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Autore: _joy    29/08/2012    3 recensioni
Mika è una strega, frequenta Hogwarts, è in Serpeverde, è una Black. Le parole che la definiscono potrebbero essere: stirpe, orgoglio, purezza di sangue, amicizia, lealtà. Una principessa del mondo magico che sa benissimo di esserlo. Almeno finché le sue certezze non subiscono una brusca scossa in un pomeriggio di sole, quando incontra un ragazzo bello e affascinante ma, ahinoi, babbano: Ben Barnes
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Di magia e di babbani'
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Dopo tre giorni di questa vita, penso che potrei tranquillamente sparire dal radar sociale, non tornare più a Hogwarts e persino accettare di mangiare gli hot-dog con le mani.
Ne sto addentando uno proprio ora, perché Ben ne aveva una voglia disperata, così abbiamo fatto una puntatina al Paiolo Magico e, di lì, nel mondo babbano.
Vedo Ben sorridermi dolcemente.
«Pasticciona»
Allunga una mano sul mio mento e la ritrae sporca di salsa.
Io arrossisco subito.
«Oh…scusa! Non sono abituata al cibo babbano…»
«Niente. Dovrai abituarti» mi strizza l’occhio «Non sei un po’ curiosa di vedere il mio mondo?»
Mi prende completamente alla sprovvista.
«Eh…sì, certo!»
Ehm.
Non sono sicura di averlo proprio convinto, perché mi lancia un’occhiata strana.
Ma francamente non me l’aspettavo.
Cosa c’è da vedere nel mondo babbano, di bello?
Ben lascia cadere il discorso e mi prende per mano.
Facciamo una passeggiata nei dintorni del Paiolo Magico.
Bello.
Molto…ehm…suggestivo.
Babbanico, direi.
Al diavolo.
Non sono preparata.
Devo chiedere a Mindy di farmi un ripasso veloce.
 
Va bene, ammetto che non conosco la Londra babbana.
I miei la hanno sempre considerata incivile e pericolosa e non mi ci hanno mai mandata. Però una volta ho visto lo zoo, con Mindy e Claire.
Sarà pur qualcosa, no?
Lo accenno a Ben, con nochalance.
Lui mi racconta di quando ci andava con i suoi genitori, da piccolino.
«Quando non eri ancora nata» mi stuzzica.
«Vecchietto» gli rispondo io.
Stiamo ridendo e ci stiamo spingendo scherzosamente quando lui si sporge per darmi un bacio sulle labbra.
Ehm.
Quando ci stacchiamo lo guardo trasognata.
E sbatto contro qualcosa.
«Ahi!»
Ben mi acchiappa al volo, prima che io finisca stesa per terra.
Mi raddrizzo e vedo una ragazza che ci fissa con gli occhi sgranati.
«Oh-mamma-mia» scandisce lei «Ma tu sei Ben Barnes!»
I suoi occhi guizzano su di me.
«Non posso crederci! Sei il mio attore preferito! Ho visto i film di Narnia almeno un milione di volte! Mi fai l’autografo?»
Ben annuisce e sorride educatamente, mentre le firma un foglio.
La ragazza riprende a fissarmi e io cerco di restare impassibile, anche se le insegnerei volentieri le buone maniere.
 
Tipo: non ci si mangia Ben con gli occhi, non te l’ha insegnato la mamma?
 
