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Autore: TrixieBlack    01/09/2012    7 recensioni
Alto e slanciato, lineamenti duri e taglienti, capelli scuri, occhi fieri di un grigio indefinito, mi sorrise mettendo in mostra i suoi denti perfetti, con un’espressione gentile e malandrina allo stesso tempo. Alzando il mento, mi tese la mano. “Piacere, Sirius Black.” Timida, restituii il sorriso, dimenticandomi di presentarmi. “Sirius”, pensai solo, “come la costellazione”.
Ed era proprio Sirius la stella che avrebbe illuminato la mia vita.
Genere: Comico, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: I Malandrini, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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SECONDA PARTE

Sedicesimo capitolo

“L’accendiamo.”, risponde lei con un sorrisetto, e poi si avvicina al mio viso con una sicurezza che non pensavo avesse.
“Sai, se non fossi Sirius Black… potrei quasi dire di essermi innamorato di te.”, sussurro senza nemmeno rendermene conto, e poi lei mi bacia, e io torno nell’oblio.
È così strano sentire il suo corpo contro il mio, le nostre lingue che si sfiorano e si inseguono e le sue mani che si aggrappano al mio collo. Penso che saprei riconoscere le sue labbra fra mille altre, perché sono proprio come lei: timide e inesperte, ma allo stesso tempo audaci.
Respiro a pieni polmoni il suo profumo, cocco e camomilla, lana e neve gelida, e la stringo di più a me, perché mi sembra così piccola e fragile che sento il bisogno di proteggerla. Lei sospira, e io per un attimo socchiudo gli occhi, e vedo che sta sorridendo in modo strano. Vorrei sapere a cosa diamine sta pensando, perché lei a qualcosa pensa sempre. Ah bè, ovvio: starà pensando che bacio da Dio.
Il tempo si è fermato. In questo momento mi sento Felpato anche se sono in forma umana, e non so se è una cosa positiva, visto che sto baciando una ragazza. Perché non penso, raccolgo soltanto sensazioni, profumi e sapori, agisco d’istinto ed è tutto così immediato.
Dopo un tempo indeterminato, secondi, minuti, giorni o millenni, dischiudo le labbra e la guardo negli occhi. Senza pensarci le bacio con delicatezza una guancia, rovente e gelida insieme, e lei affonda il viso color porpora contro il mio petto. Adoro quando arrossisce in quel modo, soprattutto se sono io la causa.
Vorrei dire qualcosa, ma vorrei anche stare in silenzio per sempre. Quando rialza il viso, non è più rossa ma rosa chiaro, e sorride malandrina, come se volesse chiedermi: Beh, cosa ne pensi? Io ghigno e le do un buffetto su una guancia. Poi mi ricordo di una cosa e le chiedo: “Cosa dovevi dirmi, quando sei arrivata qui correndo come una disperata?!”
Lei alza le spalle con noncuranza. “Dovevo… vincere una specie di sfida. Con Heloïse.” Heloïse? Allora penso di aver capito.
Giusto per divertimento le chiedo: “Che sfida?” Lei arrossisce e si acciglia, poi con un sospiro sconfitto mormora: “Dovevo venire a dichiararmi per dimostrare che sono una Grifondoro.” Io sghignazzo sonoramente. “Quindi, hai perso la sfida.”, concludo.
“Non è vero! Io lo stavo per fare, che cavolo, sei tu che mi hai zittita!”, protesta guardandomi male. Io scoppio in una delle mie risate canine. “Sì, certo”
Ma se la conosco, pur di vincere era disposta a farlo sul serio. Anche se le deve essere costato uno sforzo tremendo venire fin qua. Soffoco una risata. Avrei voluto stare zitto e lasciare che parlasse lei. Sarebbe stata la più grande soddisfazione della mia vita, se avesse avuto davvero il coraggio di dirmelo. “Sirius Black, mi sono innamorata di te.” Figuriamoci, ora non gliele caverò mai più di bocca, quelle parole.
“Sirius.”, sussurra lei guardandomi con le sopracciglia corrugate, come se si stesse sforzando per qualcosa.
“Sì?”
“Ti voglio bene.”, mormora sorridente come leggendomi nel pensiero, e io non posso fare a meno di sorridere a mia volta e di alzare gli occhi al cielo.
“È il massimo di cui sei capace? Dirmi che mi vuoi bene?”, le chiedo sogghignando esasperato, anche se alla fine non mi è mai importato molto delle parole.
Lei non risponde e restiamo così per un po’, abbracciati e in silenzio, ognuno pensa per conto suo, ma è un silenzio pieno di significati, di ricordi e di sogni. Alla fine lei si scioglie dal mio abbraccio, e mormora: “Ci vediamo dopo”. Mi da un rapido bacio a fior di labbra e poi, più veloce di un battito di ciglia, si trasforma nella rondine nera e bianca e scompare.

