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Autore: noceur    03/09/2012    9 recensioni
«Do you believe in "happily ever after"?»
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Clover si sedette su una di quelle scomodissime sedie in legno nel banco affianco ad una ragazza dai capelli rossi e poggiò sulla scrivania candida, ancora per poco, il libro di matematica e il suo astuccio grigio.
«Piacere, Abigail.» si presentò la ragazza, allungando la mano destra, mostrando una fila di denti dritti e bianchissimi e svelando una voce molto più grave di quella che ci si sarebbe aspettati da una ragazza all'apparenza così gracile e delicata, quasi di porcellana per il suo colore pallido.
«Clover.» si presentò la bionda in risposta, senza curarsi di stringere la mano alla ragazza, che rimase leggermente delusa. Si girò velocemente dall'altra per svuotare il suo zaino e tornare a pregare senza sosta che le successive sei ore sarebbero passate il più in fretta possibile.
Dopotutto, per trattarsi di matematica, la prima ora era passata velocemente, e Clover fu quasi sorpresa quando sentì il suono metallico della campanella, facendole staccare gli occhi dalla lavagna o dal suo quaderno per la prima volta durante la lezione. La sua vicina di banco aveva più volte cercato di attaccare bottone ma quando capì che la bionda non era assolutamente interessata ai suoi discorsi su quanto fosse inutile l'algebra, smise di provarci, per immensa gioia di Clover.
A fine lezione, poco prima che Clover partisse alla ricerca dell'aula di storia, la rossa le si avvicinò, con un sorriso che cercava di essere meno finto possibile. «Quella professoressa è davvero una noia, non credi? - Clover la fissò corrucciata, stupita che ancora non si fosse arresa di provare a fare amicizia. Poi semplicemente annuì, giusto per non sembrare troppo scortese - Però almeno puoi fare quello che ti pare che non ti dice nulla, non penso neanche che se ne accorga, vecchia com'è!» ridacchiò sonoramente.
Clover non amava che si prendessero in giro i professori poiché era grazie a loro che avrebbero potuto trovare lavoro, un domani, e che avevano quel minimo di intelligenza, che però Abigail non sembrava interessata a sviluppare. E poi Clover doveva essere riconoscente a vita a quella prof per non averla obbligata a presentarsi alla classe, in quanto nuova compagna, ma probabilmente nemmeno si era accorta della presenza di una nuova alunna così silenziosa e attenta alle lezioni.
 Si limitò a sorridere, per non sembrare esageratamente infastidita.
«Comunque ti ho fermato solo per dirti che mi farebbe piacere presentarti la mia compagnia, dopo scuola. Ci incontriamo tutti sul muretto di fronte alla fermata del pullman alla fine delle lezioni e sono sicura che ti staranno tutti simpaticissimi! - esclamò, contenta - e poi abbiamo l'ultima ora, quella di Fisica in comune. Mi è caduto l'occhio sul tuo orario, non volevo farmi i fatti tuoi.» sussurrò in scusa, ma le fece  cenno di non preoccuparsi con un gesto della mano. «Ci piace dare il benvenuto ai nuovi arrivati. A me e ai miei amici, intendo. E poi siamo anche abbastanza popolari qui a scuola, e un po' di notorietà non fa mai male, quando si è nuovi in una scuola dove tutti si conoscono.» finì Abigail, e a Clover sembrò di sentire un pizzico di repulsione. Ma allora perché invitarla?
Clover ringraziò fievolmente, pregando fra sé e sé che gli amici della rossa non fossero tutti come lei. Poi scappò a lezione, temendo che la ragazza affianco a lei potesse iniziare un discorso sarcastico sul triplo mento della professoressa di matematica.

