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Autore: ElenaDobrevSomerhalder    27/08/2012    2 recensioni
[IN REVISIONE]
Una storia dove i personaggi andranno al College in altre città, incontreranno nuove persone e, ovviamente, nuovi pericoli. Fino alla 3° stagione segue la serie TV.
Prima parte di una trilogia.
AMBIENTAZIONE TEMPORALE: alla fine dell'estate che segna il passaggio al College (5° stagione)
AMBIENTAZIONI GEOGRAFICHE: Mystic Falls, Durham, Los Angeles
PERSONAGGI PRINCIPALI: Elena, Damon, Stefan, Caroline, Bonnie, Nuovo Personaggio
PERSONAGGI SECONDARI: Klaus, Rebekah, Matt, Meredith, Jeremy, Tyler, Elijah, Kol, Katherine, Nuovi Personaggi
COPPIE: Damon/Elena, Stefan/Elena, Klaus/Caroline, Matt/Rebekah, Stefan/Meredith, altre nuove coppie
CAPITOLI: 22
ESTRATTO DAL 2° CAPITOLO:
Ad Elena venne in mente di prendere dei fiori dal vasto giardino attorno al loft[...].
Quando ne raccolse una busta piena [...] si voltò per tornare dentro, ma si ritrovò Damon davanti.
«Ti sei lasciata sfuggire il fiore più bello di tutto il giardino. Tieni.» le disse senza nascondere un doppio senso nella frase, porgendole una stupenda rosa rossa.
«Non volevo ferirmi con le spine.» gli rispose a tono Elena.
«Basta toccare i punti giusti.» continuò sull'onda dei significati nascosti Damon, prendendole la mano e facendole appoggiare il pollice e l'indice dove la rosa non aveva spine.
Genere: Fantasy, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Nuovo personaggio, Stefan Salvatore, Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena, Elena/Stefan
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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Your Love Saved Me - Chapter 6

Capitolo 6 - Ladies Night




In questo capitolo vengono descritti gli outfit delle ragazze, potete vederli QUI se siete curiose e non vi basta la descrizione =)
AVVISO: certe scene potrebbero essere forti, anche se sono raccontate in modo "soft".



