Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: ticci    03/09/2012    2 recensioni
Un’amicizia tra un mago e una Babbana connotata dalla semplicità tipica dei bambini. Dal testo : “Giochiamo insieme, così non dovremo mai, mai, pensare alle cose dei grandi. E mai è un tempo seriamente lungo”.
Scritta per il contest "Meme's Contest" di M4rt1 e S_Lily_S sul forum di EFP, ma abbiamo consegnato solo in due, così è stato annullato.
Genere: Commedia, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO 3: IL GIORNO SBAGLIATO
 
“Mamma posso andare da Annie?”: disse James, sedendosi vicino alla donna sul divano.
“Sì. Comportati bene!”: disse la madre, cercando di sistemare i capelli ribelli del figlio che aveva ereditato dal marito.
“Dai ‘ma, non stanno apposto, lo sai. Vado, allora. Ciao!”: disse James prendendo il libro per Annie impacchettato dalla cugina.
Suonò il campanello e venne ad aprile la signora Outdoor: era alta, gli occhi scuri e i capelli crespi come la figlia. “Ciao James! Che piacere vederti! Come stai?”
“Bene, signora. Lei?”
“Tutto bene, ragazzo. La mamma come sta? Sempre indaffarata dietro voi tre pesti?”: disse la donna, sorridendo.
“No”: disse James, fingendo ingenuità. La donna scoppiò a ridere: “Annie è in camera sua. Su per le scale, prima porta a destra”.
James seguì le indicazioni della signora Outdoor e trovò immediatamente la stanza. Era chiusa così, prima di entrare, bussò (aveva imparato la lezione). Anziché la voce squillante dell’amica, sentì delle risatine isteriche, tipiche delle ragazze quando si trovano in gruppo per spettegolare.
Ha ospiti? E adesso che faccio?
Ma non fece in tempo a elaborare un piano di fuga che la porta venne aperta da una ragazza più alta di lui, con due trecce ben strette e un naso a patata, lentigginoso: “Chi sei?”: chiese con una voce naturalmente squillante.
James, che senza gli amici a fargli da man forte era meno spavaldo, disse: “Ehm, ciao! Io sono James, un amico di Annie. C’è? Se è impegnata me ne vado e torno un altro giorno”
“No, no resta pura”: disse un’altra ragazza, non visibile a James. “Vero, Annie, che può rimanere?”: continuò la ragazza, volendo essere esplicitamente persuasiva.
“Ehm… sì”: disse Annie.
La ragazza con le trecce si spostò e fece entrare il ragazzo. Era la prima volta che James entrava nella stanza di Annie e rimase piacevolmente sorpreso: non era tutta rosa, come quella di Rose, e neanche tutta piena di pupazzi e giocattoli, come quella di Lily, e neppure piena di poster e foto di lei come quella di sua cugina Victorie. Era spaziosa, illuminata da una grande finestra (che in quella giornata era spalancata per far entrare un po’ di aria fresca), di un colore tenue. Alla parete erano stati appesi due quadri di paesaggi marini e una foto di Annie con i genitori. Sulle mensole erano state poste delle bambole di porcellana; Annie una volta le aveva spiegato, qualche anno prima, che gliele aveva regalate, anno dopo anno, tutte sua nonna per Natale, da quando era molto piccola. Il letto era molto grande, con sopra un copriletto color pesca. Annie sedeva per terra, e utilizzava il letto come un appoggio; la bambina, di cui James aveva sentito solo la voce, sedeva comodamente sul letto: aveva i capelli ricci e biondi, due penetranti occhi neri e della labbra sottili, che in quel momento erano tese in un sorriso. Ai piedi della ragazza c’erano tanti flaconcini dai più diversi colori: rosa, rossi, verdi, gialli, blu e trasparenti con diverse tonalità di brillantini. James non sapeva esattamente come si chiamassero, forse smalti o smacchi, ma sapeva che le femmine se lo mettevano sulle unghie per renderle più colorate. Nonno Arthur ne aveva regalati qualcuno a sua madre (“Ginny, cara, guarda questa invenzione Babbana! Straordinaria! Si mette sulle unghie della mani e credo dei piedi”), la quale aveva iniziato a metterlo anche a Lily. Dall’odore pungente che sentiva, capì che le femmine stavano passando il pomeriggio a pitturarsi le unghie.