Le ore successive passarono fin troppo in fretta per i gusti di Clover, che di conoscere gli amici della ragazza dai capelli rossi proprio non ne aveva voglia, e men che meno di fare amicizia con i suoi nuovi compagni di scuola, così che evitava qualunque luogo affollato o di sedersi affianco a qualcuno all'apparenza troppo smagliante e volenteroso di chiacchierare. Scambiava due parole in classe, ma nulla di più di una semplice presentazione. E così era arrivata la fatidica ora. Clover cercò di affrettarsi per non essere obbligata a partecipare a quell'agonia di un'infinità di domande, occhiate furtive e magari anche qualche battuta sprezzante. Camminava a passi lunghi e veloci, attraversando il corridoio in men che non si dica, ma appena uscì dal portone d'ingresso se li ritrovò davanti, a pochi metri di distanza: un gruppo di una decina di persone, se non di più,  disposti in un cerchio disordinato, che chiacchieravano rumorosamente tra loro, da cui facevano capolino i capelli rossi di Abigail, che però parve non accorgersi della presenza della bionda, che cercò di non farsi notare, incamminandosi verso casa, facendo finta di nulla e sperando che la rossa continuasse a non vederla.
«Clover! - la chiamò una voce profonda. Abigail - Siamo qui.» Clover si girò, trattenendo uno sbuffo di disperazione, e tornò verso la numerosa compagnia. Quando fu abbastanza vicina, Abigail cominciò con le presentazioni. «Clover, ciao - la salutò con un sorriso smagliante - lei è Pollyanna, o più semplicemente Polly.» spiegò, prendendo per mano una ragazza lì vicina e tirandola verso di loro.
Clover la osservò attentamente, quella Polly. Le ricordava qualcuno, una di quelle ragazze di cui tumblr era pieno, e di certo la ragazza non aveva nulla da invidiare a tutte loro: aveva dei bellissimi capelli biondi, con qualche ciocca più scura, raccolti in una crocchia disordinata. Non era truccata pesantemente, se non sugli occhi, coperti da un ombretto dorato e circondati da una linea scura di matita. Clover non poté non notare i numerosi piercing che aveva Polly alle orecchie, ma tutto sommato le donavano. Era poco più alta di Clover, ma decisamente più magra.  In una mano teneva, fra due dita, una sigaretta quasi del tutto consumata, e nell'altra una borsa rigorosamente marcata Louis Vuitton, che doveva essere la sua cartella.
Ci sarà a malapena un astuccio pensò Clover, notando che era quasi totalmente vuota, ricordandosi della fatica che aveva fatto quella mattina per mettersi la cartella in spalla.
«Lei, Polly, è Clover.» la presentò Abigail, risvegliandola dai suoi pensieri.
Polly si poggiò la sigaretta fra le labbra, liberandosi la mano, per allungarla a Clover «Piacere Clover.» disse, squadrandola da capo a piedi, poi fece un sorriso palesemente falso, e si girò velocemente, tornando a chiacchierare con un biondino. Abigail sembrò quasi dispiaciuta che la sua amica non trovasse forte Clover, quanto lei. Un'altra ragazza si avvicinò a loro, questa volta senza che fosse Abigail a chiamarla. Aveva dei meravigliosi capelli castano chiaro e leggermente mossi sulle punte, un viso armonioso, e a differenza di Polly era truccata con solo un filo di mascara. Due occhi nocciola fissavano quelli grigi come il ghiaccio di Clover, senza toglierle lo sguardo di dosso e le labbra sottili della ragazza erano sollevate in un sorriso brillante che fece quasi rabbrividire la nuova arrivata. Sembrava… letale. Clover avrebbe scommesso che fosse una di quelle ragazze che non puoi fare a meno di fissare, per cui i ragazzi farebbero pazzie, da cui, se ti innamori, non hai scampo. E lei sapeva tutto questo. Lo si intuiva dal modo di camminare, con ampi movimenti dei fianchi, da come sbatteva le ciglia, da come la fissavano i ragazzi, ammaliati dalla sua presenza, e altrettanto facevano le ragazze, con sguardi infastiditi, invidiosi.
«Sei nuova di qui, vero? Non ti ho mai vista in giro - cominciò, sorridendo a Clover - Piacere, Holland. Non fare domande sul perché di questo nome - disse ridendo, facendo sorridere la ragazza di fronte a lei - Chiamami Holly, o trova pure un soprannome migliore. Tu sei…» la incitò.
«Clover, piacere mio.» rispose Clover, parlando per la prima volta da quando era arrivata nel gruppo. Le sembrava simpatica, un po' ambiziosa e in cerca di attenzioni, ma simpatica. Non ebbero il tempo di mettere in piedi una conversazione come si deve, che la ragazza fu chiamata da una voce maschile.