Scompare così, e mi lascia solo. Io la guardo volteggiare sempre più su. Esiste una persona più imprevedibile e prevedibile allo stesso tempo? Non mi resta nient’altro da fare se non trasformarmi anch’io in Felpato. Mi accuccio nella neve, annusando l’aria, e rivivo le immagini ordinate che mi scorrono davanti agli occhi, Beatrice che corre verso di me, Beatrice che si volta con un’espressione ferita, poi mi segue di malavoglia, il suo viso che si avvicina indeciso al mio, il sapore fresco delle sue labbra…
Lei non si fa più vedere, e alla fine decido di tornare al castello. Nella Sala Comune sono sedute sul pavimento le amiche di Beatrice, e quando mi vedono, Heloïse si alza trattenendo rumorosamente il respiro, poi si risiede mordendosi le labbra e mi guarda speranzosa. Io le saluto con un ghigno, ma non dico niente.
“Hai visto Beatrice?”, mi chiede Georgia con un sorrisone.
“Può darsi… ma non so dov’è andata.”, rispondo con un sorriso pigro. Eh no, non sarò di certo io a facilitarle il compito di raccontare tutto alle sue amiche.
Mi trascino verso la mia camera. Il solito odore di Burrobirra, calzini sporchi e legno mi investe appena entro. James è spaparanzato sul letto in mutande e gioca con quel maledetto Boccino, Remus sgranocchia cioccolata alle nocciole con un’espressione serena e pensierosa e Peter mangia Cioccorane.
“Dove sei stato?”, salta su James guardandomi sospettoso.
“Ero con la Evans.”, rispondo con un ghigno divertito.
“Non è vero!”, strilla James, e mi lancia un cuscino che schivo con eleganza. Frego una tavoletta di cioccolata a Lunastorta e mi butto sul mio letto.
“Ehi, la mia cioccolata!”, protesta lui indignato, ma io lo ignoro.
“Non eri con la Evans! Non è vero!”, strilla nuovamente James. 
“No, non ero con la Evans!”, sospiro esasperato.
“E con chi eri? Eh, eh? Con chi eri?”
“James, sei per caso geloso?”, gli chiedo sghignazzando.
 “Sciocchezze. Eri con Beatrice, eh?”, continua imperterrito.
“Sì.”, rispondo io con noncuranza. Sono sicuro che non ci metterà molto ad indovinare tutto, sempre che non l’abbia già fatto, anche se non gliene ho mai parlato.
Fra i Malandrini sono io quello meno estroverso, lo scorbutico, quello cupo, pessimista e distaccato, che si tiene sempre tutto dentro, come tutti i Black. È così che ci hanno abituato in famiglia. A nascondere i sentimenti (sempre che la mia famiglia ne abbia), perché sono soltanto una debolezza, un intralcio. Al contrario di James, che è sempre così espansivo, non si fa problemi ad ammettere quanto tiene a noi, o alla Evans, a parlare delle sue paure o dei suoi desideri, io rimango chiuso in me stesso. È difficile capire cosa mi passa per la testa.
Però ci sono i Malandrini. Con loro non ha senso avere segreti, basta uno sguardo, un sorriso, un cenno, e ci capiamo.
“E cosa avete fatto?! Una bella pomiciata?”, mi distrae dai miei pensieri James.
“Beh, sì.”, affermo con nonchalance.
“Aaah-ha! James, 10 galeoni!”, urla Remus vittorioso. James quasi cade dal letto e lo guarda in cagnesco.
“Avevate scommesso su di noi?”, domando con un ghigno.
Remus, con un sorriso a trentadue denti, fa spallucce. “James diceva che tu non saresti così fuori da metterti con una come Beatrice, e così abbiamo scommesso.” Io inarco un sopracciglio con eleganza e guardo James, che a sua volta mi sta fissando offeso.
