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Autore: Averyn    28/08/2012    3 recensioni
COSA SAREBBE SUCCESSO SE HARRY POTTER AVESSE SCELTO DI MORIRE?
dal capitolo precedente:
“Harry, sai che questo è un dono, vero?” chiese lentamente, la voce quasi ridotta a un sospiro.
“Sì, signore” rispose Harry, sentendosi improvvisamente a disagio.
“Non è un caso che l’abbia proprio tu. Ma quello che mi chiedo, Harry, è sei sarai pronto per sapere la risposta. Il motivo è molto più profondo e oscuro di quanto tu possa solo immaginare. Sarai abbastanza forte, Harry?” chiese Silente (...)
“Io…credo di esserlo…sì, ne sono sicuro”.
SEGUITO DEL 'PRESCELTO'E 'L'EREDE', TERZO CAPITOLO DELLA SERIE 'CICATRICE'. Spero vi diverta!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Harry/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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- Questa storia fa parte della serie 'Cicatrice'
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 Capitolo 4 - Parte 2

I SOLITI SOSPETTI

“Oh, non lo so, Harry” disse Frank, davanti al camino, mentre sfogliavano il libro Mille erbe e funghi magici. Erano saliti nella sala comune  per via dell'ora di buco di Pozioni, e Harry aveva provato a convincere Frank, John e Richard ad unirsi a lui e a Luna per scoprire cosa tramava Piton.
Anche loro, però, non sembravano entusiasti della sua idea.
“Perchè no?” tentò ancora Harry, incrociando gli sguardi di tutti gli amici. “Insomma, è così...strano....e poi, non avete da sempre sospettato anche voi dei buoni propositi di Piton?”
“Dei cattivi, vorrai dire” lo corresse Richard, passando il suo tema di Storia della Magia a Frank, che lo ringraziò calorosamente imitando una specie di danza della pioggia.
“Sinceramente, lo preferisco ora che non c'è che quando c'è.”
“Anche io” annuì Harry, nervoso; i suoi amici non avevano capito qual'era il punto.
“E comunque, dovresti essere tu quello che protegge Neville, non noi” gli disse Frank come un dato di fatto, mentre la sua boccetta d'inchiostro gli macchiava tutta la pergamena.
John e Richard guardarono da lui a Harry, interrogativi, mentre Frank arrossiva di colpo.
“Nel senso metaforico, ovviamente” aggiunse in fretta questo, e gli altri tornarono ai loro libri.
“Mi serve comunque aiuto!” insisté Harry, risoluto. Avrebbe anche potuto affrontare il tutto da solo, ma gli sarebbe servita una mano da parte dei suoi amici.
“Perchè non lo chiedi alla Granger? State molto tempo insieme, e tu, lei e Neville sembrate tagliati per molti misteri simili a questo” propose John, mentre metteva da parte il libro di Trasfigurazione e tirava fuori dalla borsa una pergamena pulita per Frank.
Al nome di Hermione, Harry si accorse di non sentire più le gambe, e il cuore aveva preso a battere involontariamente.
“No” disse, “ gliel'ho già chiesto, e pensa che...sia una perdita di tempo”.
Lo stomaco gli si strinse; non credeva che un rifiuto da parte dell'amica lo facesse sentire così male ogni volta che ci pensava.
“Non so che dirti, Harry” disse Frank, facendo spallucce. “Neville?”
Harry deviò la risposta a quella domanda guardando l'orologio. “E' tardi, devo andare. Ci si vede dopo, eh?”
“Dove vai?” chiese Richard, rizzandosi a sedere.
“Da Hermione e Ron” mentì, perché ci sarebbe andato solo dopo Silente, “mi ha chiesto se le davo una mano con le ripetizioni”.
“Harry, aspetta!” lo chiamò Frank, e Harry si voltò di nuovo verso di lui.
Era una delle poche volte che lo vedeva così determinato.
“Penso di poterti aiutare, in qualche modo” gli disse, e gli fece cenno di seguirlo nel dormitorio.
Harry accettò di buon grado, e l'amico fece strada fino al suo baule, che aprì guardandosi le spalle.
Harry si chiedeva che cosa ci fosse di così  tanto speciale lì dentro, ma non ci volle molto a scoprirlo: ben presto,  Frank tirò fuori una pergamena piegata in quattro parti.
Per chi non sapeva cosa fosse, era un pezzo di carta normalissimo, ma Harry sapeva 
di cosa si trattava.