«Vieni, ti presento una mia amica!» le rispose Holland, stupendo Clover. Amica? si chiese, ma non fece in tempo a dire altro che un ragazzo altissimo aveva raggiunto le quattro ragazze. Anche lui, come Holly, toglieva il fiato. Due occhi azzurri, capelli castani e fisico scolpito, che si intravedeva dalla maglia bianca della divisa della scuola. Si piegò leggermente per dare un bacio sul collo a Holland, e Clover non si sorprese più di tanto: loro erano l'ennesima prova che i belli stavano con le belle, e viceversa. Non come nei film, nei libri, in cui la sfigata di turno finisce con il più figo. Tutte stronzate.
Si dovette piegare ancora di più per dare due baci sulle guancie a Clover, che non era di certo abituata a tutta quella confidenza, si sarebbe aspettata più una stretta di mano da uno sconosciuto. Holland non sembrò né preoccupata né arrabbiata, né lontanamente infastidita quindi Clover dovette supporre che era solito presentarsi così con tutte, oppure che Holland non aveva alcun dubbio che il suo ragazzo avrebbe potuto lasciare una bellissima ragazza qual'era per mettersi con una come Clover.
«Io sono God, piacere.» disse, circondando le spalle di Holly con un braccio. Notò l'espressione corrucciata di Clover, che si chiedeva come dei genitori potessero essere così snob ed eccentrici da chiamare loro figlio "Dio", e continuò, ridacchiando «E' solo un soprannome, mi chiamo Godric, ma dato che qualcuno un giorno mi disse che ero bello come un Dio, tutti iniziarono a chiamarmi così.» finì, sorridendo alla ragazza affianco a lei, per poi farle un occhiolino. Poi si incamminarono verso un muretto dove altre ragazze si fumavano tranquillamente una sigaretta. Si guardò intorno e notò che davvero pochi non ne avevano una in mano, e quei pochi, ne avevano appena buttata una o ne stavano accendendo un'altra.
Bene, loro sono anche peggio di Abigail pensò Clover, ricordandosi della rossa, che era sparita da affianco a lei senza che se ne accorgesse. Si sentì persa, non conosceva nessuno, e l'unico modo per iniziare un discorso sarebbe stato chiedere una sigaretta, ma lei non fumava, e non lo avrebbe mai fatto.
Come avendole letto nella mente, Abigail riapparve con due ragazze al seguito. Una era mora, con dei capelli mossi, due zigomi pronunciati e le sopracciglia sottili sollevate a osservare Clover con aria superiore con due occhi di un color caramello quasi inquietanti. Era decisamente bella, anche lei, ma la bionda si sarebbe stupita più del contrario, dopo aver visto gli altri componenti del gruppo. La seconda invece aveva dei capelli corvini e corti sulle spalle, anch'essi mossi. Aveva il viso abbastanza squadrato, non era la solita bellezza tradizionale come le sue amiche, ma era una bellissima ragazza comunque.
«Clover, loro sono Nique e Lee, non vedevano l'ora di conoscerti!» disse, mentre la ragazza coi capelli corti, Lee stringeva la mano alla bionda, sorridendole cortese.
«A me veramente non face-»  iniziò Nique, ma fu subito bloccata da Lee.
«Siamo liete di conoscerti -disse con un tono di voce alto e caldo - io sono Kimberlee, ma chiamami Lee, naturalmente. Mentre lei è Unique, ma la chiamiamo tutti Nique, o Nike.» fece un altro dei suoi sorrisi sinceri, cercando di coprire a gaffe dell'amica.
Clover non se la prese più di tanto, avrebbe evitato quella ragazza come avrebbe fatto, immaginava, con molti di quella compagnia. Due ragazzi le raggiunsero. Uno era biondissimo, palesemente tinto, con due occhi azzurro cielo. Clover si chiese come lui fosse potuto finire in un gruppo come quello, dove un ragazzo con i denti storti e l'apparecchio non andava molto a genio, pensò. Stonava, al confronto con gli altri, al confronto con Godric. Era seguito da un ragazzo mulatto, coi capelli tenuti in una cresta pacchiana e l'orecchino. Si presentarono come Niall e Zayn, e quest'ultimo sparì insieme a Nique, che Clover scoprì essere la sua ragazza. Il ragazzo biondo si fermò a chiacchierare con Abigail e Clover, raccontando di come i suoi genitori si fossero divorziati e sua madre avesse deciso di trasferirsi nello Chesire per sfuggire alla monotonia e ai ricordi del paesino irlandese dove vivevano. Notizie che a Clover non interessavano affatto, ma apprezzò che almeno lui si fosse impegnato a mettere su una conversazione. Inoltre, lui le assomigliava, non solo fisicamente, ma sembrava per niente a suo agio nel gruppo, così come la bionda.
