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Autore: ilcantastorie    03/09/2012    2 recensioni
Salve a tutti! Il protagonista di questa storia è Daniel. No! Non Daniel Rad... insomma quello che interpreta Harry Potter nei film. Giuro, non c'entra niente. Infatti il suo nome è Daniel Woodstryke. Ed è un normale studente di Hogwarts. Normale... insomma. Fin da piccolo è sempre stato sfortunato. Sfortunato... sfigato sarebbe il termine più appropriato. E, infatti, uno sfigato di tale proporzioni di che casa può fare parte? Di Tassorosso, ovviamente! E, per finire, possiamo dire che il nostro Daniel è un Magonò! Come può un Magonò ricerevere la lettera da Hogwarts? Aspettatevi quindi una Hogwarts più vecchia di trenta anni dagli eventi narrati nel settimo libro. Di un mondo più vecchio di trenta anni. Aspettatevi nuovi professori e poi... i suoi amici. La versione sfigata dei Malandrini, se vogliamo! Degni di Tassorosso, quindi! Riuscirà Daniel a dimostrare che la perseveranza vale più del talento? Riuscirà a dimostrarlo... durante il Torneo Tremaghi?
Ps: Il nome dell'opera è un omaggio al capolavoro di Alexandre Dumas, ma non ha nulla in comune con essa!...credo!
Inoltre... il Silenzio si sta avvicinando... (Revisionati Primi tre capitoli)
Genere: Commedia, Generale, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Rubeus Hagrid, Sorpresa, Tassorosso
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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La mattina dopo si svegliò con un raggio di sole che gli era finito dritto dritto nell'occhio destro. Pessimo risveglio. Risveglio che non fu addolcito dal fatto che Char piombò giù dal letto.
 
Rimbambito ancora dal sonno, nonostante tutto, Daniel riuscì a prenderlo a volo, ma non ebbe la forza necessaria per trattenerlo in aria e quindi venne trascinato insieme a lui  sbattendo la faccia sul pavimento come risultato. Ma almeno aveva diminuito al minimo l'impatto del suo amico con il suolo.
 
E, nonostante tutto, Char era ancora addormentato.
 
Quindi Daniel era in una situazione molto scomoda. Le mani incastrate sotto Char, la faccia sulla mochete. E le gambe ancora sul letto.
 
E se c'era una cosa che Daniel odiava era svegliare le persone che gli si erano appoggiate a dosso.
 
Ma forse per quella volta avrebbe potuto fare un eccezione. Davvero, tra poco sarebbe morto! Altro che il Silenzio! Se se ne fosse stato lì, in silenzio, non ci sarebbe stato tempo per lui di vedere le oscure profezie della professoressa Grace avverarsi! Sarebbe morto prima!
 
Char e Daniel erano nello stesso letto a castello e Julio e Kyrt
 
Daniel osservò Char speranzoso, provando a mandargli un qualche messaggio telecinetico:
 
“Svegliatisvegliatisvegliatisvegliatisvegliatisvegliati”
Continuò così per un due minuti buoni, ma senza cavarne un ragno dal buco. Provò quindi a tirare fuori da sotto il corpo di Char le braccia... ma non volle farlo per paura di svegliarlo. Provò a muovere le gambe, a mò di salmone, ma fu inutile. E dopo altri tre minuti di tentativi inutili in tal senso avvenne il miracolo: Char si svegliò.
 
“Daniel?” disse con tono interrogativo “Cosa stai...” e arrossì violentemente. 
 
“Sei caduto dal letto, ti ho preso al volo, ma tu eri ancora addormentato....”disse, provando in ogni maniera che non fraintendesse le sue intenzioni.
 
“E quindi sono rimasto in quelle condizioni senza muovermi, giuro, mi dispiace”
 
Char, rotolò via e si alzò:
 
“Ma che scusarti! Colpa mia che ho il sogno agitato e il sonno pesante! Se non mi avessi preso al volo chissà che botta mi sarei preso...”
 
Daniel gli sorrise: “Andiamo a fare colazione, sù”
 
Si vestirono e Char stranamente non si chiuse nelle tendine come al solito, ma semplicemente si cambiarono stando uno di spalle all'altro.
 
Scesero e trovarono la Sala Comune deserta. Doveva essere davvero presto.
 
Guardarono la bacheca, forse avrebbe avuto notizie sul corso che doveva tenere il professor Drake...e Daniel ebbe fortuna. Una frase che sembrava assurda, se riferita a lui.
 
Era un poster giallo enorme, con le scritte in nero che dicevano:
 
Corso di CQC!
 
Tenuto dal professore di Babbanologia, Derrick Drake, il corso vi insegnerà a sconfiggere i vostri avversari senza l'ausilio di una bacchetta.
 
Per saperne di più, presentatrsi Domenica 4 Settembre nell'aula di Storia della Magia!
Accorrete numerosi!
 
“CQC?” dubbioso Char scandì le parole “CQC? Daniel, che vuol dire?”
 
“Ah, non lo so” rispose Daniel “Potrebbe stare per tutto. Cacca Quasimodo Coppa. Cicca Quiddich...a proposito di Quiddich...”
 
Accanto a quello del professor Drake, c'era un annuncio di Roger che invitava quanti volessero provare ad avere il ruolo di battitori a presentarsi alle 10 di mattina, proprio quel sabato.
 
“Abbiamo ancora un po' di tempo, allora” disse Daniel “Andiamo a fare colazione, sù”
 
Lui, Char, Isabell e Julio facevano tutti parte della squadra e Roger ci teneva che loro fossero presenti.
 