Quando Ben le porge il foglio lei gli sorride melensa e gli chiede una foto.
Ben annuisce e la ragazza mi tende una  cosa  rosa.
«Scusa, puoi scattarcela tu?»
Io annaspo, in preda al panico.
Che cosa?
Ma cos’è?
Ben capisce in una frazione di secondo e interviene.
«Oh, bella. È il modello nuovo? Come funziona? Volevo prenderne una anch’io…»
La tizia mi strappa l’oggetto di mano e inizia a far vedere a Ben, eccitatissima, le “innovazioni di questa macchina compatta digitale” (eh?!).
È così presa che non si rende conto che a lui non importa niente e che difficilmente si comprerebbe una cosa così rosa, qualunque cosa sia.
Ben mi lancia un’occhiata divertita, di nascosto.
«Ok, grazie. Quindi si scatta schiacciando qui, giusto?»
Mi lancia di nuovo un’occhiata, stavolta di ammonimento.
Faccio un impercettibile cenno con il capo.
Ok, Mika. Cosa ci vorrà mai?
Sarai capace di usare questa…cosa, per fare quella…cosa che vuole la babbana.
Mha.
Proviamo.
Prendo la macchina e schiaccio.
«Fatto»
Alzo gli occhi e vedo Ben che sta chiaramente cercando di non scoppiare a ridere.
La tizia mi guarda esterrefatta.
«Ehm, se magari ci lasci il tempo di metterci in posa…»  mi dice, gelida.
Ah, già.
«Ok, scusa, stavo facendo una prova»  rispondo, sostenuta.
Si mettono in posa e lei si butta addosso a Ben, stringendolo con tutte e due le braccia.
Io abbasso le mani, socciata, mentre lui si irrigidisce e cerca di allontanare il viso il più possibile in modo educato.
Ma quella gli si attacca ancora di più e lo stringe come se fosse suo.
Ora le faccio una fattura.
Non faccio in tempo a pensarlo che Ben mi alza le sopracciglia verso di me.
«Dai, Mika»  mi esorta.
Schiaccio di nuovo e tendo l’oggetto alla tizia.
Non facciamo in tempo a muovere un passo che quella dice:
«È tutta sfocata!»
Gira la macchina verso di noi e io vedo una massa informe e colorata.
Queste sono le foto dei babbani?
Ma dove sarebbe Ben?
Poi mi accorgo che la tipa mi guarda con aria di accusa.
Ferma un signore per strada e gli chiede se può fare lui la foto.
E si riabbarbica a Ben, tutta felice.
E poi osa anche chiederne un’altra, di foto.
Sto ribollendo.
Quando finalmente mette via la macchinetta, Ben la saluta ma lei lo ferma.
«È la tua ragazza?»
Indica me.
Io trattengo il fiato.
Ben le fa un sorriso educato ma freddo.
«Scusami, ma non parlo mai della mia vita privata»
«Sì, ma…» insiste quella.
«Scusa, ma ora dobbiamo proprio andare»
Ben mi mette una mano sulla schiena e mi invita con delicatezza a muovermi, ma io resto gelata dall’occhiata di puro odio che la tizia mi rivolge.
 
