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Autore: Jaccquelyn    03/09/2012    13 recensioni
Ognuno vive a modo proprio, siamo noi a decidere cosa fare di noi stessi.
Eppure a volte questo non è possibile e vieni costretta a seguire dei severissimi codici.
Ma c'è sempre un modo per esprimersi, bisogna solo trovarlo.
Così, quando lo scopri, capisci qual'è il tuo ruolo nel mondo.
Ma cosa succede se ti fidi delle persone sbagliate?
Se tutta la tua esistenza viene scombussolata, con poche parole?
Nella vita reale, non in quella dei film, c'è davvero un lieto fine?
E c'è posto,in tutto questo, per l'amore?
Genere: Azione, Guerra, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Un’altra giornata passa tranquillamente, perché mi hanno dato una boccetta della medicina, quindi niente più fitte di dolore. Menomale. Non avrei sopportato un altro giorno in quel modo.

 

Liam e Buck non vogliono dirmi niente delle loro missioni.

 

Zayn non mi rivolge più la parola.

 

L’ultima cosa è di sicuro positiva, perché almeno non mi caccierò più nei guai (anche se, per sicurezza, continuerò a fare il giro in largo.)
Ma Liam e Buck? Che hanno da nascondermi? Ovviamente non è colpa loro, perché se non devono parlare delle missioni, è stato Phillips a ordinarglielo, ma potrebbero fare uno strappo alla regola, per me.

Dopo aver avuto una discussione al riguardo, non gli ho più rivolto la parola, a nessuno dei due. Non lo farò finchè non me lo diranno e su questo sono molto decisa.

E sono altrettanto decisa quando parlo con Phillips. –Cosa sono queste missioni?!- gli chiedo, digrignando, senza accorgermene, i denti. Stavolta non sorride quando mi risponde: -Leena non puoi partecipare, sono cose serie.- dal suo tono decido di non controbbattere. Per il momento, almeno.

Quando i due non-ti-dico-niente-e-non-mi-importa-se-sei-la-mia-migliore-amica entrano, non gli rivolgo il minimo sguardo. Ma li sento sospirare entrambi.

 

Succede esattamente la stessa cosa il giorno dopo. Richiedo a Phillips delle missioni e lui non mi dice niente. Sento entrare i due traditori (al momento li chiamo così) e non li guardo nemmeno di striscio.

Però c’è qualcun altro che noto e sarebbe impossibile non farlo, dato che mi viene davanti. Lo guardo con gli occhi sbarrati e non riesco a credere che sia davvero lui. Mia malavoglia, guardo Buck in cerca di una spiegazione, lui mima le parole ‘Ci serve’.

No, no, no, non ci serve affatto. Possiamo farne benissimo a meno.

-Beh, alla fine non l’ho scoperto da solo, avevi ragione. Ma sono comunque qui, strano, eh?- non gli rispondo. –Comunque non ho ancora capito niente. Però mi hanno detto che saremo insieme all’allenamento, qualunque cosa sia, quindi puoi spiegarmi tu.- aggiunge, senza farsi scoraggiare dal modo truce in cui lo guardo. –Mi piacerebbe che ci fosse anche Louis, però. Anche se non so di che si tratta, sono sicuro che gli piacerebbe. Ho chiesto a Buck di spiarlo.-

Non ce la faccio più a sentirlo parlare, scuoto la testa confusamente e mi giro dal lato opposto, fissando il muro di pietra.

Alla fine non l’ho scoperto da solo. Sono qui. Saremo insieme all’allenamento. Ho chiesto a Buck di spiarlo.

Buck! Come ha potuto farlo entrare dopo che gli ho detto cosa mi ha fatto?! O forse è stato proprio per questo che ha iniziato a spiarlo? Pensava che se era abbastanza coraggioso da affrontarmi valeva la pena spiarlo?

Guardo Buck, cercando qualcosa. Non so di preciso cosa, forse un segno di rimorso, di pentimento. Un segno che non arriva. Si limita soltanto a dire di nuovo ‘Ci serve’ a voce alta, stavolta.

