Un’altra
giornata passa tranquillamente, perché mi hanno dato una
boccetta della
medicina, quindi niente più fitte di dolore. Menomale. Non
avrei sopportato un
altro giorno in quel modo.
Liam
e Buck non vogliono dirmi niente delle loro missioni.
Zayn
non mi rivolge più la parola.
L’ultima
cosa è di sicuro positiva, perché almeno non mi
caccierò più nei guai (anche
se, per sicurezza, continuerò a fare il giro in largo.)
Ma Liam e Buck? Che hanno da nascondermi? Ovviamente non è
colpa loro, perché
se non devono parlare delle missioni, è stato Phillips a
ordinarglielo, ma
potrebbero fare uno strappo alla regola, per me.
Dopo
aver avuto una discussione al riguardo, non gli ho più
rivolto la parola, a
nessuno dei due. Non lo farò finchè non me lo
diranno e su questo sono molto
decisa.
E
sono altrettanto decisa quando parlo con Phillips. –Cosa
sono queste missioni?!- gli chiedo, digrignando, senza
accorgermene, i denti. Stavolta non sorride quando mi risponde: -Leena non puoi partecipare, sono cose
serie.- dal suo tono decido di non controbbattere. Per il
momento, almeno.
Quando
i due non-ti-dico-niente-e-non-mi-importa-se-sei-la-mia-migliore-amica
entrano,
non gli rivolgo il minimo sguardo. Ma li sento sospirare entrambi.
Succede
esattamente la stessa cosa il giorno dopo. Richiedo a Phillips delle
missioni e
lui non mi dice niente. Sento entrare i due traditori (al momento li
chiamo
così) e non li guardo nemmeno di striscio.
Però
c’è qualcun altro che noto e sarebbe impossibile
non farlo, dato che mi viene
davanti. Lo guardo con gli occhi sbarrati e non riesco a credere che
sia
davvero lui. Mia malavoglia, guardo Buck in cerca di una spiegazione,
lui mima
le parole ‘Ci serve’.
No,
no, no, non ci serve affatto. Possiamo farne benissimo a meno.
-Beh,
alla fine non l’ho scoperto
da solo, avevi ragione. Ma sono comunque qui, strano, eh?- non gli rispondo. –Comunque
non ho ancora capito niente. Però mi hanno detto che saremo
insieme
all’allenamento, qualunque cosa sia, quindi puoi spiegarmi
tu.- aggiunge,
senza farsi scoraggiare dal modo truce in cui lo guardo. –Mi
piacerebbe che ci fosse anche Louis, però. Anche se non so
di che
si tratta, sono sicuro che gli piacerebbe. Ho chiesto a Buck di
spiarlo.-
Non
ce la faccio più a sentirlo parlare, scuoto la testa
confusamente e mi giro dal
lato opposto, fissando il muro di pietra.
Alla
fine non l’ho scoperto da
solo. Sono qui. Saremo insieme all’allenamento. Ho chiesto a
Buck di spiarlo.
Buck!
Come ha potuto farlo entrare dopo che gli ho detto cosa mi ha fatto?! O
forse è
stato proprio per questo che ha iniziato a spiarlo? Pensava che se era
abbastanza coraggioso da affrontarmi valeva la pena spiarlo?
Guardo
Buck, cercando qualcosa. Non so di preciso cosa, forse un segno di
rimorso, di
pentimento. Un segno che non arriva. Si limita soltanto a dire di nuovo
‘Ci
serve’ a voce alta, stavolta.
-Certo
che vi servo.-
dice prontamente lui. –Anche se non
so a cosa.-
-Sta
zitto, Zayn.- gli
dico scocciata. Lui mi guarda divertito.
-Andiamo
all’allenamento?- non gli rispondo. Mi incammino
verso il treno e lui mi
segue. Inizia a sparare a vanvera una serie di cose: che non
è mai stato su un
treno, anzi, che non è mai uscito da Holmes Chapel; che
è eccitatissimo; che
non vede l’ora di capire tutto per bene; che non capisce come
facciamo a non
dormire a scuola e cose così.
-Ora
però dovresti dirmi cosa
dobbiamo fare.- dice Zayn scendendo dal treno.
