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Autore: pict shewolf    31/08/2012    2 recensioni
...Amare e essere amato... Questa è la continuazione del titolo! è una fanfiction su Franziska von Karma ambientata appena dopo la fine di Justice for all... Non so ancora quanto sarà lunga però ho molte idee su come farla andare avanti, spero che la leggerete!
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Franziska von Karma, Miles Edgeworth, Phoenix Wright, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo
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Capitolo 8:

 
Inviti

 
13 NOVEMBRE  12:47  Scena del crimine

 
“Mmm… Capisco. Detective, sa per caso chi sarà il procuratore?”

“Pare che sia il procuratore von Karma”

Mi avevano chiamato per analizzare una scena del crimine, dovevo rappresentare l’accusa in questo caso. Niente di che, avevamo un imputato e un ottimo movente.

Sentii la voce del detective Gumshoe mentre davo ordini alla squadra di polizia, stava parlando con qualcuno che non conoscevo, cosi mi avvicinai per sentire cosa diceva.

“Sigh! Avete già trovato qualcosa di interessante?” chiese l’altra persona, dalla mia posizione non riuscivo a vedere il volto, ma dalla voce sembrava un uomo sulla cinquantina.

“Eh eh eh! Mi dispiace signor avvocato, ma il suo cliente non ha scampo. Abbiamo due testimonianze chiave…” disse il detective gonfiando il petto “…E una prova schiacciante!” esclamò mentre l’avvocato abbassava le spalle sconsolato.

“Vede, amico…” continuò “…Abbiamo trovato… Aaaarrrgh!”

Avevo smesso di osservare in silenzio e avevo frustato il detective. Non potevo permettergli di dare delle preziose informazioni al nemico.

“Herr Sciattone!” esclamai “Quante volte ti ho detto che non devi dire in giro questo genere di informazioni?!!”

Gumshoe abbassò la testa e iniziò a farfugliare delle scuse:

“Mi scusi, signorina von Karma, io…”

CRACK!

“Ahi!!” lo frustai di nuovo.

“Zitto, prima di dire delle sciocchezze”

Guardai l’avvocato, che aveva osservato in silenzio tutta la scena.

Come pensavo, era un uomo di circa cinquantacinque anni, alto, magro e con un’aria vissuta.

“Lei deve essere il procuratore von Karma…” disse quando si accorse che lo stavo guardando “…ho sentito molte voci sul suo conto, dicono che lei è la degna erede di suo padre” incrociò le braccia al petto e alzò il mento.

“Umph. Ovvio. Non hai speranze per domani herr…?”

Non sapevo il suo nome, cosi feci una pausa per permettergli di presentarsi.

“Moss Goddard”

“Herr Goddard. Comunque sei l’avvocato, hai il diritto di svolgere la tua indagine”

Mi rivolsi al detective:

“Detective, ho finito qui. Torniamo in procura”

Salii sull’auto della polizia, al posto del passeggero. Mi aveva accompagnato Gumshoe sul luogo del delitto.


 
13 NOVEMBRE  13:30  Procura, Ufficio

 
“Aaaarrrgh! E questa perché, procuratore?!”

Avevo frustato Gumshoe appena entrati nel mio ufficio.

“Sei lento herr Sciattone! Mi hai fatto perdere un sacco di tempo con la tua sciocca mania di chiacchierare con la difesa! Aspettati una riduzione dello stipendio!

“Sigh…” sospirò.

“E cosa ci fai ancora qui?! Non hai delle analisi della scientifica da portarmi?”

“Si, scusi signorina. Vado subito!” esclamò mentre si strofinava il braccio dove la frusta l’aveva colpito.

Uscì dalla stanza e io iniziai a compilare dei documenti.





Toc-toc-toc.

Non passarono neanche cinque minuti quando qualcuno bussò leggermente alla porta. Sospirai. Possibile che non si potesse mai stare in pace?

“Avanti”

Geoffrey Maclaine entrò nell’ufficio. Era vestito con un paio di jeans scuri e una maglietta nera a mezze maniche abbastanza attillata, dietro a cui si riuscivano a scorgere i pettorali scolpiti.
Cercai di non farci caso.

“Ciao” disse facendo il suo solito sorriso.

“Ciao” smisi di scrivere e gli sorrisi di rimando, era quasi impossibile non sorridergli quando lo si vedeva.

“Ho sentito che ti stai dando molto da fare…” disse mentre prendeva posto sulla sedia di fronte alla mia.