“Ciao! Io sono Ashley”: disse la bambina sul letto. Poi continuò, indicando la ragazza con le trecce: “Lei è Susan. Annie la conosci già! Come mai sei passato?”: chiese, sbattendo le lunghe ciglia.
James, sconcertato dal fatto che Annie si facesse mettere da parte così, disse: “Volevo parlare con Annie”.
Ashley spalancò le braccia come per dire fai-pure-cosa-aspetti, ma James replicò: “Da solo! Voglio parlare con Annie da solo”.
Ashley, alzando un sopracciglio, disse: “Ma noi ci diciamo tutto”.
Di risposta, James alzò le spalle.
Ashley ignorò il comportamento del ragazzo e, osservandosi le unghie, disse: “Annie prendimi quel cotone sul comodino. Voglio levarmi questo colore. È orribile! Chi l’ha scelto? Sei stata tu Susan?”
La ragazza con le trecce annui tristemente.
Annie, che fino a quel momento era stata stranamente in silenzio, si alzò, eseguì l’ordine dell’amica, poi prese James per un gomito e lo trascinò fuori dalla porta. Appena furono soli, James disse: “Ma che ti prende? Perché ti fai trattare così?”
“Così come?”: chiese Annie.
“Permetti a quella Ashley di comandarti a bacchetta. Sei ubbidiente come uno zerbino”.
“Non è vero”: disse lei, scuotendo fortemente la testa.
James gli scoccò un’occhiataccia.
“Okay, con lei sono più paziente del solito, ma lei è Ashley Smith, la ragazza più popolare della scuola”: disse la ragazza.
James, incredulo, rispose: “Ma che ti prende? Ti ha colpita un Bolide?”
“Un cosa?”
James, alzando una mano, continuò: “Lascia stare. Non sei mai stata così. Non ti è mai importato nulla di piacere agli altri. Sei sempre stata orgogliosa di essere quello che sei. Ricordo che una volta eri venuto al lago con me e i miei cugini Molly e Lucy e un bambino ti prendeva in giro perché preferivi rotolarti nel fango, da sola, piuttosto che fare il bagno con tutti noi. Ricordi cosa gli hai risposto?”
“No…”
Beh, non hai detto esattamente cosi, perché ti mancavano i due denti davanti quindi le S erano un po’ sibilline”: disse James, sorridendo al tenero ricordo.
Anche Annie sorrise, ma poi si arrabbiò perché James non la capiva: “Tu non sai come è stato quest’anno! E come fai a saperlo visto che non mi hai mai scritto da quella strana scuola dove vai per 9 mesi! Non una lettera, non un messaggio, non una chiamata. Ashley sarà altezzosa però almeno c’è sempre, non sparisce nel nulla per qualche strano motivo”
“Lo sai che i miei ci tengono che frequenti la scuola dove loro hanno studiato”
“Non mi riferisco a quello…”
“A cosa allora?”
“Da quando sei tornato non sei mai venuto a trovarmi o non mi hai mai invitato da te. Se l’altro giorno non fossi venuta con la torta ora saremmo qua a parlare?”
James, dispiaciuto e imponente perché non poteva spiegare all’amica il vero motivo della sua assenza, rispose: “Hai ragione, Annie. Sono stato imperdonabile. Ma sappi che non è dipeso da me”.
Annie, cogliendo la sincerità nella voce dell’amico, disse: “Ora sei qua, però. Perché?”
James, rincuorato dalla dolcezza nella voce dell’amica, disse: “Ti ho portato un regalo, nella speranza di tornare amici come prima”, e gli porse il pacchettino. La ragazza, sorpresa, disse: “Grazie!”
James, sorridendo, disse: “Aprilo quando sei da sola. Sono passato nel giorno sbagliato, però, Annie, non hai bisogno di cambiare per piacere agli altri. Sei fantastica così come sei”.
La ragazza diventò rossa, nascose il regalo in un cassetto, baciò l’amico sulla guancia e disse: “Grazie James”.
Imbarazzato, James sorrise.
Annie stava per entrare nella sua stanza e disse: “Ashley non è poi così male”
“Se lo dici tu”
“Fidati. Fa così perché è molto insicura. Le serve dare gli ordini agli altri per essere sicura di essere ascoltata! Però con me è stata una buona amica. Mi è stata vicina quando mio papà se ne è andato…”: disse Annie.
James, capendo il legame delle due, disse: “Forse, un giorno, staremo tutte e tre insieme!”  
Annie sorrise raggiante ed entrò.
 