Alyssa si sentiva meglio. Dopo una decina di giorni Elena si era finalmente tranquillizzata, e anche se non erano più tornate amiche come prima almeno adesso non la guardava con rabbia e disprezzo. La ignorava quando poteva, e in quelle poche volte in cui si scambiavano la parola le parlava con relativa calma. E poi Alyssa aveva smesso di lavorare, ed ora era molto più rilassata e aveva un aspetto più solare. Fu forse per questo che Caroline decise di organizzare una serata tra donne: solo lei, Elena, Bonnie e Alyssa nel locale più frequentato della città, dove ci sarebbe stata una gran festa quel venerdì sera.
Le ragazze erano pronte per uscire ormai: Elena indossò un vestitino blu scuro a maniche a giro, lungo fino a metà coscia ma che lasciava intravedere una piccola porzione di pelle tra la vita e il seno e quasi tutta la schiena grazie ai ritagli sui fianchi contornati da placche dorate e alla scollatura profonda nella schiena, e ai piedi calzò un paio di stivaletti alla caviglia blu scuro con decori dorati e un alto tacco; Caroline si mise un vestitino monospalla verde acqua in stile impero, con strisce di volant verticali tutt'attorno al vestito al di sotto dell'elastico in vita fino a sopra il ginocchio, e stivaletti peep toe semplici lunghi fino alle caviglie, bianchi, con tacco alto e plateau; Bonnie invece optò per un vestito a tulipano, tutto nero tranne il corpetto al di sopra della vita con stampa zebrata in pailettes argentate e nere, il tutto coordinato con gli stivaletti peep toe neri con rifiniture argentate; Alyssa infine indossò un vestitino senza spalline lilla tutto a balze di volant, con una cintura nera di raso in vita e stivaletti alla caviglia neri con fiocchetto a lato. Ci aggiunsero qualche accessorio, quali collane, anelli, braccialetti e orecchini, e poi presero borsette e giacche abbinate alle scarpe e scesero in salotto, dove le attendevano Stefan e Damon.
Stefan rimase estasiato alla vista di Elena: aveva raccolto i capelli in uno chignon in modo da mettere in risalto la scollatura del vestito, e Stefan lo apprezzò anche se con un pizzico di gelosia: «Ti metterai la giacca sopra, vero?» le chiese infatti con le sopracciglia alzate e le braccia incrociate, mentre indicava la parte alta del vestito. Elena rise con gusto, e se non fosse stata una vampira le sue guance si sarebbero tinte di rosso: «Non lo so, vedrò…» lo stuzzicò, e lui le balzò davanti, dandole un dolce bacio a fior di labbra.
Damon invece era rimasto affascinato da Alyssa. L'aveva sempre vista in jeans e canotta, in pigiama o con la tenuta del fast food, ma mai con un vestito. E ora stava ringraziando mentalmente Caroline per aver organizzato questa serata. Era così radiosa, così bella, che a Damon s'illuminarono gli occhi: i capelli castani le ricadevano morbidi sulle candide spalle, incorniciando quel viso dolce in cui erano incastonati gli occhi smeraldo; tra di essi si posava il delicato nasino dritto, leggermente a patata, e, al di sotto di esso, le morbide labbra disegnate erano piegate in un sorriso timido e imbarazzato; il vestitino poi metteva in evidenza il seno florido e la vita stretta, lasciando ben in vista le gambe sode e le caviglie fini, ma Damon si sforzò di non osservare troppo a lungo le forme di Alyssa, che era già parecchio imbarazzata. «Buon divertimento» fu l'unica cosa che le disse, e lei ringraziò arrossendo. Caroline fece fretta ad Elena che stava salutando smielosamente Stefan e poi se ne andarono.
Damon attese che partissero con la macchina, poi si rivolse a suo fratello: «Andiamo?» chiese, indicando la porta.
«Dove?» chiese a sua volta Stefan, confuso.
«Come dove, fratellino?! A tenerle sotto controllo!» rispose Damon allargando le braccia.
«Non sono delle bambine, Damon.» lo ammonì Stefan.
«E con questo? Sai anche tu cosa sta succedendo qui in giro, non è necessario che te lo ricordi io. E poi non vuoi vedere cosa combina la tua Elena senza di te?» lo stuzzicò Damon.
«No, non mi interessa. È giusto che si diverta ogni tanto. E comunque ti ricordo che loro sono due vampire e una strega, se dovesse succedere qualcosa sanno come difendersi.»
«Sei un idiota fratello. Rimarrai qui tutta la notte con le mani in mano? Beh, io non ti farò compagnia.»
«Damon! Non andare! Se ti scoprissero…»
«Non mi scopriranno, e anche se fosse non m'interessa!» lo interruppe Damon, mentre si avviava verso il portone.
«Resta qui, lasciale stare!» urlò Stefan, sperando che il fratello si fermasse.
«Ci vediamo più tardi, Stefan.» lo salutò Damon, e se ne andò.


