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Autore: Fog_    14/03/2012    6 recensioni
Seth è una angelo custode, ma odia fare il "baby sitter agli umani".
Bliss è la sua protetta, ma preferirebbe spararsi piuttosto che avere quel ragazzo intorno.
Ma una delle cose che entrambi dovrebbero imparare è che niente è come sembra.
Perchè Seth in realtà non è l'angelo spavaldo che finge di essere, no. Lui convive ogni giorno con la convinzione di aver ucciso l'unica persona a cui voleva bene; lui a Bliss ci tiene davvero; lui vorrebbe solo essere salvato.
Perchè Bliss in realtà è più forte di quello che sembra, eppure ha ancora della debolezze che non riesce a combattere e Seth è una di queste. Lei non è solo l'anoressica a cui è scomparso il fratello, no, lei è la miccia per far esplodere una guerra che si teme da troppo tempo.
Cosa faresti se il mondo che hai sempre creduto reale ti voltasse le spalle? Cosa saresti disposto a sacrificare per salvare la persona che ami? Cosa sceglieresti tra angeli e demoni, tra bene e male?
Seth avrebbe risposto il male.
Bliss il bene.
Ma le cose possono sempre cambiare.
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1.
Essere un custode fa schifo.

 



Svegliati Seth, devi svegliarti. Ora.

La voce di Benjamin risuonò nella mia testa, ferma e autoritaria come lo era poche, davvero poche volte. Dovevo aver combinato qualcosa di grosso sta volta, eppure non ricordavo cosa. Aprii gli occhi e un raggio di sole mi colpì in pieno viso, costringendomi a sbattere le palpebre più volte prima di riuscire a vedere qualcosa di più che numerose macchioline colorate dannatamente fastidiose. Mentre mi guardavo intorno, cercando di capire dove fossi e cosa stessi facendo lì, mi concentrai sui respiri regolari di qualcuno sdraiato al mio fianco. Una ragazza. Nuda. Allungai una mano verso di lei e i ricordi riaffiorarono alla mente mentre osservavo i suoi lunghi capelli biondi sparsi disordinatamente sul cuscino e sulle sue spalle, come a voler proteggere il suo corpo inerme. Che poi, proteggere da cosa? Io ero un angelo, io proteggevo le persone, non erano loro che si difendevano da me. Sorrisi maliziosamente e mi alzai dal letto costatando che si, anche io ero nudo e, guardando il mio riflesso in uno dei tanti specchi della stanza, che avevo passato una notte decisamente tormentata. Beh, piacevolmente tormentata s’intende.
«Amico, sei nei guai» non sobbalzai quando la voce di Benjamin giunse alle mie orecchie, più reale e meno autoritaria di prima. Era alle mie spalle, a braccia conserte e con aria rassegnata, quasi afflitta. Avrei voluto dire che lo sapevo grazie a qualche potere straordinario, ma, in realtà, era grazie allo specchio. Essere un angelo non era poi questa gran cosa.
«Ho sentito questa frase fin troppe volte perché possa turbarmi» affermai girandomi verso di lui con aria strafottente. Benjamin sostenne il mio sguardo, gli occhi verdi ridotti quasi a fessura, le ali bianche spiegate alle sue spalle. Erano candide da far venire il vomito, le mie non erano così da un pezzo. Un demone mancato non diventa angelo senza difficoltà.
