Storie originali > Favola
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Autore: Beauty    28/08/2012    9 recensioni
Nel mondo delle favole, tutto ha sempre seguito un preciso ordine. I buoni vincono, i cattivi perdono, e tutti, alla fine, hanno il loro lieto fine. Ma le cose stanno per cambiare.
Quando un brutale omicidio sconvolge l'ordine del Regno delle Favole, governato dalla perfida Regina Cattiva, ad indagare viene chiamato, dalla vita reale, il capitano Hadleigh, e con lui giungono le sue figlie, Anya ed Elizabeth. Attraverso le fiabe che noi tutti conosciamo, "Cenerentola", "Biancaneve", "La Bella e la Bestia"..., le due ragazze si ritroveranno ad affrontare una realtà senza più regole e ordine, in cui niente è come sembra e anche le favole più belle possono trasformarsi nel peggiore degli incubi...
Inizia così un viaggio che le porterà a scoprire loro stesse e il Vero Amore, sulle tracce della leggendaria "Pietra del Male" che, se nelle mani sbagliate, può avere conseguenze devastanti...
Il lieto fine sarà ancora possibile? Riusciranno Anya ed Elizabeth, e gli altri personaggi delle favole, ad avere il loro "e vissero per sempre felici e contenti"?
Genere: Dark, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La sala del trono era tanto ampia quanto cupa e oscura. Il pavimento era di marmo scuro e lucido, e le alte colonne che costeggiavano le pareti erano nere e recavano scolpite statue e immagini di scheletri con le bocche spalancate in urla mute, le cui sagome erano rese ancora più tetre dalla flebile luce delle candele accese. Le finestre che si alzavano dal pavimento fino al soffitto erano oscurate da tendaggi grigi, mentre in fondo alla sala, il trono reale sorgeva in cima ad una scalinata.

La Regina, il cui abito rosso sangue spiccava in mezzo a tutta quell’oscurità, osservò compiaciuta le due guardie in armature ed elmi neri ai suoi lati, stringendo con le unghie laccate i braccioli del trono, alle cui estremità erano scolpiti dei teschi. Il palazzo era molto cambiato da quando aveva spodestato il padre di Biancaneve. Prima era un castello luminoso e allegro, pieno di vita; ora, invece, era più consono ai suoi gusti.

La Regina gettò un’occhiata ad un uomo vestito di nero in piedi poco distante da lei; era un giovane sui trent’anni, con i capelli castani e mossi e gli occhi azzurri come il cielo invernale, e il lungo mantello scuro ne slanciava ancora di più la figura alta e muscolosa.

- Primo Ministro - disse la Regina, e la sua voce riecheggiò sulle pareti. Il giovane si voltò immediatamente nel sentirsi chiamare.

- Potete farlo entrare…- disse la Regina, con un sorriso maligno.

Il Primo Ministro non si scompose, e fece un cenno a due guardie poste alla sua sinistra. Immediatamente, quelle scomparvero dietro una porticina, per poi riapparire pochi secondi dopo, trascinando un uomo incatenato. Gli occhi gelidi del Primo Ministro squadrarono con una sola occhiata l’intera figura dell’uomo: aveva all’incirca quarant’anni, il volto ricoperto dalla barba leggera era segnato da diversi graffi ancora freschi e sanguinanti, e così anche le mani callose. Indossava una vecchia casacca marrone con le maniche bianche svasate, strappata in più punti e chiazzata di terra e sangue, e dei pantaloni più scuri e stivali di pelle. Era certamente un uomo abituato a stare all’aperto, probabilmente un contadino…o un cacciatore.

La Regina puntò i propri occhi verdi in quelli castani dell’uomo, sorridendo compiaciuta nel vederli arrossati di pianto.

- Mi congratulo con te, Cacciatore. - disse la Regina, accarezzandosi con le mani i capelli corvini lunghi fino alle reni. - Hai portato a termine egregiamente il tuo compito.

- Strega!- urlò il Cacciatore, di nuovo prossimo alle lacrime, scattando in avanti e tentando di liberarsi dalle catene trattenute strettamente dalle guardie.- Voi…voi siete una strega maledetta…!