Fecero colazione, parlando del più e del meno ( che comprendeva diversi acronimi per CQC), e poi presero i loro manici di scopa.
 
Tutti, dal primo all'ultimo in quella scuola, avevano lo stesso modello: una Firebolt. C'era stata una donazione anonima una decina di anni fa... il preside colse l'occasione per comprare dell Firebolt per tutti e stabilire che non sarebbe più stato permesso l'uso di manici di scopa personali. Così, effettivamente, la vittoria era data dalla maggiore bravura di una delle due parti piuttosto che dal maggior conto in banca.
 
E a quanti si lamentavano, il preside sapeva rispondere con veemenza tale da metterli a tacere.
 
Daniel ovviamente era felice di questo... probabilmente lui non si sarebbe potuto permettere niente di troppo costoso.
 
Guardando l'orologio si accorse che erano le 9... probabilmente Roger era già sveglio mentre non poteva dire lo stesso di Julio e Isa, che probabilmente erano ancora a letto a poltrire, nonostante fossero andati a letto relativamente presto.
 
“Ok, andiamo prima a svegliare Isa”
 
Char salì per primo e fece alcuni gradini, e Daniel gli fu subito dietro.
 
Ma appena ne fece uno, la scalinata divenne una discesa e iniziarono a cadere indietro, scivolando.
 
Il caso volle – anzi fu la sfiga a volerlo – che Daniel stesse rovinando addossò a Char, ma, nel frenarsi, finì per cadere in avanti.
 
Appena mise la mani a terra, lo scivolo ritornò scala e Daniel diede una craniata su un gradino.
 
“Porca p...” e si tenne quello che di lì a poco sarebbe diventato di certo un meraviglioso bernoccolo.
 
Char invece sembrava incolume: “Daniel... sei caduto?”
 
“No! Volevo solo vedere le scale da vicino!... Certo che sono caduto! Andiamo da Isa, su!”
 
Il dormitorio femminile era specularmente uguale a quello maschile, e quindi, Daniel, seguito da Char, andò nel dormitorio speculare al suo.
 
I due ragazzi, dimentichi di ogni gentilezza, buona educazione (Daniel era ancora arrabbiato per la botta e non ragionava bene, mentre Char sembrava aver paura a parlare) o a quanto pareva, intelligenza, il moro e il biondo entrarono nel dormitorio.
 
Daniel rimase a bocca aperta. Il disordine più totale regnava in quella stanza. Cartacce di patatine, scatole di gelatine millegusti+1, boccali di burrobirra...tutto giaceva alla rinfusa sul pavimento della stanza. Sembrava che un qualche tipo demone del caos regnasse in quella stanza.
 
Probabilmente la notte scorsa avevano fatto bisboccia fino a tardi.
 
Si udiva un lieve russare e nessuna tra le ragazze lì presenti era sveglia.
 
Daniel, saltò Clara che stava dormendo a terra, fino ad arrivare a Isabell, che dormiva con un filo di bava che bagnava il cuscino del suo letto.
 
“Isabell...sono le nove.... e alle dieci abbiamo le selezioni per i nuovi battitori...”
 
“Mmm...Daniel...ho sonno...fammi dormire sulla tua spalla un altro po'...è così comoda...”
 
“Isabell, sei in camera tua, sbrigati, che devi fare colazione!”
Gli occhi di Isabell si aprirono di scatto e incominciarono a fissarlo con sguardo omicida.
 
“TUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUU!”
 
Daniel lo notò solo in quel momento.
 
Oh, dannazione.
 
Isabell era in mutandine e canottiera. E le sue compagne di dormitorio erano in reggiseno e mutandine anche loro.
 
O dannazione.
 
Dannazione.
 
E la maglietta di Isabell era bagnata dal sudore. A momenti, si vedeva tutto.
 
O dannazione.
 
O dannazione.  O dannazione. Oddio, così tante dannazione per il momento non erano giustificate, visto quello che stava osservando.
 
Forse avrebbe dovuto godersi questi attimi fuggenti finchè non fossero durati. Non molto, ma meglio di niente.
 
“TUUUUUUUUUUUUUUU!” e si mise una mano sulla bocca per bloccare i suoi stessi improperi e insulti.
 
Le sue amiche non si accennavano a muoversi, e Isabell probabilmente si stava autocensurando per non svegliarle.
 
Daniel, prima che Char potesse girare la testa verso Isabell (fino a quel punto stava osservando un paio di mutandine e un reggiseno in maniera quasi ossessiva)gli mise una mano sugli occhi e contemporaneamente si beccò in faccia il più poderoso destro che ricordasse.
 
Sull'occhio, un gancio degno di Mohamed Alì.
 
Si risvegliò su una poltrona nella Sala Comune. C'era Char accanto a lui che gli teneva una borsa del ghiaccio sull'occhio. Il biondo gli aveva raccontato che dopo aver ricevuto quel pugno, aveva trascinato sé stesso e Char fino a quella poltrona. Char aveva pensato di non andare in infermeria, perchè avrebbe dovuto spiegare con chi e come si era fatto quel livido. E non era sicuro che Daniel volesse dirlo in giro.
 
“Hai fatto una scelta saggia, Char” gli disse “Grazie”
 
Il biondo gli sorrise: “Vado a svegliare Julio, tu intanto tieniti il ghiaccio sull'occhio per un altro po'”
 
“Ok, dottò!”
 
