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Autore: Euphemia    01/09/2012    2 recensioni
"Era lì da un po’ di tempo, nel mondo degli esseri umani, quello che viene chiamato “Assiah”. Una parte di sé voleva ritornare a Gehenna, ma c’era qualcosa che lo legava in quel mondo fatto di umani: era suo fratello Mephisto, colui a cui voleva più bene in assoluto. Chissà se anche lui gli voleva bene. Era questa la domanda che spesso si faceva, e che lo tormentava in continuazione. Per una qualche strana ragione, che lui non riusciva a capire, Mephisto continuava a rimanere per secoli in quel mondo così diverso dal loro, e da quando se n’era andato non aveva più fatto ritorno a Gehenna. Gli era davvero mancato, e non voleva dirgli di nuovo addio. Forse, era per questo che il Re della Terra non era deciso ad andarsene".
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Crack Pairing | Personaggi: Amaimon, Mephisto Pheles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mephisto era nel suo ufficio. Era seduto alla sua scrivania, nella poltrona, e continuava a bere thè. Era solo. Il suo sguardo era freddo, come al solito. La sua espressione ghiacciata e neutra. Ma questo era solo quello che si vedeva esteriormente. La verità era che Mephisto era preoccupato. Preoccupato per suo fratello Amaimon. Mephisto aveva un carattere stranissimo: misterioso, freddo, intelligente, acuto e furbo. Non faceva traspariva le sue vere intenzioni e i suoi veri pensieri. Ed era per questo che era così misterioso, difficile da capire. Era freddo nei confronti di suo fratello, gli ordinava di fare cose che lo aiutassero a realizzare il suo desiderio: avere la pace tra Assiah e Gehenna. Ma la verità era che gli voleva bene. Era un affetto nascosto, sepolto nella sua anima, ma lui era cosciente di questo sentimento, a differenza di Amaimon. Sapeva bene cos’era quel sentimento. Ma non aveva mai voluto farlo trasparire. Tra tutti i suoi fratelli, aveva scelto lui, quel giocoso demone pazzo di dolci. E questo dimostrava il suo affetto per lui. Lo faceva combattere contro Rinsolo per riuscire ad allenare quest’ultimo, che avrebbe voluto utilizzare come arma dell’Ordine dei Cavalieri della Vera Croce, per sconfiggere Satana. Quando Amaimon era scappato via dal combattimento con RinOkumura, lui si era aspettato di ritrovarlo nel suo ufficio, a mangiucchiare caramelle come al solito. Ma quando era rientrato, non c’era. Mephisto non capiva il motivo di quell’allontanamento. Ma Mephisto non aveva sentito la conversazione tra lui e Rin. Non poteva immaginare che Amaimon era andato a rifugiarsi nella foresta, che era in preda alla follia e che in quel momento stava combattendo contro un sacco di esorcisti e con ilPaladin in persona.
All’improvviso si sentì un’esplosione. Mephisto si girò verso la finestra: da lontano vide del fumo dissolversi nell’aria. Socchiuse gli occhi per vedere meglio: il fumo proveniva dalla foresta. Spalancò gli occhi verdi.
“Amaimon!!” esclamò.
Prese il cilindro e il mantello bianco e se li mise addosso. Si alzò con uno scatto dalla poltrona, afferrò l’ombrello vicino alla poltrona e uscì dalla stanza, deciso ad andare nel luogo dell’esplosione. Iniziava ad intuire cosa fosse successo.
Amaimon continuava con il suo attacco agli esorcisti e al Paladin, ma stavolta era leggermente diverso: i suoi demoni erano stati tutti sterminati; rimanevano solo lui e Behemot, in versione demoniaca ovviamente, che continuavano a distruggere ogni cosa. Amaimon non si rendeva conto che però stava perdendo punti. Aveva messo KO diversi esorcisti, ma in compenso dalla sua parte c’era solo il suo famiglio, mentre contro di lui c’erano ancora decine di uomini, compreso il Paladin.
“Forza Calibur! L’abbiamo quasi sconfitto, manca solo il suo cucciolo!” disse Angel, e con un rapido gesto colpì Behemot. Il famiglio emise un forte ruggito, e ritornò nella forma di prima, accasciandosi al suolo privo di sensi. Amaimon cadde per terra, e dopo aver lanciato un urlo, diede continui pugni al suolo, facendo nuovamente tremare tutto.
“IL MIO BEHEMOT!! IL MIO BEHEMOT!!” Continuava ad urlare, mentre il famiglio rantolava debolmente. Molti esorcisti caddero a terra svenuti a causa del potente terremoto. Rimanevano solo loro: Amaimon contro ilPaladin e sette esorcisti.
“Ve la farò pagare!!” Gridò il Re della Terra, e sbatté il piede contro il suolo, che tremava sempre di più. Il pezzo di terra dove era Amaimon si elevò in alto con un rumore assordante. Egli era molto più in alto di tutti gli altri, e questo gli piaceva: perché avrebbe distrutto quei giocattoli, che si erano messi contro di lui, il Re della Terra, figlio di Satana e Principe di Gehenna.
