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Autore: athena from olympus    23/08/2012    13 recensioni
Jessica è una ragazza di diciassette anni, vive in provincia di Sydney con i suoi zii e suo cugino. Ha perso i suoi genitori e suo fratello in un incidente stradale dodici anni fa e da allora, anche se non lo dimostra, la sua vita è cambiata.
Eppure il destino, che fu tanto crudele con lei, le riserverà una splendida sorpresa.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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- Corri Fulmine, più veloce! Più veloce! - urlò Jess in sella all'animale che  nitrì e aumentò la sua corsa alzando il terreno.
Fulmine era un puledro dal pelo nero corvino, un cavallo possente dalle grandi capacità agonistiche. 
Segni particolari? Era selvaggio, non lasciava domarsi da nessuno tranne che da Jessica, l'unica persona in grado di avvicinarsi, di accarezzarlo e che si prendeva cura di lui.
Avevano un rapporto speciale, erano.. sì, erano amici.
Migliori amici.
Fulmine saltò un ostacolo e atterrò splendidamente. 
- Ottimo percorso, questa volta siete stati più veloci di un millesimo! - esclamò Max, cugino di Jessica.
Sedeva su dei cubi di fieno e teneva in mano un cronometro, la faccia era sporca di terreno, lo stesso che il cavallo poco prima aveva alzato correndo. 
La ragazza saltò giù e accarezzò il puledro.
- Un millesimo? Ma è un ottimo risultato! Hai sentito Fulmine, stiamo migliorando sempre più! - si entusiasmò.
- Palla di fieno, vieni dentro, è quasi buio e mamma sta cucinando, fra poco sarà pronto! - le raccomandò Max.
- Smettila di chiamarmi 'palla di fieno' - lo spintonò e quasi non cadde nel fango.
- Palla di fieno, Palla di fieno! Quanti anni avevi quando rotolasti giù dalla valle come una Palla di fieno? - la canzonò. 
- Avevo sette anni, non pensi sia passato un bel po' di tempo? - 
- No, ahaha, comunque, vieni dentro che poi mamma si arrabbia se facciamo tardi -
- Ok, riporto Fulmine in stalla e vengo -
**
Calò la sera e la notte trascinò con se il maltempo, fulmini, tuoni, lampi e pioggia, tanta pioggia.
Il genere di panorama che Jess preferiva.
Il pollo di zia Katy era buonissimo, ma l'aveva riempita completamente e si sentiva pesante come una botte.
S'infilò sotto le coperte, credeva che il suo letto fosse il posto più sicuro al mondo, afferrò il libro dal comodino ed iniziò a leggere.
Circa un paio d'ore dopo, Max bussò alla sua porta per darle la buonanotte. 
Era molto affettuoso con lei, la considerava sua sorella, anche se in realtà erano cugini. Si sentiva molto responsabile di Jessica, anche lui perché era maggiore di due anni.
- Jess, sei sicura di stare bene? Sai, c'è la tempesta e.. - 
- Max non preoccuparti, sto bene e solo perché quando.. quando è successa quella cosa c'era un temporale, non significa che io ne debba essere intimorita -
Max assunse una smorfia meno preoccupata e le scompigliò i capelli.
- Dormi bene, Palla di fieno! - 
Gli lanciò un cuscino in faccia.
- Prendilo come un 'buonanotte' - rise lei.
- Domani mi vendico! - l'avvertì uscendo dalla camera.
- Ti aspetto, allora! - 
Jess sorrise, voleva molto bene a suo cugino. 
Era.. sì, era il fratello che gli mancava, quello che aveva perso dodici anni fa.
**
Quella notte, non fu serena per Jessica.
Sognò il suo peggiore incubo.
Era solita non voler pensare alla sera in cui perse i genitori e suo fratello durante il giorno, ma quel ricordo se la lasciava vivere serenamente di giorno, la tormentava spesso la notte.
' Pioveva a dirotto, la pioggia rendeva scivoloso l'asfalto.
Tornavano da una fiera di cavalli.
I fulmini spezzavano il cielo in due, Jessica ne era attratta. 
Al suo fianco, c'era suo fratello Mick, nei sedili anteriori sedevano i suoi genitori.
Erano una famiglia allegra e serena. 
Dalla radio, risuonava All You Need Is Love dei Beatles, band preferita di suo padre.
La cantavano e ridevano, erano felici.
- Jess, perché hai smesso di cantare? - domandò papà Micheal.
- Papà papà, che cosa sono quelle? - chiese la piccola.
- Tesoro, sono stelle - rispose sua madre Lucy.
- E di che cosa sono fatte le stelle? - continuò a sua volta Mick.
- Le stelle sono di roccia ma la sapete una cosa? Si dice che quando qualcuno muore, il suo spirito si trasforma in una stella! - raccontò Micheal.
Jessica si entusiasmò.
Ricominciarono a cantare, ma all'improvviso un enorme Camion sfrecciò sull'asfalto, il conducente si era addormentato.
Travolse l'auto. '
La sveglia suonò e Jessica si alzò, all'improvviso, di soprassalto.
Tremava, tremava ogni volta che sognava la sera in cui morirono i suoi genitori e suo fratello, lei fu l'unica a sopravvivere, ' un miracolo, un dono del cielo ' disse una volta zia Katy.
Si alzò dal letto e scese in cucina per far colazione.
- Buongiorno! - le sorrise zio Carl.
Jess ricambiò.
La mattina non era mai di buon umore, quindi i suoi parenti non badarono al suo silenzio.
Dopo aver terminato la colazione, si lavò e si vestì.
Indossò un paio di pantaloncini di jeans, una camicia a quadri, gli stivali e il cappello da Cawboy, in tipico stile 'fattoria'. 
Ma lei era bellissima, anche se non sapeva di esserlo, e qualunque straccio avrebbe fatto risaltare il suo bellissimo viso.
Lego i lunghi capelli biondi in due trecce e lasciò liberi un paio di ciuffi ribelli.
Guardò la foto che attaccò tempo prima allo specchio, ritraeva lei, i suoi genitori e suo fratello.
I suoi occhi erano identici a quelli di suo padre, verdi e brillanti. 
Sorrise.
Le venne un groppo in gola, lo ricacciò giù e scese avviandosi verso la stalla.
Andava a trovare il suo amico Fulmine.

