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Autore: Deirbhile    29/08/2012    2 recensioni
Dalla storia:
“Magari è vero che le persone non sono mai come sembrano, Pirandello aveva perfettamente ragione. Ognuno di noi indossa una maschera. Solo che fino ad ora ero convinta che l'unica che usasse Roberta Della Corte fosse una maschera esfoliante per liberare i pori” constatò Chiara.
Chiara e Roberta sono due liceali qualunque: a Chiara piace leggere e studiare, stare in mezzo alla natura e portare i capelli rossi legati in una treccia. A Roberta piace ostentare la sua bellezza statuaria, mostrarsi in centro a fare shopping con il suo ragazzo e nascondere i propri pensieri in fondo all'alcol.
E allora perché, dopo quattro anni passati ad odiarsi, sentono lo strano desiderio di capirsi a vicenda?
Fra amiche iperprotettive, genitori sempre assenti, scontri diretti e qualche attacco di panico, Chiara e Roberta capiranno finalmente che c'è qualcuno disposto a cicatrizzare le loro ferite.
[STORIA CONCLUSA]
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Capitolo quattro: Imprevisto a quattro stelle

 

-Su ragazzi, tenete il passo o rischieremo di perdere il volo per Vienna!- urlò disperata la professoressa Manzi che, fra bagagli e turisti imbizzarriti dal caos, arrancava verso l'aeroporto di Fiumicino.

 

-Come vuole prof, ma stia attenta a non investire qualche ignaro ed innocente turista giapponese!- scherzò Flavio, il buffone della classe, ammiccando alla grande valigia che quella si tirava dietro. Chiara, stretta fra la borsa rosa fluorescente di Carmen e il grosso zaino da trekking di Michele “so-tutto-io”, scoppiò in una fragorosa risata.

 

-Altro che impedimenta militum, quella di greco li batte i soldati romani!- esclamò, osservando con occhi sgranati dalla sorpresa l'enorme calca che si apprestava ad entrare in aeroporto. Carmen borbottò qualcosa riguardo all'ipocrisia di quella donna e tutto d'un tratto sembrò illuminarsi.

 

-Hei, Chià, ci mettiamo in camera insieme, no?- domandò la bruna, strattonando l'amica e fermandola in quella che sembrava una fuga disperata al primo caffè aperto. Quando Chiara Torri non faceva colazione erano guai per lei e per chi le stava intorno. Cominciava a lamentarsi e diventava nervosa, il suo viso raggiungeva le stesse tonalità rossicce dei suoi capelli .

-Come vuoi, basta che mi lasci andare a prendere un caffè al volo- mugugnò imbronciata.

 

-Il caffè fa male all'ultimo neurone che ti è rimasto, tesoro... Ti consiglio un tè al bergamotto.-

 

Chiara e Carmen si girarono nello stesso momento verso la fonte di quella vocetta fastidiosa. Vanessa Monteverde e tre delle solite ochette che la veneravano come una dea stava in piedi di fronte a loro, fresca come appena uscita dalla doccia. “Insomma, sono l'unica a cui si scioglie la matita dopo tre ore di pullman?” si chiese mentalmente Chiara, ponderando sul fatto che una volta cresciuta e assunta come spia per la C.I.A., le avrebbe estorto il segreto che la rendeva sempre così perfetta. Peccato per la sua altezza.

 

-Esperienza personale eh, piccolo Hobbit? A proposito...sicura che il tuo cognome non sia  Baggins?*- ridacchiò poi,

 beandosi del dubbio sconcertante che deturpò il bel faccino della bionda. Le si leggeva in fronte la frase “ Hobbit?Baggins? E' un complimento vero?”. Chiara rise di nuovo, nemmeno le altre avevano capito ciò che aveva detto. Carmen bisbigliò un insulti velato indirizzato a Vanessa e si allontanò con Flavio. Qualcosa si unì al suono prorompente della risata di Chiara, una voce molto più sottile e vellutata, distorta da un evidente situazione ilare. Davvero qualcuna di loro stava ridendo alla sua battuta? La rossa spostò violentemente lo sguardo sulla proprietaria di quella vocina, aggrottando le sopracciglia. Roberta Della Corte aveva davvero riso alla sua battuta? E lo stava ancora facendo. Vanessa mosse i capelli in modo teatrale e Roberta si spense in un sussurro imbarazzato.