- Suvvia, non esageriamo…- ghignò la Regina, accomodandosi meglio sul trono.- Sai bene che non è così…Non sono stata io ad uccidere Cappuccetto Rosso e sua nonna.

Gli occhi del Cacciatore si riempirono di lacrime, e piegò la testa in avanti, iniziando a singhiozzare.

- Io non volevo…- soffiò fra le lacrime.- Non volevo…non volevo ucciderle…Io le conoscevo…gli volevo bene…- digrignò i denti, tornando a guardare furiosamente la Regina.- E’ colpa vostra!- ringhiò.- E’ colpa vostra se sono morte…è colpa vostra, se sono diventato un mostro…!

La Regina ghignò nuovamente, soddisfatta; il Primo Ministro le lanciò un’occhiata, senza lasciar trasparire alcuna emozione.

- Asciuga le tue lacrime, Cacciatore - la Regina si alzò in piedi, iniziando a scendere gli scalini con un gran fruscio di gonne.- Il tuo dovere non è ancora terminato…- s’inginocchiò di fronte al Cacciatore, prendendogli il mento con una mano e costringendolo a guardarla negli occhi.- Cappuccetto Rosso e sua nonna erano solo le prime - sibilò.- Altri moriranno, molte altre saranno le vittime. Il lieto fine sparirà da questo mondo, e l’Oscurità avrà il sopravvento. E i Grimm risorgeranno!

Il Cacciatore gemette, girando lo sguardo in direzione di una delle finestre. Attraverso le tende semi accostate s’intravedeva uno spicchio di cielo scuro. Le nuvole che lo oscuravano si diradarono lentamente, scoprendo una luminosa luna piena.

 

***

 

Elizabeth si rialzò da terra, aggiustandosi gli occhiali sul naso e puntando lo sguardo in direzione di sua sorella, che continuava a guardarsi intorno a bocca aperta e con lo sguardo da pesce lesso.

- Come sarebbe a dire che non sai dove siamo?- mormorò, troppo incredula per pensare alcunché.

- Te lo giuro, Liz, non ne ho idea…

- Ma come siamo arrivate qui? Insomma, l’hai visto anche tu, no?- Elizabeth stava cominciando a chiedersi se quella non fosse soltanto un’allucinazione.- Il muro che si apriva, la luce, il vortice…e ora, questo!

- Aspetta, aspetta, fammi ragionare…- soffiò Anya.- Sono sicura che c’è una spiegazione razionale…

- Razionale?! Cavolo, Anya, siamo appena state inghiottite da un muro!- gridò Elizabeth, in preda all’esasperazione.

- Accidenti, Liz, vuoi stare zitta?!- sbottò la sorella.- Cerchiamo di ragionare: abbiamo visto entrare papà in quella stanza, giusto?

- No, tu l’hai visto entrare.

- Fa lo stesso! Quello che voglio dire è: papà dovrà pur essere qui da qualche parte, no? Sono sicura che lui saprà darci una spiegazione…Dobbiamo trovarlo.

- D’accordo. E da dove cominciamo?- fece Elizabeth, senza curarsi di nascondere un’aria scettica.

- Ehm…ecco, vediamo…

Elizabeth si guardò intorno. Era un ambiente naturale assolutamente immacolato, sembrava che nessuno ci mettesse piede da anni, eppure aveva tutta l’aria di un giardino. L’erba era curata come quella di Central Park, ma i fiori crescevano dovunque senza una regola, le margherite si mischiavano alle viole, i gigli con le campanule e così via. Per non parlare degli alberi: per quanto si sforzasse, Elizabeth non riusciva a vedere oltre i primi dieci o venti centimetri. La foresta si faceva sempre più fitta e buia man mano che si andava avanti, tanto da rendere impossibile la visuale.

Anya sembrava ancora intenta a pensare qualcosa per risolvere la situazione, ma a Elizabeth non pareva che la sorella fosse a buon punto, con le sue macchinazioni, anzi. Gettò distrattamente un’occhiata all’erba; un secondo dopo, le sue labbra erano incurvate in un sorriso.

- Ehi, Anya…

- Che c’è?

