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Autore: ele_lele    04/09/2012    2 recensioni
Samantha, la brava ragazza della porta accanto ligia alle regole, vive a San Diego con suo fratello Jason e con le amiche Minnie e Sarah. Ventuno anni, un rapporto difficile con la sorella maggiore e una cotta storica per il migliore amico di suo fratello la porteranno a vivere la vita in modo diverso e fuori dagli schemi 'prestabiliti'.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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2. Black Out

Capitolo II

Black Out

 

 

 

Aprì un occhio, ma le palpebre erano talmente pesanti e il cerchio alla testa le causava una nausea talmente forte che era certa che sarebbe morta nell’impresa.

Tutta colpa di Minnie e delle sue strampalate idee. E sua, che aveva fatto l’accondiscendente senza puntare i piedi. Andiamo a una festa senza decidere un orario in cui tornare a casa? Certo che sì. Beviamo birra a stomaco vuoto? Ma naturalmente. Andiamo a dormire in un orario dimenticato da Dio e da tutte le anime pie?

Ovviamente.

-Buongiorno baby-

Più che rispondere, si limitò ad emettere un mugugno che avrebbe fatto esasperare Amanda. L’idea le sollevò un po’ l’umore e tentò nuovamente di aprire un occhio.

La prima cosa che realizzò era che non aveva la benché minima idea di dove accidenti si trovasse. La seconda, che c’era troppa luce nella stanza così tornò a strizzare le palpebre nel tentativo di non rimanere accecata.

Si mosse, a disagio, spostando con la gamba destra quello che doveva essere una coperta gettata sopra il suo corpo accaldato. Le notti, al contrario del giorno, potevano essere decisamente fredde in California.

-Vuoi un caffè, baby?- ripeté la voce.

Che Minnie si fosse bevuta il cervello? Lei era intollerante alla caffeina e, da un paio d’anni, intollerante a chi le chiedeva se voleva un caffè pur sapendo che non poteva berlo. Cos’è, voleva essere uccisa di prima mattina? Perché, considerando il mal di testa, la nausea e le occhiaie che sicuramente si sarebbe ritrovata, era sulla strada giusta per diventare martire.

Si mosse ancora, rigirandosi su un fianco e sentì il calore di un piede solleticarle il polpaccio.

Di male in peggio.

Una mano calda le si posò sul fianco destro risalendo lenta e lasciva verso la sua spalla per poi deviare, sorprendendola, verso il suo seno. Improvvisamente un campanello d’allarme le risuonò in testa e, aprendo gli occhi e rimanendo accecata dalla luce, si mise a sedere sul letto. Nella sua visuale c’erano poche cose: il solito tavolo rotondo sommerso dai libri e dalle scatole dei cereali mezze vuote che suo fratello aveva lasciato in giro e che lei si era rifiutata di mettere in ordine, la coperta azzurrina di pile e una gamba pelosa.

Ci mise meno di un secondo a rendersi conto che non poteva certo essere quella della sua amica, sia perché lei era una patita della ceretta e sia perché non aveva polpacci così scolpiti. Con uno scatto felino balzò in piedi e, nel tentativo di allontanarsi dal letto che ospitava un essere di sesso maschile sul quale non aveva ancora avuto il coraggio di puntare lo sguardo, inciampò nelle lenzuola a fiorellini e cadde sulla moquette.

 

Non avrebbe potuto andare peggio di così. Per non cadere come una pera cotta e farsi seriamente male appoggiò i gomiti e le ginocchia rimanendo con il bacino per aria.

-Bella visuale. È finalmente un invito?-

Decisamente non poteva essere Minnie!

Si fece coraggio e voltò il capo. Aveva uno sconosciuto nel letto. Uno sconosciuto! Ci mancavano solo i fenicotteri rosa nella piscina e i glitter per la stanza dato che sentiva pulsare le tempie come avesse un martello in testa.

Lo sconosciuto la guardò e giocò la carta di quello che per lui, evidentemente, equivaleva a uno sguardo provocante. Samantha spalancò la bocca senza sapere cosa dire per poi esclamare la cosa più ovvia.

-Non ti conosco.

-Oh, direi che dopo stanotte io conosco te.

