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Autore: Aitch    29/08/2012    4 recensioni
“Shhh…” mi sussurrò vicino all’orecchio e cominciò a baciarmi il collo. Con le braccia mi aggrappai alla sua schiena, mentre il suo viso si era spostato, le mie labbra danzavano con le sue, la sua lingua, ormai padrona, abbracciava la mia. Sentivo una leggera e piacevole pressione del suo bacino sul mio. In quel preciso istante non ero più Cora, non ero più un essere umano, ero semplicemente un’anima in balia di quell’angelo riccio. Non mi importava della gente che avevamo attorno a noi, forse avrebbero potuto perfino denunciarci. Sicuramente un luogo con così tanti bambini non era adatto per scambiarsi certe effusioni, ma tra le sue braccia nulla aveva più importanza. Il vocio della gente presente era scomparso, così come la musica di sottofondo. Eravamo solo io, lui e i nostri respiri leggermente affannosi. Restammo legati così per molto tempo, anche se sapevo che mai sarebbe stato abbastanza.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Mi manchi Cora...sono ancora le 3 di notte. Ti fidi di me?” quella domanda mi provocò i brividi. Brividi di piacere.
“Si Harry. Si” risposi. Lui mi prese per mano, e uscimmo di casa una seconda volta.
Non avevo la minima idea di dove mi stesse portando. Si avvicinò alla sua macchina parcheggiata in giardino e mi fece salire. Lui tornò in casa e poco dopo uscì con una strana borsa in mano che nascose nel bagagliaio. Senza dire una parola accese il motore, fece manovra e cominciò a guidare. Dopo un quarto d'ora di silenzio gli chiesi,
“Dove mi stai portando?”
“E' una sorpresa...a quest'ora la strada dev'essere libera, in un'ora saremmo arrivati” ripose, incrociando per qualche secondo il mio sguardo un po' spaesato. Sul suo volto si dipinse un sorriso soddisfatto.
Accesi la radio. Firework di Katy Perry. La musica ci teneva compagnia.
Dopo un'ora precisa Harry spense il motore e mi guardò,
“Ci siamo” Il ragazzo sorrideva. Dalla curiosità scesi immediatamente dall'auto per cercare di capire dove il riccio mi avesse portata. Non appena fui fuori dalla macchina, un rumore fin troppo familiare mi colpì,
“Harry, ma questo è il rumore del...” non mi lasciò finire la frase,
“Shhh...avvicinati a me, la sorpresa non è ancora finita” Andai verso il ragazzo che mi coprì gli occhi con una mano, mentre l'altro braccio mi cingeva la vita,
“Ora cerca di camminare seguendo i miei passi, tra 5 minuti ti lascerò libera” mi spiegò. Procedemmo così, per le strade di quella città a me sconosciuta. Improvvisamente feci un passo falso e sprofondai in un terreno più soffice di quello dell'asfalto della strada, ma Harry che aveva imparato a conoscere la mia goffaggine era pronto a sostenermi.
“Ci siamo Cora” mi sussurrò all'orecchio facendomi rabbrividire. Poi si fermò.
“Tutto ok?” chiesi,
“Sei pronta? Tre, due, uno...” il ragazzo lasciò i miei occhi liberi di guardare e osservare qualsiasi cosa mi si trovasse davanti. Non riuscivo a crederci.
“Oh mio Dio Harry!” camminavo avanti e indietro in preda alla felicità,
“E' l'oceano! L'oceano Atlantico! Oh santo cielo è magnifico!” continuavo a ripetere ad alta voce. Forse avrei potuto sembrare ai suoi occhi una bambina che ha appena ricevuto il pony da sempre desiderato, ma bastava poco per sorprendermi, per rendermi felice. Inoltre, ho sempre avuto un debole per il mare. Fin da piccola avevo imparato a riconoscere l'odore del salso e la melodia delle onde che si infrangono sulla riva sabbiosa. Eravamo in spiaggia, e le mie ballerine ormai erano piene di sabbia. Harry sorrideva vedendomi così felice. Poi mi fermai e cominciai a fissare la fonte della maggior parte dei miei ultimi sorrisi: come diavolo faceva ad essere sempre così dannatamente bello? La debole luce della luna e di qualche lampione in lontananza lo illuminava e lo rendeva ancora più perfetto di quanto già non fosse. Volevo le sua labbra. Le desideravo come niente altro al mondo in quel momento.
