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Autore: etienne86    27/08/2012    26 recensioni
A volte ci rubano qualcosa di importante e crediamo di aver perduto tutto. A volte i sogni si infrangono davanti alla realtà e sentiamo solo il fallimento. A volte un raggio di sole torna ad illuminare la nostra vita. Un tesoro, che qualcuno ha custodito per noi, tenacemente, negli anni. Da lontano.
Insomma, la solita storia molto ferma, molto intro, e per le mie corde, molto OOC.
Ringrazio fin d'ora Elisa per le sue fanart.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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 1- Deriva


Versailles, Palazzo Jarjayes.
Marzo 1782

Le porte del palazzo si spalancarono al suo arrivo.
Era furente.
Non degnò di uno sguardo la povera Nanny, che singhiozzava nell'androne, sebbene fosse stato un suo messaggio a richiamarlo a casa.
"Oscar! Oscar!"
Mentre chiamava la figlia, si diresse a grandi passi verso i suoi appartamenti.
Aprì con furia la porta della camera, urlando per l'ennesima volta il suo nome.
Il grido gli morì in gola.
Nel letto sfatto giaceva un giovane uomo, supino, completamente nudo.
Nanny lo raggiunse.
"Chi diavolo è?" sibilò alla governante.
"Il giovane de Bouille..." gemette la donna, consapevole  della reazione che questa rivelazione avrebbe causato.
"Ha festeggiato ieri la sua nomina ad ufficiale..."
"Lo vedo bene, come ha festeggiato!" replicò il generale, stringendo i pugni.
"Fallo rivestire e riportare immediatamente ai suoi alloggi. E speriamo che il padre non debba mai scoprire questo increscioso... incidente!"
Continuò, voltando lo sguardo.
"Ma dove diavolo è Oscar?"
Uno sparo proveniente dal giardino fu la risposta.
"Maledizione!" imprecò l'uomo, uscendo sulla balconata.
Capì il motivo di tanta apprensione da parte di Nanny.
Oscar, discintamente coperta da un lenzuolo, se ne stava davanti alla fontana, prendendo di mira con la pistola le statue che la decoravano.
Rideva barcollando, come ubriaca,  gridando a gran voce.
"Il  miglior tiratore di tutta la Francia! Nessuno che sappia eguagliare la sua mira e la sua precisione!"
E detto questo sbeccava malamente le sagome di tufo davanti a lei, impugnando l'arma con la mano sinistra.
Il generale si coprì il volto con le mani e tutta la rabbia mutò in pena ed amarezza.
La sua voce divenne un sussurro.
"Coprila, Nanny, e toglile di mano quella pistola..."
Poi si diresse stancamente verso il suo studio.
"Prenderò dei provvedimenti una volta per tutte...te lo prometto!"


Marguerite de Jarjayes era seduta nello studio del generale, le mani in grembo, consapevole che la sua presenza in quella stanza era il chiaro segno che il marito non sapeva più quali decisioni assumere riguardo ad Oscar.
Quando le parve che il silenzio del consorte fosse un implicito invito a parlare,  si schiarì leggermente la voce.
"Dobbiamo allontanarla da Parigi, dalla sua vecchia vita. Troppi ricordi...troppo dolore"
Il generale sospirò, con un velo di irritazione.
"L'ho già fatto, ricordate? Il suo soggiorno ad Arras. Un disastro. Avete forse dimenticato la rissa alla taverna, con i sovversivi cappeggiati da quell'avvocato... Robespierre? Se non fosse intervenuto il proprietario, che ci conosce, sarebbe finita molto male per lei..."
Ebbe come un brivido al ricordo di quell'episodio.
"Non avevo in mente  un posto come Arras, in realtà..."
L'uomo si voltò a fissare la moglie e attese in silenzio che continuasse.
Capì che forse, almeno lei, aveva un'idea per uscire da quella situazione.
"Pensavo ad un luogo che fosse del tutto sconosciuto ad Oscar, abbastanza lontano da Parigi da non essere raggiunto dalle cronache e dalle notizie di corte...dove qualcuno  possa vegliare su di lei..."
Alzò timidamente gli occhi ed incrociò lo sguardo di attesa del marito.
"Ecco, forse un posto come Chablis..."
"Chablis? Quella vecchia tenuta in piena campagna, circondata da vigneti?"
Aveva ben presente quel possedimento, eredità della moglie.
Non gli era mai piaciuto: troppo lontano dalla città, una casa padronale vecchia e scomoda...non se ne era liberato solo per l'ottimo vino che produceva, divenuto  uno dei preferiti del vecchio sovrano, Luigi XV, e tuttora molto apprezzato  nelle cene che la famiglia  De Jarjayes offriva  ai propri amici.
Scosse la testa.
"Temo che nostra figlia passerebbe tutto il tempo rintanata nelle cantine della tenuta, attaccata alle botti di vino..." replicò con amarezza, volgendo nuovamente lo sguardo fuori dalla finestra.
"Non credo che Andrè glielo permetterebbe..."
"Andrè?"
L'uomo si voltò di scatto, come avesse udito il nome di un fantasma.
"Si, Andrè Grandier, non vi ricordate di lui?"
Nella mente del generale si formò l'immagine di un ragazzo sveglio e generoso e il ricordo di un rapporto di fratellanza con la figlia, di tempi felici, carichi di aspettative per un futuro glorioso...
"Certo che mi ricordo di Andrè...avevo dimenticato che vivesse nella proprietà di Chablis"
Si accarezzò il mento con aria pensierosa. Forse la moglie non aveva tutti i torti.
Il giovane aveva sempre avuto un ascendente positivo sugli aspetti più spigolosi del carattere di Oscar.
Certo, non si vedevano da anni, ma in fondo, cosa aveva da perdere?
Si sedette di fronte alla moglie.
"Va bene, organizzerò la partenza di Oscar per Chablis.
Spero non opponga troppa resistenza all'idea di lasciare Parigi"
"Non lo farà" replicò Marguerite.

