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Autore: Achamo    02/09/2012    3 recensioni
‘Ehi buzzurro sei sotto l’acqua da troppo tempo, capisco che sei lurido ma ormai ti sarai lavato la sporcizia di dosso, perciò vedi di uscire all’istante’. Bussava con il dorso della mano sulla porta.
Il biondo attese per qualche secondo una risposta dallo spadaccino, possibilmente alterata ed inferocita dalla comanda del cuoco, ma non giunse alcuna voce dalla camera da bagno, dove l’acqua della doccia continuava a scorrere nello stesso suono.
Sanji s’irrigidì cercando di ascoltare un qualche sussurro, ma nulla. Il cuore gli balzò in gola, possibile che quell’idiota fosse svenuto o addirittura crepato sotto l’acqua corrente?!

Achamo è tornata e dedica la storia a tutti i lettori persi con gli anni di assenza.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Roronoa Zoro, Sanji
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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ONE PIECE © 1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.




ORIGAMI   ORI-ISHI


Sulla Sunny le urla del capitano in gomma riecheggiavano disperate.
‘Presto! Zoro esci dal bagno, non la tengo più! Esci!’. Rufy saltellava mordendosi le labbra di fronte alla porta del bagno degli uomini, invitando il compagno ad uscire il prima possibile.
‘Muoviti!’. Ripeteva con tono lagnoso il ragazzo.
Ai lamenti del capitano giunse il cuoco biondo, ormai stordito ed infastidito dalle urla del ragazzo di gomma.
‘Si può sapere perché hai tanto da frignare?’. Sanji squadrò il capitano ballerino.
‘Zoro è in bagno ormai da un’ora e io me la sto facendo sotto; Sanji aiutami!’. Il biondo corrugò il bizzarro sopracciglio mostrando leggermente i denti e, raccogliendo tutta la pazienza che aveva, rispose deciso al capitano: ‘Razza di babbeo! Guarda che sulla Sunny ci sono diversi bagni a disposizione! Usa uno di quelli sul ponte!’.
Un lampo attraversò la mente vacua di Rufy.
‘Hai proprio ragione’. Si batté il pungo destro sul palmo contrario, ricevendo in seguito una sberla dal cuoco che aveva ormai consumato la sigaretta pendente sulle labbra.
‘Zuccone!’. Il capitano corse via salterellando e trattenendo a stento il desiderio.
Sanji chiuse lentamente gli occhi ed espirò profondamente pensando alla testa vuota di Rufy.
Frugò nelle tasche dei pantaloni in cerca dell’accendino e di una buona sigaretta, che svelto s’infilò tra le labbra e che accese con una fiamma scarlatta. Ripose il compagno di fuoco e con la mano destra afferrò il bastoncino fumante per estrarlo dalla bocca colma di vapori al profumo di tabacco.
-Il marimo è chiuso in bagno da più di un’ora, chissà che starà facendo?- .
No. Non erano affari suoi! Anche se un po’ di preoccupazione l’aveva; si sentiva il rumore dell’acqua della doccia che scendeva su di un corpo immobile.
‘Ehi buzzurro sei sotto l’acqua da troppo tempo, capisco che sei lurido ma ormai ti sarai lavato la sporcizia di dosso, perciò vedi di uscire all’istante’. Bussava con il dorso della mano sulla porta.
Il biondo attese per qualche secondo una risposta dallo spadaccino, possibilmente alterata ed inferocita dalla comanda del cuoco, ma non giunse alcuna voce dalla camera da bagno, dove l’acqua della doccia continuava a scorrere nello stesso suono.
Sanji s’irrigidì cercando di ascoltare un qualche sussurro, ma nulla. Il cuore gli balzò in gola, possibile che quell’idiota fosse svenuto o addirittura crepato sotto l’acqua corrente?!
Al pensiero oscuro, con un calcio, sfondò la porta intarsiata dal carpentiere e digrignando i denti s’introdusse nel bagno in cui era lo spadaccino.
Ingoiò la sigaretta da poco accesa nel vedere il corpo massiccio del compagno che gli dava le spalle e con il capo rivolto verso i piedi.
I capelli verdi venivano trafitti dalle pesanti gocce che gli cadevano sulla nuca. L’acqua scendeva sui possenti muscoli trapezi del marimo, scivolava rapida sulle braccia forti e bagnava i dorsali della schiena, per poi precipitare dai glutei alle gambe vigorose.
Arrossì irrigidendosi per l’imbarazzo. Non era la prima volta che ammirava il torace nudo del compagno, insomma non aveva il minimo gusto del vestiario o del pudore, ma era certamente la prima occasione in cui riusciva ad ammirarne interamente il corpo segnato da cicatrici e vistosi punti di sutura.
‘Vattene cuoco’. La voce dello spadaccino sembrava leggermente rotta e in cerca di un falso tono autoritario. Non alzò il volto e continuò a farsi lacerare il collo possente dall’acqua pesante.
Che stesse piangendo?
‘Sei sordo per caso?!’. Roronoa si voltò iracondo verso il biondo, mostrando il viso rosso e gli occhi gonfi.
Sanji stupito chiese scusa serrando gli occhi e si congedò alzando ciò che rimaneva della porta.
-Che stupido!- pensò -Non dovevo entrare; ma stava piangendo!-.
Si accorse delle lacrime soffocate dall’acqua corrente e dall’orgoglio dello spadaccino e si stupì della sua visione. Roronoa sapeva piangere! Questa era una grande scoperta, ma perché. Piangeva sotto la doccia per falsare il rossore degli  occhi e per non far sentire i singhiozzi, ma per quale motivo piangeva? La questione lo incuriosì, comunque doveva scusarsi con lui, era stato inopportuno e per nulla rispettoso.
Si appoggiò alla parete che separava la camera da bagno dal corridoio, rinnovando l’accensione di una sigaretta illudendosi  che i vapori di questa lo avrebbero aiutato a stendere i nervi e a non pensare all’accaduto.
Era tutto inutile. Chiudendo gli occhi ricordava immediatamente il volto purpureo del compagno, infiammato da quelle che sembravano lacrime.
A distrarlo dai suoi tenebrosi pensieri furono i passi ciabattati del capitano in gomma.
‘Aah! Che sollievo’. L’espressione di gaudio del ragazzo destò Sanji.
Sorrideva contento, così il cuoco sorpreso gli chiese spiegazioni: ‘Perché sei così felice, Rufy?’.
‘Semplice, ho finalmente svuotato la vescica …’. Quella sospensione incuriosì il cuoco.
‘… e dato che non trovavo il bagno ho chiesto a Franky di costruirmene uno all’istante. Hihi’. Rufy rise gustandosi la sua felicità, mentre il biondo si arrese alle follie del capitano.
‘Sei davvero incredibile …’.
Consumò anche quella sigaretta e la gettò in un piccolo posa cenere che portava sempre con sé.

