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Autore: TheCristopher94    27/08/2012    6 recensioni
Ispirato dal gioco Prototype, ma segue un trama leggermente diversa e riadattata:
"La città era completamente in rovina, macchine distrutte sparpagliate da tutte le parti, cadaveri dappertutto, ma non solo. Anche un innaturale silenzio, in quella che una volta era la città che non dormiva mai.
Un ragazzo con dei jeans e una felpa con cappuccio, che celava il suo viso, si trovava su un grattacielo, mentre vedeva passare sotto di sé molte persone armate, che altro non facevano che cercare lui. Ma non l’avrebbero trovato mai! Lui era troppo furbo per loro."
Per scoprire come andrà a finire cominciate a leggerla. . .
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akatsuki, Naruto Uzumaki, Orochimaru, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Prototype Special Naruto -La serie-'
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Spiegazioni, combattimenti e fallimenti!

Aveva fatto un balzo elevato, arrivando quasi a colpire la faccia, se non fosse stato che il Goliath aveva usato il suo enorme braccio come scudo. Naruto usò il braccio del mostro come strada e iniziò a correre verso la fine di esso per saltare ancora più in alto, rese le mani normali per prendere le armi che aveva sottratto a Hidan cercando di sparargli, con Mp5. Ma era inutile, i proiettili erano inutili contro quel colosso, così atterrò sul tetto di un palazzo e, notando le esili gambe del suo avversario, usò proiettili rimanenti per colpirle, tanto che il mostro cadde in ginocchio, ma era ugualmente pericoloso e iniziò coll’enorme braccio a colpire ovunque. 
“Bene, almeno così mi divertirò!” pensò ghignando, per poi iniziare a pensare a come fare per batterlo.