“Fra tutte le ragazze che potevi trovarti, proprio lei! È così… rompipluffe, dispettosa, malvagia… è anche bassa! ”, commenta tirando su col naso e lanciando un sacchetto tintinnante a Remus.
“Perché invece, la Evans, capirai!”, lo provoco io sogghignando.
“La Evans è simpatica! E bella! E brillante, intelligente, malandrina, è… perfetta!”, esclama appassionatamente quell’idiota di James con gli occhi che luccicano.
“È più acida di un limone, è sempre lì che urla e sbraita e cerca di Schiantarti, è insopportabile!”, ribatto tranquillamente. Non è la prima volta che io e Ramoso discutiamo su pregi e difetti di Lily Evans. Mi diverto solo perché James si imbestialisce tutte le volte che la offendo.
“Non è vero! Solo con te…”
“…E con te.”, sghignazzo io e lui mi guarda offeso.
“Beh, ti conviene fartela piacere perché sarai il mio testimone al nostro matrimonio e diventerai il padrino di nostro figlio!”, esclama.
“Oddio, che incubo! Me lo immagino, un piccoletto tutto tronfio con i capelli neri sparati, gli occhialetti tondi e gli occhi verdi… Per fortuna che non vi sposerete mai”, esclamo sbellicandomi dalle risate, mentre lui gonfia il petto più offeso che mai.
Peter geme sconsolato e ci guarda implorante. Noi lo ignoriamo e continuiamo ad insultare le rispettive (anzi, non rispettive perché la Evans di James proprio non ne vuole sapere) ragazze.
“…Sei solo un cane bastardo e pulcioso!”, urla James in modo melodrammatico.
“E tu un cornuto!”
“Sacco di pulci!”
“Cornuto”
“Bastardo!”
“Cornuto”
“FIDO!”
“BAMBI!”
“FIDO!”
“… BASTAAAAAAAAA!”, si intromette Lunastorta urlando con quanto fiato in gola. Noi restiamo a guardarlo imbambolati. “SIETE DUE IDIOTI! INFANTILI, NOIOSI, IDIOTI…”
“Ci risiamo…”, mormora il povero Peter, che alla fine si ritrova sempre in mezzo. “Se non la smettete io me ne vado in cucina!”
“Portaci qualche Burrobirra”, gli chiedo con un ghigno, e Remus mi guarda storto. James approfittando del momento di distrazione si butta sul mio letto facendo cigolare tutte le molle e mi salta addosso.
“James… porco Salazar… mi schiacci…”, ansimo cercando di scrollarmelo di dosso. Lui per tutta risposta fa un sorrisetto sadico e mi abbraccia forte con il palese desiderio di strangolarmi
“James… idiota… coff… soffoco!”, esclamo tirandogli un pugno nello stomaco, e poi inevitabilmente cominciamo a picchiarci alla Babbana fino a quando, con un gran tonfo della porta che sbatte, entra Beatrice.
“Buonaseraaa gente!”, urla allegra, e contemporaneamente James esclama: “I miei occhiali!” Lei ci vede, si ferma un attimo a guardarci con un ghigno pensieroso.
“Mmm, lotta alla Babbana, eh? Penso che potrebbe interessarmi”,  poi corre verso di noi e si butta con slancio sul mio letto, esattamente sopra il mio ginocchio. “Ahiaaaaa”, strillo cercando di liberare la mia gamba.
“Beatrice, non anche tu”, esclama Remus disperato quando vede che anche la sua ultima alleata l’ha tradito.
“Eddai Remus, vieni! Ci stiamo divertendo!”, risponde lei allegramente, dando un pizzicotto a James, che inizia ad ululare e cerca di ricambiare la cortesia, ma Beatrice nella lotta Babbana è davvero imbattibile e così tiene testa ad entrambi.

