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Autore: TheOnlyWay    28/08/2012    11 recensioni
Il matrimonio. Terribile, vero? Già, ma non ditelo a Leighton, costretta a fare da damigella d’onore a sua sorella Giselle. Potreste parlarne con Niall, invece, che è assolutamente entusiasta di essere il testimone dello sposo. Aggiungeteci un Harry Styles posato e affascinante, un Louis dedito più che mai alle sue bretelle e una migliore amica non troppo intelligente ma sincera. Il risultato? Tra discorsi, lancio del bouquet e balli è ancora tutto da vedere.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 6

“L’inizio della fine.”
 



Oggi sarà una giornata di merda. Come lo so? Lo so. Punto e basta. Ho un certo sesto senso, io.
So anche che detto così sembrerà un po’ incomprensibile per la maggior parte di voi, ma è pur sempre vero che certe cose le si sentono e basta. 
Non lo so, non vi è mai capitato di pensare: “Oggi mi viene il ciclo?” e poi, puff!, le vostre simpatiche ovaie si risvegliano? Ecco, immaginate qualcosa di simile, con la differenza che le mie, di ovaie, stanno per tentare il suicidio.
Il motivo? È il grande giorno.
E no, non mi riferisco al matrimonio, quello ormai è già passato da un pezzo. Oggi è il giorno in cui Giorgia prenderà il suo volo “Milano-Dublino”.
Sapete, non voglio pensare di essere sfigata fino a questo punto, ma proprio non posso farne a meno. E sapete chi andrà a prendere Giorgia?
Io, esatto.
Con Niall. Per quanto mi riguarda, la prospettiva di trascorrere un’intera ora e mezza in macchina con Giorgia, mi terrorizza alquanto. Ma, perlomeno, non vedrà Harry e Louis, almeno potrò tenerli lontani dalle sue malefiche grinfie per un po’.
Perciò, quando Niall mi passa a prendere, questa mattina, mi sento come se il mondo mi stesse per crollare addosso. L’unica cosa che vorrei – non posso credere di pensarlo sul serio – sarebbe fare colazione insieme ad Harry. Mi piace per davvero, si. Nel corso di questa settimana, abbiamo avuto modo di parlare parecchio. Anzi, più che altro è stato lui a costringermi a parlare, da bravo psicologo della mutua quale è, e mi ha portato a rivelargli i segreti più reconditi della mia anima.
Scherzo. I fatti miei sono rimasti fatti miei, solo che mi sono sbottonata un po’, nel senso che gli ho rivelato alcune cose del mio passato di cui non vado tanto fiera. Come di quella volta in cui ho bucato il pallone del mio vicino di casa, un bambino di cinque anni che detesto. Sua madre voleva farmi causa, ma alla fine ha rinunciato, quando ho regalato una bellissima – e costosissima – Playstation al suo adorato marmocchio. Piango ancora, se ripenso all’attentato alle mie finanze.
Comunque, tornando al discorso principale: Harry mi piace. Sa sempre cosa dirmi per farmi passare il nervoso – ed io sono spesso nervosa – e mi ha consolato tutte le volte che il pensiero di quella disgrazia italiana faceva capolino nella mia testa. Ma non mi ha più baciata. Nemmeno una volta. Ed io credo anche di aver capito perché: vuole farmi impazzire, fino a che non sarò io a baciare lui.
Però quando camminiamo per strada, insieme, mi tiene per mano e mi abbraccia spesso. Credo sia un ragazzo molto affettuoso, a dispetto di quell’aria da “io vado al King’s College perché sono più intelligente e affascinante di te”. 
Se però crede che sarò io a cedere, si sbaglia di grosso.
«Allora…» inizia Niall, mentre ingrana la prima marcia ed esce dal vialetto di casa «Come vanno le cose tra te ed Harry?» chiede, evidentemente curioso. Di Niall, c’è da sapere una cosa: è curioso come una scimmia. E vorrebbe vedere tutti i suoi amici accoppiati, anche se non pensa mai a sé stesso. È così altruista che io, al suo confronto, sembro la regina dell’egoismo.