“E' proprio...?” chiese, mentre un sorriso si faceva spazio sul suo viso.
“Sì” mormorò Frank, annuendo vigorosamente e porgendogli la pergamena, “l'ho avuta quest'estate da papà...però, visto che adesso serve a te, è meglio che la tenga per un po' tu.”
Harry la prese fra le mani; l'aveva sentita nominare solo nei racconti di Remus, Sirius e suo padre, ma non l'aveva mai vista veramente, e gli sembrava incredibile che ora ne fosse entrato in possesso.
Con un brivido lungo la schiena, non esitò a puntare la bacchetta alla semplice pergamena gialla e sussurrare, come aveva sempre sognato di fare: “Giuro solennemente di non avere buone intenzioni”.
Improvvisamente, sotto gli occhi dei due compagni, presero forma i nomi di Lunastorta, Codaliscia Felpato e Ramoso, che erano i soprannomi di Remus, di Sirius,  suo padre e Peter Minus, un loro vecchio amico che però, dopo aver tradito la fiducia dell'Ordine della Fenicie, non si era più visto; c'era chi diceva che fosse morto, chi che si fosse unito all'Oscuro Signore.
“Grazie” disse Harry, e Frank si limitò ad un cenno e ad un sorriso.
 
Harry scese le scale di marmo, avvertendo una minaccia in quello che il professor Piton stava macchinizzando, ma nessuno sembrava tenerci quanto lui. Ripensò alle parole di Frank, considerando se forse davvero fosse necessario chiamare Neville, che sarebbe stato l'unico ad appoggiarlo davvero; ma subito gli tornò in mente l'immagine di quella mattina, e si sentì così arrabbiato che si ripromise di non rivolgergli più la parola. Era grato a Frank, ad ogni modo, che gli avesse fatto dono della Mappa del Malandrino.
Dopo essere giunto nell'ufficio del preside, Harry si sedette al solito posto, ma stavolta Silente non lavorò sulle sue immagini, il che lo stupì. Il professore, infatti, andò velocemente all'armadietto, e gli porse una delle boccette che avevano riempito.
“Bevila” ordinò, affabile.
Harry associò solo in quel momento il molliccio alla boccetta, dal cui liquido fumante venivano sussurri e piccole risatine. Una cosa era certa: non era una pozione normale, e solo allora si accorse di quanta paura avesse...Non sapeva se in effetti confidare a Silente quello che aveva visto durante la lezione con il molliccio.
“Bevila, Harry” insité il preside, vedendolo indugiare.
“Signore...perché....perché devo?” chiese Harry, tremando.
“Fidati di me, Harry” lo rassicurò Silente, “dopo starai solo meglio, vedrai...avrà tutto un senso, dopo questo....” e gli tese sempre di più la boccetta.
“Ma perchè ha riempito anche le altre?” continuò l’altro, che in qualche modo voleva posticipare il più possibile l’ingerimento.
“Perché dovrai berle, Harry. Tutte e sette” gli spiegò il preside, senza perdere la pazienza, “e ora prendila, su!”
“Ma signore...” esitò ancora lui.
“Vuoi sapere la verità? La verità ha un prezzo, ed è questo” continuò Silente, sempre calmo, ma allo stesso tempo più deciso , la bottiglietta di vetro che brillava.
Harry guardò dalla fialetta a Silente e viceversa; in effetti, non capiva cosa stesse aspettando...
in fondo era solo uno stupido liquido, fatto delle sue stesse visioni.
Era terribile, ma alla fine si sentì forzato e, decidendo di non pensarci più, stappò la bottiglietta e buttò giù con un sorso la sostanza, scoprendo che era insapore.
Sbatté gli occhi più volte; non era successo nulla di strano: non era svenuto, non aveva avuto immagini...era semplicemente....se stesso.
“Bene, Harry. Credo che tu possa andare, adesso” disse Silente, chiudendo l'armadietto.
“Tutto qui?” non poté fare a meno di chiedere Harry, perplesso.
“Oh, sì” rispose il professore, calmo e solare come sempre, “tutto qui”.
Senza nient'altro d'aggiungere, Harry abbandonò l'ufficio e scese in biblioteca da Hermione.
La trovò seduta nei banchi centrali, circondata dalla sua solita massa di libri posati sul tavolo, e con espressione severa bacchettava Ron su quello che dovevano essere gli elementi base di Pozioni.
