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Autore: vale563    29/08/2012    2 recensioni
...La mattina seguente mi svegliai ed ero completamente senza fiato. Feci un sogno strano, ma bellissimo. Sognai un volto, un ragazzo bellissimo, con un sorriso che mi scaldava il cuore, riuscivo a distinguere perfettamente le linee del suo volto e i suoi occhi di un azzurro intenso che mi fissavano come se avessero visto un angelo. Ma l’angelo era lui, ne ero sicura. Ma era solo un sogno …
Se diventasse realtà?
In questa ff Bella è una diciassettenne, matura, responsabile e ... ancora vergine! Ma qualcosa in lei cambierà quando andrà a passare le vacanze estive con suo padre dopo 11 anni a New York e conoscerà Edward, ragazzo molto misterioso e soprattutto bellissimo, è più grande di lei e nasconde un misterioso segreto. Ma tutto ciò non la fermerà. Fino a che non dovrà fare una scelta...
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Volturi | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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La mattina seguente mi svegliai ed ero completamente senza fiato. Feci un sogno strano, ma bellissimo. Sognai un volto, un ragazzo bellissimo, con un sorriso che mi scaldava il cuore, riuscivo a distinguere perfettamente le linee del suo volto e i suoi occhi di un azzurro intenso che mi fissavano come se avessero visto un angelo. Ma l’angelo era lui, ne ero sicura. Ma era solo un sogno …
Comunque sia, mi alzai, mi preparai sia fisicamente che mentalmente a chiamare mia madre per darle spiegazioni e chiederle scusa. Ma mi stupì.
“Scricciolo, tu non hai nessuna colpa, l’hai detto spontaneamente, ed è anche logico perché per te deve essere diventata una cosa normale. Ma tuo padre ha ragione: Non lo è. Ed io ti prometto che non vedrai mai più un uomo girare per casa. Ora scusami, tesoro, ma ho iniziato il mio nuovo lavoro e non vorrei essere licenziata!” Disse. Era diversa, strana. Un lavoro? Da quando lavorava? Cercava di sembrare entusiasta del lavoro ma sapevo che non era così.
“Mamma da quando hai un lavoro?”
“Da oggi, scricciolo. Non posso dipendere economicamente da tuo padre per tutta la vita.” Fece una risata isterica
“Mamma, tu sei un’ottima mamma. Non devi vergognarti di nulla.” Capì che avevo colto nel segno perché la sentì singhiozzare.
Ci salutammo e io mi sentivo peggio di prima.
Accesi il computer, ignorai tutti i messaggi dei miei amici e iniziai a scrivere un e-mail a mia madre. Forse così sarebbe stato più facile farle capire che le volevo bene e che ero fiera di lei, non mi importava dei ragazzi  che portava a casa, avevamo un rapporto troppo aperto, più da amiche, perché si vergognasse di portare a casa qualcuno.  Anzi ero contenta di avere una mamma così giovanile e che era ancora capace di attrarre così tanto gli uomini. Certo non mi faceva piacere che nessuno gli bastasse ma speravo che un giorno trovasse quel quell’uomo che tutte le notti, prima di dormire, mi diceva di sognare.
Finito di scrivere andai in cucina.
Trovai Madison vicino ai fornelli con addosso solo un camicia di mio padre.
Ecco che risaliva l’irritazione. Sentivo i miei capelli che si alzavano, immaginavo di assomigliare a Goku.
Quando mi vide sembrava avesse visto un fantasma.
“Oh, Buongiorno Isabella, scusami per come sono conciata, non sono abituata ad avere qualcun altro in casa oltre tuo padre. Vado a cambiarmi!” Disse, lasciando il caffè sul fornello.
“Non sono abituata ad avere qualcuno in casa oltre tuo padre.”  
Ma sentitela, come se fosse lei la padrona di casa. Mio padre avrebbe potuto cacciarla quando e come voleva.
Tolsi il caffè dal fuoco, mi versai del latte nella tazza e ci aggiunsi il caffè.
“Che sbadata avevo lasciato il caffè sul fuoco, grazie Bella!” Disse, tornando in cucina.
La guarda torva.
“Oh, Isabella.”
Le feci un sorriso, così andava meglio. Mi sentivo un po’ la regina che era tornata al castello e faceva tornare tutto in regola, facendo capire ai servi qual’era il loro ruolo.