«Non lo so. Perché me lo chiedi?» non so se Niall è al corrente degli intenti di Harry nei miei confronti. Forse Harry non ha detto a nessuno che è convinto – povero illuso – che mi innamorerò di lui.
Ah, dimenticavo. Nel caso in cui non lo sapeste o ve lo foste dimenticato, Niall, oltre ad ospitare me, ospita anche Harry e Louis, perciò da questa sera stessa, starò in stretto contatto con il mio incubo personale.
Il che è molto meglio del dovermi sorbire tutte le boiate di Giorgia.
«Curiosità.» farfuglia, mentre le guance gli si chiazzano appena di rosso.
«Niall…»
Un’altra cosa da sapere del biondino, è che è assolutamente incapace di dire cazzate. Non ce la fa. E, se anche ci prova, viene subito smascherato da quelle adorabili guanciotte rosse.
«Harry mi ha chiesto di indagare.» brontola, offeso perché l’ho già scoperto.
«E perché mai avrebbe dovuto farlo?» domando, confusa. Che motivo avrebbe Harry, di indagare? Certo, a meno che non avesse intenzione di vincere la sua stupida scommessa a tutti i costi. Che poi, io non ho mai accettato! Quindi non c’è niente da vincere. Questa stupida competizione – che esiste solo nel suo cervello – non porterà niente di buono.
«Oh, ma certo! Che stupida. Vuole sapere se il suo piano sta funzionando.» esclamo, battendomi la mano sul ginocchio. Niall inarca un sopracciglio e si astiene dal commentare. Questo perché, ovviamente, sa che ho ragione.
«Potremmo allearci, sai? Io e te, intendo. Saremmo una grande squadra.» gli propongo, ammiccante. Niall scoppia a ridere, poi guarda un attimo nello specchietto retrovisore e cambia corsia. Con disappunto, mi rendo conto che siamo quasi arrivati all’aeroporto. Pochi chilometri mi separano da quella piaga ambulante italiana.
«Tu sei fuori di testa.» Niall continua a ridere ed io metto il broncio. Cosa c’è? Non è normale che io voglia vincere? Va bene, Harry mi piace, ma non voglio correre il rischio di innamorarmi di qualcuno che vuole stare con me solo per vincere una stupida scommessa. Tutto sommato, non credo che il mio sia un ragionamento così sbagliato.
«E poi, si può sapere di che piano stai parlando?» domanda Niall. Siccome so riconoscere quando fa finta di non sapere e quando, invece, non sa per davvero, non posso fare a meno di rimanere stupita quando leggo la verità nei suoi occhi.
Harry non gli ha parlato della scommessa?
«Harry non ti ha detto niente?»
«Di cosa, Leighton?»
«Niente. Di niente.»
Può darsi davvero che Harry non stia prendendo tutta questa situazione come un gioco? Mi sembra così strano, che possa essere interessato a me per davvero. Essendo di natura sospettosa, poi, tendo a vedere inganni, tranelli e secondi fini ovunque, perciò che Harry non abbia accennato niente a nessuno mi sembra veramente impossibile. Guardo ancora Niall, cercando di cogliere un cambiamento di espressione, ma è serafico e sorridente come suo solito, anche mentre parcheggia nell’area dell’aeroporto dedicata agli arrivi e spegne il motore.
Continuo a pensare ad Harry anche mentre camminiamo verso l’ingresso. Sono così distratta che tiro una spallata portentosa ad un ragazzino smilzo, che quasi finisce a terra. Lo sento imprecare qualcosa in una lingua che non conosco ma che sembra simile al russo, prima che il suo piede si infili tra le mie gambe e mi faccia inciampare.
Questo è essere bastardi, però! Niall, naturalmente,  scoppia a ridere, senza nemmeno preoccuparsi di darmi una mano a tirarmi su, o di picchiare il mio aggressore, difendendo il mio onore. Perciò, come al solito, mi toccherà fare tutto da sola.