«Niall, non mi presenti la tua amica?» domandò una ragazza altrettanto bionda, sbucando alle sue spalle. Gli stampò un bacio sulle labbra, che si prolungò facendo raccapricciare Clover. No, quel ragazzo non era per niente fuori luogo, anche se così sembrava.
Mai giudicare un libro dalla copertina si rimbeccò in silenzio.
«L'ho appena conosciuta, è un'amica di Abigail - sorrise - comunque lei si chiama -»
«Clover. Mi chiamo Clover.» disse, anticipandolo. Ero stufa che qualcuno mi presentasse al posto mio, e se avessi continuato così sarei passata per la ragazza invisibile o sordo-muta.
«Piacere, Cheryl. Benvenuta nella nostra compagnia, sempre che vorrai davvero farne parte.» finì, freddamente, prima di sussurrare qualcosa all'orecchio dell'irlandese, che si fece trascinare via per un braccio.
«Lasciala perdere - consigliò Abigail quando furono abbastanza lontani - lei è sempre così…» si bloccò, come cercasse la parola adatta per descriverla.
«Inquietante? Angosciante? Minacciosa? - suggerì Clover - Devo continuare?» chiese, scatenando l'ilarità della ragazza dai capelli rossi. Peccato che non stesse scherzando, lei. Iniziarono a camminare nei dintorni, ma si fermarono poco dopo per salutare un ragazzo castano, un certo Liam, che non aveva nulla di troppo affascinante, se non un paio di bicipiti nascosti dalle mezze maniche della maglietta bianca. Affianco a lui era seduto un ragazzo coi capelli rossicci, che si presentò come il fratello di Abigail. Clover non ci avrebbe messo la mano sul fuoco, se non per i capelli, e perché glielo avevano confermato. Lei aveva dei lineamenti così dolci mentre lui era tutto l'opposto. Già il fatto che si facesse chiamare…
«Big Rob, mi chiamo Robert, ma tutti mi chiamano così.» spiegò alla ragazza, porgendole la mano. Non si stupì più di molto che lo chiamassero così, perché non lo si poteva definire certamente troppo magro. Non era nemmeno grasso, e Clover nemmeno ci badava a queste cose, era solo un po' robusto. E anche un tipo particolare: un tatuaggio multicolor gli ricopriva tutto l'avambraccio, e Clover poté scommettere che ne avesse molti altri e altrettanto particolari.
Rimasero a chiacchierare pochi minuti, del più e del meno, fin quando Abigail non chiamò, a voce fin troppo alta, un ragazzo alle spalle di Clover.
«Styles! - strillò quasi nell'orecchio della bionda affianco a lei - vieni ad abbracciarmi!» Clover si girò a vedere con chi parlasse l'amica, per trovarsi davanti chi non avrebbe mai desiderato. Il ragazzo dell'armadietto era a qualche metro da lei, e si avvicinava inesorabilmente. Avrebbe voluto sprofondare: era rimasta a fissarlo incessantemente quella mattina, e in più aveva dovuto farsi aprire l'armadietto da lui, e già la sua presenza in quel gruppo non era troppo apprezzata, figuriamoci se avessero scoperto che era ancora più sfigata di quel che sembrava. Le sembrava che in quelle poche ore il colore dei suoi occhi fosse cambiato, più acceso, un verde acquamarina. Fissò il ragazzo abbracciare Abigail, che si allontanò leggermente dopo una decina di imbarazzanti secondi. «Ma dove sei stato tutto questo tempo? Ti stavamo aspettando!» esclamò, mentre lui si accendeva una sigaretta.