“Charlie è a lavoro?” Chiesi.
“Si, credo tornerà verso le sei. Nel frattempo ti va di andare a fare shopping? Ho la giornata libera, e potrei farti vedere tutti i negozietti più carini!”
Magari avrei potuto farle consumare tutta la carta di credito. Non ci pensai un minuto di più.
“Si, certo. Vado a mettermi qualcosa di carino.” Dissi, cercando di imitare la sua voce. Ma dubito che ci fece caso.
Dopo esserci preparate uscimmo e iniziò  davvero a mostrarmi dei negozi carini.
Come promesso, le feci spendere un mucchio di soldi. Era stata lei e dirmi che il denaro non era un problema e ne approfittai.
Mi invitò a prendere una fetta di torta in un bar e accettai.
Ci sedemmo e iniziammo a chiacchierare, in verità lei iniziò a parlare.
“Allora, com’è stare lontano dalla Florida e da tua madre?” Chiese.
“Bene e male.” Risposi fredda.
“Capisco. Spero ti troverai bene anche qui.” Disse sorridendo.
“Se sparissi ogni volta che c’è Charlie, mi troverò sicuramente bene.” Dissi acida.
“Noto una certa antipatica nei mie confronti, Isabella.”
“Oh, allora ce l’hai un cervello.” Dissi sarcastica.
“Ok, allora stammi a sentire. Non lascerò che tu mi insulti più di così. Sono sempre una donna più grande di te, non scordartelo mai! Devi portarmi rispetto solo per questo. Se ti sono antipatica, mi dispiace ma non m’importa. Però se hai deciso di venire qui e sprecare fiato per insultarmi non perdere altro tempo. Piuttosto pensa a Charlie, che sei qui per lui.” Fece una pausa poi continuò, “Isabella, io non sono tua nemica. Non voglio prendermi il tuo posto nel cuore di tuo padre, a stento posso avere un ruolo nella sua vita. Io non ho bisogno di entrare nelle tue grazie per far contento tuo padre, non sono quel tipo di donna e già ne abbiamo discusso io e lui prima che tu arrivassi. Io pensavo potessimo diventare amiche. Ma se un po’ di shopping e quattro chiacchiere per dimostrartelo non ti bastano, credo che da oggi fino alla fine dell’estate possiamo anche solo ignorarci, ma ripeto, voglio rispetto. Come io ho rispettato te fin dall’inizio.” Disse alzandosi, in breve tempo spari.
Le sue parole mi avevano colpito. Sapevo di essere stata stronza, ma essere incalzata così mi faceva rabbia.
Perché aveva ragione. Lo sapevo.
Uscì dal locale anche io e iniziai a camminare non avendo una meta precisa. Imboccai la strada verso casa e mi ricordai del piccolo parco che c’era proprio lì vicino.
Ci andai e mi sedetti su una delle panchine. Come speravo, divenne un rifugio. Si stava bene. Era tutto così calmo.
Dopo circa un’ora arrivò una ragazza che rimase impalata quando mi vide.
“Ciao …” La salutai. Non sapevo che altro dire, era in piedi di fronte a me e mi fissava.
“Ahm, scusami. Ti chiederai perché continuo a fissarti.” Disse, abbassando lo sguardo.
“In effetti, si.” Dissi sorridendo appena.
“Scusami e che … Nessuno a parte me si è mai seduto su quella panchina da quando avevo più o meno 5 anni.”
“Quindi è una specie di tua proprietà?” Dissi scherzando.
“Si, diciamo così.” Ridemmo.
“Ah prego siediti, me ne stavo giusto andando.” Dissi.
“No, figurati. Se vuoi restare resta, spero non ti dispiaccia avere un po’ di compagnia però.” Disse.
“Figurati.” Dissi sorridendo e si mise a sedere al mio fianco.
“Piacere io sono Alice!” Si presentò.
“Piacere, Bella.”
“Bel nome! Sei nuova di qui?”
“Si, sono arrivata qui ieri.”
“Ah, ecco. Sai ho notato che sei nuova, conosco più o meno tutti in questo quartiere.”
“Vivi qui da quando sei piccola?” Chiesi.
