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Autore: Good Old Charlie Brown    02/09/2012    2 recensioni
Una storia dedicata ad un gruppo di personaggi originali. Spero vi piaccia.
Charles, Hac e Gwen sono tre amici che hanno frequentato Hogwarts insieme. La nuova Guerra Magica li porterà ad affrontare i loro limiti e le loro paure.
Corretti i primi capitoli.
Genere: Avventura, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Capitolo 5
Capitolo 5.
Gelati e Discorsi.


    Da quando il nuovo governo si era installato al Ministero, le strade del quartiere magico di Diagon Alley erano sempre più tetre e silenziose: molti negozi avevano chiuso i battenti e i marciapiedi sembravano più sporchi e meno curati. I pochi maghi che le percorrevano si affrettavano alle loro destinazioni degnando appena di un’occhiata le vetrine dei pochi negozi rimasti aperti,  che comunque erano per la maggior parte coperte da manifesti di ricercati del Ministero o sciocchezze sul censimento dei Nati Babbani, o si affannavano ad acquistare il più in fretta possibile quanto avevano bisogno, come se temessero di restare in vista anche un solo minuto di troppo.
    Hackluit Riddle usciva con calma dalla sede della Gringott, incamminandosi lungo Main Street verso una piccola gelateria sul lato destro della strada; seduta da sola ad un tavolino appena fuori dal locale, al caldo tepore della fine di agosto, lo aspettava Wendelin O’Sullivan, la sua ragazza. Quel giorno portava i capelli lisci, corti fino alle spalle e leggermente più scuri del solito. Una volta sua madre gli aveva detto che le donne associano il cambio di pettinatura ad eventi particolarmente importanti, dolorosi o gioiosi che fossero. In quel senso Gwen non faceva assolutamente testo, dato che cambiava look almeno una volta alla settimana, appassionata com’era di quel genere di incantesimi e pozioni “cosmetiche” e aveva un talento più che discreto. Secondo Hac avrebbe dovuto fare l’estetista anziché la Medimaga, ma l’ultima volta che aveva accennato alla cosa aveva rimediato solo una fattura, così aveva lasciato perdere.
    «Sei in ritardo Hackluit!» esclamò Gwen.
    «Solo di un quarto d’ora, tesoro – rispose lui, abbracciandola con un gran sorriso – e non è colpa mia. I Goblin sono diventati ancora più sospettosi e non ti permettono di entrare o uscire senza aver fatto ogni genere di controlli, compreso infilarti una sonda su per il....
    «Va bene Hac, ho capito! Non c’è bisogno di dire proprio tutto.... »
    «Perché te la prendi così, Gwen? Stavo per dire “su per il naso”. Cosa diamine andavi pensando, ragazza perversa?». La rimbeccò Hac, sorridendo maliziosamente.  
    «Non sono certa che tu stessi davvero per dire questo, ma non importa – rispose Gwen sorridendo a sua volta – Piuttosto, com’è la situazione alla Gringott? Voglio dire, misure di sicurezza a parte, che posizione vogliono prendere i Goblin in questa situazione».
    «Non buona. I Goblin sono nervosi, temono che il Ministero voglia intromettersi nei loro affari, controllare la banca o peggio sottometterli. Quanto alla nostra “situazione”... a loro non importa nulla di nulla. Lotte tra maghi, dicono. Affari di maghi. Finchè non saranno toccati nel loro oro e nei loro tesori non faranno mai niente. Ma non è prudente parlare di queste cose così all’aperto... non si sa mai chi potrebbe ascoltarci. Su, ordiniamo un bel gelato».
    Il gelato era molto buono, anche se non paragonabile a quell’autentico capolavoro del gusto che era quello di Florian Fortescue: Hac ordinò una grande coppa alle “Gelatine Tuttigusti + 1” (che cambiava sapore ad ogni cucchiaiata), mentre Gwen optò per una più classica coppa cioccolato e crema.
    «Davvero non capisco come tu possa mangiare quella roba» esclamò Gwen rivolta ad Hac, che aggrediva la sua coppa, gustandola con allegria.
    «Lo mangio fin da bambino e non mi ha mai fatto male». Rispose Hac, sollevando appena lo sguardo della sua coppa; poi ingoiò una grossa cucchiaiata di gelato, per sputacchiarla quasi subito, con  un’espressione schifata.
    «Che succede?»
    «Era al gusto vomito».  rispose Hac pulendosi la bocca, per poi continuare ad mangiare il suo gelato come se nulla fosse. Gwen sollevò lo sguardo esasperata.