«Che ci fai qui?» chiese Benjamin sospirando e lasciandosi cadere su una poltrona nell’angolo della stanza, tutta sui toni del rosa e bianco. Puah.
«Penso sia chiaro» risposi indicando con un cenno del mento la biondina che ancora dormiva tranquilla.
«Seth, scusa, non potresti vestirti? Il tuo coso all’aria non è proprio una bella vista» Ben increspò le labbra per evidenziare il suo disgusto e la cosa mi fece ridere. Cercai con lo sguardo i miei boxer, erano ai piedi del letto, sommersi da un tanga in pizzo e un super push-up rosa pallido con una spallina strappata. Carino.
«Allora? Cosa avrei fatto di così grave?» domandai mentre mi infilavo i boxer neri, saltellando prima su una gamba poi sull’altra.
«Avresti dovuto essere con Michelle ieri sera, ora che non sei assegnato a nessuno ti hanno messo di vedetta con lei, lo sai questo vero?»
«Oh andiamo, non succede mai niente di interessante! Ho pensato di andare in giro a divertirmi con Matt»
«Mat… lo sai che non possiamo avere contatti con gli angeli caduti»
«Andiamo Ben, vai al sodo»
«Michelle ieri sera è stata ferita, ha cercato di salvare un gruppo di ragazzi da un demone e questo l’ha graffiata. Sai cosa significa.»
«Ma che palle, per una volta che non ci sono arriva l’azione!»
«Non scherzare, sei stato convocato dal consiglio»
«Da Alaric?»
«Devi dargli del lei, è uno dei massimi esponenti del consiglio»
«Beh, se Alaric voleva vedermi bastava chiamare»
«Basta, sei senza speranza, ci vediamo al cancello»
Ben sbuffò scocciato del mio ghigno divertito e, esasperato, scomparve dalla mia vista prima che potessi controbattere, lasciando solo una folata di vento come segno del suo passaggio.
Probabilmente, in qualità di angelo e ancora prima di essere umano, avrei dovuto sentirmi in colpa per ciò che era successo a Michelle, ma in realtà me ne sbattevo altamente. Quella brunetta sotuttoio non l’avevo mai sopportata più di tanto, che differenza poteva fare un angelo in più o un angelo in meno? Soprattutto se si trattava di Michelle. 
«Chi sei?» una flebile voce ruppe il silenzio della stanza, accompagnata dal fruscio delle lenzuola di seta.
Mi affrettai a cercare il resto dei vestiti, avevo solo qualche minuto, poi la ragazza di cui non conoscevo neanche il nome si sarebbe svegliata. I jeans erano sulla poltrona dove prima era seduto Ben, la maglietta grigia accartocciata sul comodino. «Dove vai?» continuò lei agitandosi nel letto. Infilai velocemente la maglietta e abbottonai i jeans, poi mi affacciai alla finestra un’ultima volta, prima di andare su.
La città dormiva sotto le prime luci dell’alba, solo poche macchine occupavano le strade, i più mattutini già correvano lungo i marciapiedi. L’aria gelida di novembre sembrava attraversare i vetri ed entrarti nelle ossa, assomigliava molto a cosa sentivo abitualmente. Niente. Il vuoto. Il gelo.
Tirai un sospiro profondo cercando di scacciare quella sensazione ma non accadde niente, così abbassai lo sguardo sul bracciale di pelle nera che mi circondava il polso, lo scostai per scoprire le due piccole incisioni scure, due ali, le sfiorai con un dito e in un attimo la stanza scomparve. 
 
