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Autore: Fog_    03/09/2012    2 recensioni
Seth è una angelo custode, ma odia fare il "baby sitter agli umani".
Bliss è la sua protetta, ma preferirebbe spararsi piuttosto che avere quel ragazzo intorno.
Ma una delle cose che entrambi dovrebbero imparare è che niente è come sembra.
Perchè Seth in realtà non è l'angelo spavaldo che finge di essere, no. Lui convive ogni giorno con la convinzione di aver ucciso l'unica persona a cui voleva bene; lui a Bliss ci tiene davvero; lui vorrebbe solo essere salvato.
Perchè Bliss in realtà è più forte di quello che sembra, eppure ha ancora della debolezze che non riesce a combattere e Seth è una di queste. Lei non è solo l'anoressica a cui è scomparso il fratello, no, lei è la miccia per far esplodere una guerra che si teme da troppo tempo.
Cosa faresti se il mondo che hai sempre creduto reale ti voltasse le spalle? Cosa saresti disposto a sacrificare per salvare la persona che ami? Cosa sceglieresti tra angeli e demoni, tra bene e male?
Seth avrebbe risposto il male.
Bliss il bene.
Ma le cose possono sempre cambiare.
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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2.
Seth e Bliss


Un mese dopo

 

BLISS

Un urlo squarciò il silenzio.
Spalancai gli occhi e mi guardai intorno, stordita dal battito frenetico del mio cuore. Sentivo lo stomaco contorcersi e una sensazione di panico farsi strada dal centro del petto, ma nella stanza tutto sembrava normale. Dovevo essere stata io a gridare.
Nascosi la faccia contro il cuscino e chiusi gli occhi mentre frammenti dell’incubo mi riaffioravano in mente. Questa volta era diverso dagli altri, ma alla fine il soggetto era sempre lo stesso. Un paio di occhi verdi che conoscevo fin troppo bene, forse perché erano identici ai miei. Quelli di mio fratello.
Troppo scossa per tornare a dormire scalciai le coperte fino a liberarmene completamente e mi costrinsi a mettermi seduta per poi alzarmi e trascinare i piedi fino allo specchio. Due occhiaie violacee incorniciavano gli occhi, più spenti del solito, e il trucco della serata precedente era colato lungo le guancie. I capelli erano trattenuti da una treccia scomposta, la pelle sembrava più bianca del solito.
Dovevo smetterla di tornare così tardi a casa.
Constatai che una doccia era l’unico rimedio a quel disastro, così scesi le scale in punta di piedi e attraversai il corridoio senza far rumore. Una volta chiusa in bagno lasciai scivolare gli enormi pantaloni del pigiama lungo le gambe e feci passare il top da sopra la testa, poi aprii l’acqua bollente e mi ci gettai sotto. Magari tutto quel calore sarebbe riuscito anche a calmarmi i nervi.
Mezz’ora dopo ero di nuovo davanti allo specchio, ma il mio aspetto era leggermente migliorato. I capelli, ancora umidi, scendevano oltre le spalle formando piccole onde, un po’ di fard aveva donato colore alle mie guancie e stavo ripassando la matita lungo tutto il contorno occhi. Un gesto di routine ormai. Ad opera completata mi osservai un’ultima volta e quasi mi sembrò di riascoltare la voce di mio fratello che diceva «sembri un panda», ma scossi la testa e mi convinsi che era solo immaginazione. Ultimamente il mio cervello mi giocava brutti scherzi.