Rimase qualche minuto da solo nella Sala Comune, e ripensando alla scena, rise come uno scemo. Forse era valso davvero quel pugno che si era preso. Ma improvvisamente il dolore si acuì come a ricordargli che non aveva ragione. L'occhio gli faceva davvero male.
Ma poi la sua mente tornò alla sera prima, ignorando le intenzioni o i voleri del proprietario.
 
“Il Silenzio sta arrivando...” si ridisse “Il Silenzio...”
 
Cosa poteva essere, tra l'altro, questo “Silenzio”? Una creatura potentissima? Un tradimento? Un meteorite? Un invasione di alieni?
 
“Eccomi qua” Isabell scese nella Sala Comune dal suo dormitorio. Adesso era vestita con la divisa da Quiddich con i colori di Tassorosso.
 
Daniel riusciva a vederla con un solo occhio: “Buongiorno!”
 
“Buongiorno” ricambiò lei, con voce piatta.
 
“Non c'è bisogno che mi dici buongiorno: ho una prova del tuo buongiorno sull'occhio cioppo” disse togliendosi la borsa di ghiaccio dall'occhio. Attorno ad esso c'era un livido che sfumava dal viola al verde.
 
“Mi dispiace! Ma non è colpa mia se sei entrato nel dormitorio femminile del bel pieno della notte...”
 
“Ma che bel pieno della notte! Erano le nove di mattina!”
 
Isabell mise il muso, un po' rossa in volto.
 
“E come avete fatto a salire fino al dormitorio delle donne? Ci dovrebbe essere un sistema di sicurezza...”
 
“Beh, io lo farei controllare. Quando è salito Char non si è neanche attivato... mentre con me le scale sono tornate normali dopo un po'...”
 
“Lo farò presente al professor Drake!” rispose, ancora rossa in volto.
 
Seguì qualche attimo di silenzio:
 
“Senti...”                    “Vabbè...”
 
Isa e Dan parlarono in coro.
 
“Prima tu” dissero contemporaneamente “No, prima tu!”
 
E proprio in quel momento, uscirono dai dormitori maschili Char e Julio, vestiti di tutto punto per giocare a Quiddich.
 
“Dicevi?” chiese Daniel
 
“Niente!” rispose Isabell, arrossendo ancora di più “Te lo dico più tardi!”
 
“Io volevo semplicemente dirti che vado a cambiarmi...”
 
Dieci minuti dopo, erano già a fare colazione, o meglio, nel caso di lui e Char, di una seconda colazione.
 
Se la Sala Comune con l'ingresso terroso, le porte e le finestre rotonde non l'avevano convito di essere un Hobbit, fare una seconda colazione c'era quasi riuscito.
 
Mancava davvero poco che prendesse l'Unico Anello e lo portasse a Mordor.
 
La seconda colazione si esaurì e con largo anticipo andarono al campo di Quiddich, complice la sindrome del coniglio bianco di Isabell.
 
Non c'era molta gente, anzi ce n'era decisamente poca. Effettivamente perdere la coppa sette anni di fila fa perdere fiducia e anche un po' la voglia di tifare, non è vero?
 
“Speriamo di trovarne di buoni, sento che quest'anno è quello buono!” disse Roger, alzando un braccio al cielo mentre il primo partecipante sbatteva contro un palo degli anelli.
 
“Incominciamo bene...” sussurrò Julio scuotendo la terra.
 
Alla fine delle selezioni, che comprendevano in tutto dieci persone, solo due effettivamente erano in grado di svolgere il loro lavoro efficacemente.
 
Due gemelli, uno maschio e una femmina. Erano del secondo anno ed erano entrambi bassi ed esili. Eppure maneggiavano quelle mazze come fossero fuscelli e beccavano il bolide con una precisione e una ferocia che spaventò addirittura un po' Daniel.
 
Rabbrividì anche un po' sapendo che venivano dalla Transilvania, la terra del conte Dracula... e per un attimo gli sembro anche di vedergli dei canini particolarmente appuntiti... ma forse si sbagliava...sì, sì, troppa suggestione...
 
Oltre ed essere bassi e gracili, erano entrambi biondi e il colorito della pelle era quasi bianco neve... si chiamavano Ansel e Gretel Hukerten.
 
Ansel e Gretel per due fratelli, che originalità! I genitori di questi bambini meriterebbero un premio: “Non ci andava di pensare come chiamare i nostri figli”... o qualcosa del genere, chessò: “Avevamo preparato solo il nome per un bambino e ne sono usciti due, quindi abbiamo preso il primo nome che ci veniva in mente!”
 
“Ma i nostri genitori ehehehe, non è vero Gretel?”
 
“Sì, i nostri genitori.... ehehehe, non è vero Ansel? Sono molto buoni”
 
“Erano molto buoni, sorellina...”
 
“Sì, molto molto molto buoni fratellino...ehehehh”
 
Erano piuttosto inquietanti, ma quando la smettevano, diventavano carini e accettabili. E quindi furono accettati in squadra.
 
“Oh, ma queste mazze...ihihih”
 
“Possiamo usarle per altre cose che non siano bolidi, vero? Ihihihih”
 
Come stava dicendo,  se non ci fossero i momenti “in realtà siamo due vampiri sadici-e-assassini", sarebbero stati simpatici.
 
Durante il pomeriggio a Daniel successe qualcosa di strano. Trovò un biglietto con un cuore sopra.
 
“Caro Daniel,
 
E' successo di nuovo. Vieni subito dopo cena nell'aula di Pozioni.
 
E.E.”
 