Damon entrò nel locale cercando di non farsi notare. Dopotutto era facile visto i suoi vestiti scuri e semplici. Cercò le ragazze, e dopo nemmeno un minuto le aveva già trovate: erano sedute ad un tavolo e davanti a ognuna di loro c'era un drink. Si tenne a distanza e le osservò, fin quando poi finirono i drink e andarono in mezzo alla pista per ballare. Non riusciva più a vederle con tutta quella gente, così andò sul soppalco dove c'erano i privé rimase ad osservarle da lì. Erano felici, e lui lo era per loro. Era da tanto che non vedeva Elena, Caroline e Bonnie così rilassate e spensierate, e Alyssa, con tutto quello che aveva passato ultimamente, era meravigliosa con quell'aria serena che aveva adesso. Bevvero qualche altro drink e continuarono a ballare tra loro per circa un'ora mentre Damon le osservava tranquillo, poi un gruppo di ragazzi si mescolò a loro: uno di essi si avvicinò timidamente a Bonnie, era alto, castano con gli occhi verde-azzurro, e lei non lo allontanò; a differenza di quel che fecero Elena e Caroline invece, avvicinandosi tra loro in modo da non lasciare spazio ai ragazzi, e ballando assieme con le mani al cielo in modo da mettere in bella vista gli anelli che le proteggevano dal sole, posti strategicamente al dito anulare. Anche Alyssa venne avvicinata da un ragazzo, non molto alto ma parecchio muscoloso, con capelli corvini rasati e occhi scuri, e tra l'imbarazzo e la soddisfazione gli rimase di fronte continuando a ballare come se niente fosse.
«Grandi ragazze! Godetevi la serata!» urlò Caroline ad Alyssa e Bonnie, cercando di sovrastare l'altissimo volume della musica e facendo loro l'occhiolino in segno di approvazione.
Bonnie sorrise ricambiando l'occhiolino, mentre Alyssa guardò il ragazzo di fronte a lei e poi abbassò gli occhi. Evidentemente non era da lei rimorchiare in discoteca.
Damon avrebbe voluto scendere dal soppalco e andare dritto da quel brutto ceffo a dargli un pugno sul naso, ma si rendeva conto che sarebbe stata esagerata come reazione agli occhi delle ragazze. Dopotutto erano uscite per divertirsi e Alyssa era single, però Damon sapeva che meritava molto di più che un flirt in discoteca.
Bonnie uscì nel vasto giardino del locale seguita dal ragazzo castano, insieme si sedettero su una panchina poco distante dal locale e iniziarono a chiacchierare.
«Qui non si sente niente, andiamo fuori anche noi così possiamo fare due chiacchiere tranquilli.» disse il moro ad Alyssa, e Damon captando le parole assottigliò gli occhi.
Alyssa ebbe un attimo di esitazione, ma dopo aver guardato Caroline ed Elena che le sorridevano incoraggiandola, si voltò verso il moro e annuì con un lieve sorriso. Lui la prese per mano e la portò fuori sotto gli occhi roventi di Damon.
Chiacchierarono per mezz'oretta, seduti su una panchina appoggiata ad un muro, distante dal locale a tal punto che la luce era fioca. Alyssa era piuttosto brilla e rideva ad ogni cavolata dicesse il moro. Damon li stava guardando da lontano, e ascoltava ogni singola parola che si dicevano. «
Ci sta provando spudoratamente e abilmente, quel farabutto! Scommetto che fa così ogni sera, cambiando sempre il bersaglio e magari facendole pure bere quando sono troppo sobrie!» pensò Damon, mentre continuava a restare lì immobile frenando ogni istinto.
