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Autore: CatcatKhad    03/09/2012    1 recensioni
(Mezzi sono umani, gli altri..) Alice, Emmett e Bella, tre fratelli che vivono con la madre, Esme, a Forks. Ma se la madre, quasi per caso, si fidanzasse e si sposasse con il nuovo dottore dell'ospedale della città? Che cosa succederebbe? Ma soprattutto, le loro vite rimarrano le stesse di prima, o qualcosa di davvero incredibile le stravolgerà completamente?
Amori, litigi, ma anche poteri inestimabili e antichi rancori vi accompagneranno in questa avventura all'insegna dell'amore e del sovrannaturale!
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Royce King, Sorpresa, Un po' tutti | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Carlisle/Esme, Emmett/Rosalie, Jasper/Maria
Note: Movieverse, OOC, What if? | Avvertimenti: Non-con, PWP, Violenza | Contesto: Nessun libro/film
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ddsdsdsdsdsssdsdsdsd Ragazzi. Chiedo perdono. çç Non avevo tanta ispirazione, e ho avuto un brutto periodo. Ma sono tornata, più carica che mai! So di avervi fatto aspettare tanto, ma ora ecco il capitolo pronto! Spero vi piaccia, recensite numerosi! Alba97.



Rosalie

Emmett mi aveva seguita, sentivo la sua presenza dietro la porta. Ma non osava entrare, forse aveva capito che non scherzavo. Meglio così, forse. Anche se ora avevo la curiosità a mille su quello che mi voleva dire, il mio orgoglio era troppo grande per permettermi di andare da lui a parlare. Lo avrei fatto, forse, più avanti e con più calma. Oggi, no di certo. Mi sedetti sul letto, tirando un sospiro. Perchè doveva essere tutto così complicato? La vita non la era già abbastanza da sè? Dovevano essere commessi questi sbagli, evidentemente.
Sentii un leggero tonfo contro la porta. Sempre lui. Aveva appoggiato la sua testa contro la porta. Era ostinato, ma io di più. Non mi sarei mossa di lì per nessuna ragione al mondo, e il mattino dopo sarei uscita dalla finestra. Tutto pur di vederlo il meno possibile. Ero masochista, eccome. Ma non volevo cedere, già stavo male per il fatto che lui non aveva afferrato il concetto, e anzi.
Ma che ci potevo fare?
Tirai giù le lenzuola e mi infilai sotto, dopo aver tolto il coprivestaglia che indossavo. Presi un libro e iniziai a sfogliarlo, superficialmente, pagina dopo pagina, senza interruzioni. La mia voglia di leggere era pari a zero, ma dovevo far passare il tempo in qualche modo, e avevo tutta la notte.