-Okay,
senti. Siamo in guerra e noi
ci alleniamo per andare a fare varie missioni. Tutto qui.-
-Cosa?!-
urla
lui sconcertato.
-Non
devi farlo a forza, se non te
la senti rinuncia ora.-
-No,
volevo dire.. siamo in
guerra?-
-Non lo
sai?- dico,
vagamente confusa. Si, ci tengono segregati e ci
fanno uniformare, ma davo per scontato che avessero avvertito tutti
dello stato
di allarme in cui ci troviamo. Forse non è così,
però.
Zayn
scuote la testa, ancora più confuso di me. Capisco che deve
essere difficile da
digerire, il tutto. Adesso, in effetti, mi fa un po’ pena.
Lo
guido nel campo e gli dico di iniziare con i pesi, perché
per prima cosa devi
avere forza nelle braccia, per poter fare il resto.
-Non
è il mio compito, questo?- mi dice il coach, spuntato da
chissà dove.
-Non
con lui.- gli
rispondo con un sorriso.
-Va
meglio il fianco?-
-La
medicina non mi fa sentire
niente.-
-Menomale.
Mi hanno detto che hai
perso un sacco di sangue, sai? Potevi morire se restavi un altro
po’. – questo mi dà fastidio.
Parlare di cose che potevano accadere.
Non sono accadute,
punto.
Scrollo
le spalle incurante e mi metto davanti a Zayn, prendendo a mia volta
dei pesi.
-Aah.
– sospira
lui. –Ecco i
gemiti.- stai iniziando a capire ragazzo, bravo.
Non
so di preciso quanto è passato, ma non molto. Anzi,
pochissimo. Eppure Zayn
solleva già pesi più massicci dei miei e questo
non me lo spiego. Lo guardo
sconcertata e lui mi risponde con un semplice:
–Mi allenavo a casa.- Meglio, sarà
più facile prepararti e non
dovremo aspettare molto per averti in squadra, dovrei dire
sorridendo. Ma
l’unica cosa che mi esce è un: -Aaah.-
simile al suo di prima.
Perché
un po’ mi dà fastidio che sia già
così preparato, avrei preferito vederlo
impacciato e incapace, così da poterlo prendere in giro e
sfruttare la cosa a
mio favore. E invece eccolo qui, perfetto, muscoloso e forte. Il moto
di pietà
che mi aveva spinto ad essere amichevole con lui svanisce
d’un tratto.
Gli
dico di passare agli anelli e io me ne vado alla boxe.
Tiro
un pugno al sacco. Perché doveva
venire
proprio lui?
Pugno.
Intendo, ci sono così tanti ragazzi
che
potrebbero essere migliori!
Pugno,
pugno. Perché Buck ha fatto venire
Zayn,
che è già bravo?!
Pugno,
pugno, pugno, pugno. Do una velocissima sfilza di pugni e non riesco
più
neanche a contarli. Le mie sopracciglia sono corrugate nella
concentrazione e
le braccia agiscono automaticamente colpendo il sacco sempre con
più forza.
Poi
qualcuno mi picchietta sulla spalla. Io mi giro e gli tiro un pugno.
Chi poteva
essere, se non l’insulso Zayn?
-Oh,
scusa. – dico indifferente. –Sai
nelle missioni può succedere di molto peggio, in effetti
dovresti ritirarti, è
pericoloso.-
-Da
quanti anni ci sei, tu?- mi chiede da terra.
-Dieci.-
rispondo
secca.
-Se tu
ce l’hai fatta a sei anni
posso farcela anch’io.- afferma Zayn
convinto. Poi alza
il braccio, con il
palmo della mano voltato verso di me. Si aspetta che lo aiuti ad
alzarsi e si
sbaglia di grosso, infatti riprendo a tirare pugni.
-Sei
molto carina da arrabbiata.- mi dice Zayn. Mi fermo e lo guardo
prendere a pugni il
sacco vicino al mio.
-Grazie.-
rispondo
secca. –Lo
so.- poi mi tolgo i guantoni e vado verso un’altra
postazione, dove lui non
mi segue, per fortuna.