                                                                                                              ***
 
Finalmente sola, Annie scartò il regalo. Era il libro di Peter Pan. Annie aveva visto il cartone al cinema ma non aveva mai letto il libro, così, incuriosita, lo aprì. Sulla prima pagina James aveva scritto: “Giochiamo insieme, così non dovremo mai, mai, pensare alle cose dei grandi. E mai è un tempo seriamente lungo*”.
 
                                                                                                               ***
 
Il giorno dopo Annie chiamò Ashley: “Ciao Ash!”
“Ciao Annie! A che ora vieni da me? Ho fatto il gelato!”
“Sarà sicuramente buono! Ma non posso passare…”
“Perché?”
Decise di essere sincera: “Vado da James…”
Ashley dopo un po’ rispose: “Siete molto amici, vero?”
“Sì… ci conosciamo da quando eravamo piccoli”
“Perché non viene a scuola con noi?”
“Perché studia in un collegio all’estero. Torna solo per le vacanze estive”
“Peccato, sembra molto simpatico”
“Già!”
“Beh, divertiti allora da lui”.
Annie percepì la sincerità nella sua voce.
“Grazie Ash! Tienimi da parte un po’ di gelato”
La ragazza scoppiò a ridere: “Certo! Fragola giusto?”
 
***
 
“Ciao Annie”: disse la signora Potter, aprendo la porta di casa. “Come stai?”
“Bene, grazie! Lei?”
“Benissimo! Lo zio di James, Percy, ha chiesto di domandarti se vuoi aggregarti con loro per una gita al lago, la prossima settimana…”, ma fu interrotta dal figlio: “’Ma! Volevo dirglielo io”
“Scusa tesoro! La risposta la darà a te!”: disse, pazientemente, la madre. Dopodiché si allontanò perché la figlia più piccola la chiamava.
“È sempre bellissima tua mamma”: disse Annie, guardando nella direzione dove era uscita la donna.
James alzò le spalle e disse: “Se lo dici tu… Però è forte! Giocava come professionista a Quidditch! Anche io voglio diventare bravo come lei!”
“A cosa giocava?”: chiese Annie.
Quidditch? Che roba è.
James, imbarazzato, disse improvvisando: “Oh, niente! Uno strano gioco che facevano i suoi antenati…”
“Uao, me lo insegni?”
“Non posso. Servono particolari oggetti…”: disse, vagamente, James.
“Peccato”: disse un po’ delusa Annie.
“Beh, allora vieni al lago con i miei zii e cugine?”
“Sì”
“Grandioso! Ti butterai ancora nel fango?”
Annie, dopo avergli fatto la linguaccia, esclamò: “Puoi scommetterci!”
“Se vuoi lo chiediamo anche a Ashley”: buttò lì James.
“Nah! Andiamo bene noi due e le fate! Io credo nelle fate, lo giuro! Lo giuro!*”: disse Annie, facendo l’occhiolino a James.
 
 
* Frase di J. M. Barrie
  
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: ticci