-Certo che vi servo.- dice prontamente lui. –Anche se non so a cosa.-

-Sta zitto, Zayn.- gli dico scocciata. Lui mi guarda divertito.

-Andiamo all’allenamento?- non gli rispondo. Mi incammino verso il treno e lui mi segue. Inizia a sparare a vanvera una serie di cose: che non è mai stato su un treno, anzi, che non è mai uscito da Holmes Chapel; che è eccitatissimo; che non vede l’ora di capire tutto per bene; che non capisce come facciamo a non dormire a scuola e cose così.

-Ora però dovresti dirmi cosa dobbiamo fare.- dice Zayn scendendo dal treno.

-Okay, senti. Siamo in guerra e noi ci alleniamo per andare a fare varie missioni. Tutto qui.-

-Cosa?!- urla lui sconcertato.

-Non devi farlo a forza, se non te la senti rinuncia ora.-

-No, volevo dire.. siamo in guerra?-

-Non lo sai?- dico, vagamente confusa. Si, ci tengono segregati e ci fanno uniformare, ma davo per scontato che avessero avvertito tutti dello stato di allarme in cui ci troviamo. Forse non è così, però.

Zayn scuote la testa, ancora più confuso di me. Capisco che deve essere difficile da digerire, il tutto. Adesso, in effetti, mi fa un po’ pena.

Lo guido nel campo e gli dico di iniziare con i pesi, perché per prima cosa devi avere forza nelle braccia, per poter fare il resto.

-Non è il mio compito, questo?- mi dice il coach, spuntato da chissà dove.

-Non con lui.- gli rispondo con un sorriso.

-Va meglio il fianco?-

-La medicina non mi fa sentire niente.-

-Menomale. Mi hanno detto che hai perso un sacco di sangue, sai? Potevi morire se restavi un altro po’. – questo mi dà fastidio. Parlare di cose che potevano accadere. Non sono accadute, punto.

Scrollo le spalle incurante e mi metto davanti a Zayn, prendendo a mia volta dei pesi.

-Aah. – sospira lui. –Ecco i gemiti.- stai iniziando a capire ragazzo, bravo.

Non so di preciso quanto è passato, ma non molto. Anzi, pochissimo. Eppure Zayn solleva già pesi più massicci dei miei e questo non me lo spiego. Lo guardo sconcertata e lui mi risponde con un semplice: –Mi allenavo a casa.-  Meglio, sarà più facile prepararti e non dovremo aspettare molto per averti in squadra, dovrei dire sorridendo. Ma l’unica cosa che mi esce è un: -Aaah.- simile al suo di prima.

Perché un po’ mi dà fastidio che sia già così preparato, avrei preferito vederlo impacciato e incapace, così da poterlo prendere in giro e sfruttare la cosa a mio favore. E invece eccolo qui, perfetto, muscoloso e forte. Il moto di pietà che mi aveva spinto ad essere amichevole con lui svanisce d’un tratto.

Gli dico di passare agli anelli e io me ne vado alla boxe.

Tiro un pugno al sacco. Perché doveva venire proprio lui?

Pugno. Intendo, ci sono così tanti ragazzi che potrebbero essere migliori!

Pugno, pugno. Perché Buck ha fatto venire Zayn, che è già bravo?!

Pugno, pugno, pugno, pugno. Do una velocissima sfilza di pugni e non riesco più neanche a contarli. Le mie sopracciglia sono corrugate nella concentrazione e le braccia agiscono automaticamente colpendo il sacco sempre con più forza.

Poi qualcuno mi picchietta sulla spalla. Io mi giro e gli tiro un pugno. Chi poteva essere, se non l’insulso Zayn?

-Oh, scusa. – dico indifferente. –Sai nelle missioni può succedere di molto peggio, in effetti dovresti ritirarti, è pericoloso.-

-Da quanti anni ci sei, tu?- mi chiede da terra.

-Dieci.- rispondo secca.

-Se tu ce l’hai fatta a sei anni posso farcela anch’io.- afferma Zayn convinto. Poi  alza il braccio, con il palmo della mano voltato verso di me. Si aspetta che lo aiuti ad alzarsi e si sbaglia di grosso, infatti riprendo a tirare pugni.