Quando giriamo l’angolo, Ben si volta per assicurarsi che non ci stia seguendo, poi mi dice:
«Mi sa che devi imparare a fare le fotografie»
«Perché ti aspetti che questa sia la prassi?»
Lui sospira.
«Bè, veramente non mi va di esporti a domande imbarazzanti e alla curiosità delle persone…però andare in giro con te mi piace, e tanto»
Mi fa un sorriso dolce, che io ricambio, incantata.
E, disinvolta, colgo la palla al balzo.
«Forse dovremmo limitarci al mondo magico…sai, giusto per evitare che io affatturi qualche fan troppo zelante che ti mette le mani addosso…»
Non sorride come mi aspettavo.
«Ma nel mondo magico rischiamo di incontrare qualcuno che conosce te, e non sarebbe peggio? Se non altro, tu non corri pericolo…»
«A parte il fatto che quella ragazza voleva il mio scalpo, dici?»
Lui sorride distrattamente, ma sembra pensieroso.
Facciamo un altro giro per tornare al Paiolo Magico e Ben, all’improvviso, mi dice:
«A te non importa nulla di vedere il mio mondo»
E lo dice come un’affermazione secca.
Mi metto subito sulla difensiva.
«Ben, no, non è vero. È solo che…»
Che?
Pensa, Mika.
«Che non lo conosco, che per me è tutto nuovo…»
«Ma pensa quanto sono nuove per me, le cose!»
«Ma tu sei così entusiasta, così curioso! Io sono disincantata…»
«Disincantata?» ripete lui, incredulo «Ma se sei una bimba!»
«Ben!»  sono infastidita «Insomma, ma ti pare che devi tirare fuori la questione dell’età ogni momento?»
«Ma è vero! Come fai a essere disincantata? Insomma, guardaci: io ho girato il mondo e tu no. Io ho molti più anni e, si suppone, una certa esperienza in più. Eppure, io sembro un bambino e tu un’adulta fredda e composta»
«Non sono fredda!»  rispondo, risentita.
«Non sei fredda con me»  ribatte «Ma ti geli ogni volta che provo a parlarti del mio mondo, di quello che faccio, di me»
«Mi piace un sacco quando mi parli di te!»
Lui sospira.
«Ma io sono tutto questo, Mika. Questo mondo è una parte di me»
Assimilo la frase, in silenzio.
Lo so che è vero.
E a me va benissimo.
Tutto ciò che è Ben mi va benissimo.
Non so spiegare questa reticenza assurda per il suo universo.
Forse ho paura che mi coinvolga troppo, che mi piaccia come ho scoperto che mi piace lui.
Insomma, è tutto quello che mi hanno educata a guardare da lontano.
Se provo a dirglielo, però, lui ci resterà male.
«Ben»  tento di portarla sul piano della ragionevolezza «È tutto nuovo, così nuovo per me. Abbi pazienza…»
Lui si acciglia, però si lascia abbracciare.
Lo stringo alla vita e poso la testa sul suo petto.
Sento che mi accarezza i capelli.
«Magari pretendo troppo, e troppo presto» mormora.
Con il viso affondato nel suo cappotto, penso alla nostra situazione.
Una vocina, nella mia testa, dice che non posso pensare che vivremo così per sempre, lontani da tutto e da tutti.
Come se fossimo in una bolla, solo nostra.
Però, testardamente, voglio rimandare il più possibile qualsiasi motivo di discussione tra noi.
 