Mi
arrampico velocemente lungo tutta la ‘scala’ se
così si può chiamare quella
cosa e mi fermo un po’ di sopra. Qua posso avere un
po’ di pace, se anche
qualcuno provasse a salire, ci vorrebbe un bel po’ prima di
raggiungermi. Tre
quarti dei ragazzi e delle ragazze presenti qua non sanno arrampicarsi,
viene
considerata una dote speciale, il che è ridicolo.
È la cosa più semplice che ci
sia tra tutti gli esercizi.
Nemmeno
Buck ci riesce e Liam arriva al massimo a metà percorso.
Sento
urla di dolore e sospiri ripetuti provenienti da sotto, la visuale
perfetta sul
capo mi permette di vedere ogni singola persona che si allena e solo
ora mi
rendo conto di quanti siamo.
Al
suono della campana tutti si muovono agitati, a parte i
‘Bradfordiani’ che continuano
tranquillamente a fare qualsiasi cosa stessero già facendo.
Mi
calo giù dalla corda anch’io e atterro sul fresco
prato.
Raggiungo
il treno e occupo comodamente posto, ma stavolta non ho neanche il
tempo di
guardarmi intorno che siamo già arrivati.
Ovviamente
i ragazzi non ci sono ancora.
Mi
siedo su una poltroncina e sprofondo in quella, che prende la forma del
mio
corpo.
Githa
si avvicina a me e iniziamo a parlare del più e del meno,
ridacchiando spesso.
-.. e
poi il cibo della mensa fa
davvero schifo.- mi dice lei.
-Si,
è vero!! Che quello di casa,
poi?-
-La
scuola lo batte, fidati!-
-Fanno
schifo entrambi, dai!- concedo io, alzando le mani in
segno di resa.
-A
proposito di scuola, dov’è il
nuovo?- mi
chiede Githa. Improvvisamente
non mi sta più tanto simpatica. –Non
lo
so.- rispondo secca. Poi, mia malavoglia, mi guardo intorno
in cerca della
sua chilometrica cresta, ma non la vedo da nessuna parte.
‘Puoi
spiegarmi tu.’
Zayn
non sapeva che dovevamo tornare.
‘Puoi
spiegarmi tu.’
Avrei
dovuto dirglielo.
‘Puoi
spiegarmi tu.’
E
se fosse rimasto al campo, avendo visto che non tutti tornavano? E se,
in un
secondo -momento, avrebbero
incolpato
me?
..
Probabilmente devo togliere il se. Incolperanno
me, maledetta Eveleen.
Mi
alzo di scatto dalla sedia, provocando uno sconcertato sguardo di
Githa.
-E’
rimasto al campo, vero?- mi chiede. Annuisco piano,
mordendomi un labbro.
-Beh,
che aspetti? Muoviti!- continua lei, facendomi cenno di
andare. E chi sono io per
protestare? È esattamente ciò che devo fare:
muovermi.
È
improbabile che Phillips torni prima di me, ma se torna e né
io né Zayn ci
siamo, saranno guai seri. Peggio di non essere venuta.
Corro
verso il treno e dico a Cesar di andare al campo, in fretta. Ed
è quello che
fa.
Sono
al campo in meno di nove secondi e, nonostante la pioggia, corro per
cercare
Zayn. Ma tra le goccie che mi bagnano il viso e tutti i ragazzi che ci
sono,
proprio non riesco a vederlo.
-Zayn!!-
urlo.
–Zayn!!- aspetto
qualche secondo. No, niente. Non risponde. Ora sono davvero disperata,
come
faccio a trovarlo?
Sto
immobile per qualche secondo, quasi sperando che mi si materializzi
davanti..
però non succede. Niente va bene, da quando
c’è lui. E c’è solo da poche
ore,
cavolo!
Cosa
succederà tra una settimana? Mi porterà alla
morte?!
No,
devo calmarmi. Anche perché in realtà non
è tutta colpa sua.. anche un po’ mia,
perché l’ho lasciato solo. Ma l’ho fatto
perché lui era irritante, quindi
ritiro tutto. E’ completamente colpa sua.