“No, no, no Ron! Quante volte devo ripetertelo?” lo rimproverò severamente, “ i funghi velenosi non vanno mischiati con le ali di fata!”
Ron le scoccò un'occhiataccia sarcastica e arrabbiata insieme; Harry non potè fare a meno di provare tenerezza per quella scena, come se i due fossero tornati a parlarsi dopo molto tempo e, cosa curiosa, Harry vedeva una certa quotidianità in quegli sguardi. Ma forse si sbagliava.
“Ti credi sempre quella più intelligente, vero? Solo perchè sei brava a scuola...” rimbeccò Ron, fissandola imbronciato.
Hermione lo fulminò con uno sguardo assassino.
“Beh, almeno, al contrario di te, so leggere” sottolineò lei, colpita nel vivo e, nervosa, tirò fuori dalla pila di torri che aveva ai suoi lati un libro dall'aria molto vecchia e pesante, aprendolo poi con un tonfo e con fare saccente davanti a Ron.
“Guarda qui!” lo richiamò all'attenzione Hermione, puntando il dito con forza alla riga interessata. Ron guardò dove indicato, senza risparmiarsi di scoccarle un'occhiataccia antipatica.
“Devi fare attenzione a quello che leggi!” lo continuò a sgridare la ragazza, guardandolo insistentemente,  “altrimenti come pensi che farai a esercitarti nel il laboratorio di Pozioni?”
“Piton apre un laboratorio?” sfuggì a Harry, curioso, prendendo parola solo in quell’istante.
Hermione e Ron si scambiarono la prima occhiata d'intesa da quando era arrivato; era evidente che non si erano accorti che era lì, seduto con loro, e quell'incrocio di sguardi era così  familiare a Harry, soprattutto se si trattava di loro due…e non poteva dire di esserne così stupito, alla fine. Dopotutto, aveva fatto moltissimi sogni in cui loro erano i suoi migliori amici, e forse era proprio questo che lo faceva confondere.
“Sì, Harry, non hai letto la bacheca nel Salone d'Ingresso?” gli chiese Ron, stupito.
“Dovrà mancare spesso, e ha lasciato aperta l'aula di Pozioni in modo che gli studenti possano accedervi liberamente”.
Harry s'accigliò e si rivolse a Hermione per una conferma, ma quando lei annuì, si incupì e si perse nei pensieri: insomma, non era da Piton lasciare predisposizioni su ripassi della materia o dispensare aiuti di questo genere; anzi, se qualcuno aveva una qualche sorta di problemi, generalmente cercava di fare di tutto per aggravarli, sopratutto se non si trattava di un membro della sua Casa o, come per lui, Neville e Ron, per pura antipatia.
“Beh, almeno ora vi state parlando, non lo facevate più da quando avevate litigato per Crosta!” esclamò, stranamente soddisfatto, la mente improvvisamente annebbiata. “Non avevi fatto altro che sgridare Grattastinchi tutto il tempo, Ron, anche se effettivamente quando hai trovato sul al dormitorio quella macchia di sangue...devo dire che è stata parecchio imbarazzante quella scena in sala comune, lo ammetto...”
Poi elaborò il significato di questa sentenza, uscitagli così, di getto, e non ci trovò nessun senso.
Come conferma di questo suo blaterare, i suoi due amici gli mandarono un'altra occhiata perplessa.
“Gratta...che?” chiese Hermione, un mezzo sorriso stampato sul volto, e si rivolse a Ron. “Non chiamerei mai un gatto Grattacoso, ti pare? E poi litigare per Crosta?”
Hermione e Ron si guardarono, e scoppiarono a ridere; e in quel momento Harry continuava a vedere una certa alchimia nei loro sguardi, ma non c'era nulla che potesse in qualche modo tenerli legati, tranne l'essere...semplicemente opposti.
“Nella sala comune, mia e di Harry, poi! Per una cosa che...era? Una macchia di sangue?” rise Ron, per poi sbiancare subito sotto le lentiggini, gli occhi azzurri spalancati; evidentemente non aveva ancora pensato a quella possibilità. “Hermione, tu hai gatti?” chiese, ceruleo.
“No” scosse il capo lei, “veramente ho un gufo, Alia, ma è sempre chiusa in Guferia.Quindi, sempre che qualcuno non ti abbia giocato un brutto tiro e le abbia portato il tuo topo Crosta...”
Quell'idea non era da scartare, e Ron se ne accorse, perchè si rabbuiò.
