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Autore: KatnissClaire_Somerhalder    31/08/2012    1 recensioni
Dal capitolo cinque:
"Si chinò su di me e mi baciò con leggerezza. Stava accadendo, sapevo finalmente chi scegliere; la mia mente correva, sapevo per certo cosa volevo, poiché davanti a me c’era una vita che non potevo rifiutare, che non potevo attendere, per questo, le stavo correndo incontro."
Questa è la mia prima FF, non esitate con le critiche. Spero vi piaccia :3
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Scesi al piano di sotto con addosso solo le mutandine e una maglietta di Damon. Di sotto trovai il mio ragazzo in compagnia di Stefan e Bonnie, che appena mi videro spalancarono gli occhi sconcertati da quella visione. Sorrisi in modo innocente apposta, per gustarmi le loro espressioni facciali.
- Che ci fate qui? Io e Damon siamo occupati, molto occupati.
Risi dentro di me quando vidi la faccia disgustata di Bonnie e l’imbarazzo di Stefan. Damon rese la mia risata concreta. In un micro secondo andai di sopra a prendere dei pantaloncini e una maglietta, mi cambiai e ritornai in salotto. A quel punto sentii allentarsi la tensione nella stanza.
Stefan incominciò a parlare.
- Siamo qui perché al telegiornale è stata annunciata una notizia degna di sospetto: è stato trovato un uomo con la gola squarciata in un cassonetto stamattina. Che sia opera di Klaus?
- Dobbiamo tenere gli occhi aperti, non voglio che ritorni in città.
- Nessuno lo vuole, Bonnie. Comunque non c’è da preoccuparsi, perché sono stata io.
Un bicchiere si frantumò di colpo cadendo a terra. Avevo lasciato tutti di stucco con quella dichiarazione.
- Cosa?! Come ti è saltato in testa? Che è successo alla mia migliore amica? Questa non sei tu!
- Bonnie, calmati! Quel tizio voleva abusare di me, poi avevo fame, parecchia fame.
- Non avresti potuto chiedere al tuo ragazzo succhia sangue di andarti a prendere una sacca di zero negativo?!
- Senti, intanto ho un nome. Poi, almeno io succhio solo sangue e non altro - disse Damon fulminandola. Le guance di Bonnie diventarono rosse, non so se per rabbia o imbarazzo.
- Ma come ti permetti? Sei solo uno stronzo!
- Adesso smettetela e tu, Bonnie, prenditi una camomilla! La verità è che… non sono riuscita a controllarmi. Non sai che cosa si prova nel sentire una forza interiore dentro di te, che ti spinge a compiere azioni senza controllarti, che ti guida, che ti condiziona. È difficile, almeno quando sei agli inizi. Questo mondo per me è tutto nuovo, non ho bisogno di qualcuno che mi faccia il terzo grado o che mi sgridi per ciò che ho fatto senza pensare, ma al contrario necessito di un sostegno morale, di una persona che mi insegni a gestire le emozioni e allo stesso tempo che mi insegni come lasciarmi andare quando è necessario.
- Fatti sentire quando sarai tornata normale, allora.
Bonnie si avviò verso la porta d’ingresso e se ne andò sbattendola. Stefan si alzò dalla poltrona su cui era seduto e venne verso di me. Mi mise una mano su una spalla.
- Stai tranquilla, Elena, vedrai che tutto si sistemerà.
Detto ciò, decise di andarsene anche lui. Rimanemmo solo io e Damon nella stanza; ci guardammo intensamente negli occhi e di riflesso mi buttai fra le sue braccia. Non ero preoccupata, solo un minimo spaventata.
- Non voglio più essere fragile, Damon.
- Non lo sei mai stata, eri solo umana. Ti accetterò sempre per come sei.
- A proposito di questo… mi dispiace, dal più profondo del cuore.
- Per cosa?
- Per averti costretto in qualche modo a non essere completamente te stesso, per non averti accettato in principio. Ho sbagliato e me ne sono resa conto solo mentre i miei canini stavano perforando la pelle di quell’uomo che ho ucciso ieri. Sono una persona orribilmente superficiale, ti ho giudicato dalle apparenze senza cercare di capire i tuoi sentimenti.
- Non dirlo nemmeno, non mi hai cambiato, sono sempre io. Il mio problema è sempre stato quello di non riuscire a mostrare il mio lato umano, di non riuscire ad accettare quella parte di me, ma grazie a te ho imparato a farlo.
