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Autore: athena from olympus    31/08/2012    11 recensioni
Jessica è una ragazza di diciassette anni, vive in provincia di Sydney con i suoi zii e suo cugino. Ha perso i suoi genitori e suo fratello in un incidente stradale dodici anni fa e da allora, anche se non lo dimostra, la sua vita è cambiata.
Eppure il destino, che fu tanto crudele con lei, le riserverà una splendida sorpresa.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Se per Jess era complicato spiegare le emozioni che provava cavalcando un qualsiasi cavallo, descrivere quelle che ogni volta le provocava correre con Fulmine era totalmente impossibile, non esistevano parole adeguate, che si avvicinavano, almeno in parte, alle sensazioni che percepiva.
Era un cavallo speciale, un po' come lei, e anche il loro incontro non fu da meno.
Jessica ricordava spesso la lontana mattina in cui degli spari e delle urla condussero lei e la sua famiglia ancora in pigiama nel cortile della loro casa.
Il puledro era inseguito da due uomini a cavallo, lo sceriffo Barton, uomo baffuto di mezza età e dal contadino Gladstone, uomo ben oltre la mezza età, mingherlino e ricoperto di rughe.
Fulmine si fermò vicino lo steccato e i due gli furono subito alle calcagna.
Lo zio Carl urlò loro il motivo dell'inseguimento e lo sceriffo raccontò che quel ' dannato cavallo ' ogni notte s'intrufolava nei campi di Gladstone pestandoglieli con i suoi pesanti zoccoli, se fossero riusciti ad acchiapparlo, l'avrebbero venduto a qualche fante proffessionista, data la sua visibile velocità, agilità e resistenza.
Ma da tempo ormai, tentevano invano di acciuffarlo, ma il suo essere selvaggio prevaleva sulla ' furbizia' dei due uomini, impossibile come acchiappare un fulmine.
Tanta di quelle furbizia che Barton canzonava, Jess non l'aveva mai notata, anzi, l'aveva sempre ritenuto un tipo stupido, ma era talmente concentrata sull'animale, da non rendersi conto dell'ultima ' perla di saggezza ' dello sceriffo. 
Anche il cavallo sembrava guardarla, scrutarla. I loro sguardi si incrociarono e in un'unica occhiata, si raccontarono la loro vita.
Ma quando Gladstone, sogghignando, provò a legare il cavallo, questi si rivoltò contro facendolo cadere dall'animale su cui lui era poggiato.
Zio Carl e Max corsero ad aiutare il contadino mentre lo sceriffo tentava di calmare i cavalli, il selvaggio e quello di Gladstone, con buffi e insensati movimenti. 
Jessica, allora, si avviò verso Fulmine, mentre Barton gli urlava di allontanarsi.
Non l'ascoltò e con grandi sforzi, riuscì ad accarezzarlo.
Contrariamente a ciò che pensava l'uomo, il cavallo si calmò, all'improvviso.
Da allora, dopo una lotta che continuava tutt'ora con entrambi i tizi, Fulmine, il cavallo selvaggio, era rimasto nella stalla di Jessica, divenendo il suo migliore amico.
Lei aveva bisogno di lui, come lui aveva bisogno di lei.


                                                                                                                                                                **

- Jess, mi ascolti cinque secondi ? - le urlò Max.
La ragazza sbuffò. - Non puoi parlarmi dopo? - 
Il ragazzo la suppliccò, tant'è che per non ascoltare più le sue lamentele, fermò Fulmine, mal volentieri.
Detestava essere disturbata quando lo cavalcava.
- Allora, che c'è? - 
- Devo chiederti un enorme favore - 
- Quale? Finire i tuoi compiti di geometria o di trigonometria prima che ricominci la scuola? - ridacchiò.
- No, sciocca, ho bisogno che tu vada a Sydney al posto mio domani mattina -
Jess si stupì.
- E perché? -
- Non posso andarci io, devo aiutare mio padre a sistemare la stalla e poi.. be' appunto, ho ancora i compiti da finire e.. -
- Occhei, ci vado io. -
- Grazie cugina! - Max le saltò addosso e la strinse forte stampandole un bacio sulla guancia.
- Sappi che mi devi un favore per questo! - protestò Jessica.
- Tutto quello che vuoi! - e le stampò l'ennesimo bacione, questa volta sulla fronte.
- La smetti di riempirmi della tua bavosa saliva? ahaha - 
- Non apprezzi i miei gesti d'affetto? Ah, occhei.. - Max mise il broncio, ovviamente fingendo.
Jess sapeva benissimo che era una delle tante ' rappresentazioni teatrali ' di suo cugino, per loro due era come un gioco.
Allora gli si arrampicò sulla schiena quasi fosse una scimmia e lo abbracciò forte.
Si volevano molto bene.
Dopo un po', Max tornò in casa e Jess tornò da Fulmine che intanto si aggirava il più lontano possibile dal ragazzo, ma la giusta distanza per ' controllare ' la ragazza.
- Hai visto Fulmine? Domani mattina non ci alleneremo - 
Il cavallo girò il muso, offeso.
- Ma dai, anche tu fai come Max? Voi maschi siete tutti uguali ahaha -
Gli accarezzò la criniera e lo sguardo fiero dell'animale si addolcì.