-Sei molto carina da arrabbiata.- mi dice Zayn. Mi fermo e lo guardo prendere a pugni il sacco vicino al mio.

-Grazie.- rispondo secca. –Lo so.- poi mi tolgo i guantoni e vado verso un’altra postazione, dove lui non mi segue, per fortuna.

Mi arrampico velocemente lungo tutta la ‘scala’ se così si può chiamare quella cosa e mi fermo un po’ di sopra. Qua posso avere un po’ di pace, se anche qualcuno provasse a salire, ci vorrebbe un bel po’ prima di raggiungermi. Tre quarti dei ragazzi e delle ragazze presenti qua non sanno arrampicarsi, viene considerata una dote speciale, il che è ridicolo. È la cosa più semplice che ci sia tra tutti gli esercizi.

Nemmeno Buck ci riesce e Liam arriva al massimo a metà percorso.

Sento urla di dolore e sospiri ripetuti provenienti da sotto, la visuale perfetta sul capo mi permette di vedere ogni singola persona che si allena e solo ora mi rendo conto di quanti siamo.

Al suono della campana tutti si muovono agitati, a parte i ‘Bradfordiani’ che continuano tranquillamente a fare qualsiasi cosa stessero già facendo.

Mi calo giù dalla corda anch’io e atterro sul fresco prato.

Raggiungo il treno e occupo comodamente posto, ma stavolta non ho neanche il tempo di guardarmi intorno che siamo già arrivati.

Ovviamente i ragazzi non ci sono ancora.

Mi siedo su una poltroncina e sprofondo in quella, che prende la forma del mio corpo.

Githa si avvicina a me e iniziamo a parlare del più e del meno, ridacchiando spesso.

-.. e poi il cibo della mensa fa davvero schifo.- mi dice lei.

-Si, è vero!! Che quello di casa, poi?-

-La scuola lo batte, fidati!-

-Fanno schifo entrambi, dai!- concedo io, alzando le mani in segno di resa.

-A proposito di scuola, dov’è il nuovo?- mi chiede Githa. Improvvisamente non mi sta più tanto simpatica. –Non lo so.- rispondo secca. Poi, mia malavoglia, mi guardo intorno in cerca della sua chilometrica cresta, ma non la vedo da nessuna parte.

‘Puoi spiegarmi tu.’

Zayn non sapeva che dovevamo tornare.

‘Puoi spiegarmi tu.’

Avrei dovuto dirglielo.

‘Puoi spiegarmi tu.’

E se fosse rimasto al campo, avendo visto che non tutti tornavano? E se, in un secondo -momento, avrebbero incolpato me?

.. Probabilmente devo togliere il se. Incolperanno me, maledetta Eveleen.

Mi alzo di scatto dalla sedia, provocando uno sconcertato sguardo di Githa.

-E’ rimasto al campo, vero?- mi chiede. Annuisco piano, mordendomi un labbro.

-Beh, che aspetti? Muoviti!- continua lei, facendomi cenno di andare. E chi sono io per protestare? È esattamente ciò che devo fare: muovermi.

È improbabile che Phillips torni prima di me, ma se torna e né io né Zayn ci siamo, saranno guai seri. Peggio di non essere venuta.

Corro verso il treno e dico a Cesar di andare al campo, in fretta. Ed è quello che fa.

Sono al campo in meno di nove secondi e, nonostante la pioggia, corro per cercare Zayn. Ma tra le goccie che mi bagnano il viso e tutti i ragazzi che ci sono, proprio non riesco a vederlo.

-Zayn!!- urlo. –Zayn!!- aspetto qualche secondo. No, niente. Non risponde. Ora sono davvero disperata, come faccio a trovarlo?

Sto immobile per qualche secondo, quasi sperando che mi si materializzi davanti.. però non succede. Niente va bene, da quando c’è lui. E c’è solo da poche ore, cavolo!

Cosa succederà tra una settimana? Mi porterà alla morte?!

 

No, devo calmarmi. Anche perché in realtà non è tutta colpa sua.. anche un po’ mia, perché l’ho lasciato solo. Ma l’ho fatto perché lui era irritante, quindi ritiro tutto. E’ completamente colpa sua.