     Terminato il gelato i due giovani si avviarono per una passeggiata per il quartiere: entrambi avevano finito il loro tirocinio per quel giorno e avevano voglia di stare  un po’ insieme, di passare del tempo come due giovani, normali innamorati, senza dover pensare ai Mangiamorte, alla guerra, ai pericoli che stavano correndo e che avrebbero corso. Ma l’ambiente di Diagon Alley era troppo tetro e  per una passeggiata romantica o anche solo per allontanare i pensieri più cupi e tristi: da ogni parte i poster del Ministero ricordavano che la “Campagna per il Censimento dei Nati Babbani” – naturalmente era solo una copertura per legalizzare la “Caccia al Sanguesporco” di Voldemort e dei suoi Mangiamorte – era in corso e che tutti i maghi erano tenuti a dimostrare la loro ascendenza magica.
    «Sai – disse Gwen, indicando uno dei tanti manifesti – proprio ieri gli uomini del Ministero ha fatto visita a casa mia. I miei genitori si sono spaventati molto e...»
    «COSA? – la interruppe Hac, molto preoccupato – vi hanno interrogato? Torturato? Perché non me lo hai detto prima, Gwen?»
    «Non ti preoccupare, Hac! – fece lei, agitando la mano – Volevano solo controllare il nostro “Stato di Sangue”. Naturalmente entrambi i miei sono dei “Purosangue”. Sono stati poco gentili, forse, ma è stata una normale visita di controllo: mi è venuto in mente vedendo quei manifesti!».
    Hac arrossì leggermente, vergognandosi di quello sciocco scatto di preoccupazione: se fosse accaduto qualcosa di grave Gwen non avrebbe certo taciuto. Gwen gli sorrise cogliendo immediatamente il suo stato d’animo, ma insieme apprezzando la sua preoccupazione per lei: si comprendevano sempre al volo, con un semplice sguardo, un sorriso, un cenno col capo, spesso senza bisogno di parole. Era molto più difficile con Charles, malgrado i molti anni di amicizia: lui era più chiuso e, pur essendo sempre stato sincero con loro, più portato al segreto. Sospirò fissando ancora una volta i manifesti.
    «Sembra incredibile che fino a qualche tempo fa Jack dovesse preoccuparsi solo di cose come questa, vero? – sussurrò a Gwen  - Oh beh, non che sia una cosa da poco. Ma ora hanno messo addirittura una taglia su di lui». Accanto al proclama sul Censimento dei Nati Babbani, campeggiavano altri manifesti, con i volti dei maghi e delle streghe ricercati dai Mangiamorte del Ministero: sulla destra accanto alla taglia di Potter, indicato come “Indesiderabile Numero 1” (per il quale si offriva la favolosa cifra di 10.000 Galeoni), si poteva vedere il volto di Charles, indicato come un pericoloso assassino e Ladro di Magia.
    «Parla piano – fece Gwen girandosi nervosamente intorno – non si sa mai chi potrebbe ascoltare. Come ha reagito Charles?».
    «Sai come è fatto... – rispose Hac con una smorfia – Prima ha cercato di scherzarci su, sostenendo che cinquecento Galeoni erano troppo pochi per lui e dicendosi offeso che Potter avesse avuto una taglia tanto più alta della sua; poi ha ricominciato con le sue assurdità sul fatto che sta mettendo in pericolo me e i miei genitori...».
    «Temi che voglia fare qualche sciocchezza?»
    «Che voglia scappare da solo, dici? Non credo che lo farà... Voglio dire, non si sa mai con quella testadura, ma ha promesso che non fuggirà e lui mantiene le promesse».
    «Speriamo. Faremmo comunque meglio a tenerlo d’occhio, Hac, e a fargli sentire la nostra vicinanza: forse una di queste sere potrei venire da voi: è un po’ che non lo vedo».
    «Charles ne sarà molto felice. E i miei genitori saranno semplicemente estasiati».
    Proseguirono insieme verso l’uscita di Diagon Alley, fermandosi solo un’ultima volta, proprio di fronte alla taglia di Charles: la foto del manifesto risaliva all’ultimo anno ad Hogwarts ed era stata forse scattata poco prima dei M.A.G.O. Charles indossava ancora la divisa della scuola, con i colori della sua casa Ravenclaw. L’immagine riportò alla loro mente i momenti di gioia sincera che avevano condiviso durante i sette anni ad Hogwarts: quei tempi che ora, soprattutto per Charles, sembravano essere un ricordo sempre più lontano di giorni che, forse, non sarebbero più tornati.
 