Perfetto, aveva aspettato tutto quel tempo per andare a letto con un ragazzo e ora come una cretina era andata col primo che aveva deciso di aver voglia di fare sesso con una sconosciuta! Non che fosse vergine, ma la prima volta non poteva davvero valere ed essere catalogata sotto la voce “sesso”. Sarebbe stata un’ingiustizia.

Era anche una delle perle di saggezza della sua amica Julia: “Tutti hanno il sacrosanto diritto a un orgasmo”. Magari con un Ryan DeRio piuttosto che con un Andrew Wall, come era stato per le la prima e unica volta. Avrebbe volentieri sostituito il ragazzino sfigato con il belloccio palestrato.

-Baby, non fare quella faccia sgomenta. Non è mica successo niente di male, sono cose che capitano. A volte se ne sente la voglia e bisogna seguire l’istinto, non credi?-

Si ritrovò ad annuire quando l’unica cosa che avrebbe voluto fare era sbattere quel pallone gonfiato fuori da casa sua. Poi, come rinvigorita, scosse il capo e lo guardò male.

-Come scusa?- stentava a credere alle sue orecchie. -Seguire l’istinto, dici? Bene, allora quella è la porta. Fuori dai piedi!

-È una cosa del tutto naturale, quasi fisiologica direi…- riprovò lui alzandosi dal letto con i soli boxer addosso. Samantha arrossì e chiuse gli occhi senza rendersene conto.

-…fisiologica…- si ritrovò a ripetere mentre sbirciava socchiudendo appena le ciglia.

-Ma sì, come svegliarsi nel mezzo della notte per bere o fare pipì…- continuò lui infilandosi dei bermuda pescati chissà dove.

-…pipì…- di quel passo l’avrebbe presa per una ritardata.

-…o per abbassare la tapparella per diminuire la luce che entra da fuori, rispondere al telefono che squilla, fare sesso per un’improvvisa voglia...-

-Sesso!- quasi urlò.

-Sesso- ripeté lui tranquillo e con un sorriso divertito sulle labbra. Poi, come colto da un’illuminazione, le chiese: -Samantha, esattamente quanto ricordi della serata passata insieme?-

 

 

 

 

Continuava a parlare raccontando di quanto si fossero divertiti, di come lei avesse improvvisato uno spogliarello dopo essersi scolata mezza bottiglia di vodka e di come lui fosse capitolato vedendola ballare in mezzo alla strada. Fu in quel momento, nell’istante esatto in cui Samantha credeva sarebbe scoppiata a piangere, che la porta della sua camera si aprì.

-Hey, allora sei qui. Credevo te ne fossi già andato.- Un ragazzo biondo, con addosso solo un telo da doccia, la guardò e le sorrise.

-E tu saresti?- chiese Sam in un sussurro al ragazzo che aveva aperto la porta facendo capolino nella sua camera da letto.

-Jeff. Non ti ricordi di me? Sei stata tu a dire che potevamo venire a casa tua-

-A quanto pare non si ricorda niente- intervenne, inaspettatamente, il ragazzo che aveva trovato nel suo letto appena sveglia.

Jeff inarcò un sopracciglio con fare dubbioso –Niente niente?- e vedendo che lei scuoteva la testa aggiunse –Peccato. Io mi sono divertito ieri sera- e uscì com’era entrato.

-Posso piangere?- domandò Sam con voce rotta. Evidentemente il ragazzo in bermuda non ci teneva particolarmente e le fu subito accanto tentando di consolarla.

-No! No, no, no. Hai un sorriso bellissimo e piangere non mi sembra una buona idea. Se vuoi ti vado a preparare un caffè così hai il tempo di calmarti- propose.

-Già, bel modo di scaricarsi la coscienza facendo un caffè. Senti, ti tolgo dall’impasse: io fingerò che la notte scorsa non ci sia mai stata, di non aver fatto sesso con due sconosciuti, e non sarà tutta questa fatica perché onestamente non ricordo nulla, e tu potrai andartene felice e contento.-

-Sesso? Credi che noi… Oddio, no! Cioè, magari! Lascia che ti spieghi, eh?- aggiunse vedendo lo sguardo truce della ragazza.

-Io sono Adrian- le porse la mano estremamente serio. Sam la strinse titubante mormorando –Samantha-.

-Lo so. Allora, non ti ricordi proprio niente di ieri notte?- tentò nuovamente Adrian.

-Black out- ammise.