«Certo che sei stronzo, sottospecie di aringa affumicata. Dì, in Russia non le conoscete le buone maniere?» ringhio, mentre mi alzo in piedi.
Lo smilzo, che nel frattempo sta sghignazzando beatamente, si irrigidisce. Poi, in un inglese perfetto e fluente, mi risponde. «Se tu sei così scema da non accorgerti di dove cammini, poi non dare la colpa agli altri, se ti ritrovi stessa a terra come una balena spiaggiata.» replica, in tutta tranquillità.
Inarco un sopracciglio, pronta a rispondergli, ma la mano di Niall si serra intorno al mio braccio e mi trascina lontano dal mingherlino.
«Si può sapere perché devi litigare con tutti?» chiede, senza riuscire a trattenere un sorriso. Sbuffo.
«Mi ha fatto cadere! Brutta acciuga del Mar Baltico.» borbotto, ancora risentita. Niall ride ancora, nemmeno fossi la più divertente barzelletta del ventunesimo secolo, poi si incammina verso il bar.
«Che facciamo?» domando, confusa. Non che io muoia dalla voglia di vedere Giorgia, sia chiaro, ma forse dovremmo aspettarla agli arrivi. Quella è così cretina che potrebbe prendere un volo per il Turkmenistan senza neanche accorgersene.
«Mentre tu eri impegnata a litigare con il ragazzino, ho controllato: il volo è in ritardo di un’ora. Abbiamo tempo per mangiare qualcosa.»
Oh, perfetto. Non solo non la voglio vedere, ma devo anche aspettare, nemmeno fosse la Regina Elisabetta, o il primo ministro o la Madonna di Fatima.
E che palle, ma perché tutte a me? Ho capito, sono sfigata e blablabla, ma nella sfiga qualcosa potrebbe anche andare per il verso giusto, una volta tanto. E invece no! Perché non solo Dio ce l’ha con me, ma credo ci sia di mezzo anche lo zampino di ogni divinità pagana esistente. Che ne so, Fortuna, oppure le Parche. Secondo me si stanno divertendo da matti ad intrecciare quei cazzo di fili, tanto per il gusto di incasinarmi l’esistenza. Dico io, nel mondo ci sono sei miliardi di persone, più o meno, possibile che non abbiano niente da fare? Cioè, si svegliano la mattina e pensano “Oh, che bella giornata! È perfetta per fare un bel nodo alla marinara al filo di Leighton O’Connell. Ma si, spediamole la cugina zoccola dall’Italia, Harry Styles dal Regno Unito e una triglia sottosale dalla Russia.”
Di una sola cosa, sono certa: prima o poi arriverà anche il mio momento. E il trionfo sarà così grande, che le tette rifatte di Giorgia, al suo confronto, sembreranno due microscopiche ciliegie.
Passo i primi tre quarti d’ora a guardare Niall abbuffarsi di qualunque cosa sembri vagamente commestibile. Non mi parla neanche, in compenso mormora di continuo quanto sia “delizioso” tutto ciò che mangia. Il che mi sembra impossibile, visto che le cose servite negli aeroporti fanno schifo. Comunque, il panino imbottito con funghi, prosciutto cotto, brie, insalata e salsa rosa sparisce nell’arco di sei minuti, seguito da una piadina con prosciutto crudo, maionese e pomodori. Naturalmente, subito dopo viene il dolce, così Niall decide di ordinare – tanto per rimanere leggero – un muffin al cioccolato e uno alla vaniglia, una brioche con la nutella, una con la crema pasticciera e una vuota.
Mi guardo intorno, per capire se qualcun altro, oltre me, è rimasto impressionato dal suo pozzo senza fondo, ma niente. Sono tutti troppo presi dal giornale, o dai saluti ai parenti appena arrivati, per rendersi conto di quante calorie Niall stia fagocitando.