Il moro avvicinò il viso a quello di Alyssa, e poggiò la mano sulle sue guance, cercando di avvicinarla a sé. Alyssa non si mosse, insicura di quel che stava succedendo, così il ragazzo si avvicinò ancora di più e sfiorò le labbra di Alyssa con le sue. Damon era pronto a saltargli addosso e picchiarlo senza pudore, ma proprio in quel momento Alyssa ricambiò il bacio delicatamente, lasciandosi andare, e Damon rimase impietrito a guardarli. Il ragazzo incominciò a cercare più passionalità nel bacio, ma Alyssa era piuttosto casta; così il moro iniziò a carezzarle i capelli, e Alyssa si tranquillizzò. Il moro si staccò, si alzò in piedi e porse la mano ad Alyssa, che l'afferrò e si alzò affianco a lui. Lui la baciò ancora e pian piano la fece avvicinare al muro, mentre lei iniziava a prendere confidenza. Damon controvoglia si allontanò, rassegnandosi all'idea che Alyssa forse desiderava delle storielle del genere al contrario di quanto pensasse lui. I due continuarono a baciarsi per un po', ma poi improvvisamente il moro iniziò a toccarla dappertutto: nella schiena, nelle gambe, nel seno. Alyssa cercò di divincolarsi, ma non ce la fece, e il ragazzo iniziò a toccarla sotto il vestito. Le scostò gli slip e s'intromise nella sua intimità, mentre Alyssa continuava a divincolarsi e cercava di urlare. Alyssa riuscì a mordere forte le labbra del ragazzo, e nell'attimo in cui lui si staccò da lei per il dolore provocatogli, riuscì ad urlare «Lasciami! Aiuto! Lasciami andare!», ma senza apparente successo. La paura nel cuore di Alyssa lo stava per far esplodere. Era bastato un attimo per trasformare una bella serata spensierata tra amiche in una serata orribile, la più brutta della sua vita. Avrebbe voluto piangere, ma dai suoi occhi non riusciva a scendere nemmeno una lacrima. Voleva sparire. Il ragazzo si fiondò di nuovo sulle labbra di Alyssa, ammutolendola, e iniziò a slacciarsi i jeans. «
È finita.» pensò Alyssa, disperata e rassegnata allo stesso tempo. Una lacrima solcò il suo viso quando il ragazzo si tirò giù i boxer e iniziò a toccarsi mentre l'altra mano era ancora dentro gli slip di Alyssa e col corpo la teneva bloccata contro al muro. Non voleva tutto questo. Non voleva tutto questo squallore. Non voleva tutta questa furia. Perché a lei? Cosa aveva fatto di male a quel ragazzo che la stava usando e sfruttando nel peggior modo possibile? Nessuna delle domande trovò una risposta. Alyssa chiuse gli occhi. Non voleva più vedere nulla. Non voleva avere in mente quelle luride immagini. Il moro continuò a toccarsi e a toccare lei per alcuni interminabili secondi, poi si preparò per finire ciò che aveva iniziato. Ma Alyssa improvvisamente sentì il vuoto davanti a lei. Aprì gli occhi, e vide che il ragazzo era accanto a lei: Damon era davanti a lui e gli stava stringendo forte le mani intorno al collo tenendolo attaccato al muro. Il suo viso si trasformò, riempiendo gli occhi di rosso e facendo spuntare i grandi canini da vampiro.
«Non farai mai più una cosa del genere ad una donna. D'ora in poi ti comporterai da galantuomo e ogni volta che ti passerà per la testa una schifezza del genere ti tirerai dieci fortissimi pugni da solo. Ora vattene lontano da lei, dimenticati di entrambi e ringrazia il tuo Dio che io non ti stia mangiando vivo.» gli ringhiò Damon soggiogandolo, poi lo buttò a terra. Il moro si rialzò velocemente, ancora tremante, e scappò via.
«Ehi…è tutto ok ora…» sussurrò Damon ad Alyssa, avvicinandosi.
Alyssa scosse la testa, le lacrime scendevano copiose sul suo viso.
«Voglio andare a casa.» fu l'unica cosa che riuscì a dire.
«Ti porterò dove desideri.» le disse dolcemente Damon, e allargò le braccia per abbracciarla, ma lei si scostò. Damon comprese che era sotto shock per ciò che le era appena accaduto, e preoccupato come non mai le fece strada verso la sua auto.


