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Autore: Gaia Bessie    01/09/2012    16 recensioni
-Cinquanta sfumature di rosa di D.J. Umbridge- declamò, soddisfatta. –Non potrete farne a meno-
In quel momento, Agenore si strozzò con la penna. Nessuno se ne accorse: Dolores aveva ricominciato a scrivere.
Scappate, prima che sia troppo tardi.
Genere: Demenziale, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dolores Umbridge
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Bessie’s Corner:
Ho sempre odiato i Corner prima delle storie, li trovo orribili. Ma questa volta ho deciso di fare un’eccezione, per spiegare qualche cosa, prima della lettura. Allora, inizio col dire che questa è una parodia. Ovvero, è una storia nata per prendere in giro qualcosa. In questo caso, il libro “Cinquanta sfumature di grigio”. Quindi, se siete fan del sopracitato libro e non avete alcun senso dell’umorismo, vi consiglio di non leggere la storia. Perché, per essere volgari, il libro viene sfottuto all’ennesima potenza. Mi dispiace, ma a me non piace come libro ed ho sentito l’esigenza di condividere con voi la mia opinione, tutto qui xD
Poi, questa storia contiene un tasso di demenzialità altissimo. Siete stati avvisati.
Ci tengo a precisare che questa storia mi è stata ispirata dall’immagine che ho trovato girovagando per il web, la stessa immagine del Banner. Un grazie speciale va a Charlotte McGonagall, la mia cara nonninaH che mi ha spinta a scrivere questa storia.
Ah, non ho nulla contro la Umbrige. Ma chi meglio di lei poteva scrivere questa storia?
Ci tengo inoltre a dire che nessun gatto è stato maltrattato durante la stesura di questa storia. Ed i carciofi fanno bene, mangiatene tanti. Di sotto troverete altre note completamente inutili xD
Dimenticavo: un altro grazie alla mia mogliA numero 5 FaDiesis, che mi ha dato il suo parere su questa storia.
Grazie a tutti quelli che recensiranno
Bess



 

A Whatershaman che sopporta i miei tanti, troppi scleri
Ad Emma, perché lei la devo ringraziare in ogni singola storia
A Charlotte, che mi ha suggerito questa idea
Ad Esis, perché sono riuscita a strapparle quel sorriso
A tutte le fan di questo libro, che mi staranno lanciando il malocchio




Fifty shades of pink

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L’ex professoressa Umbridge camminava avanti ed indietro per tutta la lunghezza della stanza. Aveva fallito, Cornelius non era più il ministro e, di conseguenza, lei non aveva più il potere. Così, aveva iniziato a valutare altre carriere che le avrebbero permesso di raggiungere il suo scopo: controllare il mond… aprire un negozio di lingerie rosa.
All’inizio, la sua prima scelta era andare a vendere carciofi a Diagon Alley, poi aveva scoperto di essere allergica ai carciofi ed aveva accantonato quella sua geniale idea. Così aveva deciso che sarebbe diventata una scrittrice. La più famosa ed acclamata scrittrice dell’intero Mondo Magico.
Tutti i Maghi e le Streghe del mondo, Lord Voldemort compreso, si sarebbero innamorati dei capolavori partoriti dalla sua mente geniale. Con questo pensiero in testa, Dolores si accomodò su una comoda poltrona rosa, munita di fogli di pergamena e penna prediappunti.
-Dunque…- disse la donna, con la sua voce acuta. –Ci vuole un titolo…-
Con aria pensosa iniziò ad esaminare i possibili titoli per quello che sarebbe diventato un capolavoro. Il capolavoro.
-"Perché rosa è bello?"- propose l’ex professoressa. –No, non va bene- prese un sorso da una tazza di te al gelsomino e sorrise, a causa dell’idea geniale che le aveva invaso la testa.
-Ci sono!- esclamò, facendo sobbalzare l’innocente gattino che passava da quelle parti. –"Cinquanta sfumature di rosa"! È così poetico che generazioni e generazioni di maghi sospireranno sul mio libro! Dimmi, Agenore, non è meraviglioso?-
Agenore soffiò, irritato, e se ne andò, muovendo la coda con aria palesemente indignata. Per quanto un gatto possa essere indignato, mi sembra ovvio.
Dolores ignorò i drammi esistenziali del suo gatto e prese a farneticare su quella che sarebbe diventata la sua protagonista. La nuova eroina del Mondo Magico, superiore perfino a Potter. Ovviamente sarebbe stata bellissima e perfetta, come lo sono tutte le eroine dei romanzi.
-Ora, mi serve un nome che attiri l’attenzione, che faccia pensare “Ehi! Questa qui è la Potter al femminile, solo più sexy e vestita di rosa”- disse la Umbrige, con tanta enfasi che Agenore iniziò a soffiare, irritato. Di tutte le padrone che c’erano…
Dolores non prestò attenzione al povero felino offeso, continuando a borbottare nomi. –Non posso chiamarla Dolores, anche se lo trovo un nome delizioso- osservò, pensierosa. –La chiamerò Jane! Così richiamerà anche la sua magnifica creatrice… me!-
Subito iniziò a dettare alla penna prendiappunti la storia di questa fantomatica Jane Steele.