«Seth, promettimi che sarai gentile ed educato»
Benjamin correva per tenere il mio passo, era almeno mezz’ora che continuava a ripetermi cosa dovevo e non dovevo fare, come se avessi davvero potuto ascoltarlo. La sua ingenuità mi colpiva sempre.
«Seth!» il suo grido venne coperto dai cigolii che produsse il grande cancello dorato aprendosi. Davanti ai nostri occhi comparve il giardino fiorente dell’enorme palazzo del consiglio, un posto che gli angeli, di solito, si sognano di vedere. Beh, per me questo non valeva. Gli angeli venivano richiamati dal consiglio solo per due differenti motivi: 1) Buona condotta, e questo prevedeva una promozione e 2) Pessima condotta e si, era il mio caso. C’erano troppe regole da seguire in quel posto, anche volendo non sarei mai riuscito ad impararle tutte –Ben ci era riuscito, non chiedetemi come-, quindi visitavo quel posto molto spesso, potevo quasi chiamarlo “casa”, anche perché…
«Ehi zio» salutai non appena spalancai il possente portone dell’ingresso. Sentii Benjamin sbattersi una mano sulla fronte e metà della sembrò volermi lapidare con lo sguardo –probabilmente ne erano anche capaci-. L’uomo in cima alla grande scalinata, invece, si girò con tutta la calma del mondo e mi sorrise confortevole, sbattendo le grandi ali bianche in segno di saluto.
«Giovane nipote, benvenuto»
Ecco, Alaric era un mio pro pro pro pro zio.
Anche gli angeli avevano delle parentele, lui era nel mio albero genealogico sulla terra e continuava ad esserlo qui, nel suddetto Aldilà. Probabilmente era grazie a lui che mi ritrovavo qui su anziché all’inferno, anche se essere un demone doveva essere diecimila volte più divertente che fare da balia a stupidi umani.
«Grazie Benjamin per averlo portato qui»
«Non si preoccupi, Arcangelo»
Zio Alaric sembrava tutto fuorché un arcangelo. Insomma, voi come vi aspettereste che fosse un angelo dei ranghi più alti? Vecchio, barba bianca, aria saggia? Sbagliato. Alaric parlava come se fossimo nell ‘800, ma sembrava un uomo che aveva appena passato i trenta, capelli scuri e occhi color oro, barbetta incolta che lo faceva sembrare più figo. Ah, e se ve lo state chiedendo no, gli angeli non indossano lunghe tuniche bianche, ma di solito prediligono abiti dai colori pastello. Tranne me, s’intende.
«Volevi vedermi?»
«Ti prego di seguirmi, Seth» Alaric mi fece cenno di seguirlo, così sbuffai alla vista di tutte quelle scale e lo raggiunsi, borbottando lamentele sotto voce. Superata gli infiniti gradini seguii Alaric in un lungo corridoio illuminato da qualche lampadario sparso qua e la, sulle pareti erano dipinti affreschi raffiguranti le numerose imprese degli arcangeli – e credetemi, erano davvero tante-
«Credo che Benjamin ti abbia riferito cosa è accaduto a Michelle l’altra notte» disse zio mentre apriva una porta identica a tutte le altre. Mi lasciò passare per primo, poi si richiuse la porta alle spalle e schioccò le dita, illuminando la stanza con piccole fiaccole tutt’intorno.
«Si riprenderà?» chiesi, non che me ne fregasse più di tanto, ma per quanto non riuscissi proprio a dare del “lei”a mio zio, un po’ più di rispetto verso di lui lo nutrivo. Era più forte di me.
«Preghiamo perché guarisca, ma conosci i rischi di un graffio di demone» rispose con sguardo sinceramente addolorato, tanto da farmi venire il vomito. «Tuttavia ti ho contattato per un altro motivo. Il consiglio è preoccupato per te, Seth. La tua condotta ci sta agitando, potrebbero strapparti le ali»
La notizia non mi sconvolse più di tanto, sapevo che sarebbe stata un’opzione possibile e, a dirla tutta, non mi sembrava poi una cosa così tremenda. Vivere sulla terra, senza regole e turni di baby-sitting. Insomma, una pacchia.
Zio Alaric notò il mio sorrisetto e mi fulminò con lo sguardo, consapevole del fatto che farmi strappare le ali non mi sarebbe dispiaciuto più di tanto.
«è molto disonorevole per un angelo farsi strappare le ali e non posso permettere che ciò accada a qualcuno della mia stirpe, quindi ti do un ultima possibilità» la voce di Alaric si fece grave e un lieve battito delle grandi ali mi confermò la sua agitazione. Voleva davvero salvarmi.
«Perché dovrebbe interessarmi?»domandai guardandolo con sfida .«perché pensi che io voglia essere salvato?»
«Perché infondo so che non aspetti altro»
«Cosa dovrei fare, sentiamo»
«Al momento non sei affidato a nessuno, vero?»
Sorrisi, l’ultimo umano che mi avevano affidato era impazzito e al momento era rinchiuso in una clinica psichiatrica perché “una voce lo tormentava”. Chissà di chi era.
«No» risposi semplicemente, cercando di nascondere il mio ghigno.
«Michelle invece si, era la custode di una ragazza. Bliss. Vorrei affidarla a te» negli occhi di Alaric notai un luccichio sinistro che non mi disse niente di buono, mi fece quasi rabbrividire, e per far rabbrividire me ce ne voleva. Non volevo tornare a fare il baby sitter, eppure qualcosa mi spinse ad accettare. Fu come un comando interno, un obbligo posto dalla mia coscienza, mettendo che gli angeli avessero una coscienza.
«Come la trovo? Dove devo andare?» domandai incrociando le braccia al petto, il “si” era nascosto tra le righe.
«Sapevo che avresti accettato» zio Alaric fece un enorme sorriso e mi diede una pacca sulla spalla, rassicurante. «Sono sicuro che ti piacerà, anche perché torni nella tua città, torni a Brighton»
Fu strano sentirselo dire, non mettevo piede in quella città che consideravo “casa” da tanto, troppo tempo.
Non c’era niente di strano in quella scena, eppure un formicolio alla base del collo mi indusse a pensare che il mio incarico sarebbe stato più difficile del previsto.

Note autore:
Ciao!
Beh, grazie a chi è arrivato a leggere fin qui prima di tutto ahahaha
Ok, se che è una cagata, però ero ispirata e ho steso questo capitolo.
Ho pensato che, dopo le centinaia di libri sovrannaturali che ho letto, scrivere qualcosa di vagamente simile - o almeno provarci- sarebbe stato carino :)
Non vi annoio con altre parole, solo lasciate un segno del vostro passaggio con qualche parola, io sono qui ad aspettare!
Alla prossima, Fog_



 

   
 
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