Sì, è lei la ragazza perfetta per me, concludo sorridendo soddisfatto.

***

“Ehi ragazze!”, urla James salendo in piedi sulla panca del nostro tavolo in Sala Grande verso la fine della cena. Un boato si leva da tutti i tavoli, a parte quello dei Serpeverde.
“Sì, lo so, sono fantastico… I miei capelli poi, stasera sono ancora più fantastici del solito!”, grida passandosi una mano nei capelli in modo vanesio e sorridendo ammiccante.
Sei bellissimo, Jamie!”, urla una ragazza a nome di tutte le altre alzandosi in piedi. James si inchina con grazia, mentre la McGranitt comincia a guardarlo storto dal tavolo dei professori. “…Lasciando da parte me, ragazze, volevo farvi un annuncio sul mio amico qui presente Sirius Black, anche se ovviamente io sono molto più bello!” Un boato ancora più forte (modestamente) si leva questa volta nella mia direzione, e io quasi senza pensarci alzo la mano ghignando in segna di saluto. Vedo Beatrice che mi lancia un’occhiata di sbieco sbuffando e poi James, che sorride malandrino ad entrambi in modo allusivo.
Oh no, James, non farlo. Non fare quello che sto pensando che tu stia per fare, lo avverto con gli occhi. Lui per tutta risposta raddoppia il sorriso e urla: “Beh, da oggi non fate più tanto le furbe con Sirius…”, pausa ad effetto, “PERCHÉ È GIÀ OCCUPATO!” Circa la metà dei membri femminili di Hogwarts piomba in un silenzio attonito, poi partono i sussurri concitati, qualche singhiozzo, e il coltello di Beatrice, che sta guardando James con la bocca spalancata e le guance che prendono velocemente colore, le cade dalle mani.
Okay, non mi è mai dispiaciuto essere al centro dell’attenzione e questo non è un mistero, però mi sa che stavolta James sta un po’ esagerando.
E con chi, di grazia!”, strilla una ragazza con la voce rotta dalla disperazione. James fa un ghigno e poi punta il dito contro Beatrice.
“Con… lei”
“Con lei?!!”, ripetono più volte molte ragazze squadrando da capo a piedi me e Beatrice, seduti vicini. Lei, paonazza e tremante di rabbia si alza di scatto e prende James per la camicia, facendolo cadere giù dalla panca. “Potter. Sei morto ”, ringhia tra i denti afferrandogli una ciocca di capelli.
“No, lascia stare i miei capelli!”, si difende lui indignato.
Sì, lascia stare i suoi capelli!”, ripetono infuriate le ragazze del nostro tavolo. Lei si guarda attorno arrabbiata e cerca il mio sguardo come per chiedermi aiuto.
“Potter, signorina Summerland, basta così!”, abbaia la McGranitt venendo verso di noi.
“Professoressa, salvi i miei capelli, la prego!”, urla James disperato.
“Professoressa, se l’è meritato! Mi lasci picchiarlo, la prego!”, urla Beatrice altrettanto disperata e furiosa. Io me ne sto da parte con la mia fetta di crostata di mele e  sorrido divertito. Non mi da poi così tanto fastidio, a differenza di Beatrice, che tutta la scuola, professori e fantasmi compresi,  sappia che io e lei stiamo insieme.
“Signorina Summerland, ho sentito la notizia e ne sono infinitamente lieta, adesso lasci andare i capelli di Potter e si calmi”, risponde la McGranitt nascondendo a fatica un sorrisetto e guardandomi con un certo compiacimento.
“Però la mia preferita resta comunque lei, professoressa!”, le urlo sorridendo smagliante mentre si allontana. 
“Black, non fare il ruffiano e non usare questo tono confidenziale con me!”, mi rimprovera la McGranitt stringendo le labbra per non sorridere.
Intanto Beatrice e James sono tornati a sedersi, e si lanciano qualche reciproca occhiataccia, uno massaggiandosi i capelli e l’altra giocherellando in modo minaccioso con il coltello.

Ricapitolando, Beatrice è la mia ragazza, James è il mio migliore amico, Beatrice e James non si sopportano e probabilmente cercheranno di uccidersi a vicenda il prima possibile.
Oh sì, ci sarà da divertirsi.