- Corri Fulmine, più veloce! Più veloce! - urlò Jess in sella all'animale che  nitrì e aumentò la sua corsa alzando il terreno.Fulmine era un puledro dal pelo nero corvino, un cavallo possente dalle grandi capacità agonistiche. Segni particolari? Era selvaggio, non lasciava domarsi da nessuno tranne che da Jessica, l'unica persona in grado di avvicinarsi, di accarezzarlo e che si prendeva cura di lui.Avevano un rapporto speciale, erano.. sì, erano amici.Migliori amici.Fulmine saltò un ostacolo e atterrò splendidamente. - Ottimo percorso, questa volta siete stati più veloci di un millesimo! - esclamò Max, cugino di Jessica.Sedeva su dei cubi di fieno e teneva in mano un cronometro, la faccia era sporca di terreno, lo stesso che il cavallo poco prima aveva alzato correndo. La ragazza saltò giù e accarezzò il puledro.- Un millesimo? Ma è un ottimo risultato! Hai sentito Fulmine, stiamo migliorando sempre più! - si entusiasmò.- Palla di fieno, vieni dentro, è quasi buio e mamma sta cucinando, fra poco sarà pronto! - le raccomandò Max.- Smettila di chiamarmi 'palla di fieno' - lo spintonò e quasi non cadde nel fango.- Palla di fieno, Palla di fieno! Quanti anni avevi quando rotolasti giù dalla valle come una Palla di fieno? - la canzonò. - Avevo sette anni, non pensi sia passato un bel po' di tempo? - - No, ahaha, comunque, vieni dentro che poi mamma si arrabbia se facciamo tardi- - Ok, riporto Fulmine in stalla e vengo -