Intanto Jiraiya si diresse furioso alla base di New York per chiedere spiegazioni, ma in quel momento erano tutti indaffarati, che correvano a destra e a manca. Lo stesso Madara era molto preoccupato e parlava con Pain. 
Jiraiya arrivò lì e tuonò: -Madara!-
L’uomo si girò: “L’avrà visto in faccia!” pensò sospirando, ma prima che questi potesse provare a giustificarsi, si trovò con le spalle al muro. Subito sentì l’uomo urlare: –Tu sai che quello che voi chiamate Prototype è mio nipote? Perché non mi hai detto niente?-
-Se vuole glielo spiego io! Ma se permette, ora deve lasciare il capitano Madara, perché dobbiamo organizzare un piano di azione!- disse Pain, calmo, serio e risoluto.
-Piano di azione per cosa?- chiese curioso Kakashi.
-Un Goliath sta attaccando seminando il panico nella zona rossa!- 
-E allora? Lì non è popolato da infetti?- chiese Shikamaru. –Se questo qui semina il caos che problema c’è?- 
-Il problema sta nel fatto che i mutanti scappano verso le altre zone, che vengano nella zona gialla non sia un problema, ci siamo noi pronti a farli fuori, ma se vanno in quella verde, New York perderà tutti i suoi abitanti!- spiegò Pain. 
Detto questo cadde un silenzio profondo, e un fiducioso Kisame rispose: -Tranquilli!- Tutti si girarono a guardarlo, un uomo abbastanza alto, con un insolito colorito bluastro, che aveva i pop-corn in mano e guardava lo schermo. Lo stesso Madara aveva in mente di ammazzarlo, finché non vide lo schermo e capì il perché della calma del ragazzo e si sedette accanto al ragazzo gustandosi anche lui i pop-corn .
-Ecco generale, si goda lo spettacolo.- 
Tutti videro proiettato sullo schermo gigante del computer un mostro alto venti metri, che lottava con Naruto, che ora stava usando i razzi che parevano non sortire effetto. Così lanciò l’arma a terra e decise di azzuffarsi in un corpo a corpo, e la sua ottima forma fisica lo aiutava parecchio, infatti riuscì a passare in mezzo alle gambe del mostro e a tranciargliele di netto, questa volta, facendo sì che questi stesse completamente immobile in un punto, anche se continuava a dimenarsi. Ma al biondo non importò molto, dato che percorse tutta la schiena e non appena arrivò alla base del collo formò una lama e taglio di netto la giugulare, ma per qualche analoga ragione il Goliath non moriva, ma almeno adesso era più docile, così iniziò ad assorbirlo per recuperare le forze dello scontro, per poi salire nel palazzo per vedere come stesse il piccolo. 
Intanto nel quartiere operativo Madara si mise in piedi e disse: -Muovetevi, andate lì e catturatelo!- ma tutti parvero osservarli come se stesse delirando. –Che fate lì impalati?- chiese più furiosi. –Andate!-
-Capo, quella è la zona zero!- disse Pain. 
Non appena Madara acquisì quell’informazione si calmò, dicendo: -Dannazione! Sarà per un’altra volta!- 
-E allora? E’ nella zona zero e con ciò! Su forza, dateci un aereo che ci andiamo! Se non volete venire, ci andremo da soli indicateci le coordinate sul radar!- propose Itachi. 
Ma Madara mise in chiaro subito una cosa: -La zona zero è un posto inaccessibile a tutti! Chiunque vi entri muore! Solo Prototype. . .- non finì di dire quel nome che tutti lo guardarono storto, obbligandosi a correggere -Solo Naruto può andare e tornare da lì sano e salvo!- detto questo una delle ragazze scoppiò a piangere, mentre le altre gli andavano a fianco per consolarla.
Da quando lei e Naruto si erano lasciati, aveva pensato e ripensato a ogni singolo giorno a quella stupida lite, ora più che mai ancora più stupida, tutti cercavano di consolarla. Lo stesso Jiraiya, che ormai si era affezionato alla ragazze, tanto che la considerava l’unica ragazza perfetta per suo nipote, le aveva detto che un giorno si sarebbe pentito e sarebbe tornato, e lei aveva sperato in un suo ritorno, che le avrebbe chiesto di ricominciare, e adesso scopriva che lui era cambiato e che era sempre a rischio di vita e che tra l’altro non li aveva riconosciuti. 
“Aspetta! Perché non ci ha riconosciuti?” pensò di botto la ragazza, per poi subito chiederlo. A quel punto entrò Orochimaru, che aveva sentito tutto quel chiasso.
-Non vi ha riconosciuti perché ha perso la memoria! Comunque, è giusto che voi sappiate cosa gli è successo!- disse la serpe. -Naruto Uzumaki è la più grande mente con cui io abbia mai lavorato, mi ci ero affezionato, ma. . .- lo aveva fatto apposta per fare aumentare la tensione che si sentiva nell’aria, obbligando la ragazza a chiedere, ma beccandosi un occhiata minacciosa da Jiraiya.
-Ma cosa?- chiese lei, con lacrime agli occhi, doveva sapere cosa gli fosse successo.
-Ma era un ragazzo troppo dedito al lavoro! Ha lavorato per ben tre anni senza mai riposarsi, giorno e notte! E sapete benissimo come me che succede a una persona che perde il sonno, no?- disse quella frase come se fosse scontata, infatti per Tsunade lo era, e fu lei a rispondere.
-Porta alla irascibilità del soggetto che inizia ad essere paranoico! Ma questo non capisco cosa c’entri con tutto quello che è successo.- 