Lungo il tragitto non fiatarono. Alyssa era troppo sotto shock, e Damon non sapeva esattamente come comportarsi in questa situazione. Avrebbe voluto abbracciarla, rassicurarla, farla sentire al sicuro come in tutte quelle notti in cui l'aveva stretta a sé per farla dormire, ma capì che era l'ultima cosa che Alyssa avrebbe voluto, dopo il trauma subito.
Arrivarono al loft, e Damon accompagnò Alyssa al divano, poi in un attimo sparì e ricomparì con una coperta in mano, che adagiò sul corpo ancora scosso di Alyssa.
«Chiama Elena e dille che Alyssa è a casa e sta bene, che è tornata perché era stanca, e di non preoccuparsi e godersi la serata finché ne hanno voglia.» ordinò Damon al fratello che stava facendo capolino dalla cucina, e subito Stefan ritornò in cucina con il cellulare in mano.
«Torno subito, piccola.» disse poi ad Alyssa colmo di dolcezza, e andò al piano di sopra in bagno. Preparò la vasca riempiendola di acqua tiepida e bagnoschiuma, anche se era consapevole che tutto ciò non sarebbe bastato a farla riprendere. Poi tornò giù, sedendosi di fronte a lei.
«La vasca è pronta se vuoi farti un bagno caldo. So che non cancella ciò che è successo ma può darti un leggero sollievo. Io però posso farti dimenticare ciò che è successo stasera, se lo vuoi. Essere un vampiro me lo permette.» le sussurrò teneramente.
«No, non voglio. Mi serve da lezione. Non devo fidarmi degli uomini. Non dovevo fidarmene già prima. Fanno solo soffrire. Sempre.» rispose fredda Alyssa.
Damon rimase ferito da quella risposta, ma cercò di non darlo troppo a vedere, non era affatto il momento di fare la vittima. Alyssa però se ne accorse lo stesso, ma in quel momento non ebbe la forza di aggiungere altro, anche se avrebbe voluto dirgli che lui era l'eccezione, l'unico che non l'aveva fatta soffrire e di cui si fidava. Si alzò e andò su in bagno. Si immerse nell'acqua tiepida, e cominciò a sfregare la pelle con tutta la forza rimastale in corpo. Voleva lavare via dal suo corpo ogni minimo segno di quella terribile serata, come se l'aiutasse a cancellare le orribili immagini che si erano radicate nella sua mente. Quando ebbe finito si asciugò con l'accappatoio, ma le venne in mente che non aveva preso i vestiti e non aveva alcuna voglia di passare per il corridoio in quello stato. Ma nemmeno finì di pensarci che sul mobiletto affianco al lavandino vide il suo pigiama. Damon aveva pensato anche a quello. Si sentì terribilmente in colpa per come aveva lasciato le cose con lui, così decise di vestirsi in fretta e andare giù in salotto per spiegargli quello che non era riuscita a dirgli prima. Ma quando arrivò in salotto c'era soltanto Stefan, che stava aspettando il ritorno di Elena e le sue amiche.
«Non so cosa ti sia successo prima, ma ho capito dal comportamento di Damon che di sicuro non è stata una cosa bella, e mi dispiace.» le disse Stefan.
«Non è successo niente, non devi preoccuparti. Sono solo stanca.» rispose Alyssa cercando di nascondere il tutto.
«Damon non si prende mai cura degli altri, ad esclusione di Elena, a meno che non succeda qualcosa di molto grave. Conosco mio fratello.» spiegò Stefan.
«
Non lo conosci molto bene, a quanto pare.» pensò Alyssa ricordando tutto ciò che Damon aveva fatto per lei da quando si erano conosciuti, ma non rispose a Stefan. Se ne andò semplicemente in camera sua, prese il cellulare e compose un SMS indirizzato a Damon.