Ci risiamo rise fra sé e sé Clover, mettendosi a sedere sul muretto dietro di lei, affianco a Robert.
«Quella troia della professoressa di trigonometria mi ha tenuto in classe per discutere dell'andamento dei miei voti che fanno su e giù come un ascensore» spiegò, dopo aver buttato fuori una nuvola di fumo, dicendo quell'ultima frase in falsetto, per imitare quella sua professoressa. Ci riuscì bene, a quanto parve a Clover, perché tutti scoppiarono a ridere.
«A parte questo - disse Abigail, ancora col sorriso sulle labbra - ti devo presentare una mia amica.» spiegò, indicando Clover, le cui guancie presero pressappoco il colore dei capelli di Robert.
Lui si avvicinò con un lungo passo, spostando la sigaretta da una mano all'altra, per tenderla alla ragazza seduta davanti a lui. «La ragazza dell'armadietto - sussurrò, facendosi sentire solo da lei, sorridendo sotto i baffi - Piacere, Harry Styles.»
«Clover Murray.» rispose, stringendogli la mano il più forte possibile, visto che lui sembrava farlo con lei.
«Non ti ho mai vista in giro, sei nuova, vero?» domandò, come se non fosse scontato.
«Sì, sono nuova. Ma non per questo una ragazza che tu non hai mai visto debba esserlo per forza, Styles.» lo canzonò, sollevando un angolo della bocca, e facendo sollevare un orda di applausi e fischi intorno a sé.
Lui ridacchiò amaro «Hai ragione. Ma sono poche le ragazze che non conosco. prova tu ad immaginare perché.» terminò, passandosi una mano fra i capelli con fare sexy. Ma con lei non funzionava: aveva perso tutti i punti guadagnati con la sua bellezza esteriore e il fatto dell'armadietto, con quel suo atteggiamento presuntuoso e da sbruffone. Non diede il tempo a Clover di rispondergli, che già se n'era andato a parlare con il ragazzo irlandese.
«Maleducato.» disse, a voce bassa, ma tutti quelli intorno a lei sembrarono sentirla.
«Ammetti che però è un bel ragazzo.» sogghignò Abigail.
«Sì, ma il suo ego spropositato non mi permette di godere appieno della sua faccia da schiaffi.»

Passarono una ventina di minuti, in cui Clover scambiò non più di due parole con Big Rob, che sembrava essere l'unico a capirla.
«Cosa ci fai tu qui? Intendo, non sei proprio il tipo da stare con questo genere di persone. Non sembri, almeno. Un pesce fuor d'acqua, ecco.» constatò il ragazzo.
«Un po' come te.» rispose sprezzante lei, con lo sguardo perso a fissare l'amica chiacchierare con il ragazzo dai capelli ricci. «Scusa - disse dopo poco, pentendosi del tono arrogante che aveva appena usato con il ragazzo, che le aveva solo dato una sua opinione - è che hai ragione, io non sono come loro e non vedo perché dovrei continuare a stare qui a fare la statua di cera.» sputò. Si rese conto che forse non era stata una buona idea dirlo al fratello di Abigail che già solo dalla prima occhiata le sembravano tutti troppo altezzosi e che se ne sarebbe andata volentieri se non fosse stata educata decentemente, a differenza loro. Per quanto ne sapeva, sarebbe potuto andare a dirglielo, così che l'unica ragazza che aveva provato a conoscerla l'avrebbe ignorata per i seguenti anni, perché se lui era un quel gruppo completamente diverso da come si presentava i rosso, un motivo ci doveva pure essere.
Non poté preoccuparsi oltre, perché il ragazzo tornò a parlare. «E allora vai. Non hai mica fatto un patto che ti obbliga a stare qui, oppure sì? - domandò ridendo, e lei scosse la testa, facendo lo stesso - E io faccio parte di questo gruppo giusto per tenere d'occhio mia sorella. Perché dovrei uscire con dei bambocci di quattro anni più piccoli? Senza offesa, naturalmente.»
Lei si strinse nelle spalle «Nessuna offesa.» prese alla lettera il consiglio di Robert, e decise di tornare a casa, sentendo anche i morsi della fame. Le sembrò più giusto salutare comunque, nonostante avrebbe scommesso che nessuno di loro si sarebbe fatto problemi a riguardo. «Io vado» disse prima, rivolta al ragazzo affianco a lei, alzandosi dal muretto e pulendosi leggermente i pantaloni.