- Guarda qui…

Anya si sporse per vedere meglio. Se l’erba all’inizio le era parsa perfetta e senza alcuna traccia di passaggio umano o animale, ora qua e là si distinguevano diverse impronte di scarpe, segno inequivocabile che, non molto tempo prima, doveva essere passato qualcuno, da lì. Le impronte si dirigevano tutte verso una collinetta poco distante.

- Mi sa che siamo sulla buona strada…- mormorò Elizabeth, iniziando a seguire le tracce.

- Ehi! No, Liz, aspetta!- gridò Anya, andandole dietro di corsa.- Che fai? Non sappiamo di chi sono, per quel che ne sappiamo potrebbe anche esserci un maniaco, qui…

- Che palle! Quanto la fai lunga!

- Oh, scusa, scusami tanto se mi preoccupo per la tua incolumità!

- Hai un’idea migliore?- Elizabeth non attese risposta, e prese a salire la collinetta.

Anya sbuffò, arrancando dietro alla sorella, con il cappotto che la impacciava e i capelli che iniziavano a sfuggirle dallo chignon. Elizabeth giunse per prima in cima alla collinetta; sembrava che fossero capitate in un luogo in cui gli alberi non erano cresciuti, si disse. Oltre la collinetta c’era un’altra radura, dove, Elizabeth vide, un gruppo di persone, una decina di uomini, era riunita intorno ad un telo bianco steso sull’erba.

La ragazza sentì gli sbuffi di sua sorella raggiungerla alle spalle, e si voltò a guardare una stravolta Anya.

- Credo di aver trovato papà…

 

***

 

Hadleigh fissava il telo bianco sotto cui, lo sapeva, giaceva il corpo di Cappuccetto Rosso. Non l’aveva ancora vista, e sinceramente avrebbe anche preferito non farlo. Poco più distante, alcuni poliziotti, cappeggiati da Jones, si stavano occupando di portare al di fuori della sua casupola il cadavere della nonna. Era stato il primo che aveva visto: l’assassino doveva averla colta di sorpresa, perché quand’era stata uccisa era ancora a letto, con le coperte tirate fino al petto. Lo sterno era stato sventrato, e gli occhi sbarrati attraverso le lenti degli occhiali quasi scomparivano in quel lago di sangue che era il volto, imbrattando anche i capelli grigi, la camicia da notte e le coperte, e perfino l’uncinetto a cui la donna stava lavorando.

Hadleigh non ci aveva messo molto a capire la dinamica dell’omicidio. Chi aveva ucciso Cappuccetto Rosso e sua nonna aveva prima colto di sorpresa quest’ultima nella propria casa: la porta era sfondata. Aveva ucciso la nonna, quindi era passato alla nipote. Molto probabilmente Cappuccetto Rosso doveva essere arrivata quando la nonna era già morta. Aveva visto la porta sfondata, era entrata e aveva trovato il cadavere e l’assassino ad attenderla. Doveva aver cercato di scappare, ma l’omicida l’aveva inseguita e raggiunta, e aveva terminato il lavoro.

I problemi che restavano erano due: chi era stato e perché. Crawford sosteneva si trattasse del Lupo Cattivo, e in effetti le ferite erano animalesche, ma Hadleigh era rimasto parecchio sorpreso dal modus operandi. Benché i graffi fossero stati indubbiamente causati da artigli e i morsi da zanne aguzze, il duplice omicidio aveva un che di metodico. E questo presupponeva un intervento umano. Era come se l’assassino avesse atteso pazientemente le sue vittime, e non se ne fosse andato finché non era stato sicuro di averle uccise. E poi, restava sempre la questione del perché. Erano state uccise una ragazzina e una donna anziana, e tutto questo perché? Se anche Crawford avesse avuto ragione e fosse stato il Lupo Cattivo l’assassino, perché avrebbe dovuto farlo? Perché avrebbe dovuto infrangere l’ordine delle cose, un ordine che esisteva da sempre? Che motivo avrebbe avuto, per giustificare tanta ferocia?

- Che ne pensa, capitano?- la voce di Crawford lo riportò bruscamente alla realtà.

