-il più bello-
Il tavolo migliore della locanda “il drago sbevazzone” era occupato da una alquanto strano combriccola.
C' erano una strana donna che sembrava una donna ma aveva la testa di tigre e le gambe coperte di pelliccia, un cavaliere con due lunghi pugnali infilati nella cintura e un cappello con una lunga piuma rossa, un folletto grassottello con la pelle blu e i capelli viola, una donna appesa alle travi del soffitto a testa in giù, con una bandana rossa a coprirle la bocca e infine una strega vestita d' azzurro e con i capelli biondi sotto il capello (AZZURRO) scompigliati.
Sul tavolo della combriccola facevano la loro figura carne di pollo, di tacchino, di agnello, insalate di ogni sorta, pani di ogni tipo e birre e vini pregiati.
I cinque compagni dei avventure ridevano e si godevano la serata, quando il cavaliere dai lunghi capelli neri e il cappello con la piuma, afferrò una mela.
-Questa mela la mangerà il più bello!-
Disse, pulendo la mela con un tovagliolo. La strega si raddrizzò la sciarpa, già pronta a mangiarsi la mela, ma poi vide che anche la donna tigre stava fissando la mela con sguardo sicuro.
-Io sono certamente la più bella!-
Asserì la strega, lisciandosi i capelli biondi. Il folletto ridacchiò.
-Sono io la più bella! Nulla può competere al mio fascino selvatico!-
Disse la donna. Tigre, alzando il mento.
-Non è vero. Io sono la più bella, perché io sono la più elegante!-
Ribatté la strana donna appesa a testa in giù. Il cavaliere le guardava sogghignando.
-Non è vero! Non è vero!!-
Strillò il folletto con voce acuta e petulante.
-Io sono il più bello perché IO sono il più esotico!!_
Tutti i compagni scoppiarono a ridere come matti.
-Allora, Ridley, a chi dai la mela?!-
Chiese la strega, sicura di vincere. Il cavaliere inarcò un sopracciglio.
-A me, perché io sono il più bello!-
Disse, addentando la mela.
E fu così che Il cavaliere Ridley dovette correre a perdifiato per tutta la locanda per tentare di fuggire alle ire delle tre donne e di un folletto infuriato.
*Fine della seconda storiella della locanda*