“Si, ora sto aspettando che quell’incapace di Gumshoe mi porti dei referti. Giuro che se si ferma a chiacchierare con qualcuno io lo… lo…”

“Ahahah! Penso che nessuno vorrebbe essere nei panni di qual povero detective!” esclamò mentre decidevo la sua punizione, poi riprese a parlare con un tono eloquente:
“Comunque, sono venuto per un motivo preciso…”

Fece una pausa e lo guardai con interesse mentre si scostava un ciuffo di capelli biondi che gli ricadeva sopra un occhio.

“Si?”

Misi un gomito sulla scrivania, chiusi la mano e vi appoggiai il viso.

Lui sorrise, poi mi porse una busta viola firmata con il suo nome. La fissai stranita prima di prenderla.

“Cosa sarebbe?” chiesi rigirandola tra le mani.

“Un invito” rispose come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

Lo guardai sorpresa:

“U-un invito? E per cosa?”

Non avevo mai ricevuto una busta simile in vita mia, come facevo a sapere cosa fosse?

“Uhm… già. Tu non sei di qui, non puoi saperlo…”

Fece una pausa, alzò il mento e riprese a parlare guardando il soffitto:

“Beh, è un ballo, una specie di festa a cui partecipano i procuratori, qualche avvocato e qualche agente di polizia. Ogni persona può portare qualcuno di estraneo. Vedi… si svolge una volta all’anno, è come un ritrovo. I dettagli sono nella busta” spiegò prima di tornare a guardarmi.

“Verrai?” aggiunse notando la mia espressione incuriosita.

Mi interessavo quella festa, ma lui ci sarebbe andato? Non importa, io non dipendo da nessuno.

“Forse si” sorrise soddisfatto.

“Strano. Non pensavo fossi il tipo da balli…”

“Infatti non lo sono” lo interruppi “voglio solo vedere come fate questo genere di sciocchezze in questo paese e…” sorrisi timidamente “ho bisogno di un po’ di svago” aggiunsi.

“Di quello ne abbiamo bisogno tutti. Ecco perché si fa questa festa” sorrise e si alzò “ora ti lascio. Ho un processo…”

“Si”

“Ciao Franziska”

“Ciao”

Si scostò un’altra volta i capelli dal viso, poi fece un sorriso diverso dal solito, molto seducente, e uscì.

Quando rimasi sola aprii la lettera. La festa si sarebbe svolta fra due settimane all’hotel Gatewater…

“Ciao Franziska”

Edgeworth entrò nella stanza, come al solito, senza bussare.

“Edgeworth…” dissi con un filo di voce.

“Hai mangiato?”

Effettivamente il mio stomaco iniziava a farsi sentire, ma a lui cosa importava?

“No…”

“Lo sapevo”

Estrasse dal sacchetto che aveva in mano due panini e me ne porse uno.

“Ti ho portato un panino. Prosciutto crudo e maionese”

Sorrisi. Mi ricordavo quando da bambini, di nascosto, mangiavamo panini al crudo con quintali di maionese. Allora… lui si ricordava?

“Si, mi ricordo” sembrava avermi letto nel pensiero.

“Siediti”

Si sedette sulla sedia che prima era stata occupata da Maclaine e mi osservò mentre davo piccoli morsi al pane, continuando, però, a scrivere.
Anche lui iniziò a mangiare.

“Sai che alcune persone trovano maleducato mangiare mentre si lavora?” disse dopo un po’ che mi guardava.

“E sai che altre persone trovano maleducato quando il lavoro non è finito in tempo?” risposi. Dovevo compilare quei documenti per il processo di domani.

Lui non rispose, poi notò la lettera aperta sulla scrivania:

“Ci vieni vero?” chiese indicandola.

“Penso di si, tu?”

“Ma dai sarà divertente!” disse sorridando.

“Si”

“Dai, ci saranno tutti!”

Ma era forse diventato sordo?

“Edgeworth ho detto che ci vengo!” esclamai non riuscendo a copire se mi stesse prendendo in giro o meno.

“Bene! Anche io” sorrise e lo guardai male.

“Ora vado. Ti lascio lavorare. A dopo Frannie

Uscì marcando l’ultima parola. “Frannie”. Era l’unico che mi chiamava così e non so perché quel nome, detto da lui, mi dava sempre un brivido lungo la schiena.


 
Spazio Autore:
Eccomi qui con l’ottavo capitolo! Non ho molto da dire solo che questa festa sarà tipo una cena elegante dove si incontrano i colleghi fuori da un ambito lavorativo… Fatemi sapere cosa ne pensate!
  
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