Sei scappato prima che riuscissi a dirti
che tu sei stato l'unico uomo finora
che non mi ha mai fatto soffrire, e che
anzi mi ha sempre aiutata e sostenuta
quando più ne avevo bisogno.
Tu sei l'uomo migliore che io abbia mai conosciuto.
Se stanotte vorrai ancora continuare a sostenermi
e a starmi accanto come hai sempre fatto,
io sono qui che ti aspetto, a casa.
P.S.: Grazie per prima, non oso immaginare
come sarebbe andata senza il tuo arrivo.

Alyssa si mise a letto, ripensando a quanto era stata sconsiderata dicendo quella stupida frase a Damon, sapendo che avrebbe pensato erroneamente che includeva anche lui. Non riusciva ad addormentarsi, il pensiero di quella orribile esperienza di quella sera non le dava pace, e la brutta sensazione di aver perso Damon non l'aiutava affatto.
Dopo circa un'oretta sentì arrivare le ragazze. Una di loro, forse Caroline da quel che era riuscita a capire Alyssa, aprì la porta della sua camera per vedere se fosse sveglia o meno, e lei fece finta di dormire. Non aveva voglia di parlare con loro in quel momento, avrebbero capito che c'era qualcosa di peggio della semplice stanchezza, e non voleva riparlare dell'orrore di quella serata. E poi Damon si era inventato la scusa del sonno, quindi l'avrebbe sfruttata appieno. Appena le ragazze e Stefan andarono a letto, fece un sospiro si sollievo. Ora poteva continuare a girarsi e rigirarsi nel letto. Prima o poi quella maledetta notte sarebbe passata.


Tutto taceva finalmente, e anche Alyssa aveva smesso di muoversi in continuazione. Aveva semplicemente deciso di stare ferma a fissare il soffitto, il tempo sarebbe passato inesorabile. Improvvisamente sentì dei passi in lontananza, e il suo cuore incominciò a palpitare. Questa volta avrebbe iniziato ad urlare da subito. Non avrebbe aspettato il peggio. I passi si avvicinarono sempre di più alla sua camera, e Alyssa era pronta ad urlare con tutte le sue forze se fosse stato necessario. La porta si aprì dolcemente e silenziosamente, e Alyssa riconobbe subito la figura che entrò cautamente nella sua camera. Era Damon. Lui si avvicinò al letto, tenendo le mani dietro la schiena e lei si mise a sedere, mentre un dolce sorriso comparve sul suo viso accompagnato dal sollievo di non averlo perso. Damon si accomodò accanto a lei, e le porse un pacchetto.
«So che non servirà a niente, ma dicono tiri su di morale.» le sussurrò indicando il pacchetto.
Alyssa lo aprì: cioccolatini di vari gusti e fattezze erano riposti in una graziosa scatolina. Ne prese uno e se lo gustò, poi ringraziò Damon. Alyssa si sdraiò, e fece cenno a Damon di mettersi affianco a lei. Damon si sdraiò cautamente accanto a lei nel bordo del letto, e pian piano iniziò ad avvicinarsi a lei.
«Se faccio qualcosa che ti turba, dimmelo subito.» le sussurrò Damon.
Alyssa annuì, ma era tranquilla. Ora come ora niente che potesse fare Damon l'avrebbe turbata. Con lui si sentiva al sicuro.
Pian piano Damon arrivò a sfiorare Alyssa, e poi l'abbracciò delicatamente. Lei si strinse nel suo petto e inspirò profondamente: il solo respirare il suo profumo la rassicurò. Ma dopo qualche secondo Alyssa iniziò a singhiozzare sommessamente, e Damon si preoccupò.
«Ehi… Che succede?» chiese Damon, ma vedendo che non rispondeva si allarmò: «Scusa Alyssa! Scusami tanto! Ti lascio stare…» le sussurrò allontanandosi, ma lei scosse la testa e si avvicinò a lui, sussurrandogli «Non mi hai fatto nulla. Di male, almeno. Mi hai salvata oggi, te ne rendi conto? Se non ci fossi stato tu…».
«Sssh…non ci pensare più.» la interruppe Damon, carezzandole i morbidi capelli e baciandole la fronte. La strinse a sé continuando a carezzarle i capelli. Non riusciva ancora a spiegarsi come quel mostro avesse potuto fare una cosa così terribile ad un angelo come Alyssa.
«Quello che ti ho scritto nel messaggio è esattamente ciò che penso. Non voglio perdere l'unico uomo di cui mi fido. Ti voglio bene, Damon.» gli sussurrò Alyssa, guardandolo negli occhi.
«Non succederà. Ti starò accanto e ti proteggerò da questo mondo squallido, te lo giuro.» le sussurrò dolcemente Damon, e dopo un attimo di pausa inspirò profondamente e aggiunse «Ti voglio bene anche io, piccola.».
«Adesso riposa, ne hai bisogno. Io sarò qui. A proteggerti. Sempre.» sussurrò Damon ad Alyssa dopo nemmeno un minuto, stringendola a sé. Lei si accoccolò tra le braccia di Damon, e in qualche minuto si addormentò.


