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Autore: __Snow    28/08/2012    1 recensioni
E' il desiderio di viaggiare che ci ha spinto a farlo, è la voglia di sentirsi liberi, di rompere legami che stanno stretti e di crearne altri. Il bisogno di avventura e di amore, di provare cose nuove. Mentre ero seduta sul pavimento del JFK di New York ho dovuto prendere una decisione istintiva, ma non la rimpiango; ho ben altre cose da rimpiangere, ho ben altri rimorsi che mi divorano mentre mi lascio vivere dalla vita. Ma, prima o poi, tutti devono fare i conti con i propri 'conti in sospeso' e cercare di scrivere il proprio finale; forse, però, è meglio che i conti li faccia poi.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                             Capitolo 1

                                                                                             Barcellona, prima parte.


Barcelona-it was the first time that we met.
Barcelona-how can i forget
the moment that you stepped into the room
you took my breath away.

-The Queen.


*ruba un piccolo spazio*
vorrei ringraziare chi ha dedicato e chi dedicherà del tempo a leggere questi due capitoli *prepara i biscotti* la storia sta entrando nel vivo, spero che vi piaccia (?) rinnovo l'invito a lasciare un commento, una critica, qualsiasi cosa; non mordo :3


Se sti stronzi mi hanno perso la valigia giuro che metto in piedi un casino che nemmeno si immaginano.” disse stizzita Gemma, al pensiero che tutti i suoi preziosi e amati vestiti fossero finiti in chissà quale città per errore.
Rilassati, mi stai facendo salire l'ansia.” sospirai, accendendo il mio htc e trovando ben sette chiamate perse, tutte di mia mamma, ovviamente.
È facile fare progetti, è facile iniziarli, le difficoltà iniziano con il portarli avanti. La prima difficoltà per me era informare la mia famiglia di questa scelta; non sono mai stata brava con le parole, ma in quel momento dovevo cercare di esserlo, quella telefonata sarebbe stata decisiva, decisiva per me, per il rapporto con la mia famiglia, per il progetto.

Se la mia valigia dovesse apparire, prendimela.” dissi alla mia migliore amica prima di allontanarmi.
Presi un profondo respiro, nella mia mente continuavo a ripetermi che in fondo era solo una telefonata, composi il numero, mia mamma rispose dopo pochi squilli: “Rebecca!”.
L'unica cosa che mi uscì fu: “Mamma.”.
Avevamo un rapporto strano, non era la mia confidente, lei mi tartassava di domande, lei diceva di volere il meglio per me, ma in quel modo non aveva fatto altro che allontanarmi.

Dove siete?” mi domandò, in apprensione.
Sorrisi tra me e me: “A Barcellona.”.

Cosa?” urlò.
Adesso o mai più.

Sì. Non ti preoccupare, ho i vestiti, ho il mio bancomat, ho Gemma, ce la caveremo. Ho anche dei programmi quasi definiti, dammi qualche mese e torno a casa ok?” sputai tutto d'un fiato.
Quello che sentii fu solo silenzio. Riattaccai, mi appoggiai ad un muro e tirai un sospiro di sollievo. Mi sentivo libera, mi sentivo come un marionetta a cui avevano appena tagliato i fili, non riuscivo a smettere di sorridere.

Sei determinata, ragazza.” disse con accento spagnolo una voce che proveniva dalla mia sinistra.
Mi girai di scatto e tutto si fermò.
Gli avrei dato vent'anni, capelli neri, corti e lucidi, ma che gli ricadevano ribelli sulla fronte, occhi scuri, pelle abbronzata, lineamenti marcati e un accenno di barba non fatta; portava un paio di jeans chiari e una t shirt bianca con una fotografia di James Dean stampata sul davanti, era magro, ma allenato e, sì, era uno di quei ragazzi che avrei giudicato 'attraenti' alla prima occhiata.

A volte devi esserlo.” risposi.
Sorrise: “Come mai da queste parti, straniera?”.

Come mai parli italiano, ragazzo catalano indubbiamente attraente?” ribattei.
Si avvicinò a me: “Mio padre vive a Roma. Posso sapere il tuo nome, ragazza italiana indubbiamente attraente?”.

Rebecca.” dissi, secca.
Mi prese la mano e la baciò: “Encantado, Marc.”
Avete presente quando sentite le ginocchia cedervi? Lo charme di quel ragazzo era qualcosa di pazzesco, non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso, i giorni a Barcellona promettevano bene, anzi, benissimo.
Scossi la testa ridendo: “Voi spagnoli siete sempre tutti uguali, subito a provarci.”.
Alzò un sopracciglio sorridendo: “Ci posso provare stasera se vuoi, alle undici, davanti all'Hard Rock Cafè.”.