 

-Gollum.- la salutò piccata, quando lei e la sua comitiva strapiena di bagagli ingombranti, passarono accanto a Chiara.

 

Un conto è che qualcuna delle amiche di Vanessa ridesse ad un'affermazione tanto per dar l'impressione di capirci qualcosa, un altro è che capisse davvero. Roberta Della Corte, con le sue ciocche ricce color cenere e il visino pallido, aveva davvero letto il capolavoro di Tolkien o visto un suo film.

 Questo diede tanti spunti di pensiero a Chiara, mentre esibiva la sua carta d'imbarco e prendeva posto sulle poltroncine consunte della classe economy diretta in Austria.

 “ Magari è vero che le persone non sono mai come sembrano, Pirandello aveva perfettamente ragione. Ognuno di noi indossa una maschera. Solo che fino ad ora ero convinta che l'unica che usasse Della Corte fosse una maschera esfoliante per liberare i pori. constatò.

 

                                                                               -

-L'atterraggio all'aeroporto di Vienna è previsto fra due minuti, si pregano i gentili passeggeri di spegnere ogni apparecchiatura elettronica al fine di non disturbare gli strumenti di comando. Speriamo sia stato un volo gradevole e ci auguriamo di rivedervi presto. Arrivederci da Austrian Airlines.- gracchiò il pilota in un marcato accento tedesco, dopo averlo ripetuto in più lingue di quante Chiara e gli altri della II°E messi insieme conoscessero. Tirò un sospiro di sollievo realizzando che non l'avrebbe risentito anche in latino e greco antico, stringendosi forte la cintura.

 

 

Ma ci pensi, fra poco saremo in Austria!- urlò eccitata Sabrina dalla fila dietro la sua, scalpitando.

 

-Frena l'entusiasmo Sabri, piuttosto prega per farmi scendere viva da questo stupido aggeggio volante!- rispose Chiara, stringendo i denti appena sentì che stavano perdendo quota.

 

 

Evidentemente  le preghiere dell'amica avevano funzionato poiché la rossa e tutta la sua classe, compresa una Manzi in preda alla nausea da aereo, uscirono dall'aeroporto di Vienna, diretti alla fermata degli autobus. Non fu facile staccare Vanessa e le sue amiche dalle vetrine del centro, che in quel periodo primaverile esponevano le  nuove collezioni di grandi marche, ma alla fine riuscirono a raggiungere l'hotel prima che la Monteverde mandasse in bancarotta suo padre e tutta la banca che dirigeva.

 

 

                                                                                        -

 

 

-Ora, cari ragazzi, consegnerò a ciascuna coppia chiamata la chiave della propria camera. L'improvviso cambio di programma ha reso disponibili solo le camere doppie. Vi informo che gli abbinamenti sono stati sorteggiati da me e la professoressa Morra in persona e che, per ragioni di organizzazione, non tutti starete sullo stesso piano.- annunciò cautamente la professoressa  Manzi, elevandosi al di sopra della massa di adolescenti salendo su una borsa particolarmente resistente. Inevitabilmente, partirono sbuffi e imprecazioni più o meno velate da parte di tutti, lasciando scandalizzato il direttore.

 

 

-Ma che ca...- cominciò Sandro, prima di essere zittito violentemente dall'insegnante di letteratura.

 

 

-Allora, cominciamo con Monteverde e Rinaldi, camera n°24 al primo piano.- sentenziò la Morra, allungandosi verso le due ragazze. Chiara alzò gli occhi al soffitto prima di venir strattonata da Carmen.

 

 

-Ptss, Chiara! E se dovessi capitare con Lisandri?- mormorò preoccupata la mora, indicando una spilungona con atteggiamenti vagamente violenti in fondo alla sala. L'altra scosse la testa, mordendosi il labbro inferiore.

 

 

-Andrà tutto bene, ci metteranno insieme... Come l'anno scorso.- rispose subito, ricordandosi della gita a Firenze.

 

 

-Torri e SantaCroce!- esclamò a gran voce la Manzi e subito Chiara e Carmen tirarono un sospiro di sollievo, afferrando le valigie. La Morra si accostò alla collega con aria di disappunto, bisbigliandole qualcosa all'orecchio. 