Daniel sospirò. Come sarebbe a dire? Di nuovo? Cosa era successo... di nuovo? E chi era E.E.? E perchè c'era un cuore sulla busta? Che fosse una lettera d'amore? Chi diavolo poteva innamorarsi di lui? E che razza di contenuto era per una lettera d'amore? Bah...
 
Confuso come non mai, si ficcò in tasca la lettera e si avviò verso cena. Lì mangiò a sazietà e salutando i suoi amici, si diresse verso l'Aula di Pozioni.
 
Era silenziosa e buia.
 
“C'è nessuno...?”
 
Inciampò per l'ennesima volta nel gradino fantasma, ma lui si rialzò come se niente fosse.
 
Che fosse una trappola? Che qualcuno sapesse che aveva ascoltato in quella stessa stanza...quella conversazione... il Silenzio?
 
“Oh, Daniel, sei già arrivato, scusami sono un po' in ritardo”
 
La voce veniva da dietro di lui, facendolo saltare di qualche centimetro.
 
“Professoressa Esmeralda!” Daniel arrossì come un peperone “E' stata lei... ha mandarmi... quella...”
 
“Quella lettera, sì! Perchè Daniel è successo di nuovo!”
 
Daniel era ancora rossissimo. Un aula buia e vuota... un insegnante e un alunno soli... una lettera d'amore...
 
“Professoressa, la prego. So che è amata da molti studenti... ma i miei sentimenti sono ancora confusi e non riesco ancora a pensare...”
 
“Non funziona!” Sembrava che lei non avesse sentito niente di quello che Daniel avesse detto.
 
“Non funziona cosa?”
 
“La tua pozione! Non funziona!”
 
Aaaah... adesso tutto aveva quasi un senso. Le parole delle lettera “E' successo di nuovo” erano riferite a quello!
 
“Davvero non capisco” continuò. Sembrava quasi irritata dall'impossibilità di spiegare quello che era successo “Le tue pozioni sono perfette. Niente di sbagliato. Io, il vecchio Lumacorno e il Preside Piton in persona non avremmo potuto fare di meglio. Eppure, senza alcuna ragione...”
 
Ogni tanto le sue pozioni non funzionavano. Un mistero davvero misterioso! Senza soluzione alcuna. E né un incredibilmente intelligente bambino con gli occhiali accompagnato da un detective con i baffi a spazzolino e la figlia adolescente e né una banda di quattro ragazzi accompagnati da un cane parlante avrebbero potuto svelare l'arcano.
 
“E poi ti ho chiamato qui anche per un altro motivo...” disse la professoressa, mentre Daniel sentì dei passi che si avvicinavano
 
“Quale?”
 
“Sorpresa!”
 
Dalla porta, entrarono i suoi amici: Julio, Char, Isabell, Hagrid, Roger e il professor Drake.
 
“Eh? Mi pare pure che il compleanno l'abbiamo festeggiato più di una volta...” disse il moro, guardandoli uno ad uno.
 
“Infatti non stiamo festeggiando il tuo compleanno, testa di pigna!” esclamò il professor Drake “dobbiamo solo consegnarti il tuo regalo che... ehm....”
 
“Ha avuto qualche problema nell'arrivare” disse Isabel finendo la frase “Maledetto Ebay...”
 
“Ehm... certo” disse Daniel “E il regalo sarebbe...”
 
Immediatamente si accorse di essere stato un tantino maleducato, ma nessuno sembrò farci caso.
 
“Eccolo qui!” e gli porsero una scatola impacchettata con il più classico dei regali.
 
Daniel lo scartò con un sorriso: “O MIO DIO! Il computer di ultima generazione! Quella con la connessione 9Gp! Grazie! Grazie! Grazie!”
 
E iniziò a elargire baci e abbraccia a chiunque si trovasse a portata di mano.
 
“Dio... e non dirmi che....CAZZO! FUNZIONA ANCHE AD HOGWARTS!”
 
Tutti lo guardarono sbigottiti. Lui si imbarazzò un attimo: “Scusate per la parolaccia, ma...”
 
Ma, ovviamente non era quello il motivo di tanto scalpore:
 
“Funziona ad Hogwarts?” il professor Drake, era stranito “Ma davvero?”
 
Daniel gli mostrò lo schermo del pc che gli mostrava le colline verdi che si stagliavano sul suo desktop.
 
“Stupendo!” strepitò “Meraviglioso! Finalmente...” ma si bloccò di scatto “finalmente...” il suo tono non era più entusiasta come poco fa... era quasi... triste “Finalmente è successo quel che temevo. La tecnologia è andata talmente avanti da ignorare i disturbi della magia...”
 
La connessione di cui era dotato il nuovo pc di Daniel era qualcosa di assurdo. Era l'ultima, ma forse non più veloce, tipo di connessione disponibile nel mondo Babbano. Prendeva dappertutto. Nel deserto del Sahara? No problem. Dentro le caverne degli Urani? Neanche gli diminuiva una tacca. Sulla Luna? La connessione era comunque garantita. Su plutone? Forse sarebbe andata un po' più lenta, con la tecnologia 9GP virtualmente avrebbe funzionato.
 
Finchè si sarebbe trovato su questo piano di esistenza (e Daniel intendeva rimanerci il più a lungo possibile) quel pc, grazie alla sua tecnologia 9gp si sarebbe connesso ad internet. Com'era possibile? Una volta suo padre, tecnico di computer, aveva provato a spiegarglielo: qualcosa come un satellite in cui c'era un sensore che sapeva sempre dov'era il suo pc... o qualcosa del genere. Lui non era mai andato oltre all'aprire qualche videogioco o andare su Facebook, quindi non ne capiva molto.
 