Una mezz'ora dopo, posai il mio libro sul comodino e mi guardai attorno. Non era servito a niente, stavo come un cane ugualmente.
Cercai il mio telefonino, in tasca non c'era, mi alzai velocemente per cercarlo nelle tasche della giacca.
Poi, l'illuminazione. - No, accidenti! - L'avevo lasciato sul bancone della cucina prima della festa, perchè già sapevo che non mi sarebbe servito.
Mi diedi una pacca in fronte da sola e sbuffai. Come potevo andare a prenderlo senza farmi vedere da Emmett?
Afferrai la vestaglia e feci per mettermela, poi cambiai idea e la posai di nuovo sul letto. Non m'avrebbe visto nessuno, no?
Aprii la finestra e imprecai ad ogni minimo rumore che proveniva dallo stipite, poi mi sedetti sul davanzale e con un balzo fui a terra.
Mi guardai attorno per vedere che nessuno fosse nei dintorni, ma per mia sfortuna mio fratello spuntò in quel momento dalla finestra e mi guardò sconvolto.
- Che cosa stai facendo lì!? - La sua voce era quasi isterica, ma gli feci segno di stare zitto e mi incamminai velocemente verso la porta d'ingresso.
Sbirciai dalla porta del salone; le scale facevano intravedere proprio la porta d'ingresso, e avrei dovuto fare molto velocemente per non essere vista. Mi avvicinai alla porta e posai una mano sulla maniglia. Era fredda, lucida e ricoperta da una vernice dorata.
Chiusi gli occhi e respirai a lungo e profondamente: il freddo era ciò con cui avevo condiviso gran parte della mia vita, anche se avevo vissuto accanto a mio fratello ero fredda, una non-morta, ma nemmeno da umana avevo provato un grande calore.
Avevo avuto l'onore di provarlo solo due volte, nella mia lunga ma ancora breve esistenza: la prima, quando entrammo a far parte della nostra attuale famiglia, la seconda, quando incontrai lui.
Ma a volte il calore brucia, ed era quello che mi era accaduto, sfortunatamente. Il freddo aveva sempre fatto parte di me, ma non mi piaceva affatto vivere nel freddo, era bello sentire un po' di calore, era bello sentirsi amati almeno una volta.
Sospirai, e aprii velocemente la porta, prima di farmi prendere da una grande malinconia, la chiusi e mi infilai velocemente in cucina, afferrai il mio cellulare dal bancone e mi misi in ascolto.
Jasper era in camera sua, e sentivo che Alice era con lui. Non sapevo esattamente cosa stessero facendo, ma una fitta arrivò dritta al mio cuore, vi posai sopra una mano e mi sedetti per terra, vicino al lavandino, sentendo tutto il freddo del marmo addosso a me. Non avrei provato dei brividi, non potevo. Odiavo me stessa e ciò che ero, odiavo il fatto di non poter piangere per sfogo, odiavo il fatto di non poter dormire per poter evitare momenti scomodi, odiavo il fatto di non poter condurre una vita come tutti, perchè ero diversa.
Forse gli altri non avrebbero pensato così, ma io sì. Avrei preferito condurre una vita da umana, andare a scuola come tutti, non ripetere sempre gli stessi anni, costruirmi una famiglia, veder spuntare le prime rughe attorno agli occhi e alla bocca, e sì, avrei preferito morire accanto alla persona amata, non mi piaceva quella vita, ogni emozione era triplicata, e anche quelle negative. Non c'era modo di alleviare la sofferenza, non c'era modo di cambiare nulla di me. E la cosa mi uccideva, lentamente.
Sospirai nuovamente, mi alzai e mi avviai verso il corridoio, scordandomi completamente il fatto che Emmett era ancora davanti alla porta di camera mia e non mi aveva vista uscire.
Sgranò gli occhi e si alzò in piedi all'istante, fissandomi. - Rose, ti prego, fammi spiegare. - Allungò le mani verso di me, ma mi scansai e tentai di entrare in camera mia. Che stupida, l'avevo chiusa a chiave prima di uscire dalla finestra!
Trasalii e lasciai la mia mano sulla maniglia, mentre di sottecchi vidi che Emmett quasi gongolava.
Mi guardai attorno e sperai con tutto il mio cuore che Jasper, per sbaglio, avesse lasciato la porta aperta. Corsi e provai ad aprirla, inutilmente.
Mi girai e cercai di scappare, ma Emmett mi apparve davanti e andai a sbattergli contro, per poco non caddi a terra. - Rose.. - Sussurrò, e mi guardò dritto negli occhi. Sentii gli occhi bruciare, e probabilmente divennero lucidi, ma cercai di non darlo molto a vedere. - Rose non piangere, ti prego.. Non piangere. - Si abbassò fino ad arrivare con la mano vicino al mio viso, sospirò e mi sfiorò delicatamente la guancia con due dita, ma lo scostai bruscamente e mi alzai, iniziai a scendere le scale imperterrita.
Mi sentii afferrare il braccio con forza, stavo per replicare ma mi sentii voltare e mi ritrovai il suo viso a pochi centimetri dal mio.
Deglutii impercettibilmente, fissandolo e tentando di reggere il suo sguardo.
Era così bello, da togliere il fiato, ma non potevo cedere, non mi facevo sopraffare nemmeno da lui, anche se mi costava molta fatica.
- Non puoi andartene così, almeno ascoltami! - I suoi occhi si fecero neri e la sua stretta aumentò.
Tentai di divincolarmi, ma non riuscii. Così, finsi di cedere e lo dovetti seguire fino in camera sua, non mollava la presa e ovviamente ogni resistenza era vana.
Mi fece entrare e chiuse la porta dietro di sè. - Siediti. - Il suo tono era deciso, ma non cattivo, nè arrogante. Però non ammetteva repliche.
Rimasi in piedi, per ripicca, e lui sospirò. Si sedette sul letto, di fronte a me, e mi fissò per un po', prima di iniziare a parlare.
- Ascolta, quello che hai visto alla festa, io non.. - Fu allora che sbottai. - NON ME NE FREGA NIENTE DI QUELLO CHE HAI FATTO ALLA FESTA! - Stavo urlando, e anche se gli altri mi avessero sentita non me ne importava, doveva sapere quanto mi aveva ferito con il suo gesto. - PUOI FARE QUELLO CHE TI PARE, EMMETT, NON MI INTERESSA! - Un groppo alla gola mi impedì di continuare, Emmett si alzò e si avvicinò a me. - Non dire così, calmati per favore.. - Il suo tono si era addolcito, ma non mi lasciai intenerire. - Buona notte. - Alzai i tacchi e me ne andai, tornando in camera mia nella stessa maniera in cui riuscii ad uscire: passai dalla finestra. Mi rintanai sotto alle coperte, e maledii per l'ennesima volta il mio essere vampira.


Riuscii, in qualche modo, a passare l'intera notte senza doverlo vedere di nuovo, e il mattino dopo mi sentii un'altra.
Tutta la notte ero rimasta a pensare, a cercare di rimuovere dalla mia mente l'immagine di Emmett che si passava quelle due, il rumore che producevano, le sensazioni orribili che mi avevano accompagnata da quel momento fino al mio ritorno a casa, e anche dopo.
Ci ero riuscita, anche se temporaneamente. Ma sapevo che sarebbe durato poco, molto poco.
Aprii il mio armadio e scelsi un top e un paio di leggins, uscii da camera mia e mi diressi verso la cucina, dove sapevo che sia mio fratello che lui mi attendevano, ma stavolta non sarebbe stata una passeggiata evitarlo. Soprattutto a scuola, quel giorno avevamo molte ore in comune.
Entrai in cucina e mi sedetti al tavolo, osservando distrattamente la french sulle mie unghie.
Lui era di fronte a me, mi fissava, sentivo il suo sguardo su di me, correva, dalla testa ai fianchi, e giù.
Jasper entrò poco dopo, con la faccia scura. - Rosalie, se ti sento urlare così un'altra volta ti uccido, lo giuro. - Non era serio, ma il suo tono mi fece intuire che l'avevo distratto in un momento delicato...
Risi, mi sarei fatta spiegare tutto più tardi, e mentalmente e psicologicamente mi preparai a passare un'intera giornata con lui.


Spero vi sia piaciuto, a presto! Baci.
   
 
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