La porta del bagno era stata riparata dalle abili mani del carpentiere, Rufy aveva divorato il doppio della sua razione e la cena era stata abbondante e priva di sguardi o parole tra i due rivali.
I compagni non mostrarono particolare interesse, probabilmente perché entrambi sembravano assorti in pensieri profondi.
Roronoa abbandonò la tavola imbandita da frutta esotica alcuni minuti prima che la cena avesse termine, durante la fine del servizio del cuoco. Lo spadaccino si sedette sul ponte della nave in cerca della frescura notturna. Inspirava profondamente la brezza fresca di quella oscurità stellata.
‘Che cielo splendido!’. La voce del cuoco fece sobbalzare Zoro.
Sanji si sedette accanto al marimo porgendogli un piatto e una forchetta da dolce.
‘Ti ho portato il dolce …’. Il cuoco si accese l’ennesima sigaretta della giornata inspirandone l’aroma con desiderio.
‘Sparisci’. Rispose con decisione.
Sanji inspirò nuovamente il tabacco della sigaretta ed osservò le stelle che splendevano nel cielo di tenebra azzurra. Ero davvero le dive magnifiche di un cielo infinito.
Passarono i secondi nel silenzio di quella frescura. Le vele ululavano leggermente e la bandiera nuotava nell’aria come un pesce nero e possente.
‘T’ho detto di sparire, altrimenti ti faccio a pezzetti’. Il tono risoluto di Roronoa fece abbassare la testa al cuoco che si tolse dalle labbra la sigaretta ancora fumante.
‘Senti, volevo scusarmi per oggi … non avrei dovuto’. La cima del bastoncino si consumava in un braciere rosso e nel silenzio dello spadaccino.
‘Però vorrei capire … insomma, stavi piangendo?’. Sanji si voltò verso il compagno cercandone gli occhi tenebrosi, ma trovò uno sguardo perso nel suo profilo.
‘No …’. Disse laconico.
‘Bugiardo!’. Lo additò il biondo.
‘… era il sapone’.  Specificò.
‘Il sapone?! Ma non prendermi per il culo! Non avevi nemmeno l’ombra di una bolla addosso!’. Il cuoco iracondo si alzò di scatto e si pose davanti al compagno che rimase attonito dalla reazione violenta. La sigaretta cadde dalle labbra del biondo, ma continuò nel suo fumo evanescente.
‘Se hai qualche problema parlamene! Ti considero un amico e se hai bisogno di aiuto basta chiedere!’.
Non capiva come potesse dire parole così forti alla persona che più tra tutte lo faceva imbestialire.
‘Si può sapere perché consideri tanto cari i miei sentimenti?!’. Lo spadaccino non capiva l’improvviso interessamento del rivale.
Ho un dovere verso il mio cuore! Tu sei un mio amico e se sei in difficoltà devo aiutarti, razza di stupito!’. Il volto infuocato del cuoco lo zittì rinchiudendolo in una nube di pensieri.
Sanji sospirò e raccolse la calma che gli rimaneva dopo quelle brusche parole.
‘Vedi, dopo Thriller Bark, ho paura di non poterti più vedere sulla Sunny. Fai sempre l’eroe e non pensi minimamente che morendo porteresti solo dolore nei cuori dei tuoi amici. Mettiti in testa che non sei più solo!’. Il dolce rimprovero del cuoco gli trafisse la mente come una lancia acida.
Zoro chiuse gli occhi immergendosi in dubbi all’aroma di tabacco.
‘Se non vuoi parlarmene, me ne vado’. Il biondo si voltò e fece per andarsene quando venne afferrato dal braccio vigoroso del compagno che, alzando lo sguardo, gli chiese: ‘Se proprio ci tieni ad aiutarmi, mi daresti una mano a finire il piatto?’. Un delizioso sorriso di vittoria e comprensione prese vita sul volto di Sanji, che si accomodò nuovamente accanto al piatto divisorio tra i due.
‘Non riesci a finire una semplice ananas al maraschino? Sei proprio uno stupido’.