Faccio
un respiro profondo e finalmente riesco a capire qual è la
cosa logica che devo
eseguire in questo momento, andare dal coach. È lui che lo
fa allenare, saprà
sicuramente dov’è.
Quando
lo raggiungo sono pervasa da una fitta al fianco, dovuta non solo
all’effetto
della medicina che cominciava a svanire, ma anche alla lunga e faticosa
corsa.
Prendo la boccetta dalla tasca e bevo un lungo sorso della medicina,
poi mi
rivolgo al coach:
-Dov’è
Zayn?-
-Se
n’è andato una mezz’ora fa. Non
so perché si è trattenuto più a lungo.
Perché, non è tornato?- mi risponde il coach, prestando la
sua attenzione ad un
paio di reclute invece che a me. Faccio segno di no con la testa, con
il
terrore che inizia a pervadermi il corpo, poi mi ricordo che non mi
guarda e
sbuffo un ‘no’, prima
di andarmene.
‘Se
n’è andato mezz’ora fa’
Okay.
Ma dov’è andato?! Al comando non c’era.
Quindi.. quindi un bel niente! Lui non
sapeva neanche come arrivare al treno! Dove diamine è
andato?!
Devo
stare tranquilla, in fondo non è colpa mia e di questo ne
sono completamente e
pienamente sicura. E allora perché sono qui, sotto la
pioggia, ad aspettare di
vederlo?
Perchè,
mentre cerco di trovare una risposta, mi contraddico da sola?
Devo
ammetterlo, almeno con me stessa. È colpa mia almeno quanto
è colpa sua. Né di
più, né di meno. Ma resta il fatto che siamo due
cretini e che io sono
un’irresponsabile.
Facendo
mente locale realizzo una cosa: nessuno gli aveva detto che ci
allenavamo a
Mullingar e lui, non essendo mai stato su un treno, non sapeva che
viaggiavano
così velocemente. Può aver pensato di ritornare a
piedi. E allora sarebbe un
enorme problema. Peggio del fatto che sta diventando giorno in fretta e
il
tempo a disposizione è sempre di meno. Perché
adesso non è più Phillips che mi
preoccupa, ma non riuscire più a trovare Zayn, questo mi spaventa sul serio.
Allora,
il treno del ritorno si prende dal luogo opposto di quello
dell’andata, ma lui
non lo sapeva ovviamente quindi
deve
aver preso la direzione del primo treno.
Cerco
di pensare il meno possibile al fatto che è colpa mia se lui
era così a corto
di informazioni e mi dirigo verso la zona sud-est del campo.
Ora
mi fermo a calcolare quanto può aver percorso.
Alla
fine non credo che sia andato molto lontano, per dei semplici motivi.
Prima
cosa, era sicuramente sfinito dal suo primo allenamento.
Seconda
cosa, non è abituato a camminare molto.
Saranno
passati al massimo una quarantina di minuti, adesso, quindi
m’ incammino.
-Zayn,
ci sei?!- grido,
ogni dieci metri che percorro. Non mi arriva mai
nessuna risposta. –Zayn?!- ormai
sono
entrata tra una fitta rete di alberi, spero solo di riuscirmi ad
orientare per
tornare indietro.
Mi
arrampico sull’albero più alto che trovo, andando
più in alto di quanto la
prudenza mi dice di fare. Eppure non riesco a vedere niente neanche da
lì, a parte
tanti, tantissimi alberi, in tutte le direzioni.
-Zayn!!-
grido,
con quanto fiato ho in corpo.
-Eveleen!!-
mi
arriva un altro grido in risposta, questa volta. Provo a
localizzare la voce e decido che direzione prendere, sperando sia
quella
giusta.
Scendo
dall’albero e inizio a camminare, urlando il nome di Zayn, in
modo che ogni
volta che mi risponde sono sicura di essere sulla strada giusta.
Eppure
non arrivo mai a lui. Adesso, che gli alberi stanno diventando meno
frequenti,
mi arrampico nuovamente, speranzosa di una vista più precisa.
Tecnicamente
riesco a vedere tutto quasi perfettamente, ma non riesco a vedere lui.
Scendo
di nuovo con un tonfo e sbatto contro qualcuno. Figurati
se non si era messo sotto di me, penso irritata.