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Autore: northernlight    02/09/2012    1 recensioni
Berrychamp bromance story.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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III.

Chiusa la telefonata con Guy, prese la bicicletta con la quale per comodità si spostava a Londra e tornò a casa per mangiare un boccone. Era indeciso se ordinare cibo cinese o giapponese – uno dei suoi preferiti in assoluto – però alla fine decise di cucinare da solo. Era un buon cuoco, forse l’unico dei quattro della band a saper cucinare decentemente. Chris e Jonny non sapevano prepararsi nemmeno un’insalata senza combinare danni o tagliarsi distrattamente le mani col coltello, mentre Guy era un asso nella pasta: ne sapeva cucinare di tantissimi tipi, tanti sapori, tanti colori e tutte ottime. Lui invece sapeva cucinare un po’ di tutto e sorrise al pensiero di Marianne che rimaneva sbalordita davanti ad una torta che lui aveva preparato per il loro terzo anno insieme. Scelse Please Please Me dei Beatles come sottofondo musicale per quell’allegro pasto e iniziò a cucinare. Aprì anche un’ottima bottiglia di vino, un vino rosso italiano. Adorava l’Italia. Terminò il suo umile pranzo ed erano da poco passate le tre. Il suo sguardo cadde sulla Playstation attaccata alla tv del salotto. 

Sono le tre e venti” pensò tra se e se lanciando un’occhiata furtiva all’orologio appeso in sala “faccio in tempo a fare una partita prima che arrivi Guy.
Così iniziò a giocare senza accorgersi del tempo che passava. Adorava giocare a calcio, adorava il calcio in generale. Spesso si perdeva con Jonny in innumerevoli partite tra squadre inglesi e, se potevano, lo facevano anche prima dei concerti, aiutava a rilassarsi. Ignorò le due telefonate che arrivarono al cellulare però si costrinse a rispondere al telefono di casa che continuava a suonare insistentemente da qualche minuto.

“Sì, pronto?”

“Sei un uomo morto. Scendi subito o ti spacco a martellate tutti i controller di quel dannato aggeggio con cui stai giocando, se mi costringi a salire”

“C-come fai a saperlo?”

“Io so tutto, William. Faresti bene a ricordartelo”
La voce falsamente gelida e arrabbiata di Guy dall’altro lato del telefono lo fece sorridere.

“Ma che ore sono? Sei in anticipo!”

“No, idiota, sono le cinque e un quarto. Ti avevo detto alle cinque, sei tu che sei in ritardo.”

“Cosa vuoi, non si mette fretta alla perfezione!”

“Non stai migliorando la tua posizione, William” continuò Guy con lo stesso tono di prima.

“Mamma mia come sei acido! Sei peggio di una donna. Arrivo, il tempo di raccattare due cose e scendo.”

“Sarà meglio.”
La telefonata si interruppe. Ridacchiando spense la Playstation, prese il portafogli, la sciarpa e il cappotto e scese da Guy. L’amico lo aspettava poggiato alla sua splendente e lucidissima Aston Martin nera, un paio di occhiali da sole a schermargli lo sguardo finto arrabbiato.

“Ciao, amico!” gli si avvicino Will dandogli una pacca sulla spalla “ancora inacidito? Forse dovresti stare un po’ al telefon-…”

“Sali, William” lo interruppe Guy.

“Si prospetta una bella giornata, insomma.”
Will andò ad infilarsi in macchina.

“Allora, che facciamo? Dove andiamo? Siamo solo noi due?”
Guy era stordito dalla raffica di domande del batterista.

“Non so, vuoi chiedermi anche un polmone già che ci siamo?”
Will continuò a fissarlo in attesa di una risposta normale.

“Mmh, sono le cinque e fa freddo e sta iniziando a fare buio. Andiamo a rintanarci nel solito posto?”
Il solito posto di Guy e Will era il pub dove lavorava Guy quando aveva bisogno di soldi per pagarsi gli studi. Era un bel posto, mai troppo pieno e mai troppo vuoto, a qualsiasi ora del giorno e della notte. Era l’unico pub dove potevano essere se stessi dato che lo frequentavano da quando andavano all’università, l’unico pub dove non erano guardati con quella mistica riverenza che di solito si riservava a personaggi fuori dal comune. Lì lavorava anche la prima cotta di Guy, una deliziosa ragazza con i capelli rossi tutto pepe di nome Dana che ogni volta che li vedeva li trattava come se fossero i diciottenni di una volta.

“Okay, andiamo lì. Ma gli altri dove sono finiti?” chiese Will.

“Non ci crederai mai ma Chloe è riuscita a portare Jonny in una SPA in mezzo alle montagne. No, dico, te lo vedi Jon stringato in candide e profumate asciugamani bianchi? Con la maschera di bellezza in faccia e i cetrioli sugli occhi?” gli disse Guy.

“Dio, che immagine. Ma cosa ti fumi per pensare ‘ste cose?!”

“Ma stai zitto e accendi la radio, va’.”
Will eseguì l’ordine e subito una leggera musica jazz si diffuse in tutto l’abitacolo. Non dissero nient’altro, come succedeva spesso, fino a destinazione.
  
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