    Era una tranquilla serata di fine agosto, da ormai quasi un mese Charles si nascondeva a casa Riddle: la situazione era molto pesante per lui ed era lieto che – dopo tanto tempo – Gwen avesse avuto occasione di venirlo a trovare. Quei momenti che poteva dividere con i suoi amici avevano come il magico potere di allontarLa signora Riddle aveva preparato una splendida cena: un Roast Beef cotto alla perfezione, che si scioglieva semplicemente in bocca, con contorno di patate al forno e una porzione della sua ottima Zuppa Inglese  Uther Riddle mancava ancora, trattenuto al lavoro anche quella sera.
    «Allora, Gwen, come sta andando il tuo tirocinio al San Mungo? Immagino sia piuttosto dura, ma ti darà un sacco di soddisfazioni.».
    «Oh, sta andando davvero bene Charles. Certo è un po’ dura: ci sono le lezioni avanzate di Pozioni, Incantesimi, Trasfigurazioni ed Erbologia che sono davvero pesanti sia da seguire che da studiare. Inoltre ci mettono sotto a preparare le pozioni più semplici, visto che i veri guaritori più esperti non possono perdere tempo con sciocchezze come la Pozione Rinvigorente.».
    «Ti è già capitato di lavorare nei reparti? O ancora non te lo permettono?»
    «Ho fatto qualcosa questa settimana! I nostri Tutor ci stanno facendo conoscere un po’ tutti i reparti: non si tratta di lavorare propriamente, capisci? Si fa solo assistenza spicciola. Ma ci dà modo di sperimentare un po’ la situazione, visto che tra un paio di anni dovremo decidere in che reparto specializzarci. Credo che mi piacerebbe molto lavorare nel reparto “Lesioni permanenti”: la guaritrice Sprout sostiene che con la mia allegria sarei molto adatta!».
    «Ne sono certa, Gwen – intervenne Endora Riddle – sono molto contenta che tu possa realizzare il tuo sogno. Sai, anche io avrei voluto fare la Guaritrice. Ma ho scoperto che la vista del sangue mi nauseava troppo e così ho dovuto rinunciare. Alla fine ho deciso di dedicarmi alla mia famiglia a tempo pieno, anche se un poco mi è spiaciuto...».
    Gwen rivolse un sorriso grato ad Endora «Lei è molto gentile, signora Riddle. Peccato che lei non abbia continuato la sua carriera: sarebbe stato bello lavorare insieme».
    «Comunque» proseguì dopo qualche secondo di silenzio. «Sapete chi ho incontrato al San Mungo, durante il tirocinio?»
    «No, Gwen. Ma immagino che tu non veda l’ora di dircelo...».
    Charles ridacchiò sotto i baffi, mentre Hac sorrideva ironicamente, Gwen fulminò entrambi con lo sguardo. «Gilderoy Lockhart, il nostro vecchio professore di Difesa Contro le Arti Oscure». Nessuno fece particolari commenti così lei proeseguì. «Beh, ha completamente perso la memoria: ora si comporta come un bambino di cinque anni. Ma non ha perso le sue abitudini: non appena mi ha visto mi ha chiesto se volessi un suo autografo...».
    Hac e Charles si abbandonarono ad una autentica risata, scandalizzando la signora Riddle che subito li riprese. «Hac! Charles! Come fate a ridere di una disgrazia del genere? Perdere la memoria è una cosa gravissima! Povero Lockhart!».