Quando raggiungiamo le ragazze e Rob, la piccola tensione tra noi sembra svanita. Passiamo all’Emporio del Gufo, perché Claire vuole comprarsi una civetta, in quanto quella di famiglia ultimamente è poco affidabile con la posta.
«Oh, wow! Ma guarda questi!» esclama Robert, osservando dei topi magici che fanno acrobazie.
Io arriccio il naso.
Mi fanno schifo i topi.
Quando li usiamo a scuola per me è una tortura.
E c’è persino chi ha un topo come animale da compagnia!
Non a caso, io ho Miele.
Mi metto a osservare una tartaruga con il guscio fatto di pietre preziose.
Ben mi viene vicino e mi prende la mano.
«Ma…povera! Cosa hanno fatto a questa tartaruga?»
«Niente» gli sorrido «È di una specie rara, nascono così. Solo che ve le teniamo nascoste…ci pensi, che effetto farebbero sui babbani?»
Lui sembra pensarci su, ma quando apre bocca quello che dice non c’entra nulla con la tartaruga.
«Devi per forza dirlo…così?»
Resto spiazzata.
«Cosa?»
«Babbani. Lo dici come se fosse…non so, con…distacco»
Ops.
«Non direi con distacco…» cerco di prendere tempo.
«No, infatti. Direi con superiorità»
Lo dice in tono controllato, ma è chiaro quello che pensa.
Apro la bocca per negare, ma mi fermo in tempo.
Perché so, nel profondo, che ha ragione.
Non che io mi senta superiore ai babbani, è solo che…non so, l’abitudine.
Sono due mondi diversi e io sono stata educata a considerarli diversi.
Ma, ora che lo guardo, capisco quanto questo suoni classista e ingiusto.
Perché è ovvio che noi maghi sottintendiamo un giudizio di valore.
Mi sento superiore a Ben?
Assolutamente no.
E sono sincera.
«Ben, scusami» gli stringo forte la mano, pregando che capisca «Capisco che non ci sono scusanti, ma è…un’abitudine. Un vecchio pregiudizio. Mi hanno insegnato a distinguere maghi e babbani da sempre. Scusami, non volevo offenderti. E non volevo sottintendere che i maghi sono migliori. È solo che non sono abituata a dire “le persone che non hanno poteri magici”…ho sempre detto “babbani”. Scusa. Ti prego, non sei tu, davvero»
«È solo che sembra così dispregiativo…»
Capisco che ci è rimasto davvero male.
Non mi stupisce, se ripenso al tono con cui lo chiamavo “babbano” quando ci siamo conosciuti.
Accidenti a me.
Gli prendo il viso tra le mani.
«Ben, io non potrei mai disprezzarti!»
«È solo che…capisco quante cose noi ignoriamo e quanto vi sembriamo sciocchi, ma…»
«Non è vero» mi affretto a dire «Voi sapete…altre cose»
«Che le tartarughe hanno un guscio fatto di scaglie?» sorride, triste «Ma ora scopro che non è vero. E penso che magari ogni certezza che ho nella vita è destinata a essere smontata da quello che sto imparando ora»
Sgrano gli occhi, allarmata.
Questo discorso sta assumendo proporzioni gigantesche.
«Ben…»
«Alla fine, forse capisco perché vi nascondete. È…troppo. Semplicemente troppo»
«Ci nascondiamo perché la magia non deve rappresentare la soluzione facile a ogni problema. E se voi sapeste di noi, allora…» bisbiglio.
«Buffo, perché a me fa solo paura»
Sbianco.
«Anche…io?»
«Cosa?»
«Anche io ti faccio paura?»
Mi abbraccia subito.
«Ma no, tu no, piccola. Ma, a volte…a volte mi fermo e penso a quanto siamo diversi. A quanto sono diversi i nostri mondi e non so se…»
La voce sfuma e io mi irrigidisco all’istante.
Se…?
Se cosa?
Se vuole stare con me?
Oh, no.
No, farò qualunque cosa.
Studierò Babbanologia, imparerò ogni singolo dettaglio sul suo mondo, ci passerò le vacanze se serve.
Ma io non voglio perderlo.
«Ben» mi allarmo «Ma cosa dici? Che non vuoi…stare con me?»
Lui esita. Poi mi trascina fuori dal negozio, per strada.
«Sto dicendo, Mika, che non sono sicuro che tu voglia stare con me»
«Cosa? Ma è una follia! Certo che voglio!»
«Sicura? Perché io intendo stare con me davvero»
Lo fisso, confusa.
«Ma io intendo la stessa cosa!»
Lui inspira a fondo.
«Mika, ascoltami. Ti conosco da pochissimo. Sei più piccola di me, le nostre vite non potrebbero essere più diverse. Sei una strega. E dire che io ho sempre pensato di essere la parte problematica, in una coppia, per via del lavoro che faccio, degli impegni che ho e dei viaggi continui. Si vede che dovevo incontrarti per cambiare idea»
Mi prende il viso tra le mani e mi guarda negli occhi.
«E malgrado questo, mi piaci da morire. Mi piace stare con te e mi piace quella che sei. Sono pronto ad accettare la magia, il tuo mondo, qualunque cosa. Ma ne vale la pena solo se per te è lo stesso»
 
