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Autore: phoenix_esmeralda    28/08/2012    4 recensioni
“ - “Bella mascherata” – mi dice lui, ricambiando la mia occhiata con un’altra occhiata ironica rivolta al mio aspetto. Il suo sorriso sarcastico sembra sottolineare la sobrietà del mio abbigliamento e la severità della crocchia in cui ho racchiuso i miei riccioli dorati. – “Suppongo che la tua padrona si sia fatta trarre in inganno!”
Stringo le palpebre e mi mordo un labbro per trattenere la rabbia. Mi sta insultando come se non fosse lui quello colto in fallo e incatenato a un muro.
- “Ti consiglio di moderare la lingua Terence! Io e te abbiamo un conto in sospeso!”
Quarta classificata al contest "Un giorno lo incontrerai" di Medusa Noir.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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4

 

 

Inghiotto il dolore come un boccone fastidioso.

Eccoci qui ora, due nemici in lotta pieni di ferite. Ci siamo fatti del male, non ci fidiamo l’uno dell’altra. Perché?

- Se non altro alla fine sei stato buttato fuori da quella casa – dico – Anche sei hai confessato chi ero, ti sei dovuto cercare comunque un nuovo posto!

Magra consolazione. Gli accosto il bastone al fianco e i suoi muscoli si contraggono immediatamente.

- Cosa... stai dicendo? – sibila lui, stringendo i denti – Me ne sono andato... di mia volontà. Non... ho... mai detto ai padroni... – gli scappa un gemito, ma soffoca i successivi – Non ho mai detto chi eri! – termina, con uno sforzo di volontà.

- Bugiardo, ti ho sentito con le mie orecchie! Mi hai denunciata al cocchiere!

- A Cardy? – dice sorpreso. Il suo corpo tenta di dimenarsi, ma le catene lo costringono a restare quasi immobile.

- Cardy o in qualunque modo si chiamasse quell’uomo! Potevi risparmiarti le frustate! Potevi risparmiarti anche quella notte con me, se dovevi finire per tradirmi il mattino dopo!

Stacco il bastone dal fianco e lo appoggio appena sopra l’ombelico facendolo scivolare lentamente sulla pelle, su, lungo il torace, verso i capezzoli.

Lui geme, i suoi muscoli cercano di ritrarsi sotto il mio tocco.

- Ti ho sentito con le mie orecchie Terence! Vuoi sapere le tue esatte parole? Perché non lo ho mai scordate sai? Puoi tenertela se vuoi, è solo una ladruncola che ho trovato ferita in giardino! Aveva rubato i gioielli della padrona e me la sono portata in casa per pietà! Vale a malapena una buona scopata!

Ripetere quelle parole mi ferisce come allora, come se non fossero trascorsi tre anni.

- Sai cosa vorrei fare ora? Torturare ogni centimetro del corpo che allora ho amato! Vorrei riprendermi quello che ti ho dato Terence! Ogni grammo di fiducia, di trasporto, di sentimento!

- Non fare la vittima! – ringhia lui, rabbrividendo di dolore – Di quale sentimento stai parlando? Sei venuta a letto con me per ripagarmi di averti aiutata, come un cane cui dovevi una ricompensa! Non farmi credere ora che ci fosse... quel che non c’era.

Gli sfugge un gemito doloroso e getto a terra con furia il bastone. L’ametista ha lasciato lunghe strisce rosse sul suo corpo e l’ha privato di buona parte delle sue energie.

Appoggio le mani al muro, ai due lati del suo viso. Ora sono davvero furibonda.

- Come osi? – sibilo – Da che ci siamo rivisti non fai che accusarmi di essere una sgualdrina! Come osi?

- È quello che sei! Mi dici di averti tradita con il cocchiere? Io?  Cardy mi stava raccontando di tutte le volte che eri stata con lui alle mie spalle! Mentre mi preparavi i pasti e mi facevi gli occhi dolci, scopavi con lui! Per questo gli ho risposto a quel modo, non ti stavo vendendo! Noi della servitù non ci denunciamo a vicenda ai padroni! Ma già! – aggiunge, in tono velenoso – Tu non lo sai, bambinaia, quanti giorni hai lavorato nella tua vita? Dieci?

Il silenzio cade in mezzo a noi come una coperta pesante.

Sto assimilando il significato delle sue parole. Il processo mi richiede tempo.

Incomprensione.

Confusione.

Dubbio.

Chiarezza.

Incredulità.

All’improvviso ritorno al giorno in cui i padroni ci hanno scoperto, quando siamo stati scortati al loro cospetto. In fila indiana. Il maggiordomo, Terence, io e il cocchiere ultimo, a chiudere la fila.

Cardy che allunga una mano e mi tocca il sedere. Io che mi volto di scatto e gli tiro un ceffone. Terence sente un rumore, si volta verso di me senza comprendere cosa sia accaduto. Io scuoto la testa e gli afferro un gomito, camminandogli appresso. Il cocchiere che sibila alle mie spalle qualcosa che può sembrare una promessa di ritorsione.

Ma chi aveva il tempo di badare a lui?  Stavo andando di fronte ai padroni con il timore di essere scoperta e poi Terence era tornato nel casottino ferito e poi avevamo fatto l’amore... e tutto il resto era stato cancellato.

Ma il cocchiere non aveva cancellato nulla.

Alzo gli occhi verso Terence, incredula e indignata.

- Tu sei veramente stupido – dico – Stupido di uno stupido! Come... come si può essere così... stupidi?

La mia reazione lo prende in contropiede, sul suo viso leggo il disorientamento più completo.

- Sei l’uomo più stupido della terra! – ribadisco – Scopare alle tue spalle? Con il cocchiere? Ma stupido di un uomo, non ti sei reso conto che quando ho fatto l’amore con te ero vergine?