Sospirando mi diressi all’armadio e indossai il primo paio di pantaloni che trovai, non che ci fosse tanta scelta dato che erano tutti rigorosamente a sigaretta, poi indossai un reggiseno qualunque e mi coprii con una di quelle familiari felpe nascoste nell’ultimo cassetto. Felpe grandi il doppio di me, con un buon profumo di cannella e altre spezie. Felpe piene di ricordi.
Il suono di un clacson mi distolse dai pensieri e capii che era ora di andare. Arrivai al piano terra senza produrre il minimo scricchiolio, non volevo svegliare i miei, poi mi allungai per prendere la tracolla di pelle dal divano e, tirandomi il cappuccio sui capelli, uscii in quella nuvolosa giornata invernale.
Allyson, la persona che più assomigliava ad una migliore amica nell’ultimo periodo, mi salutò con il solito sorriso splendente da dietro il parabrezza. La raggiunsi nella sua Mini, felice della positività che si portava dietro, e mi sedetti sul sedile del passeggero. Ally non mi diede neanche il tempo di salutarla che poggiò sulle mie gambe un sacchetto di carta bollente. L’odore che ne fuoriusciva mi fece subito pensare alle ciambelle. La mia felicità improvvisamente si smorzò.
«Ho comprato una dozzina di ciambelline glassate, giusto per iniziare bene la giornata» disse inserendo la retromarcia per uscire dal vialetto di casa. Mi guardò in attesa dei salti di gioia che, però, non arrivarono. A malapena riuscii a fingere un sorriso.
«Dai Bliss, facciamo a metà! Sono solo ciambelle, sai quanto sono buone» continuò lei guardandomi con aria supplichevole. Le restituii lo sguardo, tutt’altro che felice, e ingoiai il groppo che mi si era formato in gola. Accettai la sua proposta nonostante il mio stomaco si fosse chiuso soltanto all’idea di mangiare quelle cose vomitevoli e aprii la busta con una lentezza surreale, tanto che Ally staccò una mano dal volante e la gettò a capofitto nel sacchetto, stanca di aspettare. Ne estrasse un cerchietto di pasta fritta ricoperto di glassa rosa. Non mangiavo una cosa del genere da almeno un anno. Avevo voglia di riprendere in quel momento? Assolutamente no.
«Ally…» dissi ancora, ma lei mi fulminò con lo sguardo prima che potessi aggiungere altro. Lo faceva per il mio bene. Mentre la macchina attraversava il lungomare in tutta la sua lunghezza per raggiungere la nostra scuola, mi decisi a mangiare almeno una ciambella. La ficcai tutta in bocca e dopo averla masticata si e no due volte la buttai giù, senza pensarci. Subito però me ne pentii. Il mio stomaco non riusciva più a sopportare cose come quella.
«ho capito, da’ qui» borbottò Ally che doveva aver notato la mia aria disgustata. Afferrò la busta di carta e se la poggiò sulle gambe, poi mangiò un’altra ciambella, soddisfatta. Ally era un pozzo senza fondo, seriamente. Mangiava cibo in quantità industriale dalla mattina alla sera e qual’era il bello? Non ingrassava mai. Avevo sempre voluto essere come lei, di certo non mi sarei cacciata nei guai in cui ero.
Sperando che la musica riuscisse ad alleggerire l’aria che si era creata mi allungai verso la radio e la accesi, era programmata sulla nostra stazione preferita: “Wave”. Le note di una vecchia canzone dei Queen si diffusero nell’abitacolo. Io ed Ally ci scambiammo uno sguardo d’intesa, poi un sorriso e, come nostro solito, iniziammo a cantare a squarciagola. Ora si che la giornata poteva iniziare.
 