Non ora che Fersen è partito per l'America... pensò, senza dar voce a quella convinzione.
"Ottimo!" concluse il generale, visibilmente sollevato.
Per un uomo della sua tempra, non c'era niente di più insopportabile che l'impossibilità di agire: ora aveva una missione e questo lo faceva già sentire meglio.
"Allora vi lascio, avrete molta corrispondenza da sbrigare per i preparativi..."  si affrettò a rispondere la moglie, alzandosi ed avvicinandosi alla porta.
Si voltò a guardarlo un'ultima volta, prima di lasciare il suo studio, già intento ad intingere la penna nel calamaio, già lontano con la mente dalla conversazione con lei.
Salì lentamente le scale e raggiunse la camera di Oscar.
Bussò delicatamente ed entrò senza attendere risposta.
La giovane guardava fuori dalla finestra, la braccia lungo il corpo, il viso quasi attaccato al vetro, talmente persa nei suoi pensieri da non essersi accorta della presenza della madre.

Nella stessa posizione tante volte assunta da suo padre, pensò la donna.
Una tazza di cioccolata, che non aveva toccato, giaceva sul tavolino dietro di lei, emanando un dolce profumo, a cui sembrava assolutamente indifferente.
Apparivano  così lontani i tempi in cui si sarebbe lasciata consolare da questo piccolo gesto d'affetto e dedizione della sua balia.
Quando stava per lasciare la stanza, senza aver pronunciato  una sola parola, la voce di Oscar la fermò, sorprendendola.
"Seguirò qualsiasi decisione voi e mio padre abbiate preso per me..."
Quella frase la rattristò, invece di sollevarla.
Quanta rassegnazione, quanta amarezza!
Cercò di rievocare con la memoria l'immagine di sua figlia prima che tutto succedesse. Il suo orgoglio, la sua determinazione, la sua fierezza.
Sembrava trascorsa una vita da allora, invece che una manciata di anni.
Eppure, al di là degli avvenimenti che avevano scosso l'esistenza di Oscar, modificandone irrimediabilmente il decorso, Marguerite era certa che le difficoltà  per lei fossero iniziate molto tempo prima,
con la sua separazione da Andrè, il suo attendente ed amico.
E che forse, riportandola vicino al quel giovane, avrebbe ritrovato la rotta per dare un senso pieno alla sua vita, ormai alla deriva.



Di solito non lascio note a piè di pagina, ma questa storia è un casino anche per me, che l'ho scritta, quindi volevo dirvi due parole.
L'idea iniziale si basa su due spunti che avevo in mente per la precedente fic (I labirinti del cuore) e che poi ho scartato perchè mi sembravano appesantire la trama: il primo, nella logica di quella storia dove si invertivano le parti rispetto all'originale, era che fosse Oscar a rimanere ferita in modo permanente, invece di cavarsela sempre come accade nell'anime /manga; la seconda è quello di vincere un mio personale tabù  e per farlo, senza farmi violenza, ho dovuto "eliminare" Andrè (capirete, mi auguro, come).
Ok, adesso potete chiamare la neuro...


1- Deriva 1- Deriva


  
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