***

La mattina dopo, e quasi stento a crederci, mi sveglio prestissimo ed esco a passi felpati (la mia specialità) dal dormitorio.
La Sala Comune è deserta, tranne che per la ragazza appollaiata sul davanzale della finestra,   con il mento appoggiato sulle ginocchia, i capelli sciolti e scompigliati e un pigiama rosso.  Mi lascio cadere sulla sedia sotto la finestra.
“Ciao”, borbotta Beatrice girandosi verso di me, per niente sorpresa, poi scivola agilmente giù dalla finestra sulla mia poltrona e si rannicchia contro il mio petto. Si vede che è ancora arrabbiata per la scenata di ieri sera.
 “Sai… stavo pensando.”, mormora seria disegnando dei cerchietti immaginari sulla poltrona e guardando accuratamente il pavimento.
“Sbalorditivo!”, commento io fintamente colpito,  e lei mi da una gomitata scherzosa tra le costole.
“No, stavo pensando a noi due. E alla nostra relazione che ora è diventata di dominio pubblico”, dice a denti stretti.
“Ah”
“È che… insomma, lasciando da parte ieri sera… prima eravamo amici e basta, e subito dopo… Cioè, è…”
“…Strano, lo so”, concludo io il suo discorso ingarbugliato.
“Già”, annuisce sovrappensiero.
“E poi… ho paura di aver frainteso una cosa.”, mormora arrossendo lievemente. “Stiamo… stiamo davvero insieme, adesso?”
Io alzo gli occhi al cielo. Solo lei è capace di pensare di aver frainteso una cosa del genere.
“Sei assurda! Ti ho dovuto persino chiedere il permesso, James si è premurato di annunciarlo davanti a tutta la scuola e adesso hai paura di aver frainteso?!”, esclamo incredulo.
“Beh, sai… Per sicurezza. E poi alla fine non è che cambi molto, no?”, mi chiede pensierosa. “Siamo amici come prima, scherziamo nello stesso modo di prima... è praticamente tutto uguale a prima.” “A parte che avrò bisogno di una scorta quando giro per i corridoi per colpa di quella sottospecie di idiota”, aggiunge con un sbuffo irritato.
 “Guardati sempre alle spalle, non stare mai da sola, non lasciarti offrire da bere, dormi con la bacchetta sotto il cuscino…”
“Sì, ho capito, ho capito…”, mi interrompe lei alzando gli occhi al cielo. “Mi so difendere benissimo da un branco di ragazzine frustrate, cosa credi.”, mi rimbecca sorridente.
“Sicuro.”
“Ma… Sirius?”, riprende timidamente dopo un po’.
“Sì?”
“Io… io ti piaccio davvero?”, mi chiede piano, titubante. Mi ricorda tanto Remus, quando ieri sera, prima di andare a dormire, mi ha preso da parte e mi ha detto: “Soltanto, non trattarla male. Lei ci tiene davvero”.
Prima di risponderle io ci penso un attimo. Non posso farne a meno, non perché non sia sicuro della risposta, ma perché in effetti è proprio strano. Io non sono il tipo di ragazzo che prende molto seriamente le relazioni con l’altro sesso, eppure sono felice di quello che è successo tra noi. Indubbiamente mi piace più di qualsiasi altra, e non sono dispiaciuto per il fatto che non potrò più divertirmi con le ragazze come… ehm, come facevo prima. E questo è molto strano.
“Sì, mi piaci”, rispondo con decisione.
“Quindi avevano ragione Remus e le altre, alla fine”, commenta lei sollevata e divertita allo stesso tempo. “… Alla faccia di James, che mi diceva sempre che non era possibile!”
Che cosa?!!”, esclamo sconvolto. “Tu… tu l’avevi chiesto a James?! ” Lei fa spallucce e annuisce con disinvoltura.
“E perché proprio a James?”, chiedo esterrefatto. “Non è che voi due filiate proprio d’amore e d’accordo…”
“Lo so, ma… visto che più o meno, io con te e lui con Lily, eravamo nella stessa barca… a volte ci confidavamo”, mi spiega arrossendo. “Cioè, più che altro ci demoralizzavamo a vicenda per dispetto”, aggiunge con una smorfia divertita. “Adesso glielo rinfaccerò fino alla morte, visto che lui con Lily è ancora in alto mare… ”, dice tra sé e sé con un sorrisino crudele.
“E lui da quanto lo sapeva?” Sono sbalordito, James lo sapeva e non mi ha mai detto niente di niente.
“… La prima volta che ne abbiamo parlato… alla fine siamo passati alle mani. Quando tu e Lily ci avete trovati mentre ci stavamo picchiando, ti ricordi?”, mi chiede ridacchiando.
“Vagamente… ma tu e James passate sempre alle mani, quindi.”, commento ripensando a ieri sera. “Anche Peter e Remus lo sapevano, immagino”
“Lo sapevano più o meno tutti”, dice lei ridendo. “Non sono mai stata molto brava a fingere.”
“Adesso, in ogni caso, lo sanno proprio tutti.”, ghigno io divertito.
“Già, anche la McGranitt.”, ringhia lei. “Oh, ma gliela farò pagare. Eccome se gliela farò pagare.”, promette con un luccichio minaccioso negli occhi.

Sì, confermo: Beatrice è la ragazza perfetta per me.
E ci sarà molto da divertirsi.  

Note dell’autrice:
Sono tornataaaaaa!!!! No vabè, questo capitolo per stupidità batte tutti gli altri. Non sapevo proprio cosa scrivere e così ho sparato un mucchio enorme di cavolate, è venuto persino lungo. Poi l’ho riletto tipo 30 volte prima di pubblicarlo e non mi convince proprio, però non mi va di riscriverlo. È che è molto più difficile di quanto pensassi immedesimarsi in Sirius, devo fare ancora un po’ di pratica. Quasi quasi rimpiango Beatrice e le sue riflessioni senza senso =D Cooomunque… oggi è il primo settembre vi rendete conto?! È tutto il giorno che mi chiedo cosa cavolo ci faccio ancora qui >.<
Al prossimo capitolo che arriverà prestissimissimo!
Trixie

  
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