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Autore: xdreamscometrue    31/08/2012    6 recensioni
'-Numero due.- mi mostrò la foto e continuò. Raffigurava una ragazza sorridente con capelli tendenti al corvino e due occhi di un azzurro accecante. - Allison Swann, diciottenne, studentessa all'università di Parwhul.- diciottenne? Voleva veramente che assassinassi una ragazza appena diventata maggiorenne?'
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti, Zayn Malik
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Mamma told me not to waste my life
She said spread your wings my little butterfly
Don't let what they say keep you up at night
And they can't detain you
Coz wings are made to fly
And we don't let nobody bring us down
No matter what you say it won't hurt me
Don't matter if I fall from the sky
These wings are made to fly
[Wings-Little Mix]

 
Zayn.
Canada.
Con velocità superai il cartellone con la scritta 'Canada', il posto il cui l'avevo portata. A dir la verità, l'idea mi era venuta all'ultimo momento, quando ormai stavamo già uscendo dalla città. Mi sono ricordato di un vecchio amico, che al tempo, aveva il mio stesso mestiere, se così si può chiamare, ma non sono sicuro lo faccia ancora. Già al tempo, aveva accennato al fatto che volesse lasciare questa vita da parte e riiniziarne una nuova.
Iniziare da capo.
Queste tre parole continuavano a rimbombarmi perennemente nella mente e prontamente ogni volta, cercavo di scacciarle via, ma senza ottenere nessun risultato. Iniziare da capo..ci avevo già pensato. Come sarebbe iniziare da capo? Una vita normale, senza pericolo, senza minacce, senza omicidi e senza sangue. Una ragazza da amare, più avanti una famiglia, una casa stabile dove vivere e non dover più appartarsi ogni volta in diversi alberghi. Non mi sarebbe dispiaciuto in effetti..
Zayn, che cazzo vai a pensare?
Scossi la testa, come per cercare di mandare via i miei stupidi pensieri e mi concentrai al da fare immediato. Dopo averle dato la mia giacca, alla ragazza, era caduta in un sonno apparentemente profondo ed io ne avevo approfittato per chiamare il mio amico.
Justin. 
Non appena aveva sentito la mia voce, aveva sussurrato il mio nome con un bel pò di stupore nel tono della voce. Avevamo parlato per un pò, ma avevo accuratamente evitato di entrare nei dettagli della situazione e lui aveva compreso. Così, mi aveva ricordato la via dove viveva, per sicurezza e mi aveva assicurato di non preoccuparmi, che ci avrebbe accolti quanto sarebbe stato necessario. 
Questo ragazzo è incredibile.
Come fa a vivere così sereno e felice, dopo la vita che ha avuto? E' riuscito a voltare pagina e ad andare avanti? Non è facile, per niente.
Quando ci sei dentro, è difficile uscirne facilmente. 
Cambiai marcia accellerando ancora un pò, continuando a rifletterci sopra. Distrattamente voltai un'attimo lo sguardo a destra, dove vi era accucciata Alison. Distolsi lo sguardo ma immediatamente lo riportai sulla sua figura esile. Mi soffermai un pò troppo ad osservare il suo profilo perfetto, i capelli corvini sparsi sulle spalle coperte dal mio giaccone, le labbra rosee e piene, distese senza alcuna espressione. Non riuscì a fare a meno di pensare a quanto in realtà, questa ragazza fosse bella. Troppo bella.
Con uno grande sforzo riportai gli occhi sulla strada e strinsi con forza il volante, facendo si che addirittura le nocche delle mie mani diventino bianche. 
Zayn, ma ti riprendi?
Non posso permettermi di distrarmi, non con una ragazza, non seriamente, ma qualcosa purtroppo mi impediva di non pensare a quanto mi facesse uno strano effetto. 
In lontananza vidi i primi lampioni farsi strada dopo l'immenso buio della notte e impaziente di arrivare, accellerai ancora, stanco dopo questo lungo viaggo. Entrai in una delle vie, riconoscendola dal nome che mi aveva detto Justin e cominciai  a rallentare, cercando con gli occhi il numero sessantasette.
Sessantaquattro, sessantacinque, sessantasei, sessantasette...eccolo. Accostai al marciapiede, mi parcheggiai ed uscì dalla macchina. Diedi un'ultimo sguardo ad Alison e mi diressi a passo spedito verso la porta d'ingresso, guardandomi intorno furtivamente. Suonai velocemente ed aspettai. Vidi attraverso le finestre, le luci accendersi e sentii dei passi farsi sempre più vicini alla porta. 
La curiosità di sapere come fosse adesso, mi stava mangiando dall'interno. Insomma, è anni interi che non ci siamo ne visti ne sentiti ed ora, così all'improvviso, ci rivedremo dopo tanti anni. 
Il rumore della chiave che sta girando nella serratura mi distoglie dai miei pensieri e subito la porta si apre, rivelandomi un viso che per troppo tempo non ho visto. Era rimasto semplicemente uguale, se non per le braccia leggermente più pompate di muscoli. Gli occhi nocciola furbi e vispi, il capellino perennemente in testa, delle collane ed i pantaloni sotto le ginocchia, nonostante in quel momento avesse una tuta grigia. Sorrisi istintivamente alla vista dei pantaloni talmente bassi e rialzai lo sguardo, incrociando quello nocciola di Justin. Senza aspettare altro, ci abbracciammo, dandoci delle leggere pacche sulla schiena. Infondo, siamo sempre stati buoni amici.
Insieme, ne abbiamo passate tante, belle e brutte. 
 