**

 

Detto fatto.
La mattina dopo, Jessica si avviò nel suo paese per prendere la metropolitana, così in pochi minuti sarebbe arrivata a Sydney.
Si recò dall'edicola vicino il negozio di antiquariato.
Ancora non capiva che ci facesse un negozio pieno di antiquaglie in un paese così piccolo.
Lo riteneva un po' inutile.
Dall'edicola del vecchio Ferdinand, acquistò due biglietti, andata e ritorno, per la grande città.
Percorse il tragitto fissando prevalentemente per terra, ogni tanto calciava qualche sassolino qua è la.
- Ehy, Jessica Barclay! - esclamò qualcuno.
Si voltò, era Dowson Barton, figlio dello sceriffo, probabilmente più stupido e più antipatico dello stesso padre.
Era al volante di una costosa auto e al suo fianco sedeva la sua ragazza, Jane, una bionda cotonata.
Dowson e Jane erano il ragazzo e la ragazza più cool del paese, i più popolari, i più invidiati e ovviamente, i più coinvolti nel gossip.
Entrambi non avevano chiaro il concetto di ' relazione ' ed erano insieme solo per dire ' Wow, la mia ragazza/o è il figo/figa de paese, devi rispettarmi  '.
Quindi, la maggior parte degli adolescenti pendevano dalle loro labbra, li idolavano e avrebbero pagato qualsiasi cifra pur di far parte della loro cerchia d'amici. 
Una delle poche persone nel paese a non poter soffrirli, era Jessica e Dowson di questo ne era infastidito, anche perché da sempre, dai tempi delle elementari, aveva una certa influenza per lei e quando lui dalla sua auto la chiamò provando ad attirare l'attenzione e da lei non ebbe altro che un'occhiataccia, si sorprese e contemporaneamente si alterò.
- Sei la solita, neanche un ' ciao ' al tuo vecchio amico d'infanzia? - continuò.
- In quale vita io e te siamo stati amici, Dowson? - scoppiò Jess.
- Siamo nervosette oggi? - sogghignò.
- Gira al largo - terminò senza neanche guardarlo.
- Allora, ci si vede - sorrise maligno, prima di rimettere in moto l'auto.
Jane la squadrò quasi schifata.
' Gente stupida, mi chiedo se hanno un cervello sotto quello strato di gelatina, lacca e tintura ' pensò riprendendo leggermente innervosita il suo percorso.

**

 

Arrivò a Sydney un quarto d'ora dopo, Jessica adorava quella città.
Era così grande, così vasta, così rumorosa.
Completamente diversa dalla fattoria degli zii. 
Racattò il foglio che le aveva consegnato lo zio Carl e lesse il contenuto.
Doveva acquistare  un particolare tipo di medicina per uno dei conigli. 
Conosceva la città, le risultò semplice orientarsi.
Prima di tornare a casa, si fermò in un piccolo bar a cui era molto legata.
Lì dentro erano conservati dei ricordi bellissimi.
Da piccola suo padre la portava spesso con suo fratello e acquistava loro un gelato.
Ogni volta che tornava a Sydney, quasi fosse una tradizione, entrava in quel bar e ne prendeva uno, lo stesso cono di cui da piccola era golosa, al cioccolato.
Uscì soddisfatta e si avviò verso la metropolitana per tornare a casa.

**

 

- Harry, sbrigati! - lo trascinò Zayn, ansimante.
I cinque ragazzi, immaginate un po' chi, scappavano da un branco di fans che probabilmente li avrebbero strappato i vestiti, che gli avrebbero strattonati. 
Soggiornavano a Sydney perché facevano parte di un nuovo programma televesivo e sarebbero rimasti in quella stupenda città per un paio di mesi.
Purtroppo, le directioners, li scovarono e quasi fossero un branco di lupi, inseguivano le loro prede da almeno una decina di minuti.
Correvano senza conoscere le direzioni, alla fine si sarebbero persi.
Niall ormai, non aveva più fiato, i ricci di Harry gli cascavano dinanzi gli occhi, Louis era del tutto ansimante, Zayn non riusciva a correre per via dei pantaloni che gli arrivavano quasi a terra. Liam era il meno stanco e il più allenato di loro cinque per via delle ore passate in palestra. 
- Niall, girati, ci sono ancora? - esclamò il riccioluto.
- No no, le abbiamo seminat.. NO NO, correte correte! Hanno preso una scorciatoia e ci stanno raggiungendo! - urlò con voce stridula per via del fiato che man mano si indeboliva.
- Svoltiamo l'angolo, magari è riusciamo a seminarle seriamente - consigliò Louis e i ragazzi seguirono il suo consiglio.
Il biondino però, continuò a correre con il capo voltato tentando di controllare le mosse delle 'predatrici' ma.. BOOM.
Si scontrò con qualcuno e si ritrovò per terra, e come se non bastasse, con la maglietta sporca di gelato al cioccolato.
Per un momento vide buio, poi alzò lo sguardo per capire con chi si fosse scontrato.
Rimase senza parole.
- Lo sai che quando cammini, anzi, nel tuo caso, quando corri dovresti guardare davanti e non dietro? - trillò irritata una ragazza bionda, con gli occhi verdi.
Non sembrava essere di quella città, ma l'accento era di Sydney, forse vagamente alterato.

