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Autore: boll11    15/03/2007    5 recensioni
Severus, Sirius e Remus si risvegliano al mattino scoprendo invece di essere piombati in un incubo. Cosa è successo? E soprattutto, perché?
Genere: Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Silente, Nuovo personaggio, Remus Lupin, Severus Piton, Sirius Black
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Altro contesto
Capitoli:
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Una forzata vacanza

2. Abluzioni, deduzioni e un caffè

1.

Si chiuse in bagno, frenetico.
Stancamente si appoggiò alla porta, con gli occhi ben chiusi.
Il terrore di scoprire tinte da voltastomaco, gli fece rimandare l’inevitabile apertura delle palpebre, il più a lungo possibile.
Sospirò.
Merlino, Severus, ma il tuo proverbiale coraggio?
Qui il coraggio non centra.
Qui sto perdendo la testa!
Calmati, calmati!
Pian piano, con lentezza estenuante socchiuse le palpebre, permettendo agli occhi di tornare a vedere.
E improvvisamente, li spalancò, incredulo.
E un verso strozzato gli gorgogliò in gola.
Piastrelle nero notte.
Lucide.
Intense.
Anche i sanitari e il pavimento, su cui spiccava il bianco dei tappetini.
Un sorriso inconsapevole, grato, gli curvò le labbra.
Si raddrizzò e tirò fuori il petto.
Basta, ho deciso, mi barrico qui, fino a che non trovo l’ispirazione per uscire da questo impiccio.
Marciò deciso verso quel sogno di doccia, dopo aver posato gli abiti su una mensola di gusto impeccabile, e quasi reverente, azionò la leva dell’erogatore.
L’acqua ne uscì con un suono cristallino, tambureggiando sul piatto lucido.
Si liberò con gesti frenetici di quel pigiama disgustoso che gettò in terra con enorme soddisfazione.
Si rese conto che dalla gola gli uscì un suono di puro trionfo che lo spaventò.
Salazar! A che punto sono arrivato?
Provare questa soddisfazione per essermi liberato di uno stupido pigiama?
Lo guardò ammucchiato in terra per diversi attimi.
Oh, sì!
Non sono nella situazione per lasciarmi sfuggire gioie come queste.
Scosse le spalle accantonando la questione e finalmente si liberò anche degli slip.
Quando fu sotto la doccia, lasciò che il suo cervello analitico meditasse sulla situazione con maggior freddezza.
La notte prima era impegnato a sorseggiare vino con Sirius.
A sorseggiare e a litigare con lui, certamente.
Non c’era giorno in cui non si insolentivano.
Era normale.
Un sorriso gli increspò il viso serio al ricordo del suo compagno che blaterava frasi insensate al suo indirizzo agitando il calice e producendo una miriade di gocce rubino tutto intorno.
Non ricordava neanche il perché di quella discussione.
Di solito litigavano per inutili sciocchezze.
Intimamente si divertivano entrambi e la cosa finiva poi tra le lenzuola.
Lì non litigavano mai.
Andavano straordinariamente d’accordo.
Severus scosse la testa impedendo a certi pensieri di sostare nella sua mente.
Non è bene rimuginare su certe cose.
Non divaghiamo, dannazione.
Insomma, non c’era stato nulla di strano quella sera…
Un momento.
Severus si raddrizzò sotto il getto dell’acqua e scosse la testa con forza spingendo via i capelli bagnati dal viso.
Il vino.
Il vino rosso.
Quel dannato vino rosso.
Perché non ci aveva pensato prima?
Un dono del Preside.
Non era strano che il vecchio gli facesse qualche regalo ogni tanto.
Quella stupida chioccia gli era sempre attorno a controllare ogni particolare della sua vita.
Quando aveva saputo della sua relazione con Sirius, perché quel dannato cagnaccio non conosceva il significato della parola discrezione, aveva fatto una faccia delusa e l’aveva rimproverato col dito alzato.
Come se fosse un ragazzino che aveva appena compiuto una marachella.
Si fosse limitato a dissentire in silenzio, Severus l’avrebbe anche sopportato, non prima di insegnare al compagno una o due regolette per la convivenza, ma quel dannato vecchio impiccione era fermamente deciso ad appioppargli un altro fidanzato.
Merlino! Parole del vecchio scarpone! Fidanzato!
Ogni volta che ripensava alle parole del preside, si chiedeva quanto la sua pazienza sarebbe durata.
Poi si era messo in testa di accoppiarlo con Remus.
-Siete perfetti insieme-, non faceva che ripetergli ad ogni occasione possibile con quel sorriso rassicurante sulle labbra.
A nulla valevano le sue proteste ed in ultimo neanche la sua assicurazione che Lupin fosse assolutamente etero e felice di esserlo.
Dumbledore lo guardava con un’espressione di placida sopportazione che lo faceva infuriare.
Quell’aria da: io sono vecchio e conosco il mondo meglio di te.
Rabbiosamente si passò i palmi sugli occhi scacciando via gocce fastidiose dalle ciglia e dalle palpebre.
Era stato il vecchio, non aveva dubbi.
Ma qual’era il suo scopo?
E perché, dannato vecchio manovratore?
Con un gesto improvviso di stizza chiuse la leva dell’erogatore interrompendo così il getto.
Urlò.
Non poté impedirselo, visto che il lembo di pelle che lega pollice e indice era rimasto incastrato sotto la pressione di quel maledetto aggeggio.
Saltellò sdrucciolando sul piatto umido e viscido succhiando la parte offesa, gli occhi colmi di lacrime.
Dannato Dumbledore!
Questa me la paghi, lo giuro.
Spalancò la parete del box doccia e rimase agghiacciato a guardare un omaccione in abiti blu da operaio che lo guardava placido masticando un mozzicone di sigaro dall’odore pestilenziale, che gli pendeva da un angolo della bocca.
“Non si chiude in bagno, capo?”, disse con cadenza greve.
Severus era rimasto a corto di parole riconoscendo che quella domanda non era poi così insensata.
Ma chi Merlino era questo, ora?
Da dietro l’enorme mole elefantina dell’uomo comparve il volto sbalordito della vecchia.
Severus, come uscendo dalla catalessi, si affrettò a coprirsi con l’accappatoio appeso lì vicino.
Almeno l’accappatoio era morbido e di un giallino anonimo.
“Pensavo avesse terminato, Maestro Snape. E’ parecchio che busso alla porta”, stava dicendo con voce pratica la donna. “Questo è l’uomo che farà i lavori in bagno. Voleva cominciare oggi, come da accordi.”
“Lavori?”, chiese Severus senza capire.
L’omone tirò fuori da dietro l’ampia schiena con gesto delicato e riverente, una piastrella lucida che gli mostrò orgoglioso come se l’avesse fabbricata lui.
Cosa possibile perché era un orrore.
Rosa confetto con motivi di rose rosse in boccio o completamente aperte ad ogni angolo, e tralci talmente avviticchiati di verde smeraldo a comporre un motivo floreale estremamente ributtante.
Severus rimase a guardare senza capire, ma sentì che la palpebra tornava a battere convulsa.
“Eravamo d’accordo per questa. In due giorni vi trasformo questo bagno funebre in qualcosa di fine capo, lasci fare a me.”
Severus immaginò quel motivo ripetuto in ogni parete.
La cosa aveva del ridicolo.
Nessuno sano di mente poteva scegliere una piastrella simile.
Stava per protestare vibratamente quando la vecchia donna intervenne con voce incantata:
“Lei ha dei gusti squisiti, Maestro Snape.”
Poi come svegliata da un bellissimo sogno tornò pratica e senza dar tempo a Severus di aprir bocca lo sospinse fuori dal bagno con decisi colpettini delle dita puntute contro la schiena:
“Su, lasci lavorare il signore e si sbrighi che il caffè si fredda”, disse marciando poi rapida in cucina.
Severus rimase in corridoio ancora gocciolante ad osservare dalla porta aperta del bagno l’energumeno chino in terra che rimestava nella borsa degli attrezzi, l’enorme deretano bianco a far capolino dalla cima dei pantaloni.
Arricciò inconsapevole le labbra e si fece forza.
Doveva rientrare in bagno per recuperare gli abiti.
Si appiattì contro il muro per superare lo sbarramento di quell’uomo muraglia, e si riappropriò dei suoi vestiti bofonchiando qualche parola.
L’omaccione al suo passaggio gli strizzò l’occhio continuando a masticare il suo sigaro, cosa che fece sussultare Severus tanto da perdere gli slip che planarono graziosamente su una coscia enorme come un pilastro.
Si chinò a raccoglierla con gesto automatico e si trovò immerso in vapori pestilenziali, talmente vicino al viso di quell’uomo tanto da scorgere i pori dilatati del naso carnoso e rubizzo.
Severus non s’ingannava.
Quell’uomo stava ammiccando.
Deglutì e si rialzò in piedi cercando aria pura e visioni meno stomachevoli, sentendo un’acuta nostalgia del volto di Sirius appena sveglio, con tanto di occhi cisposi e barba sfatta.
Lo sorpassò senza una parola, quando sentì inequivocabile una pacca sul sedere.
La sua espressione più dura, che tanti studenti e tanti maghi adulti aveva spaventato, non produsse sul bovino accovacciato il ben che minimo effetto.
Continuò a ruminare il sigaro con un luccichio divertito negli occhi piccoli.
Sventolò anche le dita in un chiaro, svenevole saluto.
Non perse altro tempo.
Marciò verso la camera e si chiuse dentro a doppia mandata.

