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Autore: tunechi    27/08/2012    38 recensioni
justin è un ragazzo misterioso, il solito tipo che finisce sempre in punizione ma che allo stesso tempo è desiderato dalla maggior parte della popolazione femminile a scuola. madison sembra essergli molto simile, ma solo suo padre conosce la verità sul conto del ragazzo.
impossibile, proibito, quello che loro chiamavano semplicemente amore.
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“Allora chi sei? Non ti ho mai visto prima.” Gli domandai.
“Tu chi vorresti che io fossi?” Mi rispose il ragazzo prima di scoprire quella sua bianchissima dentatura apparentemente perfetta.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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justin and madison.


Justin’s.


“Detention”
Questo era ciò che c’era scritto su quella specie di cartellino che la professoressa di biologia aveva osato attaccarmi alla maglietta. Classe delle punizioni, se possiamo chiamarla così. Non male come primo giorno.
Sbattei sonoramente le nocche sulla porta perfettamente laccata di azzurro aspettando di poter entrare.
“Avanti.” Sentenziò una voce femminile proveniente dall’interno.
“Lei deve essere…” 
In quei pochi secondi in cui attesi che il tipo la donna seduta alla cattedra nominasse il mio nome per intero mi guardai intorno.
La classe era mezza vuota ma riuscii a scorgere gli occhi di molti puntati su di me. Non era una sensazione sconosciuta, d’altronde ero nuovo, me lo sarei dovuto aspettare.
“Bieber, Justin Bieber, non è così?” Disse la professoressa dopo aver scorso una lista piena di nomi.
Annuii deciso, almeno del mio nome ero sicuro.
Mi fece cenno di sedermi, così attraversai rapidamente la lunghezza della stanza con l’intenzione di accaparrarmi uno degli ultimi posti, dove speravo avrei cazzeggiato per le due ore successive
L’aula era popolata quasi interamente da ragazze, non credevo fosse così, insomma, dalle mie parti sono i maschi i casinisti che finiscono in posti come questi…
Sentii bussare ma non rivolsi neppure minimamente lo sguardo alla porta, sfilai il cellulare dai jeans e (tentando di non farmi scoprire dall’insegnante) cominciai a giocare a Fruit Ninja nascondendomi dietro l’astuccio.
“Cooper! Ci si rivede a quanto pare… Entri pure, il prossimo ritardo verrà segnalato alla presidenza, è avvertita.”
“L’unica cosa che potrebbe segnalare dovrebbe essere il suo peso al dietologo…”
“Come si permette, io…”
“Mi spedisce dritta nell’aula di detenzione? Beh, troppo tardi.”

Brutte ma simpatiche, le ragazze di qui. 
Continuai ad ascoltare le due fino a quando chiusi l’applicazione e mi voltai per la prima volta verso la ragazza dalla parlantina sciolta, ritrovandomi a perdere la parola e il buon senso.
La prima ragazza carina in questa scuola (dopo l’insegnante di sostegno di Eric Norris a biologia, quella non era affatto male, mmh).
Carina… Forse un aggettivo troppo riduttivo, era assolutamente perfetta. Indossava una maglia nera che faceva intravedere gran parte dell’addome e un paio di jeans rigorosamente attillati che concedevano ben poco all’immaginazione.
Finalmente una ragazza che non veste solo di rosa (colore che io odio).
Mi attraeva, eccome se mi attraeva.
I suoi occhioni blu mi attraevano.
I suoi lunghi capelli biondi mi attraevano.
Quel nasino all’insù mi attraeva.
E il suo stile, beh, quello mi attraeva dannatamente troppo.
Iniziai a smanettare con l'iPhone, ma era davvero difficile riuscire a concentrarsi fra la paura di essere scoperti e i rumori presenti in quella stanza, così bloccai il cellulare e mi misi a guardare fuori dalla finestra, in qualche modo avrei dovuto far passare il tempo.