Harry si accorse che lo stavo fissando.
“Cora, c'è qualcosa che non va?” mi chiese lui sorpreso del mio improvviso cambiamento di comportamento. Non gli risposi, pensai solo a togliermi le ballerine e a camminare decisa verso di lui. Harry mi capì al volo e non appena fummo abbastanza vicini, lui mi cinse i fianchi, tenendoli stretti e vicini alla sua vita, io abbracciai il suo collo con le mani, facendo passare tra le mie dita i suoi ricci, mentre le nostre labbra erano affogate l'una nell'altra. Le nostre lingue giocavano cariche di passione. Dovetti fare uno sforzo enorme per staccarmi da lui, ma fui costretta a farlo visto che voleva dirmi qualcosa,
“Aspettami qui, torno subito” mi sussurrò liberandomi dal suo abbraccio,
“Fai presto” gli dissi guardandolo avviarsi verso la macchina. Nel frattempo osservai. La spiaggia era deserta, l'oceano rumoreggiava tranquillo e una leggera brezza mi intrecciava i capelli. Mi avvicinai alla riva, misi i piedi in acqua. Era della temperatura giusta, dopo tutto, eravamo in piena estate. Percepii alle mie spalle i passi del ragazzo. Mi voltai.
“Ecco qua...” disse Harry sistemando un telo per terra, poi si sedette. Mi unii a lui.
“Anche se stiamo continuando ad evitare il discorso, so bene che prima o poi dovrai tornare in Italia, Cora. Anche se a Settembre tornerai e frequenterai l'università a Londra, i nostri impegni saranno diversi. Io non voglio che tutto quello che abbiamo vissuto venga dimenticato...” lo interruppi,
“Sai benissimo che non dimenticherei mai quello che...” ma lui mi interruppe a sua volta posando delicatamente le sue dita sulle mie labbra che immediatamente si bloccarono,
“Io sono cambiato grazie a te. Anche se lo sciupa femmine che è in me ancora esiste – sorrisi – ho capito che legarsi veramente ad una persona è molto meglio che avere ogni notte una ragazza diversa che vuole Harry Styles, il cantante, il membro dei One Direction. Preferisco di gran lunga una persona sincera che voglia il vero me, Harry Edward Styles. E quella persona sei tu Cora. Non è una proposta di matrimonio la mia – sorrise scherzando – diciamo che è un metodo carino per suggellare qualcosa di nuovo, qualcosa che mi ha rapito il cure e di cui ora non posso più fare a meno” concluse e tirò fuori dalla tasca un sacchettino. Me lo porse. I miei occhi cominciavano a diventare lucidi dalla gioia, dall'incredulità e dall'immenso amore che provavo per quella testa piena di ricci.
“Ecco, prendi...” concluse. Nel sacchettino trovai una catenina con un ciondolo a forma di cuore con al centro incisa una “H”. Era magnifico. Mi asciugai velocemente la lacrima che curiosa era scesa per dare un'occhiata alla collana. Feci per mettermela ma poi mi bloccai e la riposi nel sacchettino di stoffa blu.
“Che c'è, non ti piace?” mi chiese Harry guardandomi preoccupato. Lo baciai, teneramente, cercando di esprimergli tutto il mio affetto, poi gli dissi,
“Lo adoro, ma non voglio rischiare di perderla, dopo la metterò...”
“Perderla?...Dopo?” chiese perplesso,
“Si, dopo. Vieni a fare il bagno con me Harry” la mia non era una domanda.