    «Oh, mamma!» ribatté Hac, soffocando le risate. «Lockhart era un buffone e un incapace, anche se pieno di sé come pochi. E poi non ridiamo per la sua disgrazia, ma perché malgrado la disgrazia non è cambiato».
    Charles annuì prontamente, dichiarandosi assolutamente d’accordo con l’amico e anche Gwen fece lo stesso e poi commentò. «Beh, come professore non è stato un gran che ma bisogna ammettere che era davvero un bell’uomo. Alto, biondo, occhi azzurri... davvero molto affascinante!».
    «Certo!» commentò acidamente Hac. «Se ti piace il tipo pieno di sé e gonfio come un pallone...».
    «Che c’è? Solo tu puoi fare apprezzamenti sull’altro sesso? Dai, non fare il geloso! Lockhart non è il mio tipo, è troppo vecchio. E poi... di persone che si comportano come un bambino di cinque anni ci sei già tu!».
    A questa battuta tutti, compreso lo stesso Hac, scoppiarono nuovamente a ridere.
    «A proposito.» disse Hac prendendo dal tavolino di fronte a sé la Gazzetta del Profeta «Cosa pensate delle novità su Hogwarts? Insomma, Snape diventato preside e tutto il resto?».
    «Beh è ovvio che Voi-sapete-chi voglia controllare anche Hogwarts! Insomma, quando Dumbledore era in vita non poteva nemmeno provarci... ma ora...»..
    «Però...» intervenne Endora. «Non è strano che abbiano scelto proprio Snape? Insomma è noto a tutti che è stato lui ad uccidere il Dumbledore. Non posso credere che gli altri professori lo possano accettare come preside!»
    «Dovranno farlo, se vogliono restare ai loro posti e cercare di proteggere gli studenti: altrimenti l’intero corpo docenti sarebbe in mano ai Mangiamorte. Pare che abbiano già preso Babbanologia e Difesa. Tu cosa ne pensi, Charlie?».
    Charles tacque per qualche istante, riflettendo tra sé: fino a qualche mese prima la notizia che Severus Snape fosse stato eletto preside di Hogwarts lo avrebbe reso felice. L’insegnante di pozioni gli era sempre stato tra i suoi preferiti e lo aveva apprezzato ancora di più durante l’anno in cui aveva insegnato Difesa Contro le Arti Oscure: sembrava condividere con lui l’idea che esistevano branche della Magia che dovevano essere ben conosciute per poter essere combattute efficacemente. Dopo i fatti di giugno si sentiva deluso, quasi tradito da un uomo in cui aveva posto la sua fiducia, un uomo che aveva ritenuto grande e che invece si era rivelato una sciocca marionetta nelle mani di Voldemort. Cominciava anche a dubitare di sé stesso e delle sue convinzioni sulle Arti Oscure: forse c’erano cose semplicemente troppo pericolose anche per essere solo studiate, forse Snape era diventato Mangiamorte proprio per quello, forse...
    Hac lo riscosse dai suoi pensieri, scuotendogli il braccio.
    «Ehi, Jack! Che c’è ti sei incantato?»
   «Oh scusate! Stavo riflettendo tra me e mi sono perso un po’. Naturalmente sono d’accordo con te, Gwen. Credo anche io che Flitwick, la McGonagall e gli altri cercheranno di fare il possibile per limitare il potere di Snape e dei suoi. Temo però che non sarà affatto facile e ho paura che durerà poco. Se il Signore Oscuro riuscirà ad uccidere Harry Potter penso che prenderà Hogwarts tutta per sé».