Alyssa si risvegliò ancora tra le braccia di Damon, che la stava osservando da chissà quanto tempo.
«Buongiorno, piccola.» le disse dolcemente Damon sorridendole.
«Buongiorno. È da molto che sei sveglio?» gli chiese ancora assonnata Alyssa.
«Un'oretta.» le rispose con un sorriso.
«E non ti sei mosso affatto? È da un'ora che mi guardi dormire?» chiese sorpresa Alyssa.
«Ti avevo detto che sarei rimasto qui affianco a te, e l'ho fatto.» le rispose dolcemente Damon, stringendola a sé, poi le propose di andare a fare colazione fuori.
«Ti ringrazio, ma preferisco restare in casa.» rispose timorosa Alyssa.
«Non vuoi uscire per quel che è successo ieri, vero?» chiese preoccupato Damon.
«Non so se è per quello… Voglio stare a casa però. Mi sento più tranquilla.» rispose insicura Alyssa.
«Quel lurido bastardo! Avrei dovuto torturarlo per giorni e non sarebbe bastato a vendicarti di ciò che ti ha fatto!» ringhiò furioso Damon, ma quando vide che Alyssa si era un po' spaventata si calmò e le fece una proposta: «So che non vuoi dimenticare quel che è successo, ma mi permetteresti almeno di convincere la tua mente a lasciare questi ricordi ben nascosti nei meandri più profondi della tua testolina?» le disse con un pizzico di ironia, poi si rabbuiò: «Alyssa, io non voglio vederti soffrire. Lascia che ti aiuti come posso.».
Alyssa abbassò la testa e rifletté per diversi minuti. Nemmeno lei voleva soffrire ancora, ma sentiva che quella volta le era andata più che bene, e che avrebbe potuto succederle di peggio. Quei ricordi l'avrebbero spronata a tenere gli occhi ben aperti e a non essere ingenua come lo era stata quella maledetta sera. Era solo quello il motivo per cui non voleva dimenticare. Ma le venne in mente una soluzione.
«Mi farò soggiogare da te per dimenticare ciò che è successo ieri sera, solo se soggiogandomi potrai anche rendermi avveduta, in modo che ciò che è successo ieri non si ripeta.» gli disse decisa.
«Non sono la fata madrina, ma credo di poter realizzare il tuo desiderio.» rispose ironico Damon, poi diventò serio e la soggiogò.
Per lei avrebbe fatto questo ed altro, pur di non vederla soffrire, pur di vederla con quell'aria spensierata che aveva la sera precedente prima di incontrare quel mostro.
«Vieni giù con me a fare colazione?» le chiese Damon come se niente fosse.
«No, grazie. Dovrei farmi una doccia prima. Quando finisco scendo.» gli rispose Alyssa tranquilla, uscendo dalla stanza e dirigendosi in bagno.
Damon scese in cucina, preparò una grande fetta di pane con burro e marmellata di fragole, poi versò un succo al limone in un bicchiere e prese dal frigo uno yogurt bianco, posò il tutto su un vassoio e lo portò su in camera di Alyssa. Attese per qualche minuto, poi Alyssa entrò nella camera in accappatoio, rimanendo senza parole per la sorpresa.
«Scusami, non sapevo saresti tornata in accappatoio. Torno tra cinque minuti.» le disse gentilmente Damon, e si alzò dal letto sul quale la stava aspettando.
Alyssa annuì, guardando prima Damon e poi il vassoio appoggiato sul letto. Si cambiò più in fretta possibile dopo che Damon chiuse la porta dietro di sé, e appena fu pronta aprì la porta, sapendo che se lo sarebbe ritrovata davanti.
«Fatto!» gli disse con un occhiolino, e Damon si accomodò nella stanza.
Alyssa vuotò con gusto il vassoio, poi prese lo scatolino sul comodino e ne tirò fuori un cioccolatino per lei e uno per Damon: «So che solitamente voi vampiri non mangiate, ma prendilo come un ringraziamento per la colazione.» gli disse dolcemente.
Damon afferrò il cioccolatino e lo masticò pian piano, guardando negli occhi Alyssa.
«Sarebbe più corretto dire che non abbiamo
bisogno di mangiare, come di tante altre cose, ma lo facciamo lo stesso.» la punzecchiò una volta mandato giù il cioccolatino.
«Altre cose come…?» chiese curiosa Alyssa.
«Te lo dirò un altro giorno.» le rispose Damon, che purtroppo ancora ricordava la serata precedente, facendola sbuffare. «A momenti arriveranno Klaus, Matt e Rebekah. Immagino tu voglia stare con loro, giusto?» le chiese poi.
«A meno che tu non abbia dei piani migliori…» lo sfidò Alyssa.
«Piccola, non mettermi alla prova. Ci rimarresti troppo male vedendo cosa son capace di fare.» ribatté Damon, sicuro di sé.
Alyssa scoppiò a ridere fragorosamente. «Magari me li dirai un altro giorno, che ne dici?» gli fece il verso, poi tornando seria gli disse: «Ora voglio aspettare quella pazza di Bekah, è da una settimana che non la vedo.», prese il vassoio tra le mani e si alzò dal letto.
«Ah, e grazie ancora per la colazione.» gli disse, chinandosi su di lui e schioccandogli un bacio sulla guancia, poi uscì dalla stanza.
Damon sprofondò nel letto, con ancora un'espressione sorpresa sul suo volto. «
Forse dovevo stare attento nel soggiogarla» pensò, mentre gli spuntava un sorrisetto.


