Fanfic su artisti musicali > Paramore
Segui la storia  |       
Autore: BarelyLegal    29/08/2012    4 recensioni
Allora, sì, è un'altra Joshley...PERO' diversa dal solito...è una storia totalmente inventata, in cui i paramore non sono mai esistiti, l'unica cosa "esistente" sono i personaggi! ahahah
Spero vi piaccia :)
"Sì, avevo una vita perfetta, degli amici leali, una moglie stupenda, una figlia meravigliosa, un lavoro appagante...e forse a Dio tutta questa perfezione nella mia vita aveva iniziato a dare fastidio.
Se solo avessi saputo..."
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi Tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 4 - The lovers that went wrong




Shadows settle on the place, that you left.
Our minds are troubled by the emptiness.
Destroy the middle, it's a waste of time.
From the perfect start to the finish line.

And if you're still breathing, you're the lucky ones.
'Cause most of us are heaving through corrupted lungs.
Setting fire to our insides for fun
Collecting names of the lovers that went wrong
The lovers that went wrong.

We are the reckless, 
We are the wild youth
Chasing visions of our futures
One day we'll reveal the truth
That one will die before he gets there.
[ Lyrics from: http://www.lyricsmode.com/lyrics/d/daughter/youth.html ]
And if you're still bleeding, you're the lucky ones.
'Cause most of our feelings, they are dead and they are gone.
We're setting fire to our insides for fun.
Collecting pictures from the flood that wrecked our home, 
It was a flood that wrecked this... 

... and you caused it... 
... and you caused it... 
... and you caused it... 

Well I've lost it all, I'm just a silouhette, 
A lifeless face that you'll soon forget, 
My eyes ae damp from the words you left, 
Ringing in my head, when you broke my chest.
Ringing in my head, when you broke my chest.

And if you're in love, then you are the lucky one, 
'Cause most of us are bitter over someone.
Setting fire to our insides for fun, 
To distract our hearts from ever missing them.
But I'm forever missing him.

And you caused it, 
And you caused it, 
And you caused it.



 


Hayley POV (point of view)
 

«Ci vediamo venerdì piccola, sei stata stupenda, come sempre» forzai un mezzo sorriso mentre lui finiva di sistemarsi la cravatta, per poi uscire dalla stanza senza nemmeno voltarsi.
Ero rimasta seduta ai piedi di quel letto, che ore sentivo così stranamente sporco.
Anzi, lo sentivo sempre sporco, come sentivo me stessa, ma questa volta era diverso, una sensazione più pesate e opprimente, soffocante, e non capivo bene da cosa ciò fosse scaturito.
Questa situazione andava avanti da quasi più di un anno, perché doveva arrivare solo ora?
Non aveva senso.
Spostai piano lo sguardo al vecchio orologio sul comodino, l’unico rumore che riecheggiava in quella stanza era il suo secco, stanco ticchettio.
Il sole doveva essere già sorto, erano le 6 passate, e il locale stava chiudendo.
Ero sempre l’ultima a staccare, ma almeno non lavoravo ogni notte come le altre, nonostante ne avessi bisogno, ma Chad non voleva, per lui dovevo rimanere “Bella riposata” per ogni spettacolo e intrattenimento.
Mi alzai fiaccamente, alcune parti del corpo mi facevano male, in alcune addirittura intravedevo la macchia violacea di quello che il giorno dopo sarebbe diventato un bel livido, ma ormai ne ero abituata.
Andai nel mio camerino e mi cambiai, nonostante prima volessi una bella doccia bollente, ma non potevo pretendere chissà che, era uno strip club dopotutto, anche se il migliore di quasi tutto lo stato.
Prima di uscire passai dall’ufficio di Chad.
Mi affacciai, non si sapeva mai con chi si poteva trovare alla chiusura del locale.
Stranamente questa volta era da solo, il volto concentrato su delle scartoffie, solo dopo ch’ebbi chiuso la porta alle mie spalle sollevò il capo accorgendosi di me.
«Hey piccola» «Io vado per oggi...volevo solo sapere quanto manca ancora» lui sembrò pensarci su, per poi scuotere piano la testa «Mi dispiace Hayley, manca ancora molto» mi avvicinai «Ma non è possibile! Faccio più di 4000 $ a serata, il debito dovrebbe essere saldato da mesi!» mi guardò abbastanza infastidito «Evidentemente non hai fatto bene i calcoli. Ora calmati, mi innervosisci quando fai così» spostai lo guardo al cielo «Giusto, ti “innervosisco”, perdonami» fece uno scatto e si alzò, sbattendo una mano sulla scrivania e prendendomi il braccio con l’altra «Tu scherzi troppo con il fuoco, Hayley. Sai che non puoi permetterti tutta questa libertà nei miei confronti» annuii, non potevo fare altro.
«Io comunque...vado» cercai di staccare il mio braccio dalla sua presa, ma lui non mollava «Non hai fretta, piccola» capii le sue intenzioni, ma cercai di fargli cambiare idea «Chad, sono sfinita, ti prego» scosse la testa «Anche io, ecco perché ora voglio stare un po’ con la mia ragazza» allentò la presa e si alzò venendomi incontro.
«Sai Hayley...inizio ad essere geloso. Tutti questi uomini che ti hanno per loro, e io che riesco ad avere momenti con la mia ragazza così raramente...ci stavo pensando, e credo che potresti smettere di fare questo schifo di lavoro se diventi la mia ragazza...a tutti gli effetti» lo guardai perplessa «Cosa vuoi dire?» sorrise, anche se a me parve più un ghigno «Ti sto chiedendo di sposarmi, Hayley»
Mi immobilizzai, pensando di non aver sentito bene «C-cosa?» «Mi hai sentito, diavolo, non fare la finta tonta» deglutii pesantemente.
Non volevo sposarlo, per niente, un maniaco deviato ed egoista come lui...no, cavolo.
«Chad...devo pensarci, mi...hai presa alla sprovvista» lui alzò le spalle «Come vuoi, capisco, ma penso che ti convenga per un sì» spostai lo sguardo dal suo ma lui con la mano lo riportò alla sua frequenza, avvicinandomi le labbra alle sue.
Si buttò con così tanta foga che dovetti poggiarmi alla scrivania alle mie spalle per non cadere.
Odiavo dovergli essere succube, odiavo non poter ribellarmi e dover subire quella...umiliazione.
Sapevo che ormai non avevo più dignità, ma lui in quel modo mi faceva sentire solo più...sporca.
Lo lasciai fare e trattenni le lacrime, sperando finisse il prima possibile.