    «Pensi davvero che Potter sia tanto importante? Non hai mai avuto molta stima di lui!».
    «Non è importante quello che penso io, Hac, ma quello che pensa Tu-Sai-Chi. E per qualche ragione lui è convinto che Potter sia l’ultimo ostacolo tra lui e il potere assoluto. Come vorrei dimostrargli che si sbaglia...».
    In quel momento il loro discorso fu interrotto dall’improvvisa della figura argentea di un Patronus, un falco: era il segnale che Uther era tornato a casa. Avevano stabilito quella modalità perché era molto più sicura di qualunque parola d’ordine: in primo luogo ogni Patronus è unico e personale e non è possibile imitarlo, in secondo luogo era poco comune così se qualcuno avesse preso le sembianze di uno di loro avrebbe tentato di scoprire la parola d’ordine, falsa, che avevano stabilito.

    Poco dopo Uther entrò in casa: era nervoso e agitato come spesso gli accadeva da quando aveva assistito al colpo di stato al Ministero. L’idea che stesse di fatto lavorando per Voldemort lo metteva a disagio: da giovane, pur non avendo combattuto apertamente i Mangiamorte, ne aveva disprezzato pubblicamente le idee ed ora si ritrovava ad operare per un governo che perseguitava Nati Babbani e Mezzosangue. Contribuire a nascondere Charles, malgrado i pericoli che ciò comportava, alleviava solo in parte quel disagio.
    «Come è andato il lavoro, caro?»
   «Male» rispose, con una smorfia di insofferenza. Sedette al tavolo e si versò il consueto bicchierino di Firewhiskey, per calmarsi. «Questa situazione non mi piace. Sto pensando seriamente di dimettermi» annunciò infine.
    «Vuoi dimetterti?» domandò stupito Hac.
   «A dire il vero mi sarei già dimesso se non fosse per la paura di attirare l’attenzione su di noi: se mi dimettessi mi considererebbero subito come ostile al governo e forse mi arresterebbero con qualche scusa. O potrebbero prendersela con voi. Senza contare che ora abbiamo anche Charles da proteggere....».
   «Signor Riddle, io...davvero non è necessario che voi...» tentò timidamente di protestare Charles, ma Uther lo interruppe con un cenno della mano.
  «Lo so, Charles. Non dire nulla. Noi lo facciamo con gioia! Comunque, probabilmente non mi permetteranno nemmeno di dimettermi, ma non intendo essere complice di questa cosiddetta “Commissione per il Censimento dei Nati Babbani!”!»