“Quindi...” Daniel si rese conto immediatamente di una cosa “Mi avete fatto un regalo che, nel migliore dei casi, avrei potuto utilizzare... a Natale?”
 
“Ehm...” dissero quasi in coro “Diciamo di sì!”
 
Sospirò. Sarebbe stato davvero frustrante...
 
“EHI!” un barbagianni grigio gli scompigliò i capelli: recava un altro pacco regalo, questa volta da parte dei suoi genitori.
 
Dentro c'era un bell'orologio con il quasar che segnava l'orario in equazione matematiche (per esempio, Mezzogiorno era segnato dalla radice di 9 x 4) e quando era mezzogiorno, o qualunque orario volesse lui regolare, suonava con un “chiririchi!” di un gallo.
Il regalo era accompagnato da un biglietto in cui gli raccomandavano di non mangiare troppo che altrimenti sarebbe ingrassato e poi c'era un disegno della sua sorellina: un castello con lui vestito con una ampia veste blu con le stelle e un cappello di uguale colore. Isabell invece era in una armatura grigia e aveva una spada in mano.
 
Ehi! Perchè era Isabell il cavaliere?
 
Il disegno, nonostante tutto, lo riempiva di commozione. L'avrebbe appeso in camera.
 
Il resto della festa fu normale. Sgranocchiarono e mangiarono alcune prelibatezze che Julio aveva 'rubato' dalla cucina.
 
Salutato i suoi amici non Tassorosso (ovviamente Xylia e Julio si salutarono come se non ci fosse stato un domani), il professore gli spiegò la grande strategia che lui stesso aveva ideato per attirare Daniel fin lì... la finta lettera d'amore.
 
“Ah, ovviamente noi non ne sapevamo niente” disse Isabell a nome di tutti “Altrimenti non avremmo mai approvato un piano del genere”
 
“E perchè?”
 
“Beh per non dar..” e venne interrotta da Char che le mise una mano sulla bocca. Inusuale da parte sua.
 
Poi la stessa Isabell si mise la mano davanti la bocca evitando di parlare.
 
Cosa stava per dirgli?
 
Arrivarono in Sala Comune, e la trovarono piena: dopotutto era sabato sera. E così Daniel, Char e Julio salutarono Isa e andarono a letto. Ma Isa gli fece il segno.
 
Sì, il segno. Era da anni che non lo vedeva. Glielo faceva quando dovevano o volevano vedersi o parlarsi la sera, dopo che i genitori li avevano entrambi mandati a letto, quando erano piccoli.
 
E se lei, mentre la madre la portava via dal parco o dalla casa di lui, faceva quel gesto, significava scendere l'albero che stava vicino a casa sua e andare fino allo steccato che divideva le loro due case.
 
Lei, nel frattempo, sarebbe saltata prima sul capanno degli attrezzi e poi sulla piscina sgonfia che stava ormai lì da sempre.
 
E quella sera gli stava facendo di nuovo quel segno, dopo tanti anni. Cosa gli voleva dire?
 
Char si rifugiò come suo solito dietro le tendine, mentre lui e Julio stendevano la testa sopra i loro cuscini. Due ore sarebbero bastate, sì.
 
Due ore sarebbero bastate ai suoi amici per addormentarsi e alla Sala Comune di svuotarsi così da poter andare senza problemi lì a parlare con Isa.
 
Poteva riposarsi un po'. E ci provò per una buona ora e mezzo, senza successo.
 
Così, decise che avrebbe potuto provare il suo nuovissimo regalo...
 
Estrasse il pc dalla sua custodia e quello si accese, più silenzioso di un Ninja.
 
Ricordava il pentium di suo padre che fracasso infernale faceva... i passi avanti della tecnologia!
 
Subito notò, che al posto dell'irritante Clippy, a dargli consigli c'era una specie di pirata. Era proprio come lo stereotipo vuole: gamba di legno, barbone nero, un solo occhio buono, un cappello con le ossa incrociate e un pappagallo sulla spalla.
 
Parlava con un accento pirata.
 
Appena si mise delle cuffie per poter andare ad ascoltare un po' di musica su Youtube, Daniel sentì provenire dal computer queste parole:
 
“YYYYYYYYYYYAAAAAAAAAAR! Ce l'hai fatta a metterti un paio di cuffie, Marinaio d'acqua dolce!”
 
La voce era un martello che batteva contro il muro. Una voce forte e rude.
 
Daniel si guardò in torno, togliendosi una cuffia.
 
“Chi? Dove?”
 
“Dal tuo computer, bellezza!”
 
Nessuno lo chiamava più bellezza da... NESSUNO L'AVEVA MAI CHIAMATO BELLEZZA!
 
Ma chi? 
 
“Ma come?” sussurrò, nuovamente
 
“Come cosa? Spiegati meglio!”
 
E alla fine lo notò. Il pirata che era dentro il suo pc al posto di clippy, camminava su e giù per lo schermo, sulle verdi colline del suo desktop che non aveva ancora avuto tempo di cambiare.
 
“Io sono il Capitano William Hawkyns! Al tuo servizio!”
 
“E io al suo, capitano!” ehi, aspetta! Che diavolo stava dicendo?
 