Sono paralizzata dall’emozione.
Non ho mai, mai provato nulla di simile.
Un’emozione, una gioia così grande.
È come se non potessi contenerla tutta.
Pensavo di essere emozionata la prima volta che Blaise mi ha detto che mi amava, ma…
Ripenso a tutte le volte che gli ho detto “Ti amo”.
Non era che una pallida sensazione, rispetto ad ora.
Buffo.
Ma non voglio pensare a Blaise.
L’ho relegato in un angolo della mia mente, anche se so che prima o poi dovrò farci i conti.
Ma non ora.
«Anche tu mi piaci da morire»
Mi protendo per dargli un bacio, ma lui resta immobile.
«E ti va bene tutto di me? Il mio mondo, la mia vita, la mia famiglia? Perché per stare con me, Mika, non devi  tollerarli. Non dico nemmeno che devi amarli, ma certo non puoi trovarli insopportabili. Come possiamo stare insieme se tu non sopporti nemmeno di venire a mangiare un hot-dog, o se sussulti appena io propongo di conoscere i tuoi o di venire tu da me? Come facciamo? Un rapporto vero non può prescindere da queste cose»
«Invece bastiamo io e te!»
I suoi occhi spettacolari diventano tristi.
«Quindi se ti dico che questo mondo non mi piace, tu verresti con me nel mio?»
Esito.
«Se ti dicessi che passerò cinque mesi dall’altra parte del mondo, mentre tu sei a scuola, cosa mi diresti?»
Resto ancora in silenzio.
Ben allunga una mano a sfiorarmi il viso.
«Mi dispiace. E non sai quanto…»
«Non è vero» la voce mi esce strozzata «Invece non te ne frega proprio niente. Bè, sai cosa ti dico? Vaffanculo! Di tutte le bugie, le stupidaggini che ho mai sentito…»
Mi sembra che mi manchi l’aria.
Due secondi fa era tutto perfetto e ora…
Ma com’è possibile?
Che storia è?
È una scusa  mi dico, rabbiosa, cercando di soffocare la vocina che, dentro di me, dice che lui ha in parte ragione.
Che io sono una persona egoista e capricciosa e che lui è molto più generoso di me, ha voglia di rendermi felice e per accontentarmi è disposto a fare più di quanto farei io.
Gli leggo negli occhi che soffre.
 
Ma non voglio crederci.
 
«Mika, ti prego…»
«No. Se fossi davvero un uomo, come dici di essere, sapresti combattere per me. Sei un bugiardo. Ti sei divertito abbastanza in questi giorni?»
«Mika, lo sai che non è vero…»
«Invece non lo so» dico, inflessibile «Non so chi sei e non dovevo fidarmi di te, altro che farti venire a casa mia e dormire nel mio letto! O avere compassione di te a Hogsmeade, se per questo. Dovevo lasciarti lì, a morire di freddo!»
Ben si arrabbia.
E una parte di me ne gode.
Voglio ferirlo e farlo stare male come mi sento io, ora.
«Ah sì? Bene, ragazzina, immagino che dovresti stare con i bambini della tua età e non con me, almeno finché non impari a comportarti…»
Lo schiaffo che gli stampo in viso gli arrossa immediatamente la guancia, ma lui non si muove di un millimetro.
Eppure so che gliel’ho dato forte.
I suoi occhi si incupiscono.
Io sono fuori di me.
Sono furiosa.
E ne sono quasi contenta.
Perché se mi metto a piangere ora, davvero non me lo perdonerò mai.
«Adesso trova la strada di casa da solo, babbano, se sei tanto bravo»
Gli rivolgo un ultimo sguardo di disprezzo e poi me ne vado, lasciandolo in mezzo alla strada.
 
*
 
Sepolta nel divano, in camera mia, sento suonare il campanello di casa.
Finalmente.
Finalmente sono tornati.
Ora vediamo.
Vediamo se viene a chiedermi scusa e cosa pensa di dire per placarmi.
Perché sono furiosa.
Più penso alla nostra conversazione e più sono furiosa.
Abby ha ricevuto chiari ordini di fare entrare tutti tranne Ben.
Vediamo ora che fa lui.
 