“Beh, veramente non ci ho pensato, non ho il costume...” in fondo, speravo mi dicesse così, allora mi morsi le labbra, mi avvicinai e gli sussurrai,
“Nemmeno io...” dopo di che mi alzai in piedi e davanti a lui mi tolsi quel vestito blu che avevo indossato per la discoteca. Rimasi qualche secondo così, in biancheria intima, difronte al suo sguardo compiaciuto, poi mi girai e mi avviai verso l'acqua. Di certo Harry non si fece pregare e in pochissimo tempo mi ritrovai tra le sue braccia che mi avevano afferrata, sollevata e accompagnata in mare. Aveva fatto presto a togliersi i pantaloni e la maglietta. Ridemmo come dei bambini, giocammo a schizzarci e ridemmo ancora. Non ho idea di quanto tempo passammo a giocare in acqua, ma ad un tratto ci ritrovammo nuovamente vicini. Le nostre labbra bagnate si sfioravano. Il suo fiato si confondeva con il mio. Poi Harry mi alzò il volto con la mano e senza perdere tempo, cominciò a baciarmi, dapprima dolcemente e forse timidamente, vista la nuova situazione in cui ci trovavamo, ma in ben poco tempo, quel nostro innocuo bacio si trasformò in un intrecciarsi di lingue e di braccia e in un ansimare desiderosi. Improvvisamente, Harry mi prese in braccio, sollevandomi per le cosce, mentre le mie gambe gli cingevano la vita. Dentro di me bruciava un fuoco nuovo, che se fino ad allora avrei potuto paragonare a quello di una candela dallo stoppino infinito, ora non poteva essere altro che un vero e proprio incendio. Ogni minima parte del mio corpo bruciava di passione. Quel fuoco non si sarebbe spento nemmeno a contatto con quell'oceano infinito di molecole d'acqua. Non si sarebbe mai spento. Mai. Improvvisamente capii, e smisi di baciarlo. Lui riaprì gli occhi guardandomi interrogativo. Mi avvicinai e, con un po' di vergogna ma sapendo che era la cosa giusta, gli sussurrai
“Io...io ho bisogno di te...” lui, sorpreso rispose,
“Cora, lo sai che non c'è fretta...” lo baciai delicatamente sulle labbra ancora bagnate e al gusto dell'oceano,
“Lo so...ma io ho bisogno di te, nel vero senso della parola”
Senza esitazioni, tenendomi sollevata mi portò fuori dall'acqua e con delicatezza mi adagiò sul telo che aveva portato. Ci guardammo per qualche secondo negli occhi, io stesa sulla schiena e lui sopra di me. Poi Harry cominciò a baciarmi il collo scendendo fino ad arrivare al mio reggiseno fradicio. Me lo slacciò e accarezzò e baciò dolcemente le mie curve mentre io ero in preda all'estasi più totale. Ero un po' agitata, ma tra le sue braccia mi sentivo al sicuro. Poi con uno sguardo gli feci capire che non sarei tornata indietro, che ero pronta e volevo andare fino in fondo, con lui. Mi accarezzò la vita e mi sfilò anche le mutandine. Poi si tolse i boxer e dopo essersi messo il preservativo, finalmente, lo accolsi dentro di me. Inarcai il collo all'indietro mentre lui continuava a baciarmelo e a muoversi sul mio corpo. Il tutto si svolse con infinita attenzione da parte del riccio che non voleva farmi male, ma quando si accorse che stavo assumendo una certa sicurezza, cominciò a muoversi più velocemente penetrandomi con colpi più decisi. Quell'iniziale dolore si trasformò ben presto in immenso piacere. Era una nuova sensazione, ed era bellissima. E lo era soprattutto perchè lì con me, dentro di me, c'era lui. I nostri respiri si fecero più affannosi, ed entrambi provammo un enorme piacere, non solo fisico ma soprattutto spirituale. I nostri corpi sembravano quasi essere fatti apposta per stare uniti così intimamente. Le gocce di acqua sulla nostra pelle rendevano il tutto ancora più magico, donando ai nostri corpi dei magici riflessi di luce che brillavano sotto la luna. Harry continuò imperterrito la sua danza sul mio corpo, mentre le mie mani accarezzavano le ciocche dei suoi capelli bagnati e le nostre labbra si univano scambiandosi ogni volta una promessa diversa: si promettevano di non dimenticarsi, di non tradirsi, di non lasciarsi, di non smettere di cercarsi. Entrambi ansimavamo dal piacere fino a quando quest'ultimo non fu così immenso da unirci ancora di più in quel folle abbraccio. Non eravamo più Cora e Harry, non più due corpi diversi e distinti l'uno dall'altro, eravamo una cosa sola. Un'unica anima frutto della fusione delle nostre passioni, dei nostri sentimenti, delle nostre timidezze e dei nostri pensieri.
Stremati dal piacere che ci eravamo regalati a vicenda, Harry si lasciò andare stendendosi affianco a me mentre io appoggiavo la testa sul suo petto, proprio come nei migliori film romantici, ascoltando il battito del suo cuore che cominciava a tornare ad un ritmo piuttosto regolare.