Josh POV

Ero rimasto tutto il resto della nottata (bhè, ormai mattinata) sveglio, mentre Jenna era subito crollata fra le mie braccia.
Mi chiedevo come riuscisse a dormire nonostante la luce.
Anche io ero sfinito, avevo dormito sì e no 3 ore, e dopo quello che era successo...
Scossi la testa cercando di scacciare il pensiero.
Ero con mia moglie dannazione, l’unica donna che amavo, colei a cui avevo consacrato il mio amore dinnanzi a Dio.
La guardai di sottecchi.
La figura lineare, quel delicato nasino leggermente all’isù che adoravo tanto, i capelli biondi buffamente scompigliati.
Sorrisi di sbieco e delicatamente le spostai una ciocca dal volto, per poi rimanere ad osservarla.
Sembrava un angelo, il respiro lento e regolare.
Come potevo aver rischiato di mandare tutto all’aria?
Tutta la mia vita perfetta che sarebbe andata a rischio per una donna di mal’affare.
Sì, era tutto stato per colpa di Satana, mi aveva tratto in tentazione, e io ci stavo cadendo miserabilmente.
Guardai l’orario dal display dell’orologio sul comodino, le 8 passate.
Non sapevo a che ora chiudesse il locale, ma volevo sistemare la faccenda una volta per tutte, dire a quella ragazza che era stato tutto un errore e farle le mie scuse, dirle che avevo una moglie che amavo immensamente e che non volevo farle perdere il suo tempo.
Sì, dovevo dirglielo, così sarei stato in pace con me stesso, e poi magari lo avrei raccontato a Jenna, e lei sicuramente mi avrebbe capito.
La scostai il più piano possibile dalle mie braccia, non volevo irrompere nel suo sonno.
Scesi dal letto e andai a lavarmi, per poi vestirmi il più velocemente possibile, era già tardi.
Stavo per uscire dalla camera quando mi venne in mente che sarebbe stato meglio lasciare un avviso a Jenna, in caso si fosse risvegliata prima del mio ritorno.
 
“Hey amore, sono andato a sistemare una faccenda. Torno il prima possibile, ok? Ti amo!
Ps. Sono stato tutto il tempo ad osservarti, sei stupenda anche mentre dormi. So che te l’avrò già detto ma...volevo ricordartelo. Ti amo!”

