennacchio blu svolazzare fra i libri. Perse la presa dalle scale e si ritrovò con un osso sacro mezzo fratturato.

-          E ti pareva…

 
Romano Lovino Vargas
data:10 agosto
 
L’unica cosa che voleva fare in quel momento era correre da sua sorella ma sfortunatamente, venne fermato dal famigerato “Bad Touch Trio” e lo costrinsero a pranzare con loro.

-          Avanti Roma, non fare quella faccia! Vedrai che sta bene~
-          Oui, non devi preoccuparti anche se quel cipiglio, ti rende davvero attraente, chéri
-          Tieni giù le tue luride manacce!
-          Andiamo Sud, non  ti stava mica palpando! Hahaha!
-          Tsk!

Il resto della giornata lo passò a farsi trascinare in vari negozi e fare foto con i tre idioti, gli sembrava che la giornata non finisse mai e quando si separarono, rimase solo con Prussia.

-          Allora Sud, ti sei divertito?
-          Certo, è sempre stato uno spasso farsi molestare per tutto il fottutissimo giorno da tre deficienti come voi!
-          Mi fa piacere, anche io mi sono divertito molto
-          Bastardo…
-          Ma ti piace così tanto chiamarmi così?
-          È il nome che ti meriti, coglione!

Scoppiò a ridere e mise in moto la macchina per poter riaccompagnare a casa Romano, decise di fare la strada più lunga

-          Sud?
-          Che vuoi?
-          Perché non possiamo rendere ufficiale la cosa?
-          Perché no, cazzo! Non vedo quale sia il motivo di renderla ufficiale!
-          Ed io non vedo il perché bisogni tenerla nascosta! Per caso, non vai fiero del tuo ragazzo?
-          M-ma certo che no, coglione! È che…
-          Hai paura di come potrebbero reagire gli altri, vero?
-          …
-          Hahaha! Non preoccuparti Liebe, ci pensa il tuo magnifico ragazzo a proteggerti!
-          Non è questo il fottuto punto, io-
-          Lo so, non c’è bisogno di dirlo. Siamo arrivati.

Romano scese dalla macchina e si avviò verso casa
-          Sud!

Prussia gli mise una mano dietro la testa e se lo avvicinò per poterlo baciare, gli augurò la buona notte e se ne andò, Romano lo seguì con lo sguardo finché non sparì, entrò in casa e si accorse di avere ricevuto un messaggio da sua sorella.

-          Ah, ora ricordo… è di nuovo quel giorno

Se ne andò in camera sua per mettere in ordine gli appunti e pensare con calma a cosa avrebbe fatto la sera.
  
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