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Calò la sera e la notte trascinò con se il maltempo, fulmini, tuoni, lampi e pioggia, tanta pioggia.Il genere di panorama che Jess preferiva.Il pollo di zia Katy era buonissimo, ma l'aveva riempita completamente e si sentiva pesante come una botte.S'infilò sotto le coperte, credeva che il suo letto fosse il posto più sicuro al mondo, afferrò il libro dal comodino ed iniziò a leggere.Circa un paio d'ore dopo, Max bussò alla sua porta per darle la buonanotte. Era molto affettuoso con lei, la considerava sua sorella, anche se in realtà erano cugini. Si sentiva molto responsabile di Jessica, anche lui perché era maggiore di due anni.- Jess, sei sicura di stare bene? Sai, c'è la tempesta e.. - - Max non preoccuparti, sto bene e solo perché quando.. quando è successa quella cosa c'era un temporale, non significa che io ne debba essere intimorita -Max assunse una smorfia meno preoccupata e le scompigliò i capelli.- Dormi bene, Palla di fieno! - Gli lanciò un cuscino in faccia.- Prendilo come un 'buonanotte' - rise lei.- Domani mi vendico! - l'avvertì uscendo dalla camera.- Ti aspetto, allora! - Jess sorrise, voleva molto bene a suo cugino. Era.. sì, era il fratello che gli mancava, quello che aveva perso dodici anni fa.


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Quella notte, non fu serena per Jessica.Sognò il suo peggiore incubo.Era solita non voler pensare alla sera in cui perse i genitori e suo fratello durante il giorno, ma quel ricordo se la lasciava vivere serenamente di giorno, la tormentava spesso la notte.


' Pioveva a dirotto, la pioggia rendeva scivoloso l'asfalto.Tornavano da una fiera di cavalli.I fulmini spezzavano il cielo in due, Jessica ne era attratta. Al suo fianco, c'era suo fratello Mick, nei sedili anteriori sedevano i suoi genitori.Erano una famiglia allegra e serena. Dalla radio, risuonava All You Need Is Love dei Beatles, band preferita di suo padre.La cantavano e ridevano, erano felici.- Jess, perché hai smesso di cantare? - domandò papà Micheal.- Papà papà, che cosa sono quelle? - chiese la piccola.- Tesoro, sono stelle - rispose sua madre Lucy.- E di che cosa sono fatte le stelle? - continuò a sua volta Mick.- Le stelle sono di roccia ma la sapete una cosa? Si dice che quando qualcuno muore, il suo spirito si trasforma in una stella! - raccontò Micheal.Jessica si entusiasmò.Ricominciarono a cantare, ma all'improvviso un enorme Camion sfrecciò sull'asfalto, il conducente si era addormentato.Travolse l'auto. '


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La sveglia suonò e Jessica si alzò, all'improvviso, di soprassalto.Tremava, tremava ogni volta che sognava la sera in cui morirono i suoi genitori e suo fratello, lei fu l'unica a sopravvivere, ' un miracolo, un dono del cielo ' disse una volta zia Katy.Si alzò dal letto e scese in cucina per far colazione.- Buongiorno! - le sorrise zio Carl.Jess ricambiò.La mattina non era mai di buon umore, quindi i suoi parenti non badarono al suo silenzio.Dopo aver terminato la colazione, si lavò e si vestì.Indossò un paio di pantaloncini di jeans, una camicia a quadri, gli stivali e il cappello da Cawboy, in tipico stile 'fattoria'. Ma lei era bellissima, anche se non sapeva di esserlo, e qualunque straccio avrebbe fatto risaltare il suo bellissimo viso.Lego i lunghi capelli biondi in due trecce e lasciò liberi un paio di ciuffi ribelli.Guardò la foto che attaccò tempo prima allo specchio, ritraeva lei, i suoi genitori e suo fratello.I suoi occhi erano identici a quelli di suo padre, verdi e brillanti. Sorrise.Le venne un groppo in gola, lo ricacciò giù e scese avviandosi verso la stalla. Andava a trovare il suo amico Fulmine.

 

  
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