Mi chiamo Jane ed ho ventuno anni. Sono bella, buona, gentile ed ho un’intensa vita sessuale. Infatti sono tante le persone che vorrebbero sbattermi contro un muro…


-Stop!- urlò Dolores, come farebbe un regista isterico durante le riprese  di un film. Non era poi una cattiva idea… quella del film, ovviamente. –Così non va bene. Jane è bellissima e tutti la amano, ma non deve esternarlo in questo modo…-
Un sorriso fece capolino sul suo volto da rospo della Umbrige. Era arrivata. L’illuminazione.



Mi chiamo Jane Steele ed ho ventuno anni, ma tutti mi chiamano Ja. Sono una povera sfigata, brutta e con una sola amica. Non ho un ragazzo, quando andavo ad Hogwarts mi prendevano tutti in giro. Adesso studio letteratura magica con la mia amica Miranda, che dirige la gazzetta della magiuniversità. Mi piace la letteratura, è una materia così inutile che non mi servirà mai nella vita. Però conosco anche altre cose. Per esempio, grazie al mio patrigno Steve, so distinguere un calderone da una bacchetta.* È una cosa molto utile.
Non so camminare senza inciampare, infatti Miranda è spesso costretta a trasfigurare la sua borsa in un passeggino. Mi vuole bene.




Dolores sorrise, soddifatta. Già vedeva in Jane un enorme potenziale. Adesso, era venuto il momento d’introdurre il protagonista maschile. Quello figo.
Nel suo angolo, Agenore miagolò, emozionato. O, forse, il termine più corretto è “terrorizzato”.
In effetti, la sua padrona che rideva come Voldemort nei suoi migliorir momenti non era una bella visione. Per niente.
A questo punto, posso anche dirlo: si salvi chi può. E noi non possiamo.



Mi sono smaterializzata nell’ufficio di Mister Pink, per intervistarlo. Non so cosa faccia, ma non importa. Sarà sicuramente un uomo importante, degno del cognome che porta.
Quando mi fanno entrare nel suo ufficio, inciampo nei miei piedi. Probabilmente è per l’emozione. E poi, lo vedo, splendente come il sole. Vestito di rosa dalla testa ai piedi.
Lo amo.




Agenore miagolò di nuovo, consapevole dell’iminente tempesta che stava per abbattersi su di lui. Su tutti noi.
-Adesso- disse Dolores, con un sorriso zuccheroso. –Mi serve un nome per il protagonista. Un nome che faccia pensare “questo qui è un figo con gli occhi d’argento, i capelli rossi come il fuoco ed una cicatrice a forma di saetta!”**-
Il suo sguardo vagò per la stanza, soffermandosi sul gattino, che miagolò spaventato a morte. Prima che Dolores riuscisse a pronunciare il nome del povero fatto, un’altra idea le attraversò la testa. Probabilmente era rosa anche quella. Cinquanta sfumature di rosa.
-Cornelius!- esclamò Dolores, soddisfatta. –E’ perfetto!-
È inutile ripeterlo. Si salvi chi può.
Mi dispiace. Le porte sono blindate.



-Salve, Miss Steele- dice, con la sua voce profnda. –Il mio nome è Pink, Cornelius Pink-
Non riesco a parlare. Il suo abito è bellissimo, sembra composto da cinquanta sfumature di rosa.  Non so cosa dire. Mi sento leggermente in soggezione, Mr Pink è la cosa più bella su cui io abbia mai posato gli occhi. Così dico l’unica cosa che mi viene in mente.
-Io so distinguere un calderone da una bacchetta-
Lui sorride, sicuramente ha compreso che sono un essere dalla profonda intelligente. Ha dei denti bianchi come delle perle. È l’essere più figo della terra. Ho già detto che lo amo?
-Interessante- sussurra, mentre io mi perdo nei suoi occhi d’argento fuso. E poi solidificato e poi fuso di nuovo. –Adesso, vogliamo andare avanti?-
Lo guardo, perplessa. –Vuole procedere con l’intervista?- domando.
Lui si china verso di me, sento il suo profumo. Rose rosa, ovviamente.
-No- dice, scandendo bene quelle due parole. –Vogliamo passare alla parte in cui noi due scopiamo selvaggiamente?-
Non ho mai avuto rapporti, credo che sia l’ora di iniziare. Lo guardo, gli occhi lucidi per la commozione.
-Vuol dire che non faremo l’amore?- domando, in un sussurro.
Lui ghigna in maniera a dir poco sexy. –Io non faccio l’amore- dice, alzando le spalle. –Io fotto senza pietà-****