“Gentile da parte sua, Marinaio”
 
“Non sono un Marinaio!” Daniel continuò ad osservare  il pirata sul suo pc parlargli: le sue labbra erano in sicro con le parole che sentiva provenire dal suo pc “Il mio nome è Daniel WoodStryke, e sono il proprietario di questo pc! Tu...” non voleva risultare scortese, ma non gli veniva in mentre niente di più gentile: “Tu cosa sei?”
 
“Te l'ho già detto, giovanotto! Sono il Capitano William Hawkyns!”
 
“Ehm... certo... ma di preciso... come fai a parlare attraverso il mio pc?”
 
Nonostante fosse l'anno 2027 sapeva che l'umanità era ben lontana da creare una unità di IA capace di rispondere così bene come stava facendo il capitano.
 
“Giovanotto... devi sapere che io quasi 800 anni fa ero un efferato corsaro che agiva per conto di sua maestà la regina. Ma purtroppo morii proprio quando stavo per ricevere il titolo di Cavaliere. Non sono mai riuscito ad accettare questo fatto e sono ancora rimasto ancorato a questo mondo”
 
“Quindi sei... un fantasma”
 
“No, non direi. Non sono come Nick-quasi-senza-testa o il Frate Grasso... fino a pochi minuti nessuno poteva vedermi né tantomeno sentirmi”
 
“Ma... ma...” c'erano tante cose che non avevano senso.
 
“Credo centri in parte la maledizione che mi fece una strega in punto di morte...”
 
“Una strega ti maledisse?”
 
“Sì, ma non ricordo molto bene... ma da quando sono morto non sono diventato fantasma... ero... essenza. Non potevo parlare, ma potevo sentire ed ascoltare. Ho vagato in giro per l'Inghilterra per 700 anni... e poi...”
 
“Poi... ha trovato questo pc?”
 
“Sì, ho scovato questo computer e vi ho trovato una strana affinità...e mi sono accorto che posso usarlo come tramite per parlare con il mondo esterno...”
 
“Oh...” se c'era un evento che potesse considerarsi strano anche nel mondo dei maghi era quello: parlare con l'essenza di un pirata vissuto settecento anni fa attraverso un computer di ultima generazione... “E quindi?”
 
“E quindi niente!Ormai sono ancorato a questo pc e non posso più muovermi....”
 
“Capisco... Sarò lieto di ospitarla tutto il tempo che ritiene necessario nel mio pc, capitano!”
 
“Grazie, giovanotto!”
 
Poi gli cadde l'occhio sull'orario! Uh! Se ne era quasi dimenticato! Doveva andare a parlare con Isabell! Sfido io... Daniel pensava che fosse normale avere qualche dimenticanza se un pirata viene ad abitare nel tuo pc...
 
“Di niente, capitano! Io devo andare, e non so se e quando ritornerò...” In effetti, se c'era qualcosa che Isabell odiava era aspettare. E se c'era una cosa in cui lui era maledettamente bravo era fare ritardo.
 
“Aspetta! Giovanotto, ti pregherei di non parlare della mia presenza con nessuno!”
 
Avrebbe voluto chiedergli perchè o come mai... ma chi era per fargli quello? Notti intere ad aspettarlo ad aspettare lui... ehi! Smettila di cantare, idiota!
 
Voleva davvero fargli tutte quelle domande. Ma se faceva ritardo anche di un altro minuto non rischiava solo la sua vita terrena ma probabilmente anche la sua anima.
 
“Ok, lo farò, capitano! Arrivederci!”
 
“Sì, Messer Daniel! E fate attenzione! Le donzelle sono difficili prede in ogni epoca!”
 
E quello come faceva a sapere che doveva andare a parlamentare con una donzella?
 
Era sulla lista di domande che avrebbe dovuto chiedergli al suo ritorno.
 
Quindi, in pigiama, scese dal letto e arrivò fino alla Sala Comune di Tassorosso che era quasi deserta a parte una chioma rosso fuoco che spuntava da una poltrona vicina al camino.
 
“Sei in ritardo, Daniel WoodStryke!”
 
Non si girò quando disse queste parole. Daniel riusciva ad osservare solo schienale da cui proveniva la voce di lei.
 
Era proprio una scena da film Boss /sgherro.
 
Perchè lui doveva fare lo sgherro e non il Boss?
 
“Mi scusi, Boss” disse, stando al gioco “Ma quasi mi addormentai”
 
Essì, un piccola bugia. Ma aveva promesso al capitano...
 
“Male, molto male, Daniel” Isabell girò la poltrona di 180°. Aveva un pigiamino rosa confetto che le si addiceva veramente poco. Però le donava. E accarezzava Marietta, il gatto di Clara.
 
Daniel si inchinò mettendo un pugno e un ginocchio a terra, cercando di non guardarla. Sarebbe scoppiato a ridere se l'avesse vista ancora con quel pigiamino. Anche adesso si stava decisamente trattenendo.
 
“Male, molto male...” ripetè. Ma come faceva a darsi tutte quelle arie da Boss con un pigiama rosa? “E guardami negli occhi, quando ti parlo!”
 
Provò a guardarla negli occhi. I capelli rossi scompigliati, gli occhi verdi, il viso grazioso... anzi bello ormai, visto che stava diventando una donna... e il pigiamone rosa con...O MIO DIO C'ERA DISEGNATO UN MAIALINO! Con sotto la scritto Oink Oink!
 
AHAHAHAHAHAH! Daniel si ricordò immediatamente di quel pigiama. Lo indossava durante la loro prima gita con i compagni delle elementari. Ricordò che le compagne la presero in giro, dicendo che lei assomigliava davvero ad un maiale. Ricordò come lei le avesse azzittite con pugno ciascuna e fosse venuta da lui, qualche minuto dopo, con un paio di lacrimoni scintillanti agli occhi.
 