Poi, mentre sorvolo una signora che stringe al petto una sottospecie di topo al guinzaglio, i miei occhi si soffermano su un paio di tette. No, non sono lesbica e no, non sono fissata con le tette, ma quel paio mi risulta vagamente familiare, così salgo con lo sguardo fino ad incrociare degli occhi scuri e contornati da una linea marcata di matita nera. Un bel po’ sbavata, tra le altre cose.
Esatto, avete capito. Lei è Giorgia. Un metro e settantadue di completa zoccolaggine, accompagnata da sei valigie di marca – da qui mi sembrano Louis Vuitton – e da un’altra ragazza. Avrei dovuto immaginarlo: le sfighe non vengono mai da sole.
Niall punta lo sguardo sulle protuberanze di Giorgia, improvvisamente dimentico della sua brioche. E in questo momento capisco tutto, perché se Niall smette di mangiare per guardare Mimì e Cocò,  l’apocalisse dev’essere molto più vicina di quanto io pensi.
Giorgia si guarda intorno e mi riconosce proprio nell’esatto momento in cui mi alzo per andare a nascondermi dietro ad una colonna.
«Tesoro! Siamo qui!» sbraita, sventolando la mano. Certo, come se non me ne fossi accorta.
Ignoro con non-chalance l’occhiata di ammonimento di Niall – che per fortuna è tornato alla sua brioche – e alzo gli occhi al cielo.
Faccio qualche passo verso mia cugina, maledicendo mia madre per aver fatto si che condividessi un po’ di DNA con questo esemplare di stronza e le sorrido.
Dieci punti per la falsità, Leighton. Complimenti.
«Ti trovo ingrassata.» è la prima, simpatica e dolcissima cosa che quella stupida dice. Ora qualcuno mi spieghi: l’attimo prima mi chiama tesoro (mi viene da vomitare se solo ci ripenso) e il momento dopo se ne esce fuori con questa botta di simpatia. Cosa si risponde, in questi casi? Non lo so, perché sono troppo impegnata a trattenere tutte le mie energie negative, che per inciso sono al massimo, al momento. Ho paura di esplodere, sapete?
Perciò, onde evitare stragi in pieno aeroporto, mi limito a stare in silenzio. Più o meno.
«Il tuo cervello invece è dimagrito ancora, a quanto vedo. Non dovevi venire da sola?»
Siccome secondo Giorgia, tutto ciò che “dimagrisce” è bene, scambia la mia constatazione per un complimento e annuisce pienamente soddisfatta.
«Lei è Erika ed è la mia migliore amica.  Avevo detto che avrei portato qualcuno con me, tua madre non te l’ha detto?»
Può anche darsi che me l’abbia detto e che io l’abbia ignorata perché, in genere, quando si parla di Giorgia la mia mente tende a spaziare altrove, verso lande sconfinate e selvagge e… okay, stavo pensando ad Harry.
Al contrario di Giorgia, Erika è minuta, un po’ bassa e apparentemente fragile. Ha un viso pulito, per niente truccato e due grandi occhi azzurri. Sorride appena, imbarazzata, poi mi porge la mano.
«Piacere di conoscerti, Leighton.» il suo inglese è un po’ stentato, ma comprensibile.
«Piacere mio. Lui è Niall.» presento brevemente anche Niall, poi lo afferro per mano e mi incammino verso l’uscita. Con un sorriso divertito, mi circonda le spalle con un braccio.
Ignoro sistematicamente le richieste d’aiuto di Giorgia, che si trova un po’ in difficoltà con le sue valigie – dai, chi mai si porterebbe sei valigie, no, dico: SEI!, solo per un paio di settimane? – e osservo con crudele compiacimento il gradino del marciapiede. Sono sicura che qualcosa (o meglio qualcuno) cadrà.
Poi il telefono di Niall comincia a suonare, insistentemente. Mi allontano per lasciargli un po’ di privacy mentre parla, ma pochi secondi dopo si avvicina e mi allunga il cellulare.
Mima un “Harry” con le labbra, poi si volta per aiutare Giorgia ed Erika con le valigie. Peccato, mi sarebbe piaciuto vedere Giorgia col culo a terra.