Le sue labbra incontrarono le mie e il nostro bacio da casto diventò passionale. Quando si staccò da me mi sorrise e mi prese per mano trascinandomi fuori in giardino.
- Ora, ti insegnerò a controllarti.
Corremmo veloci fino ad arrivare al Mystic Grill. Andammo sul retro e incontrammo il barista, impegnato a portare fuori la spazzatura. Quando ci vide assunse un’espressione confusa, fino a quando Damon gli si avvicinò, gli prese il mento con due dita e incominciò a parlare.
- Non devi fiatare, devi mantenere la calma. Stai fermo e non ti muovere da lì.
Mi fece cenno di venire avanti, così mi avvicinai.
- Ordinagli di dirti il suo nome, prova a soggiogarlo.
Respirando profondamente lo fissai, in cerca del suo sguardo fermo; lo guardai negli occhi e cercai di far dilatare le mie pupille.
- Dimmi come ti chiami.
Non ottenendo risposta, indispettita continuai.
- Dimmelo, subito!
- Ehi, stai buona, un po’ di pazienza! Non distogliere lo sguardo, non chiudere gli occhi e pronuncia la frase chiaramente. Riprova, forza.
Determinata a non mollare ritentai, seguendo alla lettera tutte le indicazioni. Questa volta ci riuscii: le mie pupille si dilatarono e si rimpicciolirono di colpo e la mia sicurezza divampò nell’aria. Mi disse che il suo nome era James.
- Bene James - continuai – ora devi stare calmo. Non urlare, non ti farò del male.
Con cautela mi lasciai andare e mostrai i canini. Il sangue cominciò a pulsare e a concentrarsi sul mio viso. Lo morsi alla gola e assaporai il liquido caldo che mi si depositava in bocca e che pian piano discendeva nell’esofago. Succhiai sempre più intensamente, senza accorgermi che il ragazzo stava diventando sempre più pallido. Non riuscivo a fermarmi.
- Elena, basta, altrimenti lo uccidi!
Mi sembrava di essere da sola in quel momento, non riuscivo a percepire altri rumori al di fuori dei respiri affannati e strozzati della mia vittima. Poi, all’improvviso, una forza bruta mi strappò via dalla gola del ragazzo, privandomi dell’ambrosia di cui mi stavo cibando. All’inizio sentii montare la rabbia dentro di me, ma quando vidi il corpo di James accasciato a terra, privo di forze, ritornai alla realtà.
- Accidenti, non dirmi che l’ho ammazzato.
- No, ma ci sei andata vicino.
Damon si chinò su di lui, si morse il polso e gli diede il suo sangue. Poco a poco il ragazzo riprese colore. Quando aprì gli occhi spaventato Damon lo rassicurò.
- Va tutto bene. Prendi delle vitamine e indossa magliette a collo alto per i prossimi cinque o sei giorni. Ora puoi tornare dentro a lavorare.
James tornò nella struttura velocemente lasciandoci soli.
- Non credo di aver passato il test – dissi sorridendo.
- Non proprio, ma ci si può ancora lavorare sopra.
Mentre camminavamo verso casa notammo un volantino appiccicato ad un palo della luce: diceva che l’indomani sera ci sarebbe stata una specie di fiera in centro città, con bancarelle, luna park e tanto altro.
- Potrebbe essere interessante andarci, è da tantissimo tempo che non salgo su una ruota panoramica! – dissi a Damon facendo gli occhi dolci.
- E se perdessi l’equilibrio e rischiassi di cadere giù da quella cosa?
- Non potrei mai cadere da lì sopra, dimentichi che ora sono una vampira forte ed indipendente.
- Aggiungiamoci senza controllo e indomabile – mi disse sorridendo.
- Esatto, indomabile, proprio come una leonessa.

Katniss's corner:
Hi, people! 
Questo capitolo fa schifo, non mi piace per niente e.e
Però amen, l'ho dovuto postare perchè è uno di quei capitoli di passaggio, diciamo di treansizione. 
Spero che vi piaccia comunque. Ringrazio i miei lettori, solenziosi e non, e i miei recensori. :)
Ringrazio in particolare Miriana, ovvero Esperanza 97 (
http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=183378), che con le sue recensioni e storie mi fa sorridere.
Un bacio, alla prossima! 
  
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