Restarono tutta la notte sotto un grosso salice piangente a giocare a Pokemon, mentre le maestre, preoccupate, li trovarono la mattina dopo.
 
Si ricordava ancora del suo faccino paffuto che gli sorrideva perchè aveva catturato un pokemon raro.
 
“Ehi! Ma mi stai ascoltando? Guardami negli occhi!”
 
Daniel ci provò, ma resistette all'incirca per due secondi: poi scoppiò a ridere in maniera fragorosa.
 
“AHAHAHAHAHAHAHAHAAH!”
 
Quella immediatamente arrossì e perse tutto il contegno da boss che si poteva avere con un pigiama rosa con un maiale ricamato sopra con su scritto “OINK!” e si alzò in piedi, lasciando cadere Marietta a terra, che si lamentò con un miagolio.
 
“Che cosa c'è da ridere?” Le guance erano rosse.
 
“Niente...niente...!” disse Daniel, quasi asciugandosi le lacrime “Ma ti pare il pigiama da mettere per incontrare un bel ragazzo?”
 
“Qui io non vedo nessun bel ragazzo. Sono uno sbruffone che ha fatto ritardo. E poi cosa hai contro questo pigiama?”
 
“Assolutamente niente...” ma Daniel la vide arrossire ancora di più. Probabilmente anche lei ricordava l'ultima occasione in cui lui l'aveva vista con quel pigiama. “Piuttosto, cosa volevi dirmi?”
 
La rossa lo guardò negli occhi e Daniel fece lo stesso. Poi lei stessa distolse gli occhi, guardando verso il basso.
 
“Eh, beh...”
 
Era solo il riflesso del fuoco o Isabell era divenuta... ancora più rossa?
 
“Beh, volevo sapere... se... per caso... stamattina...”
 
Ecco dove voleva andare a parare! Sapeva che non poteva “limitare” (?) a quel pugno alla Mohamed Alì per punirlo della sua intrusione nei dormitori femminili... e per averla vista quasi nuda...
 
“Se per caso...?” lei continuò
 
“SE per caso...?” continuò lui
 
“Se per caso...”
 
“SE PER CASO...?”
 
“Se per caso beh...” Isabell sospirò. “Se per caso...?”
 
SE PER CASO COSA?... avrebbe voluto urlarle, ma, dopo anni di esperienza, sapeva che non sarebbe stata una mossa saggia.
 
“...per caso...sbavavo?”
 
Ci furono cinque secondi netti in cui la mente di Daniel fu completamente vuota per lo stupore.
 
“Era quello... che stavi cercando di dirmi stamattina...?” le chiese il moro
 
Lei era ancora più rossa di prima, quasi quanto i suoi capelli. Adesso Daniel ne era certo: non era il riflesso delle fiamme!
 
“S-sì...”
 
Daniel, per la seconda volta in quella serata sospirò. E lei, Isabell Smith, si era fatta tutti quei problemi... era arrossita tutte quelle volte... per chiedergli se sbavava? 
 
Capiva che come più volte gli era stato ripetuto, sia da sua madre che da Isabell stessa, lui era incapace di comprendere il cuore di una fanciulla.... ma qui, dai, sfioriamo il ridicolo...
 
Sospirò per una terza volta. Se c'era qualcosa che odiava Daniel era non capire. E sinceramente Daniel non capiva perchè Isabel si poneva così tanti problemi.
 
E quando Daniel non capiva, poteva reagire in maniera poco carina e gentile, addirittura scorbutica e irritata.
 
Ma sapeva che questa sua brutta abitudine lo avrebbe portato solo a brutte cose, sopratutto in presenza di Isabell, e quindi aveva deciso di sospirare e di rispondere in maniera calma, composta, gentile e razionale.
 
Isabel, sei un CA**ONA! PERCHE' TI FAI TANTI PROBLEMI PER UNA CA CA**ATA DEL GENERE?
 
No. Non è così che disse, anche se fu la sua prima reazione.
 
Daniel disse:
 
“Isabel... sì, sbavavi un pochino. Ma non ti preoccupare, eri bella comunque. E anche questo tuo pigiama ti sta benissimo e sei bellissima”
 
Gli sarebbe piaciuto rispondere così. Sembrava quasi una risposta da romanzo rosa, per quanto lui non ne avesse letto nemmeno uno.
 
Quanto gli sarebbe piaciuto, rispondere così. 
 
E lo fece. Sì, sì. Lo fece davvero.
 
Nemmeno lui credeva a quello che gli era uscito dalla bocca.
 
Normalmente non avrebbe mai avuto il coraggio... ma forse non era solo quello. Normalmente il suo orgoglio gli avrebbe impedito...
 
Ma invece quella volta, le parole gli uscirono, spontanee e la sua testa non fece in tempo a censurarle che le aveva già dette.
 
Arrossì lui. Arrossi lei.
 
Isabell divenne così rossa come Daniel non l'aveva mai vista, nemmeno quando credette di aver fatto la pipì a letto, quella volta che venne a dormire a casa sua.
 
Poi gli lanciò un'occhiata piena di imbarazzo e scappò via, verso il dormitorio delle ragazze.
 
Daniel era poco meno imbarazzato di lei, ma più stordito.
 
Rimase lì, fermo, solitario, per dieci minuti buoni, con la testa completamente vuota, cercando di realizzare cosa avesse fatto.
 