''-Hei Zayn, mi hanno incastrato!- gridò qualcuno dall'altra parte della cornetta che riconobbi subito come la voce di Justin. Sentivo il suo respiro veloce e molte voci, troppe voci. Sentivo dei passi veloci e leggeri ed intunì che stava correndo. 
-Hei Jus, dove sei?- gridai allarmato, cominciando ad infilarmi i pantaloni con una mano e con l'altra cercavo di aiutarmi, incastrando il telefono fra l'orecchio e la spalla. Non rispose, sentivo soltanto le voci farsi più vicine e delle urla, dove riuscì a riconoscere delle minaccie. 
-Justin, dove cazzo sei?- urlai più forte iniziando ad irritarmi e spaventarmi. Finalmente con la voce affannosa rispose.
-Prince Street.- prese un respiro e continuò -ti prego Zayn, mi stanno alle costole. Non c'è la faccio più a correre.- e staccò. Tra una parola e l'altra, faceva delle pause di pochissimi secondi. Non aveva più respiro, si sentiva. Il suo tono supplichevole e abbattuto, mi provocò un groppo alla gola che non riuscì a mandare immediatamente giù. Aveva paura e credo si trattasse della prima volta in vita sua, di provare un'emozione così profonda. Aveva timore. Oramai, so che non ci sperava più.
Stava per mollare, ma io non glie lo avrei permesso. 
Uscì di corsa da casa, buttandomi letteralmente in macchina e partendo in quarta raggiungendo immediatamente i duecentocinquanta chilometri orari. Raggiunsi velocemente una curva e sgommando e fischiando con le ruote sull'asfalto entrai nella Prince Street. Una via a dir poco immensa. Rallentai di poco e continuai a vagare con lo sguardo da un marciapiede all'altro, fino a quando intravidi in lontananza una figura correre sul marciapiede destro.
Justin. 
Accostai velocemente e mantenendo la velocità arrivai accanto a lui. Tirai un fischio e non appena, Justin entrò in macchina, partì subito, sfrecciando sui trecento chilometri orari. Sentivo il respiro affannoso di Justin e potei giurare che per un'attimo non respirò più, per poi riniziare a riprendere fiato. Arrivai in pochissimo tempo sotto casa e solo quando spensi il motore, voltai lo sguardo verso di lui e mi si rallegrò il cuore a sapere che stava bene.
-Ce la siamo scampata anche questa volta, eh.- dissi piano e sorrisi, sorrise di rimando ridacchiando leggermente ed iniziò a raccontare tutto ciò che era successo.'' 
 