Allyson parcheggiò la Mini nell’aria riservata agli studenti del quarto anno e insieme attraversammo il cortile anteriore del grande palazzo in mattoni rossi comunemente chiamato Brighton High School. Era una struttura a tre piani, quattro se si contano la colonna della campana, in corrispondenza del grande portone d’ingresso, e le due stanze adiacenti, una a destra e una a sinistra. Sul retro c’era la mensa, una costruzione a parte rispetto all’edificio principale, e i campi di rugby e lacrosse. Insomma, era un posticino tranquillo. L’avevo sempre considerato casa.
Tranne nell’ultimo mese.
Al solo pensiero un brivido mi percorse la schiena.
Era un po’ di tempo che qualcosa di strano circolava nell’aria. Avevo un brutto presentimento ogni volta che mettevo piede a scuola, come se ci fosse qualcosa di diverso, ma non riuscivo a capire cosa. Era piuttosto snervante, non mi sentivo al sicuro, anche se probabilmente era solo la mia immaginazione. Una conseguenza agli eventi degli ultimi mesi.
Presi a guardarmi intorno frettolosamente mentre Ally mi parlava del suo ultimo viaggio in America, ispezionai ogni centimetro di spazio davanti a noi, eppure non vidi niente di sospetto. Tirai un sospiro di sollievo… sospiro che si smorzò non appena incontrai un paio di familiari occhi color nocciola. Logan.
Era seduto sugli scaloni di marmo davanti al portone, i capelli biondi sempre perfetti e il famigliare maglione blu con lo stemma della sua famiglia che indossava sempre in quel periodo. Era con Cher e Zach, come loro solito, quindi non mi salutò. Si limitò a un mezzo sorriso e fu più di quanto potessi sperare.
«è bellissimo» esclamò Abby stoppando il suo discorso e fermandosi improvvisamente. Puntò lo sguardo nella stessa direzione della mia e sospirò.
«Lo so» concordai sicura che si riferisse a Logan, anche se non ricordavo che Abby lo apprezzasse così tanto. A lei piacevano i tipi misteriosi, i cattivi ragazzi… come non detto. Mi bastò far scorrere lo sguardo di poco per trovare il vero soggetto del desiderio di Ally. Camminava con le mani in tasca e lo sguardo fermo davanti a se, il cappuccio della felpa lasciava intravedere un ciuffo di capelli castani e i lineamenti perfetti del viso. Doveva essere il ragazzo nuovo, era qui già da un mese e quella era la prima volta che lo vedevo. Si stava avvicinando agli altri e Logan si alzò per andargli in contro, gli allungò la mano e si salutarono. Il novellino era più alto e più asciutto dell’altro, ma meno muscoloso. Sembrava bello, se non fosse che trasudava pericolo da tutti i pori.
«Si chiama Seth Porter, si è trasferito qui dal nord Inghilterra, viveva in un paesino chiamato Paradise City» Mi sussurrò Ally nell’orecchio, come se lui avesse potuto sentirci «ho saputo certe storie sul suo conto…»
All’improvviso, come se sapesse che stavamo parlando di lui, Seth si girò a guardarci. No, non a guardarci, a guardarmi. Incrociai i suoi occhi, dannatamente terrificanti, e per un secondo mi sentii disorientata.
Dal sorrisetto beffardo che indossava capii che lui, in qualche modo, sapeva di essere al centro dei nostri discorsi.
«Da lui si che mi farei fare di tutto» commentò la mia amica beccandosi una mia occhiataccia.
«è inquietante» dissi con tono autoritario come a mettere una pietra sul discorso. Un ultimo brivido mi percorse mentre mi giravo per dargli le spalle, così afferrai Ally per il gomito, la trascinai su per gli scaloni e subito dopo oltre l’imponente portone di scuola. Ci mischiammo tra la folla degli altri studenti di Brighton e già mi sentii più tranquilla. Lontana da Logan, lontana dal tipo misterioso, lontana dai guai. Per ora.
 