“Tu devi essere il solito perfettino figlio di papà che capita qui per caso, mi sbaglio?” Mi voltai all’istante verso la ragazza che mi aveva rivolto la parola, quella ragazza.
Era seduta proprio al mio fianco, ciò significava che fra tutti i banchi vuoti aveva scelto me.
Lo so, è un  pensiero idiota, non riesco neppure a spiegarmelo, sono nervoso e non sono abituato a questa sensazione.
“Decisamente, e potrei ritenermi offeso ora, sai?”


Madison’s.


“Allora chi sei? Non ti ho mai visto prima.” Gli domandai.
“Tu chi vorresti che io fossi?” Mi rispose il ragazzo prima di scoprire quella sua bianchissima dentatura apparentemente perfetta.
“Non lo so, non ti conosco.” 
“Ed è meglio così, fidati.” 
Commentò il biondo scuotendo la testa.
“Cosa intendi dire scusa?” 
“Diciamo solo che non sono il tipo che una ragazza dovrebbe avere come amico.” Rispose con lo sguardo perso nel vuoto.
“Ehi biondino, stai parlando con Madison Cooper, renditene conto.”
 Mi pavoneggiai facendo trafilare dell’ironia.
“E tu potresti essere usata e gettata via come un fazzolettino di carta, stai parlando con Justin Bieber, renditene conto.” Rispose prima di sfoderare un sorriso malizioso.
“Oh cazzo, l’ennesimo seduttore sfornato male!”
 Esclamai roteando gli occhi.
“Attenta a come parli, Cooper.”
“Ti prego, finiscila Bieber.”

Quelli furono forse i sessanti minuti peggiori della mia vita, il tempo trascorse molto più che lentamente, a causa del silenzio imposto dall’insegnante slash balena che ci sorvegliò per il resto del tempo.
Alla fine dell’ora mi diressi subito alle macchinette, in cerca di qualsiasi cosa fosse commestibile, la fame a dir poco mi assaliva dopo tutte quelle ore di prigionia trascorse senza cibo a scuola.

***

“Avanti bello.” Imprecai prima di sferrare un leggero calcio a quella macchina mangia soldi.
“Cazzo.” L’unica che aveva mangiato era la macchinetta, i miei soldi però.
“Novellino, disse la ragazza che non sapeva comprare una merendina alle macchinette.” Mi girai di scatto e mi ritrovai quel Justin a pochi centimetri di distanza.
“È colpa della macchinetta, quando succede non mangiano neppure i giocatori di football cosa stai cercando di insinuare?”
“Mmh, niente. Piuttosto… Che mi daresti se riuscissi a far scendere i tuoi soldi?” Mi propose malizioso.
“Niente perché non ci riusciresti.” 
Feci spallucce e mi voltai dandogli la schiena. Lo sentii ghignare, si stava forse prendendo gioco di me? All’idea mi fece ribollire il sangue. 
“Ok, se ci riesco però scelgo io, sei avvisata.”
 Mi minacciò.
“Va bene, se non ci riuscirai però mi pagherai la merenda per un mese, sei avvisato.”
Dopo essersi concesso una risatina snervante, si avvicinò a quell’ammasso di latta e assestò un colpo deciso ad un lato. 
Deve essere un idiota, se proprio deve colpire la macchinetta dovrebbe farlo da davanti. 
Diede un altro colpo, giusto poco più in basso e il risultato fu il medesimo.
“Ritirati, Biebe…” Non riuscii a terminare la frase che dalla macchinetta sgorgarono decine e decine di monetine.
“Come cazzo ci sei riuscito?” Gli chiesi euforica mentre lo aiutai a raccogliere gli spiccioli a terra.
“Sono un canadese cresciuto nel Bronx, tutto questo è nel mio DNA.” Ammise prima di farmi l’occhiolino. 
Canada… Anche io ero canadese. A dire il vero quasi tutta la mia famiglia lo era, ma da quando… Da quando è morta mamma, mio padre ha deciso di trasferirsi in California e io ovviamente l’ho dovuto seguire.
Un susseguirsi di ricordi si fecero spazio nella mia mente, tentai di scacciarli via scuotendo il capo, ma fu piuttosto difficile.
“Ah, Canada…” 
Queste furono le uniche parole che mi uscirono dalla bocca prima di quell’interminabile ed imbarazzantissimo silenzio.
Avevamo già raccolto quasi tutte le monetine quando sbadatamente le nostre mani si sfiorarono, nell’intento di raccogliere i medesimi ultimi spiccioli in terra.
“Vacci piano novellino.” Dissi ancora a capo chino per nascondere l’imbarazzo.
Lui scoppiò soltanto in una leggera risata.
“Mi devi un favore sai?” Mi ricordò interrompendo quell’orribile momento.
“Credo tu abbia ragione… Allora? Che ti devo?” Era stato gentile, infondo. Questo glielo dovevo.
“È una sorpresa… Una sorpresa che si vede solo con gli occhi chiusi. Non fare domande, ti prego.”
Ancora un po’ dubbiosa chiusi gli occhi come mi disse, ero quasi sicura che la sua “sorpresa” consistesse in uno scherzo bastardissimo ma l’istinto mi diceva di fidarmi.
In quel corridoio della scuola il silenzio era quasi tombale, se ne erano andati tutti da ormai un pezzo, tutti tranne Justin me e qualche bidello.
All’improvviso, un piccolo dettaglio mi fece rabbrividire, era come se una scarica di adrenalina mi avesse perforato la spina dorsale e il cervello fosse andato in standby per qualche secondo.
Il respiro di qualcuno, sicuramente di Justin era sempre più pesante e vicino.
Feci per cercare di capire cosa avesse in mente, ma mi resi conto di conoscere alla perfezione le sue intenzioni, e nonostante questo non mi mossi, lo lasciai fare come un’emerita cretina.
Nel giro di pochi attimi le labbra di quel ragazzo si erano già posate sue mie, che le seguivano esperte, mentre una sua mano era già intenta ad accarezzarmi la guancia.
Dopo qualche secondo, il cervello si decise a dare finalmente segni di vita e io misi fine a quel contatto che non ci sarebbe dovuto mai essere.
“Ah… Suppongo facciate così nel Bronx, giusto?” Dissi alzando il sopracciglio sinistro.
“Tu…? Beh, sì, cioè giusto.”
“In difficoltà, novellino? Sappi che se vuoi giocare io sono più brava di te.”