 
Lo piegai e lo poggiai sul mio cuscino, per poi decidermi ad uscire.
Volevo prendere il motore, soprattutto per arrivare più in fretta, ma avevo sottovalutato il clima di Settembre.
Appena messo piede fuori casa un vento gelido mi si sbatté contro il volto, costringendomi ad alzare il colletto del cappotto e facendomi optare per la macchina.
 
Non so come feci, ma riuscii a ricordarmi dov'era il posto, lo trovai quasi a fortuna lungo la strada, era abbastanza il periferia.
Vi entrai, apparentemente non c’era nessuno, le luci erano spente, ma qualcuno doveva pur esserci se la porta era aperta, e almeno avrei chiesto e lui informazioni per trovare quella ragazza.
«Permesso?» intanto scrutavo ogni angolo del locale, e passando davanti ad una porta sentii dei rumori.
Mi fermai e vi appoggiai l’orecchio per sentire meglio, ma tutto ciò che udii una volta vicino fu il silenzio.
Poi dei passi avvicinarsi, e all’improvviso la porta si aprì.
Indietreggiai svelto, evidentemente in imbarazzo «Che diavolo ci fai qui? Siamo chiusi» lei era lì, di fronte a me.
Come potevo trovarla ancora più bella di quando l’avevo lasciata?
«Hem...scusa, io...avevo trovato aperto...» alzò lo sguardo al cielo e mi passò accanto, dirigendosi verso un bancone «Quindi tu sei trovi la porta di una casa aperta ci entri?» non si voltò nemmeno verso di me.
Scossi la testa «Bhè...no, ovvio» prese quelle che dovevano essere delle chiavi «Io comunque devo chiudere. Che fai, rimani dentro?» rimase a guardarmi.
Dio, se era bella.
«Hem...no, no, esco» mi affrettai ad uscire, solo la sua presenza mi faceva andare nel pallone.
Aspettai che chiudesse con le mani in tasca, il fiato che si vedeva uscire ogni volta in cui espiravo dalla bocca, evidentemente agitato.
Non riuscivo a calmarmi, mi faceva un effetto assurdo, come una di quelle prime uscite con la ragazza più popolare della scuola, all’inizio fu un incubo, ma poi ci presi la mano, soprattutto perché, alla fine, ero diventato io il ragazzo più popolare della scuola...e devo dire che ciò mi diede parecchio alla testa, facendomi anche rischiare grosso...
Ripuntai l’attenzione su lei, ma già non c’era più.
Mi girai velocemente attorno e la vidi poco distante lungo il marciapiede, l’impermeabile nero, i tacchi rossi che erano in perfetto abbinamento con i suoi capelli raccolti.
Sembrava una ragazza di alta borghesia.
La raggiunsi correndo «Hey» continuava a camminare senza calcolarmi «Hey!» si voltò «Cosa?!» «Non vuoi nemmeno sapere perché sono venuto?» lei finalmente si fermò «Ti pare che mi possa interessare?» abbassai lo sguardo «E’ che...ti devo parlare, è importante» alzò lo sguardo al cielo «Su, muoviti, vado di fretta. Se è su questa notte, che sei insoddisfatto o chessò, non è affar mio» scossi subito la tesa «No, no, non è su questo...» non sapevo da dove iniziare.
Lei sbuffò, evidentemente spazientita «Allora, se non ti muovi, ti ascolto solo se mi offri un caffè, perché altrimenti ora svengo» sorrisi «Sì, penso sarebbe meglio» mi fece cenno di seguirla, e non appena girato l’angolo trovammo un Cafè aperto.
Ci sedemmo dentro, fuori faceva sempre più freddo, infatti i posti dell’esterno erano tutti vuoti.