-Fantastico. Beh, non sono mai stato un granché bravo nelle sintesi, però ci proverò. Niente menage a trois, inizio così almeno ti tranquillizzi.- Tranquillizzarsi? Per poco non si strozzava con l’aria! –Hai solo esagerato un po’ con la birra e poi la tua amica ha insistito per voler bere uno shot e tu hai voluto assaggiare il mio drink. Una decina di volte circa!- rise al ricordo, la mente persa in ricordi che lei non riusciva a evocare.

-A che gusto?- chiese senza pensarci.

-Melagrana- rispose prontamente lui, segno che non si stava inventando nulla.

Melagrana. Un sapore aspro, giovane, che si mescolava con quello avvolgente e caldo dell’alcol. Vodka e uno dei frutti della Terra Promessa. Il frutto della passione legato a ciò che toglieva ogni freno inibitore. Un mix esplosivo che tuttavia doveva essere molto…

-…Buono- concluse Samantha ad alta voce.

-Come, scusa?- le chiese Adrian perplesso.

-Niente, dicevo che sembra buono.- Per un attimo le era quasi sembrato di avere in gola il calore dell’alcol e il sollievo della granatina e si passò inconsapevolmente la lingua sulle labbra alla ricerca di quel sapore perso nei meandri della sua mente.

-Lo è. Me l’hai detto anche ieri notte che era buono. Veramente hai continuato a ripetermelo a ogni bicchiere che bevevi socchiudendo le ciglia e provocandomi con occhiate alquanto appannate dalla vodka. In ogni caso, abbiamo ballato, ah, per la cronaca, sei reticente all’inizio ma una volta che ci prendi il via balli come se ci fossi solo tu e tutto il mondo sparisse. È la cosa più arrapante che abbia mai visto.

Perfetto, ci mancava solo questo. Complimenti osceni di prima mattina da uno sconosciuto che si era portata a dormire a casa sua e con il quale non aveva fatto sesso pur essendosi svegliati entrambi in intimo avvinghiati nello stesso letto. Ce n’era abbastanza per entrare in analisi…

-Poi, niente di che- seguitò con nonchalance scrollando le spalle –ci siamo baciati ma mi hai detto che proprio non te la sentivi di fare altro e una volta a casa sono iniziati i giochi. Non guardarmi così, intendo dire che hai iniziato a parlare e Apriti Cielo! Manca solo che so il numero di carta di credito di Ryan e poi siamo a posto!

-Come scusa?- perché la voce non le veniva mai come se la immaginava? Sicura e decisa invece di quel pigolio timido che aveva soffiato fuori a fatica.

-Ryan DeRio. Non fare la finta tonta, capisco che ora stai fingendo di non capire. Mi hai raccontato vita, morte e presunti miracoli del tipo che, lasciatelo dire, non mi sembra neppure niente di che. Potresti guadagnarci giusto se ci sa fare ma, da come me l’hai descritto, sembra il classico pallone gonfiato che pensa al proprio piacere fregandosene di quello della compagna. Insomma, il classico…-

-Ho capito! –l’interruppe frettolosa di cambiare argomento -E dopo?

-E dopo siamo crollati a dormire e tu ti sei svegliata con questo vuoto di memoria.

-No- la pazienza la stava abbandonando e non era un buon segno –intendo dire di cosa abbiamo parlato dopo Ryan.

-Ah. Di niente. Ogni volta che provavo a cambiare argomento ricominciavi a lagnarti di quanto fosse ingiusta la vita che ha dato a Sarah le tette che ha negato a te e a Julia i capelli biondi che tu hai nelle tue fantasie. Anche quando provavo a baciarti e toccarti per farti sciogliere un po’ ti lamentavi, così alla fine mi sono arreso al fiume di piagnistei su Ryan. E se vuoi saperlo io non ti ci vedo bionda.-

Sarebbe impazzita, se lo sentiva.

Prima Adrian la faceva ubriacare a una festa, andava a casa sua e la mattina si svegliava nel suo letto in boxer, poi le faceva un sunto della nottata che lei aveva dimenticato per colpa dell’alcol dicendole che ci aveva provato varie volte con lei pur non conoscendola e che se non fosse stato per la sua parlantina probabilmente avrebbero anche concluso sotto le lenzuola e infine tirava fuori una banalità come “non ti ci vedo bionda”? L’avrebbero internata a breve…

-Ah, ok- si limitò a commentare atona per non perdere l’ultimo barlume di lucidità da utilizzare sfogandosi con Minnie. O meglio, su Minnie.