Aspetto un po’, ma non sento nulla.
Poi, improvvisamente, sento bussare alla mia porta.
Non rispondo, ma sono tesa come una corda di violino.
«Mika, sono io. Posso entrare?»
Claire?
Uffa, al momento ho voglia di vedere solo una persona.
E coprirla di insulti e poi baciarla fino a domani mattina, e oltre.
Ma cosa posso dire?
Magari c’è anche lui.
«Entra, Claire»
Ma lei è sola.
E ha un’aria che non mi piace affatto.
«Cos’hai combinato?» esordisce.
«Io?» ribatto, offesa.
Lei si siede accanto a me.
«Mika, Ben se n’è andato»
Scatto a sedere.
«Cosa? Come? Quando?»
Claire sospira.
«Siamo usciti dall’Emporio e lui era lì, appoggiato al muro, con un visino tutto triste. Poi gli abbiamo chiesto dov’eri e lui ha risposto che avevate discusso e che andava a casa. Solo che voleva salutarci. Robert ha cercato di convincerlo, di parlargli, ma è stato irremovibile. Ma sembrava così triste…Mika, senti, che cavolo succede? Non pensavo che l’avrei mai detto, ma Ben e Rob mi piacciono molto. E se tu non vedi la fortuna che hai nell’avere lui invece che Blaise…»
Si interrompe bruscamente quando scoppio a piangere a dirotto.
«Mika!»
«Oh, Claire» singhiozzo «Mi ha detto delle cose… e a me lui piace così tanto…ma io non riesco…»
«Tesoro, calma: non ci capisco niente!»
Claire mi abbraccia forte.
Tra le lacrime, le racconto la conversazione di oggi.
Alla fine, quando sono venuti fuori fino all’ultima parola, dubbio e lacrima, lei si appoggia contro lo schienale del divano e riflette per un attimo.
«Ha ragione Ben» mi dice poi «Sei sicura di essere pronta per questa storia?»
Altre lacrime sgorgano subito.
«Ascolta, Mika. Non può piacerti solo perché è bello. Lui  non è  Blaise. È un uomo. E se decidi di stare con lui, allora devi stare davvero con lui. E accettare e amare tutto di lui»
Mi soffio il naso.
«Perché continui a nominarmi Blaise? E perché pensi che io non accetti Ben? Lo so che è un babbano! Credi che mi importi?»
«Prima risposta: perché sono sicura che tu a Blaise vuoi bene ma non ne sei innamorata e stai con lui perché è molto glamour. Seconda risposta: me la devi dare tu»
Resto di sasso.
«Se paragoni Blaise e Ben, non penso tu possa dire che ti piacciono allo stesso modo, giusto?»
Scuoto la testa.
A Blaise voglio bene.
Blaise c’è da sempre.
Alle feste, ai compleanni, a Natale.
Ma, alla fin fine, non fa molta differenza se c’è o no, come questi giorni hanno dimostrato.
Invece Ben…Ben è tutto quello che non ho mai pensato che avrei voluto.
Ma, ora che l’ho trovato, lo voglio disperatamente.
E non perché è ricco, o importante, o nobile.
E non perché è proibito.
Perché è  lui.
 
Che idiota che sono.
 
«Claire» sussurro «Cosa posso fare? L’ho offeso. Gli ho anche dato uno schiaffo»
«Chiediti se sei pronta ad accettare lui e  le implicazioni di questa storia, tutte. Due mondi diversi. Il biasimo della tua famiglia, perché sai che ci sarà. La lontananza, perché noi andiamo ancora a scuola. Le difficoltà. E se lo sei, vai da lui»
«Io?» sono già in panico «E come? Non so dove vive…non ci saprei nemmeno arrivare!»
Claire scuote la testa.
«Vedi che lui ha ragione? Non gli hai nemmeno chiesto dov’è casa sua. E se lui avesse fatto lo stesso con te? Se non avesse mostrato interesse per le cose che fai, che ti piacciono, che per te sono importanti, cosa avresti pensato di lui?»
Ripenso a Ben.
Lo rivedo, nella mia mente, giocare con Miele, dapprima con diffidenza (non è un grande amante degli animali) e poi con gioia, dopo che gli ho detto quanto bene voglio alla mia micina.
Ricordo quando mi ha portata a teatro a vedere un balletto, che lo fa morire di noia ma che io adoro.
E la ciambella che mi ha comprato quando siamo andati al lago a pattinare (malgrado lui sia una schiappa sui pattini) e io morivo di fame.
E la sua presenza e i suoi sorrisi.
L’affetto e la dolcezza.
 