- Le ho già esposto la mia teoria, procuratore…- rispose Hadleigh, pacato.- A mio parere, non si tratta di semplice furia animalesca.

- Quindi, lei esclude che si tratti del Lupo Cattivo?

- Non ho detto questo. Può anche darsi che si tratti del Lupo Cattivo, è una possibilità da tenere in conto, ma non sarei troppo affrettato nel trarre delle conclusioni. Non sembra un omicidio casuale. Cappuccetto Rosso e la nonna sono state uccise per un motivo. E poi, signore, se posso permettermi…- Hadleigh si schiarì la voce. - Se anche il Lupo Cattivo avesse deciso di fare uno strappo alla regola, il Cacciatore avrebbe dovuto fermarlo, se la memoria non m’inganna. Dov’è il Cacciatore?

Crawford aprì la bocca per rispondere, ma delle esclamazioni di orrore e dei mormorii nervosi alle sue spalle glielo impedirono. Lui e il capitano si voltarono all’unisono, solo per vedere gli altri poliziotti che osservavano la barella su cui, coperto da un altro telo bianco, giaceva la nonna. Tutti stavano indietreggiando lentamente; Hadleigh notò l’espressione d’incredulità e disgusto sul volto grasso di Jones. Il telo bianco, prima chiazzato di sangue, era ora ricoperto di macchie nere. Un liquido dello stesso colore aveva cominciato a sfuggire da sotto la stoffa, imbrattando l’erba verde. In poco tempo, tutta la barella venne tinta di nero, e la sagoma prima chiaramente distinguibile della nonna scomparve sotto il telo.

Hadleigh distolse velocemente lo sguardo; quasi automaticamente, afferrò un lembo del telo sotto cui giaceva Cappuccetto Rosso e lo scostò bruscamente. In un attimo, anche il corpo dilaniato e gli occhi sbarrati e senza vita della ragazzina vennero sostituiti da liquido nero. In pochi istanti, di Cappuccetto Rosso non rimase altro che la mantella chiazzata di sangue e nero.

- Ma che diavolo è?- sibilò Crawford, mentre Hadleigh s’inginocchiava sull’erba. Il capitano intinse cautamente l’indice e il medio nel liquido nero, quindi sollevò lentamente la mano di fronte ai propri occhi.

Era inchiostro.

- Che ci fanno loro due qui?!- il capitano sobbalzò, sentendo l’urlo irritato di Crawford. Scattò in piedi, e subito i suoi occhi increduli incrociarono quelli stupefatti e scioccati delle sue figlie.

- Anya…Elizabeth…- boccheggiò, sentendosi la gola secca.- Che…che ci fate qui?

- Papà…- riuscì a mormorare Elizabeth, mentre i suoi occhi dardeggiavano dal padre alla pozza d’inchiostro ai suoi piedi. Anya non parlava, sembrava quasi in stato catatonico.

- Come avete fatto ad arrivare qui?- chiese Hadleigh.

- Noi…noi ti stavamo seguendo e…e…il muro…

- Questa volta ha veramente passato il segno, capitano!- sbraitò Crawford.- Si rende conto di che cos’ha fatto?

- Non le ho portate io qui, signore, loro…

- Che posto è questo?- sbottò Anya.

Hadleigh ed Elizabeth la guardarono.

- Che posto è questo?- ripeté Anya.

- Questo è…è…è il Regno delle Favole…- ammise Hadleigh, chinando il capo.

Le due ragazze ammutolirono per diversi secondi. Fu Elizabeth per prima a trovare il coraggio di parlare.

- Il Regno delle Favole?- ripeté, perplessa.

- Sì…vedete, ragazze, io…- iniziò Hadleigh.

- Capitano! E’ impazzito, forse?!- urlò Crawford.

Hadleigh si voltò verso di lui.

- Ormai sono qui, è giusto che sappiano!

Tornò a rivolgersi alle figlie.

- Vedete ragazze, io…io lavoro qui…

- Ma tu sei un poliziotto!- fece Anya.

- Sì, ma…ecco…io lavoro in un dipartimento molto speciale…- spiegò Hadleigh, parlando come se ogni parola fosse frutto di una grande fatica.- E’ un dipartimento che si occupa delle favole. Il mio compito è quello di mantenere l’ordine nel mondo delle fiabe e…

- Basta!- sbottò Anya.- Basta, finiscila di dire queste fesserie!