-Dopo aver lavorato sull’antidoto per un anno, io l’ho obbligato ad una pausa forza, e durante quella sera che gli diedi il giorno di riposo, gli si illuminò ancor di più il suo genio e scoprì che facendo mix delle due sostanza e facendole fecondare da un ovulo fecondo, ma bloccato, potevamo riuscire nel nostro intento e. . .- 
-Un ovulo fecondo, ma blocca? In che senso?- chiese curiosa Sakura.
-Beh, nel senso che dentro c’era uno spermatozoo, ma lì dentro non ci sarebbe mai sviluppata la vita, serviva solo per permettere al nostro siero di adattarsi alla natura umana in generale. Adesso vi pregherei di non interrompermi più e farmi continuare!- disse con tono di rimprovero e riprendere da dove interrotto. – Ero arrivato che, grazie a questo sistema, saremmo riusciti ad arrivare alla soluzione, così creammo il nuovo siero, che durante le analisi e ai numerosi test fatti sembrava essere che la nostra ricerca fosse andata in porto, ma sbagliammo: tutti i soggetti sottoposti al siero impazzivano, perciò decidemmo di distruggere il siero e di ricominciare daccapo, ma Naruto! Diventò sospettoso, pensava che noi avessimo manomesso i risultati, perciò provò il suo farmaco su se stesso. Io e Kabuto avevamo scoperto che il siero fatto da Naruto inizialmente era capace di curare l’antigene della malattia creata dal cocktail della prima coll’unione della seconda, e quando vedemmo Naruto in quello stato provammo a iniettarglielo, ma non ci riuscimmo, era troppo forte e dovemmo sparargli. Una volta iniettato il siero, aspettammo che Naruto si riprendesse. E appena ciò avvenne, vedendo che noi tenevamo l’arma che lo aveva ferito, prese dalla sua tasca l’antigene della malattia e, delirando e dicendo che noi volevamo ammazzarlo per prenderci i meriti delle sue ricerche, stava per rompere la fiala, perciò Kabuto gli sparò di nuovo. . . Ma avevamo sbagliato le nostre previsioni. Naruto cadde dalla finestra e la fiala si ruppe, per nostra sfortuna la pelle del nostro caro amico ha assorbito il veleno originale, e il suo corpo é diventato un mix di una super tossina, che durante la sua morte si è propagata per tutta New York. Questo è tutto!- disse, sperando che nel suo racconto non ci fossero incongruenze e che se la fossero bevuta. Purtroppo la storia da Orochimaru raccontata sembrò la verità per tutti, dato che sapeva che Naruto non lasciava mai qualcosa di non fatto, ma c’era qualcosa che non quadrava, perché Naruto era ancora vivo. Fu questo che chiese Sasuke.
-Aspetti un attimo! Lei ha detto che Naruto è morto! Allora chi è quello che si è battuto con quel gigante?- domandò retorico. –Sono più che sicuro che sia Naruto!- disse il giovane Uchiha, e Orochimaru iniziò a sudare freddo, ma non si perse d’animo.
-Ah, certo, che sbadato! Mi sono dimenticato di dire la parte più importante!- disse facendo una pausa. –Dopo la sua morte, io e Kabuto portammo il corpo di Naruto in obitorio per fare una autopsia e creare un siero per guarire il virus Blacklight, perciò incaricai Kabuto di sbrigarsi e portarmi i risultati, ma ciò non avvenne, mai!- abbassando lo sguardo. –Naruto era tornato dal mondo dei morti e lo aveva ammazzato! La sua prima vittima, una di una lunga lista per catturarlo e curarlo, ma non solo lui, ma anche gli altri!- diceva l’uomo, cercando di essere convincente, ma Tsunade non gli credete. Ma non avendo prove, non poteva accusarlo, per cui, non appena finito questo monologo, l’intera Taka si radunò in una stanza senza telecamere e senza sorveglianza, stando attenti a non essere spiati.
-Io non credo minimamente a ciò che hanno detto!- disse seria Tsunade. –Forse a come sia avvenuta la trasformazione di Naruto sì, ma che lui fosse diventato paranoico e che avesse diffuso il veleno, no! Mi rifiuto di crederlo!- molti altri erano d’accordo con lei, perciò, chiedendo il permesso a Jiraiya, diede lei le disposizioni. Quando si parlava di fare lavoro di coordinazione e spionaggio, Tsunade era la migliore! Ancora non capiva perché Sarutobi avesse scelto lui, comunque stette a sentire ciò che Tsunade aveva in mente.
-Allora, Shizune, Choji, Sasame e Karui, voi resterete qui e farete lavoro di spionaggio cercando di capire cosa sia successo in questi sette anni!- poi si rivolse agli altri: -Noi ci divideremo in squadre, e cercheremo di attirare l’attenzione di Naruto! E so già come fare!- disse lei con un ghigno poco rassicurante. –Mi spiace, Kakashi, ma dovrai fare da esca!- L’uomo strabuzzò l’occhi, perché l’altro era coperto, e disse: -Perché io?- 
-Devo forse ricordarti che Naruto ti vuole uccidere? Ma non ti preoccupare, ci penseremo noi a proteggerti le spalle. Per quanto forte, nemmeno Naruto può riuscire a sconfiggere la tecnica e il numero, specialmente se a fare le strategie sono io!- disse Tsunade. 
Tutti pensarono che la donna stesse peccando di modestia, ma era meglio non dirglielo, altrimenti chi l’avrebbe sentita poi! Così, come organizzato dalla donna, si divisero nelle stesse squadre di prima e andarono in cerca di Naruto.