Justin’s.


L’avevo appena baciata, senza chiederle il permesso, così, di punto in bianco.
Nessuno schiaffo, nessun calcio nei gioielli… Non sembrava affatto una facile nonostante questo, non ai miei occhi.
Questa ragazza mi intrigava da pazzi, era troppo complicata e misteriosa, e non la conoscevo da neppure un giorno.
“Io? In difficoltà? Gioco da quando ero ancora un feto, ragazzina… E non a carte.”
“E sentiamo… A cosa, ai power ranger?” Mi provocò lei.
“No, un gioco da tavolo che preferisco giocare a letto, ma se preferisci il tavolo non c’è problema,  mi piacciono le posizioni strane.” 
Le feci l’occhiolino ma di tutta risposta lei mi rise in faccia.
“Non fare il puttaniere con me, tanto non attacca, ci sono tante troiette in questo istituto, e io non faccio parte di quella categoria.” Era piuttosto agitata, nervosa, non lo so.
No piccola, non ti scaldare.
Abbozzai un leggero sorriso, poi le sussurrai: “Per questo mi attiri.”

***

hi beautiful ladieesssssss.
spero davvero che vi piaccia questa ff perché è quello lo scopo per cui l'ho scritta, non avrebbe senso continuare altrimenti, no? uù
è per questo che vi chiedo di lasciare una ppppiccola recensione, giusto per farmi sapere cosa ne pensate. *occhidolci* (?)
accetto anche le critiche negative, anche se spero che non faccia così tanto cagare çç,

se non riceverò recensioni o se ne riceverò solo di negative abbandonerò la storia... davanti ad un monastero di suore... sotto la pioggia... e la grandine... 
no ok tornando serie, il banner sopra l'ho fatto io quindi non lo fottete anche perché non è che sia chissà che cosa.
al prossssimo capitolo.<3
-valeria.

 

  
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