In ogni caso, mi dimentico immediatamente di mia cugina, quando la voce calda di Harry mi raggiunge attraverso il telefono. Devo davvero farmi passare questa cosa.
«Come và?» la sua voce, come al solito, scatena qualcosa all’interno del mio stomaco. Non và affatto bene, vero?
«Insomma. Già non ce la faccio più, è normale, secondo te?»
«Tu non sei normale, Leighton. È per questo che mi piaci.» sostiene con tutta la tranquillità di questo mondo. Già me lo immagino, seduto sul divano, rilassato che sbandiera ai quattro venti i suoi sentimenti per me come se parlasse del tempo. Che poi, quali sentimenti? Andiamo, sto diventando esagerata.
Mi rendo conto di essere arrossita, quando sento Niall ridere. Certo che tra italiani e irlandesi, è complicato stabilire chi sia il più stronzo.
«Sei arrossita. Vuol dire che ti piaccio.» continua Harry, imperterrito. La finirà mai, di sparare certe cavolate? E poi come fa a sapere che sono arrossita?
«Sogna, Harry. Sogna.» borbotto, infastidita. Mi sento anche un po’ accaldata, in verità. Che mi stia venendo la febbre? Si, dev’essere per quello.
«Lo faccio già, Leighton.» e questo cosa vorrebbe dire? È incredibile la capacità che questo ragazzo ha di spiazzarmi. Cosa significa che lo fa già? Che sogna me, oppure che sa che è impossibile un futuro, per noi due? Dio, quanto la sto facendo tragica. Perché non posso essere come Bridget, e prendere le cose più alla leggera? Lei e Louis stanno praticamente insieme e nessuno dei due sembra preoccuparsi minimamente del fatto che, tra poco, Louis rientrerà a Londra, idem Harry.
«Harry…» lo ammonisco, spazientita.
«D’accordo, ne parliamo dopo.»
«Non voglio parlarne, okay?»
«A dopo.» mormora, prima di riattaccare.
Ho un bel “vai al diavolo” bloccato in gola, ma ovviamente non avrebbe senso tirarlo fuori adesso, visto che Harry non lo sentirebbe neanche. Vorrà dire che lo conserverò per dopo, sono sicura che arriverà il momento di usarlo.
Intanto, Niall ha caricato tutte le valigie di Giorgia in macchina. Faccio per sedermi davanti, nel posto che mi spetta di diritto, quando Giorgia mi passa davanti e si accomoda.
«Non ti dispiace, vero?» domanda, con un sorrisino soddisfatto.
No, certo che no. Ma non mi dispiacerebbe nemmeno se finissi sotto un treno, stronza.
 


 
* * *
 


 
Ebbene si, sono proprio io! Lo so, è passato un sacco di tempo dall’ultimo aggiornamento. Forse un mese, o forse qualcosa di più – non ho il coraggio di andare a guardare.
Comunque, per farmi perdonare, ecco il nuovo capitolo.
Allora, personalmente non mi convince un granché, non so perché. Forse c’è qualcosa che stona, anche se devo ancora riuscire a capire che cosa.
In ogni caso, mi sono appena resa conto di avere una pericolosa avversione verso le cugine. Si è notato? Non lo so, forse dovrei andare da uno psicologo per risolvere questo problema grave. -.-”
Comunque, tralasciando le mie tare mentali, che ne pensate del capitolo? Se è uscito una schifezza non fatevi problemi a dirmelo, mi raccomando.
Non mi offendo.
E scusatemi ancora per il ritardo nell’aggiornamento.
Ora, volevo ringraziare tutte le ragazze che hanno commentato lo scorso capitolo (scusate se non ho risposto, tra l’altro) e anche tutte coloro che hanno aggiunto la storia tra le bla/bla/bla e a chi legge soltanto!
Vi adoro,
Fede.
 
P.s. Se qualcuno volesse, su Twitter sono @FTheOnlyWay
   
 
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