Intanto l’interessato aveva preso il piccolo e, dopo averlo rassicurato, iniziò a cucinargli i suoi hamburger. Il piccolo vedeva come Naruto trasformava le braccia in una lama che usava per rigirare gli hamburger, meravigliato.
-Forte!- disse divertito nel vedergli fare ciò. 
Naruto girò e guardò il piccolo con un ciglio alzato: -Forte cosa?- chiese con un sorriso accennato.
-Quello che fai con le braccia!- rispose il piccolo, mentre il biondo iniziava a tornare serio. –potresti essere un supereroe come quelli dei fumetti!- disse ridendo. Quella risata contagiò Prototype, che ebbe un piccolo Flash Back.

“Hidan stava per uscire dal laboratorio, quando ripensandoci chiese: -A proposito, ancora non mi hai detto il nome della tua ex-ragazza.- 
Il biondo aveva mal di testa, ed era anche molto indaffarato, perciò decise di rispondere. -Il suo nome è Ino. Ma posso sapere perché ti interessa tanto?– domandò il biondo. 
L’argenteo rise e disse: -Nulla, curiosità!- poi uscì da lì, insospettendo il biondo che subito si mise a lavorare!”


Il Flash era finito e il piccolo Konohamaru si era servito da solo. Quando vide che Naruto si era ripreso, gli chiese: -Cosa ti è successo prima?- domandò il piccolo. 
-Nulla, dei ricordi della mia vita che cercano di venire fuori!- rispose sincero. 
Il bambino annuì, e poi chiese: -Qual è il tuo nome?- 
Naruto lo guardò e ci pensò su. “Il mio nome?” si domandò lui. Tutti quelli che lo avevano incontrato lo chiamavano Prototype, e a lui gli stava bene, ma gli ultimi soldati che aveva incontrato lo avevano chiamato diversamente, ma non importava, perciò decise di rispondere dicendogli: -Io mi chiamo Prototype.- 
Detto questo, prese le ossa e le lanciò al suo branco, il quale iniziò a rosicarsele. Al piccolo piaceva il nome, ma con sguardo basso provò a chiedergli: -Signor Prototype!- disse il piccolo, tirando la maglietta e cercando di attirare la sua attenzione, cosa che ottenne subito. –Senta, so che può sembrarle stupido, ma non è che potrei chiamarla papà?- 
Naruto fu spiazzato nel sentire ciò. “Papà?” pensò, come se lo stesse prendendo in girò, ma poi pensò: “Ma cos’è un papà?” -Allora, potrei farlo, se prima però mi spiegassi cos’è e cosa fa?- 
Il piccolo, felice, gli disse ciò che sapeva lui sui papà: -Il papà è una persona che ti vuole bene e ti protegge da qualsiasi pericolo, ti nutre e ti educa e che gioca con te e molte altre cose che ora non mi ricordo- disse il piccolo. 
Naruto parve pensarci, prendersi cura di un piccolo non era difficile, gli bastava mettergli il branco dietro con l’intento di proteggerlo e in caso di estremo pericolo chiamarlo, perciò dopo averci pensato annuì.
-Va bene!- 
Il piccolo sorrise e abbracciò forte il suo nuovo genitore, che non sapeva cosa stesse facendo il piccolo. Sapeva solo che gli piaceva e perciò, facendo tornare normali le sue mani, fece lo stesso. Poi si separò per dirgli: -Che ne dici vuoi fare un giro per il mio. . . anzi, il nostro territorio? Ormai ciò che è mio è pure tuo, giusto?- il piccolo annuì. –Ma prima metti questo!- prese un piccolo sacchetto dove vi erano dei vestiti –Quelli che indossi sono troppo rovinati.- 
Così il piccolo indossò dei pantaloni lunghi e una felpa. Naruto invece aggiunse solo il giubbotto in pelle e rindosso il cappuccio, e dopo essersi caricato Konohamaru sulla schiena disse: -Sei pronto?-
Il piccolo rispose con una risata impaziente e Naruto partì subito con un balzo, uscendo da lì e iniziando a saltare sul palazzo di fronte. Non appena arrivato sul tetto si lanciò, sfondando la finestra con una gamba avanzata per poi uscire da un'altra. Konohamaru si stava divertendo! Era tutto più bello visto da lì sopra.

Intanto Kakashi camminava in mezzo alla strada in bellavista, affiancato dal suo team, per ora incompleto, con a destra Sasuke e a sinistra Sakura, che aspettavano che Naruto uscisse fuori da qualche parte, ma niente, finché non sentirono una finestra rompersi e videro Naruto atterrare di fronte a loro, con dietro un bambino e iniziare a correre su strada velocemente. Più che uomo sembrava una macchina, dalla velocità che raggiungeva. Loro lo inseguirono domandandosi perché trovandosi un Kakashi così vicino non lo aveva ucciso. La verità era che Naruto non si era accorto di lui, troppo concentrato che era su Konohamaru e ai pericoli che poteva fargli incontrare, perciò decise di portarlo lontano da lì. 
Per quando si misero dietro a inseguirlo a piedi, il biondo era troppo veloce tanto che lo persero di nuovo, e pensarono che la prossima volta si sarebbero portati un auto.

   
 
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