«Ciao a tutti - salutò, senza ricevere risposta - Io vado.» questa volta qualcuno si girò, e tornò di nuovo a parlare con gli amici, senza preoccuparsi di risponderle. Solo l'irlandese, Niall, alzò la mano in segno di saluto, ma Cheryl, o Cher come la chiamavano tutti, che stava sdraiata sulle sue gambe, gli tirò una leggera sberla sulla pancia, attirando di nuovo la sua attenzione sul suo viso, e non su quello di Clover.
Fantastico, ora nemmeno lui mi saluterà più immaginò, e si volse verso Robert, che la guardava con un'espressione fra il divertito e il dispiaciuto. Sollevò le spalle e, almeno lui, la salutò, prima che lei si dirigesse verso le strisce pedonali.
Migliaia di pensieri le affollavano la mente, perché le sembrava di essere stata cortese con tutti, a parte che con Styles, e allora perché trattarla male? O, peggio, non calcolarla nemmeno per un attimo. Persino Abigail dopo l'arrivo di Harry era sparita, forse arrabbiata per i commenti di Clover su quello che sembrava essere uno dei suoi più grandi amici, forse perché era come tutti gli altri. E per stare in quel gruppo probabilmente era così che bisognava essere: presuntuosi, altezzosi, cambiare solo per essere accettato, fingere di essere diversi da quello che davvero si è. Ma Clover non era nulla di queste cose, e non era nemmeno capace di fingersi vanitosa, o superiore, lei era una ragazza da magliettoni larghi e jeans strappati, abbinati ad un paio di scarpe basse. Non si sarebbe mai sognata di presentarsi a scuola con un tacco 12 o un vestitino attillato a scuola, come Nique, o Cheryl.
Lei era una di quelle che non si truccava pesantemente, era una ragazza semplice, come tante altre su questo pianeta, e non sarebbe riuscita a cambiare. Ma sarebbe riuscita a far cambiare qualcuno in quel gruppo, solo non lo sapeva ancora.
Con la mente piena di pensieri non si accorse nemmeno di ciò che le succedeva attorno, sentì solo un clacson, delle urla e poi una mano afferrarle il polso e tirarla indietro, mentre una macchina nera le sfrecciava davanti a tutta velocità.
«Dovresti stare più attenta, la prossima volta.» non le ci volle molto per capire chi l'aveva salvata, per la seconda volta. Una voce così calda e pungente non era facile da dimenticare. Harry.


-


buonasera a tutte!
sono abbastanza soddisfatta di questo capitolo, perché le descrizioni, soprattutto che riguardano le persone, mi piacciono molto, anche se non penso di essere troppo brava.
Essendo molto lungo, spero di non avervi annoiato, e figuratevi che doveva essere ancora più lungo AHAHAHAHAHAH
Comunque, dato che in questi giorni non avevo molto da fare, non avendo compiti, ho abbinato ad ogni personaggio, un volto famoso, nonostante io odi farlo e nessuno di quelli presentati nel capitolo qui sopra saranno di grande importanza nel corso della storia. Comunque:
Polyanna
"Polly", Holland "Holly", Unique "Nique", Kimberlee "Lee", Cheryl "Cher", Godric "God", Robert "Big Rob". Nessuna offesa a Ed Sheeran per come lo ho definito nel capitolo né per il soprannome, lo amo alla follia, ma era l'unica cosa che mi veniva in mente al momento, dato che chiamo Big Rob anche mio fratello, che si chiama Roberto, e stavo scorrendo, appunto, i suoi messaggi ahahah
Mentre
Clover e Abigail le ho immaginate così :)
Quindi, spero vi sia piaciuto il capitolo e che non vi abbia annoiate. Ringrazio chi ha recensito lo scorso capitolo, chi l'ha messa nelle preferite o nelle seguite, e mi scuso se troverete errori, perché ricontrollare qualcosa come 4000 parole non mi andava proprio!
Recensite e fatemi sapere che ne pensate, anche se vi fa schifo!
Mars.

 

  
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