 
 
 
 
SETH
 
«A cosa è dovuto quel sorrisetto?» chiese Cher dopo avermi osservato attentamente, gli occhi carichi di malizia. Pensava di essere sempre nei miei pensieri. Non che mi dispiacesse, ma avevo cose più importanti di cui occuparmi in quel momento.
«Niente, pensavo» risposi vago, tornando a guardare Bliss. Era la prima volta che ricambiava il mio sguardo in un mese, era un giorno da festeggiare. Comunque continuavo a pensare che ci fosse qualcosa di strano in lei. Per prima cosa nessuno, lì alla Brighton, sembrava sapere niente di lei o, almeno, fingevano. Secondo, non l’avevo mai vista fuori da scuola: niente locali la sera, niente passeggiate al parco, niente vita sociale. A pensarci bene l’unica persona con cui l’avevo mai vista parlare era quella sua stramba amica dai capelli rossi, Allyson Sutton. Punto tre, era fin troppo magra e fin troppo alta per gli standard di una ragazza normale. Dovevo anche ammettere che era anche piuttosto bella, il che mi rimandava alla domanda principale: Perché tutti sembravano evitarla? C’era una fitta coltre di nebbia intorno a Bliss Strathmore, ma, ehi, io ero il suo angelo custode, chi meglio di me poteva scavare nel suo passato?
«Seth, sta sera sei dei nostri?» la domanda di Logan mi riportò con i piedi per terra. Lo guardai interrogativo mentre cercavo di ricordarmi cosa ci fosse quella sera. Non mi venne in mente niente.
«Oggi è venerdi, è il giorno del Crush» spiegò Zach sporgendosi dal gradino superiore delle scale. Un campanellino si illuminò nella mia testa. Il Crush 95.90 era uno dei locali per ragazzi più esclusivi della città, caratterizzato dalla fascia di età limitata e reso inaccessibile a chiunque non ne fosse degno grazie all’elevato prezzo d’entrata. Per Zach, Logan e Cher naturalmente i soldi non erano un problema e andavano al Crash ogni venerdì notte, dove ormai avevano un tavolo riservato nel privè.
«Sarà la tua iniziazione» continuò Logan per convincermi «non puoi essere uno di noi a tutti gli effetti se non hai il pass del Crush»
«E poi, sarai al nostro tavolo, dovresti considerarti fortunato» aggiunse Cher. A quei tre sembrava davvero impossibile poter dire di no.
Infondo non vedevo niente di male nel passare una serata di divertimento, anche perché con loro ci si divertiva sicuro. E poi Cher era davvero un bel bocconcino, potevo sfogare su di lei la frustrazione che mi provocava il non riuscire a scoprire niente di Bliss.
«Sono dei vostri» annunciai sorridendo nel preciso istante in cui suonò la prima campanella. Cher mi si gettò al collo, contenta della mia decisione, e Logan fece un cenno di consenso.
«Vengo a prenderti per le nove, preparati alla serata migliore della tua vita.» fece Zach alzandosi dalle scale. Ci salutò con un cenno della mano e scomparve oltre il portone, tra la folla degli studenti che si affrettava ad andare in classe.
«Devo sbrigare una cosa prima della lezione, ci vediamo sta sera» dissi non appena Cher si staccò da me. Risposero entrambi con un sorriso prima che gli dessi le spalle, poi mi incamminai tranquillo verso l’ingresso senza una vera meta. Volevo solo qualche secondo per riflettere sulla mia prossima mossa. Era vero che non mi era mai importato più di tanto degli altri a cui avevo fatto da custode, ma con Bliss era diverso. Agli altri dovevo solo fare da balia, ora invece avevo un mistero da svelare. Ma come fare?
La risposta era più vicina di quanto immaginassi e, in quel momento, era ferma davanti a me. Allyson Sutton.
Eravamo al primo piano e il corridoio era praticamente deserto, se non fosse stato per la rossa intenta a prendere delle cose dal suo armadietto e un paio di ragazze che chiacchieravano tranquille. Un’idea mi balenò in mente.
Allyson chiuse l’armadietto e iniziò a camminare proprio verso di me, perfetto. Alzai lo sguardo su di lei e aspettai che lo ricambiasse. Non appena incrociò i miei occhi le trasmisi l’impressione di cadere nel vuoto, così lei barcollò e subito fui da lei, pronta a prenderla nelle vesti del supereroe. La ragazza si strinse tra le mie braccia e sbattè gli occhi un paio di volte, stordita. Non appena si rese davvero conto di chi la stava tenendo le guancie le diventarono dello stesso colore dei capelli.
«Tutto bene?» chiesi con voce ammaliante, non che servisse a molto. Era bastato uno sguardo ed era già perdutamente innamorata di me
«Si, credo di si» rispose balbettando mentre cercava di rimettersi in piedi. La sua mano rimase stretta attorno al mio bicipite qualche secondo più del dovuto, poi si scostò imbarazzata. Aveva un’aria così innocente che quasi mi dispiaceva sfruttarla. «tu sei il ragazzo nuovo, vero? Non ti avevo mai visto prima» domandò risparmiandomi la fatica di intavolare un discorso con lei.
«Sono qui già da un mese, peccato che non ti ho incontrata prima» dissi ammiccando e se possibile diventò ancora più rossa. Non avevo voglia di trattenermi a lungo quindi meglio andare subito al punto, anche perché la seconda campanella era appena suonata. Era ora di andare. «Senti, io sta sera sono al Crush 95.90, mi piacerebbe davvero tanto vederti lì» dissi con un sorriso.
«non sai neanche come mi chiamo» protestò poco convinta, ma sapevo che stava scoppiando di felicità per il mio invito.
«importa?» chiesi retorico, lei scosse il capo da destra a sinistra. Ecco, appunto.
Un terza voce, poi, si unì a noi.
«Ally» gridò preoccupata un’inconfondibile Bliss Strathmore mentre attraversava il corridoio verso di noi a grandi falcate. La rossa la fulminò con lo sguardo.
«Allora a sta sera» le dissi con un occhiolino per liquidarla. Bliss ci guardò interrogativi.
«Contaci» rispose lei con un sorriso a diecimila watt. La superai e passai accanto a Bliss per andarmene, lei distolse lo sguardo appena incrociò il mio e corse dalla sua amica, forse preoccupata che il lupo cattivo avesse potuto importunarla. Che ingenua, non era certo Allyson la preda.
Attenta, Bliss Strathmore, scoprirò tutto sul tuo conto.

   
 
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