Arrivò subito una signora, abbastanza buffa e con tanto di grembiulino e ordinammo i due caffè; per la fretta non l’avevo preso nemmeno io.
Appena se ne fu andata lei mi guardò «Allora?» si sporse impercettibilmente verso me.
Più la guardavo e più dimenticavo il vero motivo per cui ero andato lì.
Mi era un volto così familiare, ed era così dannatamente bella, le labbra leggermente dipinte di rosso, così carnose e perfette...come potevo non ammettere che in realtà stavo morendo dalla voglia di riprenderla fra le braccia e baciarla tutto il tempo?
E i suoi occhi, mi ci potevo perdere dentro per ore, così profondi ed enigmatici, due smeraldi che sembravano nascondere chissà quali sentimenti, segreti...
Stavo per aprire bocca, ma non per dire ciò che dovevo, ma per indugiare ancora, però -fortunatamente- arrivarono i due caffè, distogliendomi anche da quei pensieri.
Lei iniziò subito a sorseggiarlo, io guardavo la tazzina fra le mie mani, pensieroso.
Poi notai una cosa che mancava: la fede.
Non l’avevo ancora rimessa...e fortunatamente Jenna non se n’era accorta; ma in quel momento fui quasi lieto di non averlo fatto, quasi fossi più...libero?
«Hey? Io me ne devo andare» «Sì, ecco...» “Ecco, vorrei iniziare dal dirti che mi dispiace, non sarei dovuto venire da te, io sono sposato e amo da impazzire mia moglie, scusa per averti fatto perdere tempo, ma volevo solo chiarire che ho fatto solo un errore”.
Ma che senso avrebbe avuto? No, questa era tutta una scusa. Io l’avevo fatto solo perché, in cuor mio, volevo rivederla.
«Ecco...non so nemmeno da dove iniziare. Io...penso che tu sia stupenda, e davvero non ho mai provato nulla del genere, per una ragazza che non conosco nemmeno poi, ma...mi sembra, sento, di averti già conosciuta, e non so perché dopo questa notte...non faccio altro che pensare a te, e questo mi sta divorando» in qualche modo ringraziai che avesse finito il caffè, perché ebbi come l’impressione che se lo stesse ancora bevendo me lo avrebbe sputato diritto in faccia.
Abbassò lo sguardo, sembrò improvvisamente a disagio, anche più di me.
Rimanemmo entrambi in silenzio, io sorseggiai velocemente il caffè, per poco non mi strozzavo.
Poi iniziò a ridere.
La guardai abbastanza perplesso. Che avevo detto?!
Si mise una mano d’avanti alla bocca «Scusa, è che...fra tutti gli...”spasimanti” che ho avuto questa del “mi sembra di averti già conosciuta” mi è nuova» la bloccai «Aspetta, non sto cercando di...”abbordarti”, lo penso davvero» lei scosse appena la testa continuando «Comunque sia...senti. Grazie per i complimenti, davvero, e grazie per il caffè, ma...devi togliermi dalla testa, davvero...lo dico per il tuo bene» sembrò incupirsi appena.
Mi sporsi verso di lei «E se non mi importasse del mio bene? E poi penso tu stia facendo tutto questo casino solo per...”l’ambito” in cui ci siamo conosciuti»  mi guardò. Sembrò come...ferita?
«Scusa, devo andare» si alzò senza nemmeno darmi il tempo di aggiungere parola.
Mi guardai intorno cercando la signora delle ordinazioni, ma non trovandola lasciai i primi 5$ che trovai nella tasca sul tavolo e me ne andai.
La vidi poco lontano camminare a passo svelto, chiusa nel suo impermeabile nero.
«Hey!» la richiamai, ma lei ovviamente non si girò.
No, c’era qualcosa dannazione.