Mentre il silenzio cala ancora una volta su di noi, assisto all’evoluzione delle emozioni che si alternano sul suo volto.  Quello che è accaduto a me cinque minuti fa, ora si ripete in lui.

È costernato di fronte a ciò che ho detto, non capisce. Entra in confusione. Poi inizia a ricordare quella notte... quella notte a cui lui, forse come me, non ha più voluto ripensare per far sì che la cicatrice scomparisse prima.

Ora invece ci si sofferma, ricorda. Capisce.

Mi osserva a occhi sbarrati. I suoi occhi azzurri ora non riflettono più sarcasmo, cattiveria, aggressività, indifferenza.  Solo sgomento.

E io so... lo so perché tutto questo è accaduto.

Perché siamo Alych e nessuno ci aiuta. Abituati a essere soli e rifiutati, a ritrarci dal contatto umano, interpretiamo ciò che accade in base alla legge della paura. Siamo prevenuti e diffidenti. Pensiamo... crediamo... no. Sappiamo che gli altri ci tradiranno, ci venderanno, ci derideranno, ci isoleranno. Terence non ha perso un solo istante a domandarsi se davvero lo stavo prendendo in giro. Io non ho dubitato per un solo secondo in tre anni che mi avesse tradito.

Questo è essere Alych.

Quando la stessa consapevolezza si dipinge sul volto di Terence, entrambi non sappiamo più cosa dire.

Siamo due idioti.

Imbecilli.

Rincretiniti.

Prendo le chiavi che i padroni hanno lasciato su uno sgabello e apro le catene di Terence. Lui cade a terra con un gemito, senza forze.

Avevo pensato di estorcergli l’informazione che mi interessava e poi scappare, ma le cose mi appaiono improvvisamente diverse. Alzo la sottana e sgancio il sacchettino che avevo attaccato al sottogonna. Quando Terence alza la testa, vede nelle mie mani tutti i rubini che ho sottratto nel corso delle settimane alla padrona.

- Tieni.

Lui li prende senza dire nulla, li accosta al suo corpo e si stringe a loro. Posso vedere il sollievo sul suo viso mentre le forze gli tornano poco alla volta. Anche i segni rossastri sul torace si fanno più sbiaditi.

- Mi porterai dagli altri? – dico piano – Tu puoi scegliere di vivere come preferisci, ma io... sono stanca di far finta di essere ciò che non sono!

Seduto ancora a terra, alza il suo sguardo azzurro su di me. Gli leggo una traccia di rimorso sul viso che mi sorprende. Non deve scusarsi, non sono stata migliore di lui.

Accetta la mano che gli porgo e si alza in piedi lentamente.

- Bel bacio, quello di prima – dice con noncuranza – Mai sperimentato bacio e ametista insieme.

- Una combinazione sadomaso – sorrido debolmente, ancora frastornata dal rapido mutare degli eventi.

- L’avevi già provata con qualcun altro? – butta lì, mentre raccoglie la camicia che i padroni avevano gettato in un angolo.

- No. Sai... fare la bambinaia non favorisce gli incontri.

Mi lancia un’occhiata in tralice. Si domanda se le mie parole significhino ciò che pensa.

Ma non credere di averla vinta troppo facilmente Terence, dovrai chiedermelo se vuoi saperlo!

Lui però rinuncia. Raccoglie uno a uno i rubini e me li restituisce. Quelli che aveva rubato a sua volta sono stati ritrovati dai padroni, dunque non ha nient’altro da portare con sé.

Apre cautamente la porta del capanno e sbircia all’esterno. L’alba non è lontana, ma per il momento c’è ancora sufficientemente buio.

- Sarebbe stupido ricominciare da dove ci eravamo interrotti tre anni fa, vero? – gli domando sottovoce, mentre lo seguo all’esterno.

- Estremamente stupido.

Intravvedo un sorrisetto fuggevole nell’oscurità.

- D’altronde dopo tutto questo tempo non proviamo più nulla l’uno per l’altra.

- Proprio nulla.

- E dopo quello che è accaduto, non possiamo più desiderare di stare insieme.

- Io di sicuro non lo desidero.

- Neanch’io.

Scivoliamo attraverso il cortile via, verso i cancelli. Conosciamo entrambi alla perfezione il giardino e ci vuole molto poco per arrivare fino al cancello.

- Vedi di non cadere a terra e spaccarti le ossa – mi suggerisce lui, quando inizio ad arrampicarmi.

- Perché stavolta non mi raccoglieresti.

- No, ti lascerei qui!

Saltiamo entrambi dall’altra parte e ci defiliamo rapidamente per la strada. Terence sta davanti e mi guida, lo seguo ciecamente e mi rendo conto che non mi è balenato neppure per un istante che possa desiderare vendicarsi.

Gli afferro un braccio e lo faccio fermare. Osservo in silenzio i suoi capelli scompigliati, lo sguardo confuso, le spalle ampie.  Anche lui mi ricambia, come se mi osservasse bene per la prima volta da quando ci siamo ritrovati.

Mi alzo sulla punta dei piedi e gli do un bacio leggero, di prova. Lui non si ritrae.

- Posso fidarmi di te? Mi porterai davvero dalla nostra gente?

Sorride. C’è divertimento, non sarcasmo.

- È chiaro che non puoi fidarti.

- Hai ragione. Né tu puoi fidarti di me. Perché io non ti amo.

Lui rimane zitto, mi osserva in silenzio. E io osservo lui, le sue reazioni, i sentimenti che gli scorrono sul viso.

- Già. Neppure io ti amo.

Mi prende per mano e mentre scappiamo via insieme sorridiamo entrambi
  
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