Una serie di flash-back mi invasero la mente. 
 
''-Zayn, la vuoi smettere di tirarmi pop-corn addosso?- disse scocciato Justin, lanciandomi un'occhiataccia torva. Scoppiai a ridere ancora di più e glie ne lanciai ancora uno, beccandolo questa volta nell'occhio. 
-Ora basta!- prese la ciotola di caramelle e cominciò a tirarmele una dopo l'altra addosso, scoppiando a ridere non appena mi vide circondato da caramelle gommose, per specificare, orsacchiotti gommosi. Iniziò una vera guerra di cibo e finì col dire che la casa, era diventata una schifezza assurda. Senza curarcene nemmeno, iniziammo a giocare alla play, non pensando al lavoraccio che ci avrebbe aspettato più tardi.'' 
 
Mi ripresi e mi staccai da lui, sorridendo come non avevo fatto troppo tempo.
-Non sei cambiato per niente, sei solo diventato più sexy.- disse scherzando, guardandomi da capo a piedi. Ridacchiai e lo indicai.
-Bè, nemmeno tu, ti sei fatto solo un pò di muscoletti.- rise e alzò il braccio, mostrandomi i muscoli contraendoli un poco.
-Belli, eh?- scoppiammo a ridere insieme e passammo alle faccende serie.
-Dov'è la ragazza?- chiese abbassando il tono della voce e guardandomi serio. Indicai col capo dietro di me e si spostò leggermente di lato, per vedere oltre le mie spalle. Annuì e prima di rientrare in casa, mi disse.
-Portala dentro, poi ti faccio vedere la stanza.- annuì anche io e scesi gli scalini, arrivai alla macchina dal lato di Alison, aprì silenziosamente lo sportello e la sollevai con le braccia. Chiusi con la gamba la porta, provocando un suono secco e mi diressi verso l'ingresso. Guardai un'attimo in basso e mi pentì di averlo fatto. Il suo viso, rivolto verso di me e appoggiato alla spalla sinistra, era talmente vicino che mi provocò un brivido momentaneo per tutta la colonna vertebrale.
Un brivido? Sarà il freddo. Sicuramente. 
Salii gli scalini ed entrai in casa. Justin mi venne immediatamente incontro.
-Vieni.- sussurrò facendo un segno anche con la mano. Si diresse verso le scale ed io lo seguì. Sistemai meglio Alison sulle mie braccia, avvolsi le mani sulle sue gambe e sulla schiena e cominciai a salire le scale, una ad una. Entrai in una stanza alla fine del corridoio, indicata da Justin e l'appoggiai delicatamente sul letto, piazzato in mezzo alla stanza. Le diedi un'ultima occhiata ed uscì con Justin. Scendemmo in cucina e lì, gli raccontai tutto, per filo e per segno. 
 