Hayley POV

Appena uscita da quel posto il vento gelido mi colpì a pieno volto.
Alzai velocemente il colletto dell’impermeabile e iniziai a correre più velocemente che potetti, ma quelle dannate scarpe con il tacco erano troppo fastidiose, così arrivata ad un certo punto decisi solo di aumentare il passo, ma come immaginavo non servì a nulla, perché sentii la sua voce richiamarmi alle mie spalle.
Perché doveva capitare a me?!
Perché con tutti i dannati strip club del Tennessee doveva venire in quello?!
Ma non riuscivo a spiegarmi quello che accadeva quando lo vedevo. Maledizione, era un cliente, solo il fatto che fosse venuto in un posto del genere...
Ma perché anche io avevo la sua stessa sensazione? Perché sentivo di averlo già...conosciuto?
Perché il mio cuore batteva così...stranamente, alla sua presenza? Che diavolo mi stava prendendo? Non lo conoscevo nemmeno.
Sentii una mano posarsi sulla mia spalla e la scostai senza nemmeno voltarmi, ma questa mi riprese voltandomi e facendomi fermare «Perché ora scappi??» alzai lo sguardo al cielo.
«Non sto scappando! Se non ti dispiace sono sfinita, ho sonno, l’autobus arriva fra 10 minuti e sono in ritardo» diventò improvvisamente pensieroso. Magari adesso aveva capito e mi lasciava stare.
...Ma volevo realmente che se ne andasse?
«Dove devi andare?» ecco, no, ovvio, sarebbe stato troppo facile togliermelo d’avanti così.
Pensai se rispondergli o meno, ma tanto valeva che tagliavo la testa al toro, non sembrava uno di quegli stalker che trovavo al locale.
«Franklin» sembrò contento della mia risposta «Se vuoi ti do un passaggio, passo da lì per andare a Nashville» una vocina dentro me iniziò a gridare “NO! NO! VAI A PRENDERE l’AUTOBUS! RIFIUTA!” ma la tentazione di risparmiare dei soldi fu più forte.
Alla fine, se io non volevo, le cose non accadevano.
«Ok allora, però dobbiamo andarcene adesso» annuì alzando le mani «Come vuole lei signorina» alzai lo sguardo, ma dentro sorrisi.
Ci dirigemmo alla macchina, e dopo poco essere partiti sentii la sua voce.
«Musica?» feci spallucce continuando a guardare fuori dal finestrino, il vetro si era tutto appannato e vi passai sopra la mano per guardarvi meglio.
Sentii partire una canzone familiare, e sperai di essermi sbagliata.
Mi voltai appena verso lui «Chi sono?» sorrise «I Semisonic» mi sentii chiudere lo stomaco. Allora erano davvero loro.
«Li conosci?» non sapevo se dirglielo o meno ma oramai, tanto valeva «Sì, e questa è anche una delle mie canzoni preferite» «Davvero?» annuii «Sì, ho dei bei ricordi...ero in una macchina quando la sentii la prima volta, avevo sì e no 8 anni e stavo con mia madre...ricordo persino cosa stavo vedendo dal finestrino mentre passava in radio» «E’ anche una delle mie canzoni preferite» nonostante il freddo, sentii come un calore salirmi sulle guance nel momento in cui lui si voltò appena verso di me sorridendomi, e il cuore parve perdermi un battito.
«Non voglio essere inappropriato, ma...posso sapere perché una ragazza come te si trova in quel posto?» «No» lo dissi quasi automaticamente, fu fermo e secco.
Lui di tutta risposta si rivoltò concentrato verso la strada «Scusa» lo guardai per poi rivoltarmi verso il finestrino, persa nel paesaggio delle stupende praterie del Tennessee.

Entrati a Franklin gli diedi alcune indicazioni, e lo feci fermare vicino al parco del mio quartiere, la sicurezza non era mai troppa.
Il tempo lì era anche più nuvoloso di Jacksonville.
«Bhè...grazie» lui mi sorrise «Di nulla».
Rimanemmo entrambi in silenzio, io che non scendevo dalla macchina.
E poi, nonostante la stanchezza, nonostante sapessi che fosse sbagliato, fu quasi più forte di me.

Ci cercammo quasi nello stesso momento, il contatto delle sue labbra sulle mie fu anche meglio di quello che ricordavo.
Mi spostai mettendomi a cavalcioni sulle sue gambe, senza che le nostre labbra si fossero staccate un secondo, il vetri dell’auto che si appannavano sempre di più.
Anche fossero rimasti puliti, le probabilità che qualcuno ci vedesse erano scarsissime, da vicino quel parco non passava mai nessuno.
Mi tolsi l’impermeabile mentre le sue mani scorrevano freneticamente lungo i miei fianchi.
Mi allontanai appena fra l’affanno di entrambi «Questo...» deglutii riprendendo fiato «Questo è solo per chiudere quello si stanotte» annuì svelto «Mi va bene» riprese a baciarmi subito e io ricambiai con altrettanta velocità e voracità.
Scivolò poi le mani sulle cosce, sollevandomi appena la gonna, mentre io ero intenta a slacciargli la cinta.
Ci misi pochissimo, ormai ero una maestra in certe cose.
Con uno scatto mi attirò su di se, spostandomi appena gli slip con le dita.
Gemetti nel momento in cui lo sentii entrare in me e mi aggrappai a lui, iniziando a muovermi sempre più velocemente.
Ansimai reclinando la testa all’indietro e affondando le mani nei suoi capelli, le sue labbra sul mio collo.
Sì, sapevo che dopo me ne sarei pentita, ma in quel momento non mi importava.








Capitolo più lungo per farmi perdonare per l'attesa :))
Fatemi sapere che ne pensate! Scusate se non vi ho tradotto la canzone, non mi andava XD Essendo canzoni sconosciute non ci sono le traduzione già fatte in rete.
Per chi la volesse il link della canzone dell'inizio, qui: http://www.youtube.com/watch?v=VEpMj-tqixs
 
Ripeto, recensite! Altrimenti io non so se continuare o no! XD
Grazie mille e al prossimo capitolo! 
Peace and LOL, Becky :))
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Paramore / Vai alla pagina dell'autore: BarelyLegal