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Autore: ThePhylos    31/08/2012    2 recensioni
In un mondo scosso e, in larghissima parte, distrutto da una guerra feroce per il possesso dell'unico giacimento di un materiale rarissimo, un gruppo di piccole città e villaggi si allea per resistere alle invasioni provenienti dall'altro continente. In mezzo a devastazione, tradimento, corruzione e battaglie, si vede il progressivo retrocede della tecnologia utilizzata nella guerra, fino al ritorno al medioevo: appena scoppiato il conflitto, l'obiettivo di ambo le fazioni è quello di distruggere le fabbriche e le fonti di sostentamento dell'altra, nonché le città più importanti. La narrazione effettiva inizia dal punto di vista di questo gruppo di cittadine in cui tuttavia non è molto chiaro cosa stia accadendo; l'unico obiettivo è sopravvivere agli attacchi stranieri ed evitare di essere uccisi.
Genere: Avventura, Guerra, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Consegne di ordini

L’ultimo scoppio di arma da fuoco echeggiò solennemente nel cielo di Shintaris, ormai pervaso dai colori del tramonto di Maggio. Le vette ricoperte di alberi intorno al paese fortificato erano sfumate di un rosso-arancio caldo e rilassante, e nell’etere si potevano gustare delle stupende tonalità di viola; il paesaggio  contrastava la guerra che incombeva sullo splendido mondo da più di 4 anni. 
Sendhel era appostato sulle mura rocciose esterne, una sottile brezza gli accarezzava il volto e i lunghi capelli castani, smuovendoli leggermente, il fucile ancora spianato in direzione della strada, e scrutava il confine degli alberi in cerca di nemici quando sentì chiamare il suo nome. Riconobbe la voce e salutò Ferios, distogliendo l’attenzione dal campo di battaglia.
‘Dai scendi da lì. Per oggi speriamo sia finita…  Cerios ci vuole parlare.’
‘Va bene’ disse Sendhel, saltando giù dalla barricata. ‘Ho sentito qualcuno urlare durante la battaglia, ci sono feriti?’
‘Datian si è preso una pallottola di striscio… se la caverà’.
Così i due si avviarono verso il centro del villaggio. Camminando nelle stradine asfaltate, la memoria di entrambi tornò al tempo in cui vivevano tranquillamente in quell’allegro paesello montano; così raggiunsero la casa di Cerios, grande fautore della resistenza, ai tempi dello scoppio della guerra. Era il loro leader indiscusso. La sua era l’unica casa le cui finestre non erano sprangate con assi di legno; sulla terrazza addirittura vi erano dei fiori che davano un tocco di colore e tranquillità alla dimora, un tempo molto accogliente. 
Quando arrivarono in piazza, Cerios, seduto in terrazza, sbuffando nuvolette di fumo bianco dalla sua pipa, lì incitò a raggiungerlo. Varcarono l’arco di pietra che coronava l’ingresso giungendo al corridoio interno; era ampio e lungo, donava un pensiero di tranquillità e distensione.  Dopo aver salito le scale di marmo rossiccio, si diressero verso la terrazza.
‘Complimenti, e speriamo che Datian si riprenda in fretta; questi Rocciosi non ci danno tregua’.
Entrambi annuirono e subito Ferios, con fare sbrigativo: ‘Ci hai mandati a chiamare capo?’
‘Esatto. Il gruppo di Orel ha catturato dei Rocciosi armati giù a Frandaris, e avevano con loro gli ordini di servizio. Dovevano riunirsi ad un gruppo più numeroso nella città distrutta, per attaccare il polo orientale della nostra resistenza.’
‘Stanno per attaccare Valiris?’ Chiese Sendhel, con tono preoccupato. ‘La settimana scorsa hanno distrutto il loro avamposto!’
Cerios aggrottò la fronte e annuì, dopo di che consegnò ai due una lettera e disse loro di leggerla. Aggiunse che entro il giorno successivo doveva essere consegnata a Ghert, il capo di Valiris. 
‘Vi dovete preparare, difendete il polo orientale ad ogni costo.’ Ma subito aggiunse: ‘Ah, Datian ieri è arrivato alla vedetta del Grand’Albero. Ha detto di aver visto movimento sul sentiero per Valiris; fate attenzione.’
Congedati, Sendhel e Ferios si separarono per riposare quella notte e partire la mattina seguente alle prime luci. A letto, la mente di Sendhel iniziò a macinare pensieri a ruota libera, privandolo del sonno.
‘Valiris… Valiris… è da più di un anno che non ci vado… chissà Amber e Ghilber… il sentiero non è più sicuro… a scuola facevano sempre i deficienti, chissà come stanno quei due… ho messo tutto nello zaino? La lettera è al sicuro? …’
La mattina seguente, una pesante linea di mal di testa lo tormentava, il fragore dei ragionamenti notturni lo aveva intontito fino al punto di non accorgersi, uscendo di casa, che Ferios era già seduto sulla panchina a lato dell’ingresso. Raggiunsero la fontana nella piazza del paese, dove Sendhel immerse la testa per riprendersi; si scrollò di dosso le gocce dai capelli e respirò a fondo. 
I colori chiari e limpidi del cielo azzurro, unito alle poche stelle, bianche e splendenti, che ancora si vedevano prima del sorgere del sole, contrastavano sul verde scuro delle creste montuose ricoperte di abeti e pini.
L’aria fresca e rinvigorente pervase ogni alveolo polmonare di Sendhel, riscuotendolo del tutto dal torpore che stentava a lasciare la presa. ‘Incamminiamoci, o arriveremo dopo il tramonto.’ Disse, guardando negli  occhi Ferios. L’altro annuì, così si misero gli zaini in spalla e, indossando i fucili a tracolla, si diressero verso i boschi a sud-est di Shintaris. Ogni passo verso Valiris pesava come i quattro anni di guerra nella loro casa, che avevano già sopportato.
  
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