Faccio un respiro profondo e finalmente riesco a capire qual è la cosa logica che devo eseguire in questo momento, andare dal coach. È lui che lo fa allenare, saprà sicuramente dov’è.

Quando lo raggiungo sono pervasa da una fitta al fianco, dovuta non solo all’effetto della medicina che cominciava a svanire, ma anche alla lunga e faticosa corsa. Prendo la boccetta dalla tasca e bevo un lungo sorso della medicina, poi mi rivolgo al coach:

-Dov’è Zayn?-

-Se n’è andato una mezz’ora fa. Non so perché si è trattenuto più a lungo. Perché, non è tornato?- mi risponde il coach, prestando la sua attenzione ad un paio di reclute invece che a me. Faccio segno di no con la testa, con il terrore che inizia a pervadermi il corpo, poi mi ricordo che non mi guarda e sbuffo un ‘no’, prima di andarmene.

‘Se n’è andato mezz’ora fa’

Okay. Ma dov’è andato?! Al comando non c’era. Quindi.. quindi un bel niente! Lui non sapeva neanche come arrivare al treno! Dove diamine è andato?!

Devo stare tranquilla, in fondo non è colpa mia e di questo ne sono completamente e pienamente sicura. E allora perché sono qui, sotto la pioggia, ad aspettare di vederlo?

Perchè, mentre cerco di trovare una risposta, mi contraddico da sola?

Devo ammetterlo, almeno con me stessa. È colpa mia almeno quanto è colpa sua. Né di più, né di meno. Ma resta il fatto che siamo due cretini e che io sono un’irresponsabile.

 

Facendo mente locale realizzo una cosa: nessuno gli aveva detto che ci allenavamo a Mullingar e lui, non essendo mai stato su un treno, non sapeva che viaggiavano così velocemente. Può aver pensato di ritornare a piedi. E allora sarebbe un enorme problema. Peggio del fatto che sta diventando giorno in fretta e il tempo a disposizione è sempre di meno. Perché adesso non è più Phillips che mi preoccupa, ma non riuscire più a trovare Zayn, questo mi spaventa sul serio.

Allora, il treno del ritorno si prende dal luogo opposto di quello dell’andata, ma lui non lo sapeva ovviamente quindi deve aver preso la direzione del primo treno.

Cerco di pensare il meno possibile al fatto che è colpa mia se lui era così a corto di informazioni e mi dirigo verso la zona sud-est del campo.

Ora mi fermo a calcolare quanto può aver percorso.

Alla fine non credo che sia andato molto lontano, per dei semplici motivi.

Prima cosa, era sicuramente sfinito dal suo primo allenamento.

Seconda cosa, non è abituato a camminare molto.

Saranno passati al massimo una quarantina di minuti, adesso, quindi m’ incammino.

-Zayn, ci sei?!- grido, ogni dieci metri che percorro. Non mi arriva mai nessuna risposta. –Zayn?!- ormai sono entrata tra una fitta rete di alberi, spero solo di riuscirmi ad orientare per tornare indietro.

Mi arrampico sull’albero più alto che trovo, andando più in alto di quanto la prudenza mi dice di fare. Eppure non riesco a vedere niente neanche da lì, a parte tanti, tantissimi alberi, in tutte le direzioni.

-Zayn!!- grido, con quanto fiato ho in corpo.

-Eveleen!!- mi arriva un altro grido in risposta, questa volta. Provo a localizzare la voce e decido che direzione prendere, sperando sia quella giusta.

Scendo dall’albero e inizio a camminare, urlando il nome di Zayn, in modo che ogni volta che mi risponde sono sicura di essere sulla strada giusta.

Eppure non arrivo mai a lui. Adesso, che gli alberi stanno diventando meno frequenti, mi arrampico nuovamente, speranzosa di una vista più precisa.

Tecnicamente riesco a vedere tutto quasi perfettamente, ma non riesco a vedere lui.

Scendo di nuovo con un tonfo e sbatto contro qualcuno. Figurati se non si era messo sotto di me, penso irritata.

   
 
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