- So che può sembrare assurdo, Anya, ma ti prego…

- Basta, ho detto!- strillò la ragazza, portandosi le mani al capo. - Regno delle Favole? Mantenere l’ordine? Ma che cosa devo…

- Anya…- mormorò Elizabeth.

- Questa te la potevi anche risparmiare, papà!- ringhiò la ragazza.- Per chi ci hai preso? Per due stupide? Cosa credi, che io sia tanto scema da credere a queste puttanate?

- Non usare quel tono con me!- urlò Hadleigh.

- E tu piantala con queste stronzate!- strillò Anya di rimando, voltandogli le spalle.- Basta, io voglio tornare a casa!

- Su questo sono d’accordo - fece Crawford, cupo.- Signorine, per favore: entrate nella foresta, alla vostra destra. Dopo qualche metro troverete una parete di mattoni, toccatela e lei farà il resto.

- Bene!

Anya non aggiunse altro, e si voltò iniziando a marciare nella direzione indicata dal procuratore. Elizabeth rivolse un ultimo sguardo al padre, prima di rincorrere la sorella. Hadleigh fece per seguirle, ma Crawford lo trattenne per la giacca.

- Lei non va da nessuna parte, capitano!

- Voglio solo accompagnarle…- Hadleigh fece per liberarsi dalla presa, ma il procuratore lo trattenne, rabbioso.

- Riceverà un’ammonizione per questo, capitano - ringhiò.- Che cosa le è saltato in mente, si può sapere? Ha idea di quello che ha combinato? Non le è bastato quello che è successo l’ultima volta?

Hadleigh gli rivolse un’occhiata rabbiosa, quindi si divincolò con furia.

- Certo che m’è bastato!- urlò. - Non me lo sono mai perdonato, e lei lo sa bene! Non ho idea di come diavolo abbiano fatto le mie figlie ad arrivare qui, ma di certo non ce le ho portate io!

Hadleigh inspirò a fondo, voltandosi a guardare la foresta dove le due ragazze erano appena sparite.

- Non ripeterò il mio sbaglio. Non stavolta.

 

***

 

Elizabeth faceva una fatica d’inferno a stare dietro a sua sorella, che continuava ad avanzare a passo di marcia in mezzo alla foresta, apparentemente incurante sia delle radici e delle pietre che le ostacolavano il cammino, sia di lei. Elizabeth continuava ad incespicare in sassi appuntiti e sporgenti, in radici che fuoriuscivano dal terreno, in rovi appuntiti. Si guardò intorno: sembrava quasi che l’atmosfera fosse cambiata, rispetto a prima. Ora l’erba non era più verde e brillante, non c’erano fiori, ma solo erbacce scure e piante rampicanti, e gli alberi avevano i tronchi così nodosi da sembrare facce demoniache.

Anya continuava ad avanzare; pareva furiosa.

- Anya!- chiamò Elizabeth.- Anya, aspetta!

La ragazza non rispose, ma Elizabeth la sentì borbottare fra i denti.

- Regno delle Favole…Dipartimento speciale…idiozie, solo idiozie!

- Perché dici che sono idiozie?- gridò Elizabeth.

- Oh, andiamo, Liz, non mi dirai che credi a queste…

- Perché papà avrebbe dovuto mentire, scusa?

- Non lo so, ma di certo poteva inventarsi una balla decente! Regno delle Favole, ma fammi il piacere!

- Ma forse non ha detto una bugia!

Elizabeth non sapeva perché, ma in qualche modo si sentiva propensa a credere a suo padre. Erano successe troppe cose strane, nelle ultime ore: prima quel passaggio nel muro, poi la foresta…quello che avevano visto…

- Forse papà ha detto la verità!- gridò.- Forse questo è davvero il Regno delle Favole! Quella ragazzina, Anya…hai visto la sua mantella?

