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Autore: solosilenzio    28/08/2012    7 recensioni
Soffrirà un po’, ma gli passerà. Non vuoi che con te sia in pericolo, vero? Quegli alpha non perderebbero nemmeno un attimo per portartelo via e usarlo come esca, lui è la tua debolezza e non puoi proprio permetterti di essere debole: tu sei forte. Capito, Derek? Più forte che mai.
Ecco come cercava di convincersi di aver fatto la cosa giusta, ma più ripeteva tra sé e sé quelle parole, più gli sembravano prive di senso, un po’ come lui, al momento.
Ferirlo non era la soluzione a tutto, eppure era l’unica arma rimasta che gli permettesse di allontanarlo da lui, sebbene fosse l’ultimo dei suoi desideri.
Non era del suo corpo che aveva bisogno, ma di lui, e se ne rendeva conto, pur provando un leggero fastidio alla bocca dello stomaco.
Genere: Angst, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'I'm the one keeping you alive.'
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what's done is done, can't resurrect the setting sun. (2)




Stiles’ pov.

Giurava di averlo visto su quegli scalini quando aveva posteggiato, eppure non era più lì: che lo avesse immaginato? Per quanto lo riguardava era possibile quanto improbabile. Poche falcate e si ritrovò davanti all’uscio di quella catapecchia, il quale non ne voleva sapere di aprirsi e farlo entrare. Un momento: doveva esserci qualcuno a tenerlo così fermo… qualcuno? Perché essere generici quando si è ben consapevoli di cosa si trova dinanzi ai propri occhi? Stiles conosceva benissimo chi si celava dietro quella porta e le parole che ne seguirono lo confermarono. «Apri questa cacchio di porta, subito! So che sei lì, lo so.» si ritrovò ad urlare contro quel legno un po’ marcio, ma nessuna risposta arrivò. Come avrebbe potuto sfondare quella porta se a trattenerla vi era un licantropo con una forza incomparabile alla sua? La risposta era semplice: non sarebbe stato possibile. Allora cosa fare? Lo avrebbe tartassato di domande e insulti, ecco cosa avrebbe fatto. «Sei un coglione, sai di esserlo? Spero di sì, perché altrimenti lo saresti il doppio se tu non ne fossi consapevole. Ti detesto. Oh sì, hai capito perfettamente: ti detesto con tutte le forze che mi ritrovo in questo corpo! Che bisogno c’è di comportarti a questo modo? Dannazione, Derek, so di non essere un passatempo, l’ho sempre saputo e non per qualche strana crisi dovuta ad un’autostima pari alla mia collezione di figure di merda, ma perché sei stato tu stesso a dimostrarmelo. Forse non ti sei reso conto delle tue azioni, ma io sono andato oltre quelli iridi verdi, non puoi prendermi in giro, non così. Perché ti ostini a voler allontanare tutto e tutti? Hai bisogno di qualcuno che stia al tuo fianco ed io sono qui per questo, perché non ho creduto nemmeno ad una singola sillaba di quanto mi hai detto ieri sera. Volevi ferirmi? Ci sei riuscito, ma non così tanto come speravi. Io ti conosco, Derek, ti conosco e non me ne andrò finché non mi darai la possibilità di dimostrartelo.» si dovette interrompere perché aveva riconosciuto qualcosa di salato farsi strada sul suo viso; qualcosa che, un po’ infastidito, spazzò via con un rapido gesto. «So che anche tu provi qualcosa per me.» mormorò poi, forse più a sé stesso che all’altro. «Sì, se è questo che ti stai chiedendo, provo qualcosa per te. Purtroppo, aggiungerei. Ora, non prenderla a male, ma la mia è davvero una sfortuna colossale. Basta essere onesti con sé stessi: non siamo di certo in pochi in questo fottuto universo, dico bene? Lydia ha passato gran parte della sua vita ad ignorarmi, quando ero ancora convinto di essere attratto dal sesso femminile e poi, per colpa di un bas- cioè, di un essere uman- no, nemmeno questo, vabbè - diciamocelo pure francamente - per colpa tua non solo scopro di essere gay, ma di essere attratto da una persona egoista come poche. Non puoi negarlo, sei solamente un egoista. Ed io un cretino, ma poco importa. Credo tu abbia potuto constatare dalla mia parlantina che sono un tantino nervoso, ma proprio non riesco a smettere, perché… non so il perché, sono nervoso e basta. Non so da dove cominciare, sto anche morendo dal freddo e avresti anche potuto farmi entrare. Apri questa porta?! Non ti imploro perché ho ancora una reputazione da mantenere o forse quel che ne resta, adesso che ci penso, ma ripeto: poco importa. Credimi, sono poche ossa le mie, ma so usarle bene, potrei anche sal-» non riuscì a completare il suo scarso tentativo di intimargli timore, perché adesso due occhi quasi rossi lo fissavano arrabbiato, mentre una mano bloccava le sue parole.

***


Derek’s pov.

«Cosa diavolo ci fai tu qui?» sputò il secondo dopo. Quel ragazzino non poteva stargli vicino, non più. Non era un egoista, se così fosse lo avrebbe tenuto con sé, non curante della sua fine; invece aveva fatto il contrario: aveva cercato di allontanarlo per permettergli di stare al sicuro, lontano da lui e dalla sua natura; lontano da una prospettiva di morte precoce. «Devi lasciarmi in pace.» quasi ringhiò, non permettendo all’altro di pronunciare neanche una singola parola in risposta. «Non capisci che è tutto inutile? Sono un licantropo che potrebbe sbranarti da un momento all’altro e, a dirla tutta, un intero branco è pronto a fare lo stesso solamente perché mi sei vicino, sai cosa significa? Che la tua vita è più in pericolo di quanto tu creda, quindi ti sto solamente facendo un favore, credimi. Adesso vai.» Derek fa per dirigersi dentro, ma una leggera pressione al polso lo costringe a voltarsi, poi delle labbra che conosce ormai alla perfezione incontrano le sue. È un bacio triste il loro, intriso di consapevolezza forse, ma è un bacio come pochi. Stiles lo lascia andare delicatamente, come se fosse lui il fragile dei due e «Lo hai fatto per proteggermi.» dice. Non è una domanda dalla quale cerca chiarimenti, è una constatazione la sua. «Non puoi dirmi che non valgo nulla per te, non puoi, non adesso.» mormora e lo sta implorando, di non lasciarlo solo, di non abbandonarlo a sé stesso, di non porre fine a quello che è nato tra di loro. Ma «Non posso, mi spiace.» trova la forza di rispondergli e lo lascia lì, in preda ai singhiozzi, inerme come mai, chiudendo poi la porta alle sue spalle. Sente un forte dolore all’altezza del petto, come se quella visione glielo avesse straziato, ma non può fare altrimenti, ne è consapevole: vuole che Stiles sia il sicuro e così lo sarà. Lontano da lui, lontano dal suo cuore, ma al sicuro.







disenchanted_ corner: io avevo avvisato che era angst, eh, quindi non uccidetemi adesso. ;_;
i mean, già mi sento in colpa di mio, non peggiorate la situazione *le tirano i pomodori e si fa da parte*
okay, voi recensite comunque, insultatemi pure, just kidding. ♥
ricordo che - in caso vogliate seguirmi insultarmi su twitter - il mio account è questo: @lovelesstear. (i follow back.)
detto questo, vi lascio in pace. lol

   
 
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