I due consumarono lo sventurato frutto esotico magistralmente impiattato, poi il biondo accese un’altra sigaretta e questa gli parve molto più gustosa delle precedenti.
‘Allora, racconta. Cosa ti prende?’. Il cuoco servì nuovamente la domanda.
‘A volte, ripensando a Kuina, credo che non basti né l’ambizione né la forza per realizzare la mia promessa …’. Sanji ascoltava le parole che scorrevano dolci sulle labbra del compagno.
‘… lei era decisamente più brava di me e in questo mondo devo prima superare migliaia di altri spadaccini prima di poter riuscire a sconfiggere Mihawk’. Il cuoco percepiva il tono quasi disgustato del marimo. Le sue parole s’infrangevano nella brezza notturna che lasciava intravedere una minuscola goccia sugli occhi dello spadaccino.
‘Non sarò mai all’altezza di Kuina e non riuscirò a mantenere la promessa’. Lo sguardo di Zoro si posò sulle stelle che illuminavano il cielo terso.
Sanji rifletteva sulle parole del compagno pensando che chiunque potesse soffrire di un momento di sconforto, soprattutto dopo essersi sentito inferiore fisicamente all’avversario che gli stava strappando l’animo. Non poteva però credere che l’ambizione di quello zuccone fosse evaporata completamente. Non poteva essere così!
‘Che fine ha fatto tutta la tua ambizione?!‘.Balzò in piedi e serrò i pugni, invitando il marimo a fare lo stesso.
‘Al nostro primo incontro ti vidi capace di sfidare lo spadaccino più forte del mondo per ottenerne il titolo, ti vidi alzare la spada verso di lui a costo di crepare e quando questo ti lasciò in fin di vita credetti che tu fossi completamente pazzo! In quel momento tu promisi a Rufy che saresti diventato il numero uno ed oggi ti ritrovo a piangerti in mano! Roronoa, tira fuori la tua ambizione!’.
Le parole risuonarono con vigore e potenza nel cuore dello spadaccino che non fiatò.
‘Decisi che ti avrei sfidato quanto saresti diventato il migliore e quando avessi trovato l’All Blue, e adesso mi vieni a dire di non avere più grinta. Sai che penso di te?’. Roronoa digrignava i denti dalla rabbia.
‘Penso che tu sia solo un pallone gonfiato, uno stronzo che si da molte arie!’. Questo era troppo, non doveva offendere il suo orgoglio.
‘Stammi bene a sentire damerino, io diventerò il migliore e ci sfideremo, ma fino a quel giorno non posso prometterti di risparmiarti la vita, perciò bada a come parli!’. Zoro era scattato verso il rivale con ferocia e gli scrutava l’animo dagli occhi inferociti.
Sanji c’era riuscito. Si sentiva più tranquillo, aveva risolto il problema dell’amico ridandogli la speranza e la determinazione persa assieme al sangue in quel giorno a Thriller Bark.
I due si scrutavano rispettosi e purpurei in volto, finché il cuoco non si allontanò dignitosamente.
Il fumo della sigaretta si innalzava al cielo fresco e profumato, mentre Sanji si dirigeva verso la cucina.
‘Grazie amico mio’. Sussurrò il marimo.
‘Di nulla’. Sorrise felice e soddisfatto.
Il compagno era ancora immobile, ma il cuoco poteva scommettere che sul suo volto, questa volta, ci fossero un’enorme sorriso e lacrime di gioia.


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Achamo & il suo inutile monologo
”Vorrei scusarmi con tutti i miei lettori, ma ho avuto un peridodo dolce-amaro della mia vita in cui non ho minimamente scritto a causa della scarsa ispirazione... mi inchino e mi scuso con tutti...
Questa One-shot è iscritta a concorso 'cè una frase per te' di fanny_rimes.
Spero sappiate perdonarmi e fatemi sapere cosa pensate della storia. Ditemi che non sono troppo OCC... ho questa paura :/
A presto!"







PURA FINZIONE SCARLATTA
J.


   
 
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