“Ti amo Cora...” disse poi il riccio, svegliandomi dalla condizione paradisiaca nella quale ero sprofondata.
“Anch'io ti amo...anch'io” risposi. E ci addormentammo così, coprendo i nostri corpi con un'altra coperta che Harry aveva portato con sé. Tra il rumore del mare e il leggero soffio del vento ci abbandonammo tra le braccia di Morfeo.

La mattina dopo quando aprii gli occhi mi resi conto di essere ancora candidamente nuda. Per fortuna era ancora presto e quella spiaggia non era molto praticata. Mi accorsi che Harry non dormiva più al mio fianco, così, decisi di rivestirmi. Mi sedetti sul telo raccogliendo le gambe per osservare il panorama. Mille pensieri invasero la mia testa in quel momento, ma uno su tutti sembrava dominare: Harry. Non mi importava dell'università, della mia famiglia, di Aurora o degli altri ragazzi. In quel momento no. Dalla felicità avrei potuto toccare il cielo con un dito, e tutto grazie sempre e solo a quel ragazzo dagli occhi color smeraldo.
“Buongiorno tesoro” la sua voce mi riportò alla realtà, e un suo bacio sulla guancia mi fece sorridere. Il ragazzo si sedette vicino a me, porgendomi un caffè e un muffin, presi ad un take away vicino.
“La colazione è servita! Come hai dormito?” mi chiese,
“Il muffin con le scaglie di cioccolato! Ci voleva!” esclamai addentando il dolcetto che Harry mi aveva allungato gentilmente. Poi mi accorsi della sua faccia divertita e ricordai la domanda che mi aveva fatto e risposi sorridendo innocentemente,
“Benissimo...” anche se l'umidità che c'era mi aveva provocato qualche dolore alla schiena, tutto quello che potevo ricordare riguardo alla notte trascorsa con lui mi faceva rispondere nel migliore dei modi. Harry contento della mia risposta mi mise il braccio attorno al collo, costringendomi ad avvicinarmi leggermente verso di lui.
“Qui è stupendo, potrei trasferirmici senza problemi” affermai,
“Già...ho avuto una bella idea vero?”
“Assolutamente, ci voleva...un momento, ma...i ragazzi? Li hai chiamati? Gli hai detto dove siamo? Che stiamo bene? Magari si staranno preoccupando! Soprattutto Zayn, povero. Ieri sera si è sentito tremendamente in colpa per quello che stava per succedere con i tre idioti!” Avrei potuto stare lì con Harry per tutto il resto della vita, ma in fondo non era giusto nei confronti degli altri quattro angeli che avevano contribuito a rendere indimenticabile la mia permanenza a Londra. Notai che il riccio si era messo a ridere.
“Ancora non ti fidi di me? Li ho avvisati ieri sera, mentre recuperavo le coperte”
“Ehm...scusa” e mi diede un altro bacio sulla guancia.
“Zayn l'ho chiamato questa mattina. Si sente ancora un po' in colpa, ma l'ho rassicurato dicendogli che è stata solo colpa di una zucca vuota” mi disse scompigliandomi i capelli, e facendomi ridere.
La giornata era appena cominciata ma entrambi sapevamo che avremmo ben presto dovuto tornare ai nostri impegni: lui a rispondere a qualche domanda di qualche giornalista o conduttore televisivo e io a organizzare la partenza per l'Italia. Mi venivano le fitte allo stomaco solo all'idea, ma sapevo che prima o poi quel giorno sarebbe arrivato. In fondo, i miei genitori erano sicuramente in pensiero, così come Aurora. Era il momento di tornare alla realtà ed entrambi ce ne accorgemmo nel momento in cui Harry lanciò uno sguardo distratto all'orologio. Erano le 9.37 e alle 11.00 i ragazzi avevano un'intervista.
“Dai che dobbiamo andare” lo incitai alzandomi per prima, impegnandomi con tutte le mi forze. Harry mi guardava dal basso e non sembrava intenzionato a muoversi, così gli porsi le mani perchè si aiutasse a tirarsi su: pessima idea. Non appena afferrò i miei polsi, al posto di alzarsi, tirò giù me, prendendomi al volo tra le sue braccia e ridendo come un bambino mi disse,
“Ora non ti lascio più. Sei la mia prigioniera”
“In qualità di vostra umile prigioniera devo ricordarvi i vostri impegni, padrone” scherzai,
“E va bene...hai vinto” mi disse rassegnato aprendo le braccia e lasciandomi alzare. In poco tempo raccogliemmo e sbattemmo le coperte per poi metterci in macchina.