 

 

-Oh scusate, dev'esserci stato un errore... Torri e Della Corte, camera n°47 al terzo piano.- riprese l'insegnante, cercando di lasciare due chiavi con i rispettivi cerchi in ottone nelle mani tremanti di Roberta. Per un attimo gli sguardi delle sue ragazze si incrociarono, in un misto fra odio, sconcerto e sorpresa.

 

 

                                                                                    -

 

-Camera 45, camera 46... Ecco la 47.- mormorò fra sé Chiara, trascinando per il lungo corridoio tappezzato il suo trolley verde. Durante tutto il tragitto e il viaggio in ascensore nessuna delle due aveva aperto bocca, se non per borbottare a bassa voce. In una settimana a Vienna, lontano dalle proprie famiglie e dai propri genitori, un adolescente medio desidererebbe divertirsi e fare le ore piccole con gli amici. Ma quali amici se la propria compagna di stanza ti aveva rivolto parola si e no tre volte in quattro anni di liceo? Certo, era solo per la notte ma... la notte era la parte migliore della giornata per spassarsela al riparo dalle insegnanti! Senza contare che sarebbero dovute stare a stretto contatto e nel momento in cui erano più vulnerabili. Riflettendo su questi cupi pensieri, Chiara abbandonò con malagrazia la valigia all'ingresso. La stanza non era niente male in compenso, le quattro stelle erano completamente meritate.

 

 

-Non penserai di lasciarla lì come un sacco di patate, spero.-

L'amica dell'Hobbit aveva parlato davvero o era solo un'illusione causata dal suo mal d'aereo e dall'improvviso calo di temperatura?

La rossa alzò lo sguardo dalla moquette per puntarlo direttamente in quello di disapprovazione di Roberta.

 

 

-Che c'è? Voi amiche della Monteverde avete la sua stessa mania dell'ordine?- domandò Chiara, con uno sguardo misto fra scherno e compassione.

 

 

Della Corte abbassò gli occhi, dirigendosi in silenzio a scostare le pesanti tende in velluto che coprivano il sole.

 

“ Avrò esagerato?” pensò l'altra, vedendo che la ragazza non accennava a voltarsi verso di lei.

 

 

-No, è che soffro di claustrofobia e quel corridoio è già troppo stretto.- ribattè. Aveva una voce tremolante e con un retrogusto di acido, ma dopo un attimo di esitazione si girò per sedersi su uno dei due letti.

 

 

-Scusa non ne avevo idea, anche mia cugina ha lo stesso problema...- mormorò imbarazzata Chiara guardandola negli occhi. Poi si alzò di scatto, a disagio, mormorando qualcosa su come i bagni degli aerei fossero piccoli rispetto a quello della camera.

 

Dopo che si furono sistemate, scesero alla reception, dove le due prof li attendevano per andare a pranzo e fare un piccolo tour del centro di Vienna, sempre in religioso silenzio.

 Non si rivolsero la parola per tutta la giornata, né durante la gita al castello di Schonbrunn né quando si intravidero in un negozio di souvenir.

 

-Allora... ti è andata bene dopotutto, non stiamo insieme ma almeno sei capitata con Sabri.- esclamò abbattuta Chiara a Carmen, stanca morta e affamata mentre prendeva posto con lei sulla metropolitana.

 

 

-Non posso lamentarmi, hai ragione. Hei Sabri, stasera si fa casino!- ridacchiò l'amica rivolta alla ragazza con la ciocca viola dietro di loro. - Mi dispiace per te, più che altro... Della Corte...- Carmen riprese il suo tono serio.

 

-Sai che da piccole andavamo a ripetizioni dalla stessa insegnante, fino alla seconda media?- domandò poi a Chiara, arricciando le labbra. L'altra annuì distratta.

 

 

-Era una stramba...non parlava quasi mai. Di certo se l'avessi vista allora non avresti mai detto che sarebbe diventata un'amica di Vanessa - continuò la mora, assorta. La rossa diede un'occhiata alla ragazza longilinea e sorridente che parlottava con la Monteverde e si chiese se fosse davvero la stessa persona strana di cui parlava Carmen.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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