**

 

Jessica era furiosa. Ma da quando la gente camminava senza guardare davanti?
ll ragazzo con cui si era scontrata, aveva un'aria familiare, ma in quel momento non diede peso a  quell'impressione, più che altro notò il suo gelato sulla maglietta di quel tipo che inoltre, non spiccicò parola.
- Il gatto ti ha mangiato la lingua? Potresti almeno rispondere - esplose e sul viso del biondino si espanse un lieve rossore.
Capì che si doveva sentire mortificato.
Intanto si avvicinarono altri quattro ragazzi, uno diverso sall'altro.
I loro tratti non erano tipici australiani, ma di una terra ben lontana di quell'enorme isola sperduta nel Pacifico.
- Ecco, ehm, hai la bocca sporca di cioccolato - spiccicò impacciato il ragazzo biondo, ancora per terra, indicandola.
Jessica si sentì sprofondare e alla  fine scoppiò a ridere.
Il pensiero di essersi infuriata  di aver aggredito quel poveraccio con dei baffi marroni di cioccolato, la portò a sentirsi un pagliaccio.
Probabilmente lo stesso pensiero vagò anche nella testa del ragazzo, tant'è che rise anche lui.
La sua risata, colpì Jess.
Era limpida, cristallina, allegra, di quelle che ti coinvolgono.
Lo aiutò ad alzarsi.
- Tu non sei di qua, vero? - chiese lei.
- No, ma neanche tu mi sembri di questa città - le rispose.
- Infatti abito vicino Sydney, ma io sono australiana mentre tu mi sembri.. -
- Irlandese
- Ecco, avevo immaginato che venissi da lontano! Comunque scusami per essermi arrabbiata.. -
- Non preoccuparti -
- E mi dispiace anche per la maglietta.. -
- Non fa niente, davvero -
Si sorrisero.
Lo stomaco di Jess si contorse, sembrava fosse invaso da.. farfalle.
Le sue ginocchia le sembravano improvvisamente deboli e sarebbe caduta da un momento all'altro.
Che le prendeva? Non si stava mica.. no, non era possibile.
Lei non si era mai innamorata di nessuno e l'unico amore che conosceva era per Fulmine.
Intanto, i quattro ragazzi, li osservavano frastornati, stupiti, sorpresi e soprattutto preoccupati. 
Il  ragazzo dai capelli ricci e ribelli, diede un'occhiata verso la strada e le fans li avevano quasi raggiunti.
- Ragazzi, mi dispiace interrompere questo grazioso momento, ma noi dobbiamo scappare!- esclamò trascinando il biondino.
- Ma Harry, aspetta - non lo lasciò finire di parlare.
- E' stato un piacere conoscerti ragazza.. ragazza Cowboy - sorrise un altro di loro, aveva dei fantastici occhi azzurri e dei capelli castani lisci.
- Ma perché andate via?- domandò sorpresa.
- Non capisci? Ci sono delle fans abbastanza aggressive che ci stanno per raggiungere e noi ci dobbiamo nascondere!- spiegò velocemente un altro di loro, dalla pelle ambrata e dallo sguardo sensuale, con una cresta nera.
- Fans? - chiese ancora più confusa. 
- Certo, non ci conosci? Noi siamo i One Direction, una band anglo-irlandese!- esclamò stupito il ragazzo dall'espressione dolce, con i capelli castani con un taglio che le ricordava Taylor Loutner. 
- Band? Non vi ho mai visti in vita mia - si mortificò.
Il ragazzo biondo assunse una smorfia. -E' stato un piacere incontrarti, ma noi dobbiamo scappare - aggiunse.
- Ciao!- la salutarono ricominciando a correre.
No, non poteva lasciarli vagare così per una città a loro sconosciuta.
Si sarebbero persi!
Li rincorse.
- Aspettate ragazzi, vi posso nascondere io, almeno per qualche ora!- urlò. 
I One Direction si voltarono.
- E dove? - esclamò il ragazzo dai ricci ribelli.
- A casa mia! Presto, seguitemi! - 
I cinque, senza farselo ripetere una volta in più, non esitarono ad ubbidirle cambiando strada, ma comunque dovevano correre.
- E com'è che ti chiami, ragazza Cowboy? - le sorrise il ragazzo con gli occhi azzurri e i capelli castani.
- Jessica, Jessica Barclay, ma chiamatemi Jess - rispose, ricambiando il sorriso.





 

  
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