Notai che il ragazzo premeva sull'acceleratore perchè sapeva bene che non avrebbe potuto arrivare tardi all'appuntamento televisivo.
“Chiama Tommo, sarà sicuramente agitato” mi chiese,

*driiin driiin driiin*

“Pronto Harry? Dove diavolo sei?”
“Tommo, calmati sono Cora, stiamo arrivando”
“Cora, tesoro. Quella testa vuota non è mai puntuale e Liam sta per esplodere, sta facendo avanti e indietro per la stanza da un quarto d'ora...Harry ha saltato il trucco quindi non avrà tempo per cambiarsi o sistemarsi...spero tu non l'abbia sciupato troppo” lo sentii ridere dall'altra parte della cornetta mentre le mie guance arrossivano leggermente, per fortuna né Lou nè Harry, che era concentrato a guidare, se ne accorsero,
“Ma no che dici? Comunque di a Liam che può stare calmo, stiamo parcheggiando”
“Grazie al cielo! Dai carotine, muovete le gambine! Oh, ho fatto la rima!” e prima di riattaccare, scoppiò a ridere un'altra volta. Che forte quel ragazzo, come faceva ad avere sempre il sorriso sulle labbra?
“Io ti aspetto qui...” gli dissi quando lo vidi scendere dalla macchina, ma lui fece il giro e spalancò la mia portiera facendomi scendere,
“Ma se ci vedono insieme...” non riuscii a terminare la frase perchè il riccio mi zittii baciandomi,
“E' il modo migliore per farti stare zitta” disse sorridendo e prendendomi la mano. Le nostre dita si intrecciarono e solo dopo qualche passo, i paparazzi vicini all'entrata dello studio cominciarono a scattare una foto dopo l'altra. Si vedeva che Harry era abituato a certe cose, io invece mi muovevo un po' insicura, ma sapevo che finchè la sua mano avrebbe stretto la mia, non avrei avuto nulla da temere, così, sorrisi.
L'intervista si svolse nel migliore dei modi, Liam urlò qualcosa al riccio, il quale si mise a sorridere e con un'amichevole pacca sulla spalla lo rasserenò. Mi permisero di restare ad osservare i ragazzi mentre rispondevano alle numerose domande, fino a quando, rivolsero ad Harry una domanda che mai avrei voluto ascoltare,
“Allora Harry, ti abbiamo visto entrare in studio con una bellissima ragazza, è la tua nuova conquista?” ero imbarazzatissima, ma vidi tranquillità negli occhi del ragazzo quindi cercai di rilassare i nervi e ascoltare la sua risposta,
“E' una persona molto speciale, l'ho conosciuta per caso e tra noi è nato un rapporto unico” disse con naturalezza,
“Quindi possiamo dire che la storia è ufficiale?” Dio ma quanto potevano essere insistenti quei giornalisti?
“Questo è un segreto” ammise Harry mordendosi le labbra e regalando alla stampa uno dei suoi sorrisi più smaglianti.

Finalmente arrivati a casa, i ragazzi si riposarono sul divano mentre io mi ero offerta di preparare uno spuntino a base di popcorn, patatine, marshmallows e schifezze varie, visto che si erano fatte le 15.00 e nessuno aveva mangiato.
“Sei un angelo, Cora” mi ringraziò Niall appropriandosi della ciotola di patatine,
“E tu sei incorreggibile!” gli dissi stampandogli un bacio in fronte.