- Senti, Liz, ficcatelo bene in testa: io non credo nelle favole!- ringhiò Anya, voltandosi a guardarla per un attimo.- E ora andiamo, voglio tornare a casa…

- Ma…

Elizabeth inciampò all’improvviso in qualcosa che sporgeva dal terreno, forse una radice o una pietra; la ragazza cadde a terra in avanti, con un tonfo. Gli occhiali le scivolarono dal naso, finendo a diversi metri di distanza. Elizabeth udì un rumore che non le piacque per niente, il rumore di un vetro che si rompeva.

In un attimo, tutto intorno divenne nebbia.

Anya si fermò, voltandosi verso sua sorella. Le corse incontro, afferrandole un braccio per aiutarla a rialzarsi.

- Liz!- chiamò.- Liz, ti sei fatta male?

Elizabeth mugolò. Non vedeva niente, ma sentiva i palmi delle mani bruciare, probabilmente doveva essersi graffiata, pensò. Ma quello che le premeva di più, in quel momento, era recuperare un minimo di vista.

- Gli occhiali…- biascicò in risposta.

Anya iniziò a guardarsi intorno, alla ricerca degli occhiali della sorella, la cui montatura vide luccicare poco distante. Li raccolse: la montatura era tutta storta e ammaccata; una lente non c’era più, mentre l’altra presentava una grossa crepa.

- Oh, Dio…- gemette Anya, esaminandoli.- Liz, credo proprio che…

Elizabeth si alzò a fatica, senza ascoltare la sorella. Mise le mani avanti, nel tentativo di orientarsi nella nebbia. Cavolo, non vedeva niente!

D’un tratto, quasi senza che se ne accorgesse, la vista iniziò a farsi meno confusa, divenendo lentamente più chiara e nitida, fino a che Elizabeth non fu in grado di mettere a fuoco tutto quanto le stava intorno.

La ragazza boccheggiò; era incredibile, sua sorella aveva in mano gli occhiali rotti, eppure lei vedeva lo stesso! Vedeva tutto, gli alberi, l’erba, Anya, proprio come se avesse avuto gli occhiali…ma non li aveva.

- Liz…- mormorò Anya.- Liz, stai bene?

- Anya…- boccheggiò Elizabeth.- Anya, io ci vedo…

- Che?

- Ci vedo.

- Ma come…come…- boccheggiò la ragazza, stralunata.

- Non lo so, ma ci vedo!- ripeté Elizabeth.- Te lo giuro, vedo tutto quanto, esattamente come se avessi addosso gli occhiali!

- Ma…ma non è possibile…non è…

Anya non riusciva a capacitarsi; continuava a guardare ora la sorella ora gli occhiali, esterrefatta. Non ricordava di aver mai visto Elizabeth senza occhiali; sua sorella li portava fin da quando era piccolissima, le avevano diagnosticato una forma di astigmatismo molto simile alla cecità, senza quelli era impossibile che vedesse!

Le due sorelle si guardarono negli occhi, senza sapere cosa pensare.

- Ammettilo, Anya…- mormorò alla fine Elizabeth.- Qui sta succedendo qualcosa di strano…

La ragazza aprì la bocca per replicare, quando d’un tratto le nuvole si diradarono e la luce della luna si riverberò su di loro.

Poco distante, dal buio della foresta, spuntarono due grandi occhi gialli.

 

Angolo Autrice: Eccomi qui! Stranamente non ho nulla da dire su questo capitolo…Dunque, le due ragazze ora sanno di trovarsi in un mondo diverso dal loro, ma Anya riuscirà a vincere il suo scetticismo? E di chi sono i due occhi gialli? Cosa ha in mente la Regina? E qual è l’errore compiuto da Hadleigh in passato? Chi ha ucciso Cappuccetto Rosso e sua nonna, e perché? Che altro succederà nel mondo delle favole?

Tutto questo lo scopriremo nei capitoli che verranno :).

Ringrazio tutti coloro che leggono, in particolare Daniawen per aver aggiunto questa ff alle seguite, alle preferite e per aver recensito, IwillBeThere per averla aggiunta alle seguite e per aver recensito, cola23 e Samirina per averla aggiunta alle preferite, e Raffy240, Imalonewolf e Sylphs per aver recensito.

Al prossimo capitolo, ciao :).

  
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