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Autore: Albicocca    27/08/2012    5 recensioni
Touko vuole fare una vacanza tranquilla a New York, ma Tsunami decide di auto-invitarsi, e come suo solito rovinerà tutto.
Tra aerei persi e aerei sbagliati, i due si ritroveranno a Las Vegas accompagnati da un Dylan Keith piuttosto pazzo.
Cosa succederà?
[Mini-long di cinque capitoli, don't worry.]
-
“Katy Perry non dice di drogare le persone perché non vogliono uscire, Dylan. E poi dove l’hai presa questa roba? E’ cocaina?”
L’americano sbuffò, girando con il cucchiaio l’intruglio che aveva preparato mentre Tsunami osservava la bustina ormai vuota.
“Oh va be’, non importa – borbottò –, comunque no, non è una droga pericolosa, penso...
Fa andare per un paio di ore il cervello a puttane, come se la persona fosse sotto effetto di alcool. Me l’ha data mia zia.”
“Tua zia spaccia droga?” domandò Jousuke, un tantino sconvolto. Ora capiva perché la zia fosse in ospedale..
Genere: Comico, Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Harley/Jousuke
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo tre.
La Droganciata colpisce, Touko impazzisce.





Tsunami fissò per bene Dylan, incredulo. Lo studiò memorizzando ogni movimento che faceva come se l’amico fosse pazzo. O forse lo era.
Guardò ancora una volta il ghigno spaventoso sul volto del biondo e poi sussurrò “Tu sei matto! Non puoi farlo sul serio!” stando attento a non farsi sentire da Touko, che si trovava nell’altra stanza.
Certo, anche lui voleva uscire e divertirsi ma il modo che gli aveva suggerito l’americano sembrava un tantino pericoloso, anche perché non sapevano come potesse reagire una tipa come Touko a quello. Ma Dylan sembrava abbastanza convinto. Anzi, era convintissimo.
E sì, il sorriso che aveva stampato sul visto era davvero inquietante.
“Su, dai, Tsunami! Lo so che  lo vuoi anche tu. E’ una bastardata, però cazzo, lo dice Katy Perry! Non si vai mai contro la regina!” bisbigliò Dylan, mettendo un po’ di strana polvere bianca nell’arancia che gli aveva chiesto Touko.
Mossa assolutamente sbagliata e pericolosa.
Ma infondo Touko non sospettava niente, anche perché nessuno pensava che Dylan, per rispettare ciò che diceva il suo idolo, fosse capace di tanto.
Era vero che alcune volte era matto da legare ma Tsunami, osservandolo,  non poteva credere ai suoi occhi.
Si passò una mano sul viso.
Katy Perry non dice di drogare le persone perché non vogliono uscire, Dylan. E poi dove l’hai presa questa roba? E’ cocaina?”
L’americano sbuffò, girando con il cucchiaio l’intruglio che aveva preparato mentre Tsunami osservava la bustina ormai vuota.
“Oh va be’, non importa – borbottò –, comunque no, non è una droga pericolosa, penso. Fa andare per un paio di ore il cervello a puttane, come se la persona fosse sotto effetto di alcool. Me l’ha data mia zia.”
“Tua zia spaccia droga?” domandò Jousuke, un tantino sconvolto. Ora capiva perché la zia fosse in ospedale..
“Ehm… non lo so. Comunque rifiliamo questa cosa a Touko.” disse, odorando l’aranciata.
Tsunami fissò Dylan, e poi sorrise, mentre l’amico gli passava il bicchiere pieno di aranciata e droga. Ariaroga? Droganciata? Non sapeva come chiamarla.
Cosa poteva succedere di tanto pericoloso? Niente. O almeno cercava di pensare positivamente. 
Un po’ – pochissima – di droga leggera e Touko sarebbe diventata un’altra almeno per quella sera.
E poi non era niente in confronto all’immensità dell’oceano. O almeno Tsunami tentava di auto-convincersi.
“Allora?” Keith lo risvegliò dai suoi pensieri.
“E va bene. Ma se lo scopre dirò che è tutta colpa tua. Già sta macchinando il mio omicidio.” sussurrò il giapponese alludendo alle minacce dell’amica.
Lì, l’americano rise, dicendo qualche parola nella sua lingua.
Roba sconosciuta a Tsunami, praticamente. Sì, perché Tsunami non sapeva una sola parola di americano, o meglio, sapeva solo dire “Hi”. E c’era voluto circa un mese, per fargliela imparare.
Tachimukai voleva tentare il suicidio, dopo. Fortunatamente Endou era riuscito a salvarlo prima che si buttasse giù dal tetto della Raimon. 
Appena uscirono dal bagno, in cui erano stati chiusi circa mezz’ora – e Touko, a dir la verità, si era fatto un paio di filmini mentali poco casti -, la ragazza giapponese li guardò.
“La mia aranciata?” alzò un sopracciglio fissando entrambi. Ovviamente il fatto che l’aranciata l’avevano presa in bagno, e ripeto in bagno, non fece insospettire la rossa.
Tsunami rise nervoso e porse il bicchiere all’amica che lo guardò stranita.
“Vi sentite bene?”
“Benissimo!” urlò l’americano tutto tranquillo.
La Zaizen annuì poco convinta, ma poi alzò le spalle e incominciò a sorseggiare  la bevanda, sfogliando un giornale che si era portata da casa.
A Tsunami e a Dylan non mancava altro che aspettare e vedere l’effetto della droganciata – Tsunami aveva optato per quel nome, visto che suonava meglio - su Touko.
Dylan già progettava quello che sarebbe successo quella sera. Un po’ di casinò, un giro per la città e poi se tutto andava bene sarebbe ritornati in motel. E in tutto questo la giapponese non avrebbe ricordato niente.  Sorrise a Jousuke e lì l’altro ricambiò, sicuro che non sarebbe successo niente di grave. Più o meno.
 Nel frattempo, Touko, sembrava esser e in un altro mondo. Sorseggiava quella strana aranciata – perché aveva un sapore diverso – e leggeva il giornale ignorando i due ragazzi che la fissavano da dietro, in attesa di qualcosa. Ma lei non sapeva cosa e quindi aveva deciso di ignorarli.
 Pochi secondi dopo si ritrovò a ridere e l’aranciata le cadde addosso. Ma a lei non importò.
Dylan sorrise ancora di più.
“Bene, sta già facendo effetto” sussurrò senza che Touko lo sentisse.