Seduto cupamente ad un brutto tavolo di formica azzurra, in un’ancora più brutta cucina, Severus si sentiva addosso un pessimismo cosmico che, anche non essendo quel che si dice un cuor contento, non aveva mai provato.
Il mondo non gli era mai sembrato un posto così desolatamente triste.
Né si era mai sentito così irrimediabilmente in trappola.
Sperò ardentemente che Albus avesse un motivo più che valido per averlo spinto in una situazione del genere.
Lo squillo di un telefono interruppe i suoi biechi pensieri, come la voce perentoria della vecchia governante.
La vide annuire vistosamente come se l’interlocutore potesse vedere i suoi gesti nevrotici e poi rivolgere il viso vizzo verso di lui:
“E’ il maestro Lupin”, disse tendendo la cornetta.
Con la fronte aggrottata in un’espressione interrogativa se l'avvicinò all’orecchio.
“Spero che tu sappia come uscire da questo disastro, Severus”, disse Remus in tono di gioviale conversazione, “altrimenti credo che ti sbranerò volentieri.”

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E' assolutamente una Sirius/Severus, non preoccuparti palanmelen.
Ti ringrazio per i complimenti, così come ringrazio Ellinor.
Purtroppo sono in un periodo di stanca e faccio fatica a proseguire questa comica e ciò mi causa profondi sensi di colpa, XD. Giuro che so già come va a finire e come son divisi i capitoli. Si tratta solo di scriverla. Le comiche non sono affatto storie facili.
Grazie anche a chi mi segue in silenzio.
Spero a presto.
Boll.

  
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