Amaimon fece tremare la terra nuovamente, con una sola e potente risata. Sembrava che avesse vinto la battaglia. Anche lui ne era convinto. Ma non fu così. Il Paladin con si alzò da terra e, con un rapido e deciso gesto, tagliò il pezzo di terra che si era elevato, facendo cadere Amaimon, che, sorpreso, rimase steso al suolo con gli occhi iniettati di sangue. Il Paladin si avvicinò a lui in gran fretta con la spada sguainata, ma il Re della Terra riuscì a rialzarsi, e scappò nella parte di foresta ancora intatta. Dietro di lui, gli esorcisti e il Paladin lo seguivano, sparandogli colpi di pistola e lanciandogli bombolette all’acqua santa. Questo lo indebolì parecchio. Caricò altri terremoti per seminarli, ma furono molto più deboli di quelli precedenti. La sua rabbia, la sua follia, il suo dolore lo avevano stremato, consumandolo quasi completamente. Con le sue ultime forze si addentrò in una parte buia della foresta, e vi si nascose. Mai come prima il suo desiderio di ritornare a Gehenna era così intenso.
Appena fu sicuro che i suoi nemici non lo stessero più seguendo, si stese sull’erba scura. Amaimon guardò il suo Behemot accasciato accanto a lui. Senza neanche accorgersene, durante la fuga l’aveva preso con sé.    La luna continuava a riflettere una luce serena, come se nulla fosse successo, e le stelle le facevano compagnia. Amaimon  la fissava con i suoi occhi color ghiaccio; non pensava a nulla. Non voleva pensare a nulla. Ma dopotutto, dentro di lui c’era una gran confusione.
A un certo punto gli sembrò che la sua anima si separasse dal corpo. Chiuse gli occhi. Vide Gehenna, i suoi demoni-parenti che gironzolavano lì come al solito, pronti per andare a combinare guai in Assiah, il suoBehemot in versione gigantesca che poltriva. Si accorse che sopra di lui c’era qualcuno. Cercò di vedere meglio, aguzzando la vista, e poi capì: colui che vedeva era sé stesso.
“Tu.. sei me?” domandò Amaimon.
Era come guardarsi in uno specchio: l’altro sé stesso si voltò verso lo spettatore.
“Io sono Amaimon. Il Re della Terra.” Rispose.
 Amaimon fece una smorfia, e l’altro pure. Continuarono così per un tempo indeterminato, era divertente giocare con sé stesso. Improvvisamente l’altro Re della Terra toccò Amaimon, afferrandogli il braccio. Si ritrovarono in un vortice di ricordi, ricordi del passato, durato secoli e secoli: rivide tutta la sua vita, come in un lampo, e alla fine si trovarono in una stanza tutta bianca. Erano soli: lui e sé stesso. Amaimon si guardò attorno, e poi si rivolse all’altro Amaimon
“Dove siamo?” domandò
Sé stesso lo guardò negli occhi.
“Ci sta aspettando.” Disse.
Emanò dal corpo una debole luce scura, per poi entrare lentamente nel corpo di Amaimon. Adesso era solo. Ma chi li stava aspettando? Anzi, chi LO stava aspettando, visto che l’altro sé stesso si era unito a lui. Ma la risposta gli venne spontanea. L’altro Amaimon sapeva chi doveva incontrare, e adesso lo sapeva anche lui, ne era certo. Da lontano, qualcuno vestito di bianco si avvicinò. Era suo fratello, Mephisto. Amaimon strinse i pugni, mentre suo fratello si avvicinava sempre di più; voleva fargliela pagare, mentre Mephisto, fermatosi vicinissimo al suo viso, lo guardava fisso negli occhi. Caricò un pugno, ma non ebbe il coraggio di darglielo: il suo sguardo freddo lo aveva pietrificato. A un certo punto si fece coraggio.
Tu mi stai usando.” Disse il Re della Terra.
Mephisto continuava a guardarlo dritto negli occhi, con quel freddo sguardo. Dopo pochi minuti lui annuì. La stanza bianca si riempì di migliaia dei suoi volti, alcuni dei quali cominciarono a parlare.
“Ahahahah, sei un ingenuo! Come hai fatto a non accorgertene??!” Disse un volto ridendo
“Che idiota! Tu sei solo un giocattolo nelle mie mani!” disse un altro volto.
“Un giocattolo!!” Dissero in coro tutti i volti di Mephisto.
“No!! Non sono un giocattolo!!” Urlò Amaimon, più forte che poteva.
Lo sguardo di Mephisto si fece più intenso.
“Uno strumento, un mezzo che mi serve solo per realizzare i miei desideri!” esclamò ridendo un volto.
“Ti sto usando.. e tu ti fai usare!” Tutti i volti scoppiarono a ridere, mentre Mephisto, che lo guardava negli occhi, fece un sorrisino maligno.
Amaimon non ce la faceva più. Urlò con tutte le sue forze. Improvvisamente i volti di Mephisto scomparvero, e al posto loro apparirono i volti di Amaimon.
“Io voglio bene a mio fratello” Disse uno
“Farò tutto quello che vuole mio fratello per accontentarlo”
“Ho fiducia in mio fratello”
Io lo amo” dissero in coro tutti i volti.