Alison. 
Sento una luce leggera, farsi spazio tra le mie palpebre. Mi giro infastidita dall'altro lato, stropicciandomi leggermente gli occhi con le dita, ma d'un tratto noto qualcosa di strano. Qualcosa fuori posto. Quello non era il mio letto, quello non era il muro di camera mia ed io non ero a casa mia. Mi misi subito seduta, ma me ne pentii immediatamente quando la sensazione di capogiro si vece spazio in me e dovetti chiudere gli occhi per qualche secondo. Quando li riaprì, mi guardai intorno e constatai che quella non era la mia camera, decisamente no. Mi alzai ed a piedi nudi, mi diressi verso la porta. La aprii lentamente cercando di non fare rumore ed uscii dalla stanza. Mi guardai intorno e notando che non c'era nessuno, con passo spedito ed in punta di piedi mi diressi verso le scale. Le scesi velocemente e vedendo la porta che doveva essere quella d'ingresso, mi diressi spedita verso essa. Stavo per passare accanto ad una porta aperta alla quale principalmente non avevo fatto caso, ma quando la sorpassai una voce mi paralizzò.
-Buongiorno dolcezza.- rimasi immobile com'ero. Con una gamba rimasta dietro, il corpo inclinato verso avanti ed il piede destro ancora sulle punte. 
Tentativo alla fuga numero due, fallito. 
Lentamente, molto lentamente, tornai indietro e mi fermai sulla soglia della porta. Seduto a tavola, vi era un ragazzo sorridente, con capelli biondo scuro, con degli occhi nocciola vispi e furbi ed un capellino rosso in testa. Restai immobile lì ad osservarlo, fino a quando notai un'altra presenza. Spostai lo sguardo su Zayn, che era dietro lo sconosciuto e constatai che non mi stava guardando in faccia. Seguì la direzione dei suoi occhi e solo in quel momento notai che le mie gambe erano nude e che ero coperta da una semplice maglietta, per di più non mia, che mi arrivava neanche a metà coscia. Immediatamente mi nascosi dietro la porta, lasciando sbucare solamente la testa con i capelli che penzolavano su un lato. Il ragazzo sconosciuto ridacchiò ed appoggiò sul tavolo la tazza che aveva in mano.
-Dove pensavi di andare così?- e mi indicò con l'indice, o per lo meno indicò le mie gambe che due secondi prima si trovavano lì. Boccheggiai qualcosa di incomprensibile e non riuscendo a dire nulla, richiusi la bocca, sconvolta. 
-Dove sono?- chiesi riducendo gli occhi a due fessure e partì con l'interrogatorio. 
-A casa mia.- rispose sorridente.
-E dov'è casa tua?- chiesi ancora.
-In Canada!- sorrise radioso. Minchia sorridi?
Oh, giusto, il Canada..
-E..e..mi avete spogliata voi? Ah! Maniaci sessuali!- urlai provocando la risata di quel ragazzo sempre sorridente e il sorriso involontario di Zayn. Spostai lo sguardo su di lui ed era la prima volta che lo vedevo sorridere, infatti non appena se ne rese conto ritornò subito serio. 
-Tranquilla, ti ha spogliata Samira.- oh, questo spiegava le cose. 
-E chi cazzo è Samira?-
-Una mia amica.- rispose tranquillo.
-Oh si certo, come posso vedere un'amica inesistente.- ribattei riducendo nuovamente gli occhi azzurri in due fessure. Stava per rispondere quando scese dalle scale, una ragazza con i capelli fin sotto il fondoschiena, con dei boccoli accennati, alle punte. Un paio di occhi color nocciola molto scuro leggermente a forma di mandorla, una pelle leggermente ambrata ed un corpo slanciato. Spostai lo sguardo su di lei e di risposta mi sorrise radiosa. 
-No, io sono Samira.- sorrise.- piacere.- e mi porse la mano. Titubante glie la strinsi. 
-Alison.- risposi e cerchai di accennare un sorriso, simile piuttosto ad una smorfia.
No, ma dove cazzo sono finita? 


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SPAZIO AI CACHI GENTE!
Allora, questo capitolo, è stato un parto di un'elefante, non un parto normale.
Seriamente, mi sono ammazzata pur di farlo il più lungo possibile e di postarlo prima di partire.
CIOE', IO DOMANI MI SVEGLIO ALLE CINQUE DEL MATTINO ED AL POSTO DI DORMIRE SONO QUI A SCRIVERE CON VOI?!
No, ma ricoveratemi.
Questo è perchè vi amo sdfdgvhkbl mhmhmmmh. (?)
Allora, domani parto e il 12 sarò di ritorno, non credo sarò lucida abbastanza da scrivere subito un capitolo.
Sarò ancora mezza rincoglionita per il fuso orario.
Spero di non aver dimenticato niente, visto che c'è mamma addosso (?)
Bene, spero vi piaccia, ora sssssssssssstacco.
cccccciao c:

#p




 
  
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