Perchè no?!” dissi, più a me stessa che a lui.
Ci conto, Rebecca!” mi urlò mentre mi allontanavo.
Porta un amico per la mia amica!” gli urlai a mia volta.
Mi guardai in giro per qualche minuto prima di trovare Gemma appoggiata alla sua valigia, mentre teneva la mia e si guardava intorno con aria irritata, togliendosi dal viso un ciuffo dei suoi lunghi e capelli castani che formavano sempre perfetti boccoli.

Gemma!” esclamai, correndo da lei.
Dove cazzo eri?” chiese con aria interrogativa.
Sorrisi: “Stasera davanti all'Hard Rock Cafè alle undici.”.

Con chi?” sembrava sospettosa.
Sorrisi maliziosamente: “Un certo Marc, un grandissimo figo, e un suo amico.”.
Sospirò: “Sai che non ti dirò di no.”.

Il tutto sta cominciando bene direi.” considerai, sorridendo.
Magari se ci trovassimo un bed and breakfast dove stare sarebbe anche meglio, prima di pensare ai catalani!” esclamò.
Accettai e ci decidemmo a chiamare un taxi, avevo tante cose in testa, innanzitutto la mia famiglia, potevo far finta di fregarmene quando volevo, però una parte di me desiderava ardentemente che non mi odiassero, poi Marc, non ho mai creduto nel colpo di fulmine, ma non riuscivo a trovare altre spiegazioni in quel momento, pensavo anche a quello che stavo facendo, insomma, non era la cosa giusta, era solo quello che mi sentivo di fare. In diciotto anni e mezzo di vita non avevo mai dato grossi problemi alla mia famiglia, tendevo a fare le cose di nascosto, diciamo che questo era il primo grande problema che i miei avrebbero dovuto affrontare con me, anche se, in cuor mio, intuivo già come sarebbe andata a finire: i miei avrebbero tagliato tutti i ponti con me, figlia ingrata, dopotutto loro volevano una famiglia perfetta, dopotutto mia mamma, neurochirurgo di successo, e mio papà, avvocato dello stesso calibro, piuttosto che dire la verità su quello che stavo facendo, si sarebbero inventati che ero all'estero a studiare, ero più che sicura di averli delusi, ma non mi importava più di tanto.
Quel pomeriggio andò a finire che trovammo un bed and breakfast abbastanza economico e non troppo lontano dalle Ramblas, cenammo con metà pizza vegetariana a testa, ci preparammo e prendemmo la metro.
Mentre stavo salendo le scale della fermata, mi specchiai nello schermo del mio cellulare, i miei lisci capelli castano chiaro non erano mai stati così lunghi, mi ero truccata gli occhi con tonalità scure e non mi preoccupai se il mio vestito a motivi scozzesi verde e blu era troppo corto.
Non ci impiegammo molto a raggiungere l'Hard Rock, notai subito Marc, così dissi a Gemma, che indossava un tubino bianco con i bordi rossi: “Quello con la maglietta blu e i jeans bianchi è Marc, il riccio è l'amico, giù le mani da Marc.”.
Rise: “A me l'amico va più che bene, al solo pensiero di lui che parla spagnolo mi viene da contorcermi.”.
Scossi la testa: “Sei una cretina!”.
Attraversammo la strada e li raggiungemmo, salutai Marc: “Ciao straniero.”.
Mi squadrò: “Ciao bellezza, lui è Carlos, il mio migliore amico.”.
Mi presentai, dopodiché dissi: “Lei è Gemma, la mia migliore amica.”.

Ciao.” disse lei sorridendo raggiante stringendo la mano ai due ragazzi, già avevo capito che Carlos le piaceva; me lo sentivo che Barcellona non sarebbe stata male come inizio.
Bene, quali sono i programmi per la serata?” chiesi, curiosa.
Marc mi sfiorò la mano: “Prima di tutto, come ti ho detto all'aeroporto, io ci devo provare con te, nel frattempo vi possiamo portare per locali.”.
Ci guardarono aspettando una risposta, Gemma annuì: “Va benissimo!”.

Ok, allora andiamo.” disse Carlos.
Mentre ci incamminavamo, Marc si avvicinò a me, mi soffiò all'orecchio: “Ti va bene il programma di stasera?”.

Perché non dovrebbe andarmi bene?” risposi.
Mi lasciò un bacio appena sotto l'orecchio, prima di sussurrare: “Perché non sarai capace di resistermi.”.

"Sei troppo sicuro di te, bello." lo informai.
Scoppiò a ridere: "Cosa devo fare per farti impazzire? Portarti in spiaggia a guardare le stelle? Lo farò!".
Alzai un sopracciglio: "Per chi mi hai presa? Per la principessa delle favole? Portami in una libreria che sa di vecchio, portami al Camp Nou, portami a fare le foto a Montjuic, portami in un negozio di dischi, portami...".
Mi interruppe: "Allora cominciamo, molliamo Carlos e Gemma e andiamocene a Montjuic, non ti farò scappare, straniera che ama il calcio, i libri e la fotografia esattamente come me.".

  
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