I tre ospiti erano arrivati: Klaus entrò per primo nel loft, a velocità vampiresca, e subito acchiappò Caroline e la prese in braccio baciandola passionalmente, mentre, con più calma, Matt e Rebekah oltrepassavano l'uscio mano nella mano. Salutarono Elena, Stefan, Damon e Bonnie che erano già in salotto, e appena Rebekah vide Alyssa che scendeva dalle scale corse verso di lei ad abbracciarla.
«Aly! Ciao! Sei ancora qui! Allora non te ne vai più?» chiese Rebekah piena di gioia ad Alyssa, riferendosi alla situazione con Elena. Alyssa infatti le aveva confidato che se la situazione fosse diventata ingestibile se ne sarebbe andata lei, piuttosto che rovinare il gruppo.
«No, non me ne vado più, CrazyBekah!¹ Perciò rassegnati all'idea di trovarmi qui ogni volta che ci verrai! Allora, com'è andata la gara di atletica?» disse Alyssa a Rebekah, felice di rivederla.
Rebekah si voltò verso Matt, che scosse la testa e sbuffò alzando gli occhi al cielo, poi si rivolse ridacchiando ad Alyssa: «Record del college! Ovviamente sono arrivata sul gradino più alto del podio!».
«Bekah! Ti avevo consigliato di non barare!» la canzonò Alyssa.
«Ehi, è noioso stare al passo con voi umani! Senza offesa, eh. E poi mi piace vincere ovviamente…» le rispose Rebekah facendole una giocosa linguaccia.
Le due continuarono così per qualche minuto, mentre si avvicinavano al divano e gli altri decidevano se uscire o meno durante il weekend: in quella settimana era sparito un solo vampiro, quindi la situazione si era relativamente calmata, ma nessuno si fidava di uscire tutti insieme per il momento, soprattutto Stefan, Damon e Klaus. Farlo significava attirare l'attenzione di chiunque fosse dietro a tutto questo, e quindi rischiare di rimetterci qualcuno di loro. E ciò non era ammissibile.
«Che ne dite di stare qui in casa tranquilli per questa volta? Però alla prossima sparizione che avviene vi trasferite tutti a Los Angeles per un po', finché non riusciamo a scovare chi c'è dietro tutto questo o almeno finché non si calma del tutto la situazione.» propose Klaus.
«Non male come idea devo dire» commentò Damon «però io resterò qui lo stesso, devo controllare la situazione, mentre tutte voi ragazze e Stefan andrete lì come ha consigliato Klaus.».
«No.» gli disse seria Alyssa, fulminandolo con lo sguardo, interrompendo il discorso che stava facendo con Rebekah.
«No cosa?» le rispose irritato Damon. Non amava essere contraddetto quando progettava qualcosa.
«Tu non resterai qui. Altrimenti
io resterò con te.» rispose Alyssa scandendo bene ogni parola.
«Qualcuno deve restare qui per forza, altrimenti non sapremo mai come si evolve la situazione, ma tu non puoi stare qui a rischiare per nulla.» le spiegò Damon.
«Io non rischio un bel niente! Sono un'umana, ricordi? E a quanto pare degli umani non gliene può fregar di meno a chiunque sia alla base di queste sparizioni! Quello che rischia invece sei tu! Non vorrai mica farti rapire o…
uccidere?» disse con un tono di voce un po' troppo alto Alyssa, sussurrando però l'ultima parola dopo aver deglutito timorosa.
Damon abbassò lo sguardo. Aveva ragione e non poteva contraddirla. Ma se fosse successo qualcosa a lui non avrebbe sopportato che Alyssa ci andasse di mezzo. Non voleva che lei restasse con lui per questo, per proteggerla da qualsiasi cosa sarebbe potuta accadere. Con le ragazze, soprattutto Rebekah e Caroline che si erano affezionate a lei, e Klaus a Los Angeles, sarebbe stata più che al sicuro.
«Non mi succederà niente. E tu potrai andare tranquillamente a Los Angeles.»
«Ti ho detto di no.» s'impuntò Alyssa.
Damon si guardò attorno: tutti gli altri li stavano osservando confusi, chiedendosi se ci fosse qualcosa sotto, di cui loro non erano ancora a conoscenza. «Scusateci un attimo.» disse loro, facendo cenno ad Alyssa di seguirlo fuori. Lei lo seguì, e quando uscirono in giardino la prese in braccio e cominciò a correre a velocità vampiresca. Arrivarono abbastanza distanti dal loft, in mezzo ad un bosco, e tenendo ancora Alyssa in braccio Damon le ordinò: «Tu non resterai qui con me.».
«Primo: fammi scendere. Secondo: non darmi ordini. Terzo: io resto qui. Hai voluto offrirmi una camera nel tuo loft? Bene, la sfrutterò finché non finirò l'università.» affermò Alyssa, decisa e sicura di sé.
Damon la lasciò scendere delicatamente mentre ridacchiava. «Sei proprio unica, piccola.» le sussurrò nell'orecchio, facendola rabbrividire.
«Perché vuoi che me ne vada anch'io?» gli chiese poi Alyssa, leggermente dispiaciuta dal fatto che lui fosse ostinato nel non volerla con lui a Durham.
«Io non voglio che tu te ne vada. Però son certo che lì saresti al sicuro: mi basta sapere che con te ci sono Klaus, Caroline e Rebekah per farmi stare tranquillo. E preferisco rinunciare a starti vicino per un po', sapendo che sarai al sicuro.» le disse dolcemente.
«Tu credi che con te io non sarei al sicuro? Io mi fido di te, Damon. Perché parli così?» gli chiese confusa Alyssa, che iniziava ad avere gli occhi lucidi.
Damon sospirò. Non sapeva se dirle tutta la verità, o metà di quel che aveva in mente. Decise per la seconda: «Se dovessero prendermi mentre siamo insieme, tu che faresti? Rispondimi onestamente.».
Alyssa capì dove voleva andare a parare: lei non sarebbe rimasta con le mani in mano a guardarlo mentre veniva portato via da chissà chi o chissà cosa. Ma non l'avrebbe salvato lo stesso. Avrebbe rischiato di rimetterci anche lei per salvarlo senza successo, oppure di avere i sensi di colpa a vita. Abbassò lo sguardo. «Non importa cosa farei. Staremo il maggior tempo possibile nel loft, e quando dovremo uscire staremo attenti.» gli sussurrò Alyssa.
«Non mi hai risposto.» puntualizzò Damon.
«Lo sai anche tu che non è necessario che ti risponda, la sai già la risposta: tu hai salvato me, e io cercherei di salvarti ovviamente.» gli rispose guardandolo negli occhi, mentre una piccola lacrima le solcava il viso. Damon gliela asciugò con una carezza, le diede un bacio sulla fronte e l'abbracciò stretta a lui.



1: Mi è uscito spontaneo, scusatemi! xD Però in un certo senso è perfetto xD

Vi ricordo il Blog e la Pagina Facebook. Grazie a chi segue questa storia, per me siete davvero importanti ed è grazie a voi che pubblico ogni capitolo!
Spero di non essere stata troppo cruda nella tragica scena di Alyssa fuori dal locale, ho cercato di "pulire" quella parte il più possibile.
Al prossimo capitolo, per chi vorrà!

ElenaDobrevSomerhalder


   
 
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