Ora mi faccio una fattura, da sola, stupida idiota babbanofoba che non sono altro.
 
*
 
Ma la notte, mentre mi rigiro insonne nel letto, non riesco a decidermi.
Il pregiudizio è radicato in me.
So che se varco ora questo confine, mi aprirò a un mondo per me sconosciuto.
E alieno.
E lontano.
Come farei a sopportare il biasimo dei miei genitori?
Cosa direi ai miei amici (a parte Mindy e Claire, che vanno in giro con due musi lunghi insopportabili)?
Io ho paura.
Ma perché nessuno lo capisce?
 
*
 
Sono passati due giorni, due giorni infiniti.
Sono a casa, apatica, che fisso il soffitto stesa sul letto.
Non voglio vedere nessuno.
Visto il mio umore nero, le ragazze e Robert se ne sono andati ieri.
Immagino di essere di compagnia quanto la Piovra Gigante.
Blaise è passato, ma Abby non l’ha fatto salire.
Non ho fame, non riesco a dormire.
Abby alterna rimproveri a blandizie.
Io sono indifferente a tutto.
 
*
 
Non so quanto tempo è passato, ma sento bussare delicatamente alla mia porta.
Non mi prendo nemmeno la briga di rispondere.
E poi, sento l’ultima voce che avrei mai pensato di udire qui, ora.
«Signorina Black, non stai dando una bella prova di te»
Normalmente, al suono di questa voce sarei schizzata in piedi.
Invece, ora mi limito a voltare lentamente la testa.
 
Silente torreggia sulla porta e la sua presenza fa sembrare la mia stanza stranamente piccola e insignificante.
Resto sdraiata e ricambio la sua occhiata penetrante con una senza espressione.
Silente è arrabbiato?
Probabile.
Del resto, con Rob e Ben siamo state sconsiderate: li abbiamo portati in giro, abbiamo raccontato loro del nostro mondo…
Me ne importa qualcosa?
A dir la verità, no.
Cosa può fare?
Denunciarmi?
No, è coinvolto anche lui.
Espellermi?
No, si verrebbe comunque a sapere che ha protetto due babbani infiltrati nel nostro mondo.
 
Il mio cervello sembra pensare con lentezza esasperante.
Ho in testa solo Ben.
 
Vedo un movimento dietro Silente; un’ombra che si avvicina.
«Mi sembrava che avessi detto che era un vulcano, Silente»
 
Stavolta sì che mi metto a sedere, di scatto.
Sconvolta.
Perché l’uomo che ha parlato fa qualche passo in avanti e viene illuminato dalla luce del lampadario.
Riconosco quei capelli scuri, quegli occhi che sembrano ardere e quel sorriso sardonico.
Come potrei non riconoscerli?
Non l’ho mai incontrato di persona, ma so perfettamente chi è.
 
Mio zio, Sirius Black.
 
 

 
 
 
 
C’est moi:
Buongiorno a tutti, qualche appunto velocissimo.
Non ero molto contenta dello scorso capitolo, spero di rimediare con questo, che dedico di cuore alla mia Lisbeth17. Avrei voluto postarlo ieri per regalarle un sorriso: scusa stella se ho fatto tardi, sai che sono giornate di fuoco…
Per qualche giorno non potrò aggiornare, perché sarò in trasferta di lavoro: spero passi presto, perché ho la testa molto più qui che sul mio progetto…e ho una Bella che aspetta di andare a un ballo (scusate l’assonanza!) e ormai si sarà anche stancata di aspettare ;)

Se commentate, comunque, non mi offendo J

Baci a tutti!
 
 

   
 
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