“Stasera che si fa, bei maschioni?”
“Ci si diverte, baby!”
Touko rise per la millesima volta, attaccata al braccio di Dylan. Erano ancora in motel, ma da lì a cinque minuti sarebbero scesi a fare pazzie per Las Vegas.
Tsunami pensò che la droga della zia di Keith fosse davvero forte. La Zaizen sembra davvero un’altra. Un’altra a cui non importava niente, anzi sembrava molto propensa a divertirsi quella sera.
Si erano preparati in fretta e in fuori. E Touko, senza tanti preamboli, sembrava una puttanella
La gonna nera era vertiginosamente corta mentre il pezzo di sopra era un top che assomigliava ad un reggiseno. E i tacchi.. beh, quelli erano vertiginosi. E la Touko Zazien drogata sapeva portarli molto bene, constatò Jousuke sorridendo.
Sì, sembrava una donna dai facili costumi, ma lui non l’aveva mai vista così bella, pronta a godersi la vita.
“Prima di uscire, però – inizio la rossa – brindiamo!” e da chissà dove fece uscire una bottiglia di vodka con i rispettivi bicchierini. Dylan rise e Tsunami lo seguì.
“A questa notte, che spero sia magica!” urlò l’americano e buttarono giù la vodka, come se niente fosse.
Beh, Touko si era vendicata, anche se senza saperlo.
“Allora andiamo?” rise la ragazza.
I due ragazzi la seguirono fuori dal motel ed entrarono nell’auto di Dylan, pronti a darsi alla pazza gioia.
“Prima però andiamo a cena! Vi porto in uno dei migliori ristoranti di Las Vegas!” urlò Dylan, mentre il vento gli sfiorava la faccia, per via della velocità con cui andavano.
Touko rise – come se sapesse fare altro – e Tsunami la seguì a ruota.
Da lì inizio una serie di eventi che beh, la Touko non drogata non avrebbe mai fatto.





Albicocca 
Salve gente!
Ho da poco finito di vedere il film di GO sclerando e piangendo un po'. 
Quel film è stupendo! E gli accenni alla Tenma/Aoi mi hanno fatto impazzire, perché sì, loro sono la mia OTP di GO. ♥
E li amo. 
Comunque passando al capitolo... i due drogano Touko. E sì, ma seriviva ai fini della stroia, anche se poi Touko si vendica anche se non lo sa, ma è un'altra storia. 
Ieri ho visto Una Notte da Leoni e quindi il prossimo capitolo avrà delle somiglianze, ma poche. Anche perché alla fine io mi sono ispirata a quel film - e anche a Percy Jackson - quindi..
Beh, questo capitolo fa cagare e ne sono completamente consapevole, ma ok! Ed è anche molto corto °u° 
Spero almeno che piaccia a voi! 
Don't worry, go to Las Vegas and ... be drunk! 
La grammantica inglese non è il mio forte, 
va be, 
un bacio, Miam. 

   
 
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