Dolores scoppiò in una risatina isterica, di quelle che camminano a braccetto con i tuoni e i lampi di sottofondo. Agenore si era già rintanato sotto un divano rosa confetto, intenzionato a preservare tutte le sue vite. Che poi, è uno degli inconvenienti di una felina esistenza: non puoi suicidarti. Alla fine torni sempre. Agenore l’aveva capito quando aveva tentato di strozzarsi con un gomitolo di lana. Rosa.
-Hai visto, Agenore?- urlò, come una bambina. –Sto scrivendo un Best-seller!-
Agenore non ebbe il cuore di contraddirla. Anche se un centinaio di pagine in cui i personaggi fornicavano non erano proprio il massimo. Per dire la verità, il povero Agenore aveva iniziato a fissare la penna prendiappunti della sua padrona, chiedendosi se non potesse completare il lavoro in cui il gomitolo di lana non era riuscito.
-Adesso… ci vuole il terzo incomodo!- esclamò Dolores, contenta. –Come lo chiamo?-
Agenore chinò la testa tigrata, cercando di rendersi invisibile. Invano.
-Agenore!-



Non riesco a smettere di pensare a Cornelius. Ma mi rendo conto che la nostra relazione non ha futuro: lui è troppo figo per me. Così, poiché io sono una persona coerente, esco con il mio migliore amico, Agenore.
Amo Cornelius con tutto il cuore, quindi urlo, quando Agenore mi mette le mani addosso. E, subito, arriva Cornelius a salvarmi. Che coincidenza!
Quasi non ci credo, è così romantico. Probabilmente mi ama anche lui. O ha un passato da stalker. Ma sono certa che mi ami.




Dopo altre trecento pagine di Jane e Cornelius che copulano, Dolores tornò a ridere istericamente.
-Capisci cosa intendo, Agenore?- domandò l’ex professoressa, i capelli scompigliati e la stessa espressione di Bellatrix Lestrange sul volto. –Un capolavoro, ho scritto un capolavoro! Mi manca solo il tragico finale, che però lasci aperta la questione, per poter scrivere un secondo libro. E poi un terzo, perché non c’è due senza tre-
Agenore miagolò, per mostrarle tutto il suo appoggio. E per farla stare zitta, visto che non c’era modo d’impedirle di rovinare la letteratura mondiale. Almeno, rovinava la letteratura e non i carciofi. Perché non si possono rovinare i carciofi.
-Dunque…- disse Dolores, tornando a sorbire il suo tè. –Siamo al capolinea, Agenore. Devo trovare una degna conclusione-
Ad un tratto, la finestra si spalncò, una mistica luce illumino la figura di Dolores. Era giunta. Di nuovo.
L’illuminazione.
Mi sembra superfluo ripeterlo: si salvi chi può. Peccato che sia troppo tardi.



Il mio Cornelius è bellissimo, anche se è un maniaco pervertito. Ma l’amore vince su tutto, lo sanno anche i Babbani. E noi siamo fatti per stare insieme.
-Cornelius- gemo, quando lui si allontana da me. –Fammi male, ti prego-
Lui ghigna e mi dà un pizzicotto sul braccio. Come ha potuto?***
 I miei occhi si riempono di lacrime. Posso sentire il mio cuore che si frantuma in mille pezzi. Cosa farò, adesso?
-Sei un pervertito!- urlo, prima di fuggire via.
Oh, Cornelius… come hai potuto?




Dolores prese il suo manoscritto, palesemente soddifatta. Aveva finito, finalmente, presto avrebbe potuto aprire il suo negozio di lingerie rosa.
Affidò il prezioso libro al gufo, per mandarlo all’editore. Sorrise fra sé, mentre si adagiava sulla poltrona.
-Cinquanta sfumature di rosa di D.J. Umbridge- declamò, soddisfatta. –Non potrete più farne a meno-
In quel momento, Agenore si strozzò con la penna. Nessuno se ne accorse: Dolores aveva ricominciato a scrivere.
Scappate, prima che sia troppo tardi.




*Questa come la spiego? È nata perché Anastasia sa distinguere un martello da un cacciavite. Questo mi sembrava il paragone più appropriato.
** Qui mi sono divertita parecchio a fondere le caratteristiche dei personaggi più stereotipati di HP: Harry, Draco e un Weasley a vostra scelta
*** Non volevo scrivere di cinghiatre sul fondoschiena e questa era la cosa più demenziale che il mio cervello è stato in grado di partorire
**** Insomma, non potevo citare quella merviglia xD
E queste erano le mie inutili note :’D Ci tengo a dire che potrebbe esserci un seguito, dipenderà dalla mia voglia di tornare a scrivere cose demenziali xD
Passo e chiudo, finalmente u.u
Bess
… E sempre forza ai carciofi!
   
 
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