“Cora, posso guardare le foto che hai fatto durante questa vacanza?” mi chiese Liam improvvisamente,
“Ma certo...ecco, tieni” gli dissi porgendogli la mia relfex. Quella macchina fotografica la adoravo ed era quasi sempre con me e se per qualche strana ragione lei fosse stata assente, un buon lavoro era in grado di farlo anche il mio cellulare con la fotocamera da 8 megapixel. Notai che osservando qualche scatto, il ragazzo spalancava di più gli occhi, come se fosse rimasto sorpreso da qualche soggetto, da qualche inquadratura particolare, magari dalla luce o da qualche dettaglio che avevo deciso di mettere in risalto. Anche Zayn cominciò a guardarle con Liam fino a quando il moro disse,
“Sei un'artista. Vivo a Londra e certi dettagli ripresi qui non li ho mai notati, hai del talento e molta sensibilità...vedrai che l'università a cui ti sei iscritta ti lancerà verso un nuovo mondo”
“Zayn ha ragione – intervenne Liam – questi scatti sono fantastici, soprattutto i ritratti...sei brava a cogliere il lato migliore delle persone” Entrambi sorridevano. Mi riempiva di gioia sentire che i ragazzi apprezzavano i miei scatti. I migliori erano sicuramente quelli che avevo fatto a loro cinque quando non se l'aspettavano. I loro sorrisi così naturali e senza posa erano i più preziosi di tutti, e li avrei conservati per sempre nel mio cuore e grazie alla mia macchina fotografica, anche in una piccolissima memoria digitale.
Così, in men che non si dica, si fece sera e con il sole pronto a nascondersi all'orizzonte, arrivava anche il momento di terminare le ultime cose e rimettere tutto in valigia. L'aereo sarebbe partito l'indomani alle 11.40. Quella sera i ragazzi per non farmi sentire triste mi fecero guardare tre cartoni della Disney, la Sirenetta, Bambi e Gli Aristogatti, perchè sapevano quanto ne fossi appassionata. Eravamo tutti seduti sul divano, io abbracciata ad Harry e con le gambe appoggiate a quelle di Lou. Quei cartoni mi riportarono indietro con la memoria, con i ricordi, e uno fra tutti gli altri, ripercorse nella mia mente. Una volta mia madre mi disse “sarai diventata grande quando smetterai di giocare con le bambole”. Quello stesso giorno io presi le mie preferite, le chiusi in un armadio e non le toccai più. Il giorno dopo mia madre mi disse di averle regalate a bambine più piccole di me, così corsi in camera e aprii l'armadio preoccupata: loro erano ancora lì. Le ripresi e ci giocai tutto il giorno, rendendomi conto di non essere ancora pronta a saperci rinunciare, mentre mia madre sorrideva e mi ricordava di non aver fretta di crescere. Quando con il passare degli anni smisi di giocarci e loro silenziosamente sparirono, non mi resi conto di essere “diventata grande”. Ora ero pronta a prendere in mano la mia vita, fare in modo che rispecchiasse quello che volevo veramente fare. L'università è un passo decisivo per il futuro di chiunque e io ero convinta che la mia strada fosse quella, fare fotografia. Ma ero veramente in grado di lasciarmi l'Italia alle spalle? Ero in grado di prendere le redini di questa folle corsa chiamata vita? Non lo sapevo con certezza. L'unica cosa di cui ero certa era che la mia reflex mi sarebbe stata sempre accanto per aiutarmi nella mia impresa. Questa era la mia prima certezza, ma in cuor mio sapevo di averne anche una seconda, ben diversa e ben più folle. Sapevo di essermi innamorata. E finchè questa seconda convinzione fosse rimasta viva in me, sapevo che avrei trovato il modo di andare avanti. In quel momento guardai Harry, rideva nel vedere George che canticchiava quella canzoncina così allegra mentre si recava nella dimora di Madame per fare testamento, rideva ogni qualvolta Edgar diceva una delle sue frasi da matto e rideva nel vedere Bisè e Matis litigare.

“Ci siamo Cora, l'aereo parte tra 20 minuti” mi ricordò Liam difronte all'imbarco. Erano tutti lì, incappucciati, imberrettati e con gli occhiali da sole per evitare di farsi riconoscere da troppe fan. Solitamente mi faceva ridere quel loro look di copertura, ma in quell'occasione non ci riuscivo. Mi ero ripromessa di non piangere perchè dopo tutto quello non era un addio, anche se non avevamo mai parlato concretamente di quello che sarebbe successo dopo il mio ritorno a Londra. Ovviamente io non mi ero permessa di chiedere loro niente, considerando tutti i gli impegni che avevano.
“La tua precisione Liam è impeccabile!” gli dissi sorridendo e abbracciandolo, mentre lui rideva.