“Ron, stavo scherzando” lo tranquillizzò Hermione, ma il compagno si riprese solo parzialmente, e rimase bianchissimo. “Come Malfoy” boccheggiò, e Hermione dovette fingere immediatamente di rovistare qualcosa nella sua borsa per nascondere l'improvviso rossore comparso sulle sue guance. Per sua fortuna, Ron aveva lo sguardo perso nel vuoto, e non la notò affatto.
Quando la ragazza, leggermente rosata, decise di rivolgersi a Harry, questo si chiese se quella cotta fosse effettivamente passata o meno.
“Ti senti bene, Harry?” chiese, mascherando quel colore che via via scompariva.
“Sì” rispose Harry, ancora stupito delle parole di poco prima.
A sorpresa, Hermione allungò la mano sulla sua, facendolo tremare leggermente, e lo guardò intensamente. “Sul serio?”
Harry ci pensò pochi istanti, giusto il tempo di convincersi. “Sì”.
Anche Ron, come Hermione, non sembrava dissuaso dalle sue parole, e lo guardò come per capire se diceva la verità.
Più tardi, nella sala comune, Harry si guardava continuamente le spalle, aspettando che tutti andassero a letto. Quella sera, più delle altre, sembrava che i suoi compagni avessero qualcosa da fare, e gli dava molto fastidio.
Luna s'avvicinò, abbandonando il tavolo di Ginny che, per una volta, non era in compagnia di Neville. Harry si chiese dove fosse.
Luna si sedette vicino a lui, davanti al camino.
“Fai bene a stare al caldo” affermò serena, “il tepore del camino mi fa sentire sempre vicina a  casa”.
Harry le sorrise, pensando che fosse molto dolce quello che aveva appena detto.
“Hai ragione” concesse, ravvivando i ciocchi.
“E' tutto pronto per stasera?” gli bisbigliò l’amica, eccitata come una bambina.
“Certo” rispose semplicemente lui, “e ho ricevuto anche un ottimo aiuto da parte di un amico”.
Luna allargò i suoi occhioni sporgenti. “Oooooh, davvero?” esclamò, stupita. “E come?”
“Mi ha dato una cosa… simile al mantello che hai visto stamane” gli rispose prontamente Harry.
La compagna gli lanciò un'occhiata indecifrabile, per poi concentrarsi ancora sulle fiamme del camino.
“Beh, non posso dire di essermi stupita, quando l'ho visto,” riferì. “ Gli Stramboni Stracornuti possono rendersi invisibili di loro, e non mi sorpendo affatto se qualcuno ha voluto usare la loro stessa tecnica usando un mantello”.
Quella sentenza sembrava detta con un tono che non ammetteva repliche, e Harry non si sentì di contraddirla.
“Beh, sì, lasciando stare gli Stracorni...” cominciò a dire, essendogli venuto in mente quello che voleva chiederle.
“Stramboni Stracornuti!” lo aiutò Luna .
Harry annuì frettolosamente. “Sì, beh, comunque, hai visto il messaggio in bacheca di Piton?”
Luna annuì.
“Beh? Che ne pensi?” chiese lui, ansioso di sapere la risposta.
Lei fissò il fuoco con più determinazione, dandogli l'impressione che ci si volesse immergere.
“Penso che sia curioso questo suo modo di fare” disse, “e che ha aperto l'aula a tutti per cercare di farci pensare ad altro...probabilmente ha intuito che qualcuno lo segue e, se si tratta di studenti come lo siamo noi, si distrarrà in questo modo...”
Harry guardò Luna, colpito; non avrebbe mai creduto che fosse capace di pensare a simili strategie, ma ora che ci rifletteva, era l'unica cosa possibile.
“Ah, comunque” Luna si rivolse di nuovo a Harry, e indicò con il pollice indietro, “anche io ho ricevuto l'aiuto di un amico...”
Harry si voltò dietro di lui e notò che Neville gli sorrideva, un po’ in imbarazzo.


Note dell'autrice: eccoci di nuovo quiiiii!!!!!!! che avranno in mente i nostri eroi per pedinare Piton?????? lo scoprirete solo nel prossimo episodio (che cercherò di trascrivere e correggere a breve) per il resto vi auguro una buona lettura e mi raccomando, se trovate errori/non vi piace la storia/vi piace la storia/mi volete dire qualsiasi cosa/ cosa a vostro piacimento contattatemi!!!!!! e spero tanto che vi divertiate a leggere! alla prossima!!!!!!
  
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