Mephisto fece un ghigno, guardando negli occhi Amaimon freddamente. Sembrava che quello straziante spettacolo gli piacesse. Il Re della Terra urlò nuovamente, ma stavolta più forte: nel suo urlo c’erano rabbia, collera, ma soprattutto dolore. Odiava essere preso in giro; se l’avesse fatto qualcun altro, l’avrebbe ucciso. Ma si parlava di suo fratello. Suo fratello l’aveva ingannato. E questo gli provocava molto dolore.
Amiamon aprì gli occhi. Rivide il cielo buio, la luna e le stelle. Si rialzò di scatto, come se si fosse risvegliato da un incubo. Si guardò intorno. Ma la situazione era terribile: intorno c’erano tutti gli esorcisti che lo seguivano, e il Paladin era di fronte a lui, con la spada puntata contro il suo collo. Iniziò a recitare dei versi della Bibbia, e Amaimon urlò. La terra tremò, ma questo non scrollò per niente il Paladin, che in compenso diceva più ad alta voce i versi. Il disperato tentativo di salvarsi era uno spettacolo agghiacciante.
“Sei finito, Amaimon, il Re della Terra!” disse Angel.
La spada si mosse per trafiggerlo. Non c’era più speranza. Disperato, urlò
“FRATELLOOOOOO!!!!!!” La sua voce era straziante, stanca, rotta dal dolore.
All’improvviso una nube viola coprì la scena.
“Dannazione! Cosa c’è adesso?!” Esclamò il Paladin.
Amaimon era in grado di vedere in quella nube viola. Tutti gli esorcisti tossivano e si coprivano gli occhi, anche il Paladin. Alzò lo sguardo. Sopra di lui c’era Mephisto, seduto come al solito sulla sua poltrona, che con il suo cilindro sprigionava quella nube viola. Poi voltò lo sguardo verso Amaimon. Fece un sorrisino e gli porse il braccio.
“Sali!” Disse
Amaimon non sapeva se accettare il suo invito. Era arrabbiato con lui, ma una parte della sua anima, sicuramente l’altro Amaimon, diceva di seguirlo. Mephisto sussultò. Perché se ne stava li fermo e impalato? Proprio mentre Amaimon stava per afferrargli il braccio, Mephisto lo precedette, trascinandolo su con sé. Improvvisamente il Re della Terra sentì un bang, e un qualcosa alla gamba. Guardò in basso: qualcuno gli aveva sparato un proiettile anti-demone, e la sua gamba sanguinava. Mephisto finì di sistemarlo, e scapparono via. Stranamente, Mephisto l’aveva fatto sedere proprio accanto a lui, nella poltrona; erano stretti, ma Amaimon si sentiva bene lì. Il suo dolore alla gamba sinistra aumentava. Con sé aveva portato anche Behemot, che era sistemato sul braccio destro della poltrona. Si allontanarono alla velocità della luce, in silenzio, e, quando furono lontani, Mephisto fermò la poltrona. Guardò Amaimon con aria di disapprovazione. Il Re della Terra invece guardava in basso, per poi alzare lo sguardo verso il fratello. Fu un attimo. Mephisto lo abbracciò. Non l’aveva mai fatto prima, ma stavolta era necessario farlo. Amaimon si stupì. Dopo un silenzio che sembrava durare secoli, Mephisto cominciò a parlare.
“Sei uno stupido!” esclamò.
Amaimon stette in silenzio. Mephisto continuava ad abbracciarlo, mentre dentro di lui diminuiva la rabbia, per far posto a nuovi sentimenti. Sentiva la felicità crescere dentro di lui, accompagnato da una gran gioia e da un sentimento fortissimo, che lo riempiva completamente, ma in contrapposizione c’era la tristezza e la sofferenza, di chi era stato ingannato.
“So cosa stai pensando.” Disse a un tratto Mephisto. Amaimon stava per ribattere, ma suo fratello fu più veloce.
“Non ti mentirò. Ma secondo te perché, tra tutti i nostri fratelli, ho scelto te?”
Amaimon sussultò. Era così felice, perché finalmente le sue idee erano chiare. Con quella frase aveva ottenuto la risposta che da secoli cercava: suo fratello non lo stava usando, ma gli voleva bene,  e questo contava più di ogni altra cosa. Mephisto gli accarezzò i capelli verdi, e con il braccio sinistro continuava ad abbracciarlo, però più forte.
“Fratello..” sussurrò Amaimon, con la sua voce debole e straziata.
“La tua gamba è ferita.” Lo interruppe Mephisto e con una delle sue magie, tolse il proiettile anti-demone dalla sua gamba. Amaimon era più tranquillo adesso che era tra le braccia di suo fratello, che l’aveva curato.Mephisto dopo pochi minuti si avvicinò al viso di Amaimon. Si guardarono intensamente negli occhi, mentre si avvicinavano sempre di più. Da lontano si vedeva lo schiarire del cielo: il sole stava sorgendo lentamente, occupando il posto della luna, che a poco a poco scompariva. Un vento leggero soffiava da sud.
FINE.
 
 
  
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