E del perchè. E cosa comportava tutto questo.
 
Ma era tardi e lui era stanco. Si sedette un attimo sulla poltrona vicino al fuoco.
 
Aveva fatto davvero bene a dire quello che pensava ad Isabell?
 
Mise le scarpe sopra un'altra poltrona. Solo un attimo. Per riflettere.
 
Si sentiva così imbarazzato... ma si sentiva anche bene... contento di averle fatto piacere...
 
E si sentiva male... non voleva che qualcosa cambiasse... la sua vita... adesso... era... quasi...
perfetta...
 
Sì, sarebbe stato solo un attimo su quella poltrona. Solo un attimo... un attimo... un attimo.
 
Un attimo che durò una notte.
 
***
Ed ora... la nostra(?) rubrica preferita! L'angolo dei personaggi!  
Il Pigiama di Isabell: So  che non è un personaggio, ma vale la pena spendere due parole su di lui: come è possibile che Isabell sia riuscita ad indossarlo a distanza di vari anni? Semplice, lei tiene a quel pigiama più di quanto lei stessa non sia disposta ad ammettere. E' legato ad un ricordo dolceamaro della sua infanzia e quindi, crescendo, aveva pregato alla nonna di allungaglielo mano mano che cresceva. E forse il suo subconcio non scelse a caso quel pigiama per incontrarsi con Daniel...
 
Ansel e Gretel Hukerten: Beh, quando pensai a loro mi ispirai ai gemelli di Black Lagoon... ovviamente una versione soft, eh! E se non sapete di cosa parlo... meglio per voi, significa che la vostra innocenza è ancora intatta... brr... Visto che non avrò mai il modo di narrarlo (credo), vi dirò qui il loro passato: i loro genitori si sono trasferiti in Inghilterra dalla Transilvavia quando avevano appena 6 anni e finirono in una classe già unita. Loro erano esclusi dai giochi e erano crudeli con loro in qual modo speciale in cui riescono solo i bambini. Quindi, per evitare maltrattamenti si finsero vampiri (che tra l'altro erano uno dei motivi per cui li prendevano in giro). La leatà che mostravano verso l'un altro era ammirevole, e si solidificò ancora di più quando i maschi cercarono di far finta di fare amicizia con Ansel e le femmine con Gretel. Ricevettero la loro lettera a 11 anni, rendendo orgogliosi i loro genitori la cui madre era una strega.
 
Capitano William Hawkyns : Oh, uno dei miei personaggi secondari preferiti! Volevo assolutamente metterci un pirata in mezzo. Io adoro i pirati. Ma proprio lo stereotipo del pirata, quello che si vede nei cartoni animati, grande, grosso, con la barba e la benda sull'occhio, la gamba di legno e il pappagallo sulla spalla. Poi di solito questo tipo di personaggi sono anche dei teneroni che si sciolgono alle storie commoventi e che hanno iniziato a fare questa vita per amore del mare e per il disprezzo delle regole della società. Ovviamente so benissimo che pirati del genere non sono mai esistiti e che i veri pirati erano una manica di tagliagola brutali... ma fatemi sognare!XD In particolare, il capitano William Hawkyns era esistito davvero e da quello che sono riuscito a sapere, è morto davvero aspettando di essere fatto Cavaliere dalla Regina... un bel rimpianto, non pensate? Ovviamente penso che il vero William Hawkyns non fosse così... ho preso in prestito il suo nome e la sua storia e l'ho piegato alla mia visione di pirata... Capitan Hawkyns, nel caso lei possa leggere in qualche modo e la cosa la stia offendendo in qualche modo, la prego di scusarmi! (Non si sa mai, ragazzi! Per quanto voglia diventare un pirata, non mi andrebbe di farlo a bordo di una nave maledetta... anche se con una nave maledetta con la connessione internet, se riesce a leggere queste righe!XD)
 
Beh, voglio concludere dicendo che nel capitolo scorso, quando Daniel pensava all'erede di Tassorosso si stava parlando di quella vecchia uccisa da Voldemort nel 6° libro... ve la ricordate? E quella donna non stava facendo certamente niente di buono per l'umanità...XD 
 
Allora e qui di seguito voglio riportare i misteri, più o meno insoluti che ancora ci sono in questa fanfic a cui intendo dare risposta! Se ho mancato qualcosa ditemelo!XD
 
Perchè Daniel ha ricevuto la lettera nonostante sia un Magonò?
 
Come sono diventati così amici Daniel, Julio, Isabell e Char? E quale promessa fecero quel giorno?
 
Come e perchè Isabell prova qualcosa per Daniel?
 
Come e perchè Char prova qualcosa per Daniel?
 
Che cosa prova Daniel?
 
Che cos'è questo “Silenzio”?
 
Come ha fatto Julio a conquistare Xylia? E perchè si era innamorato di lei?
 
In che modo Daniel parteciperà al Torneo Tremaghi?
 
Chi ha dato gli scappellotti a Daniel?
 
Che fine ha fatto Taylor?
 
Diciamo che in parte me li sto riportando anche per mio interesse così, che voi alla fine della fanfic mi possiate dire: “Ehi! Ma non hai risposto a questa domanda!” e io potrei dire... “Sì, avete ragione, me ne ero dimenticato, sono un idiota”.XD
 
Il bello è che si mi è cancellato quasi tutto il 6 capitolo, che avevo già scritto... ma il settimo è già pronto, quindi sto anche a metà dell'ottavo... E scrivere due capitoli contemporaneamente è davvero strano... ok, allora alla prossima!
  
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