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Autore: Noemy G    30/08/2012    1 recensioni
A volte i problemi vanno oltre l'età. Si crede che essi siano passeggeri, ma in realtà se non li si affronta essi continueranno a galleggiare nei propri pensieri. Come il mio volto si specchia nello specchietto, così io racconto la mia storia specchiandomi nella mia anima.
Noemy G
Genere: Drammatico, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
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II-       La sirena nella trousse.

 

È circa una settimana che sto male. Piango di continuo, in silenzio nella mia stanza, senza che nessuno se ne accorga. La rabbia mi appanna la vista ed i sensi. La rabbia verso il mondo, la rabbia verso me. Vorrei spaccare il muro con un pugno e fare a pezzi qualsiasi cosa mi capiti davanti agli occhi. Voglio frantumare tutti gli specchi in casa, quei vetri che assomigliano ad una televisore a cristalli liquidi: non lasciano trapelare nessun difetto della tua figura, anzi. Ti cerchiano le parti sporgenti o poco femminili con un pennarello roso. Il mio corpo è tutto cerchiato di rosso.

 Le lacrime continuano a rigarmi il viso e bagnano velocemente il pantalone del mio pigiama. La mia mente accende una lampadina e, facendosi largo tra il fiume di lacrime che in quel momento straripa, mi guida verso la mia scrivania. Le mani tremano e gli occhi mi incominciano a bruciare. Un cassetto lentamente si apre e la mia mano destra lentamente scivola all’interno e ne estrae una trousse blu. Le mie mani, con una forza che non riconosco al mio corpo, la aprono. Uno specchietto riflette la luce gialla della stanza. Con gli occhi appannati e doloranti le mie mani abilmente staccano quello specchietto. Una figura orrenda ci si riflette adesso: gli occhi sono rossi e lucidi, le pupille sfiorano il verde. Lentamente i miei occhi analizzano quella figura così familiare e così odiata. Sogno di sfigurarla, ma sarebbe troppo doloroso. Provo solo sdegno e compassione per quella faccia grassa che mi guarda.

Sono ritornata sul letto, sono seduta abbastanza comoda e fra le lacrime, che automaticamente scorrono sul viso grasso, si fa spazio un sorriso sarcastico. Le dita accarezzano i bordi perfetti dello specchio, sembra quasi una lama di un rasoio. Alzo gli occhi  al soffitto: travi in legno che mi comunicano un misto fra pace e tranquillità. Un odore di disperazione passa nell’aria ed il sapore del sangue mi passa sulla lingua.

La mia mano sembra comandata da un’altra persona. Si muove verso l’altro polso recando stretta fra le dita lo specchietto. Le lacrime scendono più veloci, i battiti accelerano e la lama tocca il polso.

 

L’acqua gelida raffredda momentaneamente il bruciore. Un brivido mi percorre la schiena e l’indice tocca quei solchi arrossati sulla pelle. Non sono profondi, non tutti. Da alcuni è fuoriuscito del sangue, ma la cosa non mi ha turbata affatto.

“Aspetta che qualcuno scopra che combini, poi si che avrai ragione di piangere! Bambina viziata.”

Un sorriso mi aleggia sul volto.

- Chi vuoi che mi guardi?-

Nessuno, ecco chi.

 

“Continua a scrivere o quel vetro ti attirerà a sé come una sirena.”

La mia mano stringe forte la penna, obbligandola a rimanere sul foglio. La mia mente prova a non pensarci, ma il mio cuore soffre.

Lo specchio inizia a cantare in modo soave, mi attira come le sirene con Ulisse, la penna resiste. Le lacrime affiorano ed un misto di tristezza paura e solitudine mi implode bel petto. La penna si stacca dal foglio, rimane sospesa a mezz’aria.

All’improvviso Moshi salta sul letto, scodinzola. Con gli occhi dolcissimi e quasi supplichevoli mi si avvicina e dolcemente mi lecca il nasino. Un sorriso mi spunta sul viso.

“Forse è per lui che ancora non hai fatto qualche sciocchezza.”

Forse è per te, piccolo tesoro.

   
 
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