    «Che cosa fanno?»
    Uther lo raccontò brevemente: la “Commissione” aveva cominciato le sue attività solo quel giorno, ma era bastato a riempirlo di orrore: i Nati Babbani rintracciati, o che rispondevano alla convocazione del Ministero, erano trattati come esseri inferiori, torturati dai Dissennatori e privati della bacchetta. Alcuni venivano spediti ad Azkaban, altri venivano liberati, ma privati di tutti i diritti, del loro lavoro e persino delle loro sostanze. 
    «Tu cosa hai intenzione di fare, papà?».
  «Beh, intanto potrei cercare di cambiare ufficio. Il mio è coinvolto direttamente in questa storia e Dolores Umbridge potrebbe coinvolgermi da un momento all’altro».
    «La Umbridge?» domandarono, più o meno contemporaneamente Charles, Hac e Gwen.
    «Proprio lei. Se avete avuto a che fare con lei avrete presente che razza di pazza sadica sia... E poi vorrei mettermi in contatto con qualcuno di fidato. Per fare qualcosa di concreto. Mi piacerebbe parlare con Arthur Weasley, ma è costantemente sotto sorveglianza e potrebbe suonare sospetto...».
    «Cosa pensi di fare, caro?».
    «La cosa più sensata mi sembra cercare di trasferire quanti più “ricercati” possibile all’estero, dove sono più al sicuro. Magari in Irlanda, attraverso l’Ulster...»
    «Buona idea. Ma McPride non ne sarà molto felice!». Osservò Gwen.
    «McPride?» Domandò Hac incerto.
    «Adolphus McPride, Presidente della Repubblica Magica d’Irlanda, un mago piuttosto abile e potente a quanto ho sentito. Solo non capisco perché non dovrebbe esserne contento». Rispose Charles.
    «Beh vedi» spiegò Gwen « alcuni maghi Irlandesi di  stirpe celtica hanno dei... pregiudizi nei confronti delle persone di stirpe inglese. Immagino che permettere un esodo di maghi inglesi possa essere deleterio per la sua immagine».
    «Mi sembra giusto» commentò Hac sarcastico «Se non ci sono stupidi pregiudizi verso i Babbani, allora bisogna inventarsene di nuovi, ancora più stupidi! Mah!».
    L’improvviso, sonoro, rumore di una materializzazione interruppe il discorso. Tutti scattarono in piedi, tesi e spaventati: in teoria nessuno avrebbe potuto materializzarsi così vicino alla casa. Se quelle protezioni erano saltate forse si stavano avvicinando gli uomini del Ministero o, peggio, i Mangiamorte.    
    Nessuno fiatò mentre qualcuno bussava forte alla porta. Charles si trasformò immediatamente in Animagus, restando sempre pronto e all’erta mentre Hac e Uther si avvicinavano alla porta, aprendola con circospezione.
    Ma la persona sull’uscio non era un Mangiamorte, e nemmeno un dipendente del Ministero. Alto poco meno di un metro, due grandi orecchie a punta ed enormi occhi a palla: sulla soglia stava un Elfo Domestico.
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Note dell'Autore.

Allora... ehm.... Miei cari quattro o cinque (quel che sia) lettori... sono mancato da un po' nevvero? Davvero dovete scusarmi se non ho aggiornato per così tanto tempo, ma l'ispirazione latitava profondamente e a volte anche la voglia. Il vero problema è che inizialmente la storia doveva finire con il salvataggio di Charles da parte di Hac e Gwen... poi ho pensato di andare avanti e... beh comunque ora SONO andato avanti.

Lo so il capitolo non è molto emozionante. Un sacco di dialoghi e quasi niente azione. Comunque spero apprezziate lo stesso. Non mi soddisfa completamente, ma avevo bisogno di un capitolo per illustrare un po' la situazione del punto di vista dei miei personaggi. Spero che con questo la loro psicologia sia stata ulteriormente approfondita... Il prossimo capitolo potrebbe essere ancora piuttosto simile a questo ma ci saranno grandi rivelazioni (per voi, almeno!)

Infine alcune annotazioni tecniche.
Adolphus Mc Pride è un personaggio che appartiene a Beatrix Bonnie. In particolare alla saga del "Trinity College" ambientata nel mondo magico irlandese. Appartiene a lei anche l'idea di un odio dei maghi celti irlandesi verso gli inglesi. Ho voluto citarlo come omaggio ad una storia molto bella perchè mi piace fare questi riferimenti incrociati ad altre Fanfiction (lo so sono strano) comunque QUI. Potete trovare le storie di cui parlo.

Il gelato "Tuttigusti +1" è un'idea che mi è venuta così. La magia funziona non solo grazie al gelato, ma anche per lo speciale cucchiaio che fa sì che ogni cucchiaiata abbia il suo gusto. Altrimenti verrebbe un impasto orribile di sapori. Anche così', naturalmente, solo dei pazzi completi come Hac possono prendere un gelato di questo tipo... Mah....

Beatrix è stata anche tanto gentile da disegnare per me il mio Trio Protagonista (io non ne sarei capace nemmeno tra millemila anni)
QUI. potete vedere il suo lavoro.

Beh ho finito con le note. Vorrei ringraziare tutti quelli che seguono recensiscono o mettono tra i preferiti o leggono o passano per caso su- le mie storie. Questa o le altre.
Se mi lasciate un giudizio è ben gradito. A là prochaine....



























   
 
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