“Mi mancheranno le nostre scorpacciate e i tuoi spuntini pomeridiani!” disse il piccolo dolce irlandese, allargando le braccia e invitandomi ad abbracciarlo. Non mi feci di certo attendere e strinsi forte a me quel ragazzo così gentile e spontaneo.
“Dai Niall, non è un addio. Cora tornerà a studiare a Londra...quindi ora lasciamela un po' a me” intervenne Louis. Ma perchè era sempre più difficile staccarmi da quegli abbracci così affettuosi?
“Ehi, mister invincibile” diedi un pugnetto sulla spalla di Zayn,
“Quando torno, partitina a bowling?” lo sfidai sorridendo giocosa,
“E me lo chiedi? Però non ti lascerò vincere questa volta!” rise e anche lui mi regalò uno splendido abbraccio all'aroma di tabacco. Non avevo mai tollerato la puzza di fumo, ma con il suo profumo si mescolava perfettamente e lo rendeva ancora più irresistibile. Notai che i ragazzi avevano fatto qualche passo indietro, probabilmente per lasciare a me e Harry un po' di privacy. Il riccio ancora non aveva detto niente, manteneva lo sguardo basso e le mani nelle tasche posteriori dei suoi jeans.
“Ciao Harry” lo salutai, non sapendo bene come comportarmi,
“Io non voglio salutarti...” sentenziò lui senza guardarmi,
“E perchè?” rimasi un po' sorpresa,
“Perchè tu tornerai presto, quindi non ha senso” sembrava un bambino che faceva i capricci, e ormai sapevo che dietro quella scorza dura si nascondeva un cuore dolce e sensibile come pochi.
“Ehi, guarda qui” gli alzai il mento e gli mostrai il ciondolo che mi aveva regalato. L'avevo messo al collo la sera prima e non me l'ero più tolto. Harry fissava la piccola “H” ma si rifiutava di incrociare il mio sguardo.

*Ultima chiamata per il volo Londra – Venezia, ripeto ultima chiamata per il volo Londra – Venezia*
La voce metallica mi convinse a muovermi, così accarezzai la guancia del ragazzo mentre lui poggiava la sua mano sopra la mia. Dovetti fare appello a tutte le mie forze per sfilare la mia mano, salutare per un'ultima volta gli altri e avviarmi verso il gate. L'hostess controllò i miei documenti e così avanzai per quello strano tunnel che collega l'aeroporto all'aereo. Mi voltai poco prima dell'ingresso dell'aereo e vidi i ragazzi salutarmi con le mani. Fu in quel momento che ritrovai gli occhi di Harry. Si erano finalmente degnati di guardarmi. Così, accadde tutto velocemente. Il ragazzo cominciò a correre verso il gate, superando lo stewart che cercava invano di fermarlo, io mi girai e feci pochi passi verso di lui perchè in un secondo Harry aveva già cominciato a baciarmi. Baciarmi come lui sapeva fare, senza vergogna e senza pudore. Quello fu uno dei baci più carichi di sentimento che ci scambiammo perchè entrambi sapevamo che senza l'altro non avremmo potuto resistere a lungo. Così, quando le nostre labbra si staccarono, cominciammo a ridere a crepapelle.
“Torna presto tesoro” mi disse il riccio senza smettere di sorridere,
“Non ti accorgerai nemmeno della mia assenza” gli risposi.
L'aereo partì con 10 minuti di ritardo, il che comportò una ramanzina che mi dovetti sorbire da una hostess e la seccatura di qualche passeggero, ma non poteva importarmene di meno. Ero al settimo cielo. Sapevo che stavo lasciando a terra il mio futuro, ma sapevo che era necessario. Sapevo che sarei tornata il prima possibile e che avrei trovato una soluzione per restare quanto più avrei potuto accanto al riccio. Accanto a Harry.

 



Hei...
Sì. Lo so. Sono sparita e non sapete quanto mi dispiace. Tra gli esami e il viaggio a Cuba che ho fatto non ho avuto più occasione per scrivere anche se nella mia testa continuavo a pensare a questo capitolo.
Chissà se qualcuno leggerà ancora la mia storiella...Se qualche anima gentile lo stesse facendo, mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensa di questo capitolo che chiude la prima parte della storia. Non tememte, ho detto “prima”, quindi sì, tornerò a tormentarvi con altri capitoli. u.u
Un bacione grande, Fe.

Twitter? @CallmeAitch
 

  
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