“Si, con mio fratello.” Disse e io annuii
“Sono rimasta stupita nel vedere te seduta qui perché come ti dicevo sono l’unica a scegliere questa panchina. Di solito le persone di questo quartiere scelgono una panchina più in vista, magari dove c’è sole. Questa è sempre deserta e da questo lato del parco c’è sempre poca affluenza di persone.  Io invece l’ho scelto da subito, rispecchia un po’ la mia anima. Ci vengo sempre quando ho bisogno di rilassarmi o pensare o anche restare sola. E credo proprio che tu la pensi come me, no?” Disse, aveva un bel sorriso. Uno di quei sorrisi che appartengono solo alle persone che sanno cosa vuol dire soffrire. Aveva la mia stessa età, si vedeva.
“Si, infatti. E’ così. Pensavo potesse essere il mio rifugio per questa estate, ma credo che potremmo condividerlo.” Dissi e ridemmo.
“E dimmi, Bella. Da dove vieni?” Mi chiese.
“Vengo dalla Florida! Lo so, sono al quanto pallida per vivere in una zona piena di sole.”
“Ma figurati, non sei pallida. Con un po’ di trucco saresti perfetta! Hai un bel viso, sono sincera” Si aprii in un altro dei suoi dolci sorrisi. Alice mi stava diventando simpatica. Era anche lei una bella ragazza, aveva dei capelli corti castani, occhi verdi truccati con una matita nera e aveva un po’ di fard sugli zigomi giusto per dare un po’ di colorito al viso.
“Grazie, credo tu sia l’unica a pensarlo.” Dissi arrossendo.
“Ma dai!” Ridemmo.
“Mi è venuta un’idea! Ti va di venire a casa mia questo pomeriggio? Potrei mostrarti qualche cosmetico per dare il colore giusto al tuo viso! Sai, questa è la mia passione. Sogno di diventare una truccatrice eccezionale, una di quelle che trucca le star! Lo so forse ti sembro un po’ banale. Ma è quello che faceva mia madre.” Pronunciando l’ultima frase comparve un velo di tristezza nei suoi occhi.
E quella tristezza che vedevo nei miei ogni volta che i miei genitori si urlavano contro. Così decisi di accettare anche se queste cose non mi piacevano affatto.
“Certo! Perché no.” Dissi sorridendo.
“Bene! Dammi il tuo numero, così più tardi ti chiamo e ci aggiorniamo!” Disse felice. Ero contenta perché ero riuscita a toglierle quella tristezza dagli occhi. Mi sentivo appagata perché sentivo di aver compiuto una buona azione, in quell’istante mi ricordai che ne dovevo compiere un’altra di buona azione. Dovevo chiedere scusa a Madison.
Ci scambiammo i numeri di telefono e tornai a casa con la coda tra le gambe. Non ero brava a chiedere scusa ma da qualche parte dovevo iniziare!
Entrai in casa e la trovai di nuovo ai fornelli. Stava cucinando per entrambe, me ne accorsi da come aveva apparecchiato. Nonostante fossi stata davvero crudele con lei questi primi due giorni aveva ancora la forza di cucinare anche per me.
Mi guardò e mi sorrise: “Ah, ciao. Scusami se ti ho abbandonata al bar. Dovevo sbollire la rabbia.”
“Non ti preoccupare”, dissi. Rimase stupita del mio tono gentile.
“Senti, Madison …” Continuai. “Volevo chiederti scusa. So di essere stata antipatica e anche un po’ stronza. Ma non sapevo come comportarmi. Sei stata inaspettata per me. Tu come la prenderesti se andassi a passare l’estate da tuo padre con la convinzione di restare soli e poi trovassi una donna all’improvviso al suo fianco? Però, prometto che proverò a conoscerti meglio.” Mi fissò commossa. Si asciugò gli occhi e disse: “Un po’ stronza?”
“Stronza!” Dissi,ridemmo e ci abbracciammo.
Si, sarebbe stata una bella estate.
 
 



Note Autrice: Ecco il secondo capitolo della mia seconda storia, protagonisti, ovviamente, sempre Bella e Edward. XD Mi ispirano parecchio, non posso farci nulla.
Spero non vi annoi, fatemi sapere cosa ne pensate! *-*
Baci, vale!

  
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