Adrian parve sul punto di aggiungere qualcosa ma fu interrotto dalla porta che si apriva nuovamente e la testa bionda di Jeff compariva e guardava l’amico con un sorriso divertito.

-Ehi, ma lo sai che ci sono almeno sei scatole di cereali di tipo diverso in questa casa?-

 

 

 

 

-Non ti piacciono i cereali-

Era la quarta volta che lo ripeteva e Samantha sperava che se ne sarebbe presto fatto una ragione.

Aveva provato a specificare che in realtà quelli al cioccolato e quelli con i frutti rossi le piacevano, così come le ciambelline colorate di Trader Joe’s, ma a quanto pare lui aveva capito solo quello che gli interessava. Ovvero il minimo indispensabile che, una volta immagazzinato, doveva aver esaurito lo spazio disponibile per ulteriori aggiunte o modifiche diventando così un assunto.

-Non ti piacciono i cereali- E dagli. Non sembrava così messo male quando poco prima aveva frugato nella sua cucina in cerca di ciotole, latte e cucchiaini. Anzi, sembrava bello arzillo anche quando si era impossessato di un suo telo da doccia e aveva fatto come a casa propria.

O come si sarebbe comportato un ipotetico fidanzato, prendendo possesso di quella casa dopo aver preso lei.

Perché non mangiasse con gli occhi chinati sulla sua ciotola o direttamente chiusi come tutte le persone che conosceva, compresa Amanda, facevano di prima mattina, era un mistero.

E soprattutto dove trovasse la forza di articolare frasi di senso compiuto di prima mattina era un mistero ancora maggiore.

Se si aggiungeva che era maschio la cosa poteva rasentare il miracolo, pensò amaramente Samantha vedendo che lui continuava a fissarla e a pescare i cereali nel latte.

Appena Jasmine uscì dal bagno vestita e pettinata, con tanto di trucco e profumo, Samantha strusciò la sedia sul pavimento e si alzò rigidamente.

-Vado a fare una doccia- annunciò senza guardare nessuno in particolare.

-Qualcosa non va, Sam?- l’interrogò la sua amica. Si era seduta accanto a Jeff ed era tutte fossette. E mascara e burro di cacao alla pesca e frutto della passione.

Prima di colazione. Decisamente sperava di fare di nuovo colpo.

Lui l’ignorava come se il posto che ora occupava lei continuasse a essere vuoto ma, quando lei gli passò di nuovo la scatola dei cereali le sorrise e Minnie sospirò.

Sì, lui ti ha usata e non glie ne frega più niente di te.

Sì, è venuto a letto con te ma solo per una notte.

Sì, ha fatto il carino solo per interesse personale.

-No, tutto ok. Vado a fare una doccia.-

Mentre chiudeva la porta e rigirava la chiave nella toppa udì chiaramente la litania di Jeff. –Non le piacciono i cereali!-

 

 

 

 

Non le veniva in mente nulla di più bello di una doccia calda per rilassare i nervi.

L’acqua le scorreva sulla pelle avvolgendo ogni millimetro, sciogliendo i tendini tesi e scaldando i muscoli intirizziti dall’aver dormito in intimo quando l’estate stava finendo anche in California e le notti diventavano mano a mano più fresche.

Prese dal bordo della vasca il bagnoschiuma –Gelsomino e tea verde, come aveva saputo per puro caso essere quello che piaceva a lui e si era scoperta ad amarlo anche lei- e ne versò una generosa dose sul palmo.

Il profumo si diffuse immediatamente per tutto il box facendole perdere un po’ di lucidità e rilassandola con l’aiuto dei vapori che appannavano lo specchio e riscaldavano la poca aria nel piccolo bagno.

Iniziò a massaggiarsi dalle spalle e chiuse gli occhi immaginando di non essere sola sotto il getto dell’acqua.

Non aveva mai fatto una doccia con un ragazzo e ultimamente si era ritrovata non poche volte a immaginare di avere altre mani invece delle proprie che toccavano avide il suo corpo.

I seni sembravano aver acquistato una misura in più solo grazie alle sue fantasie e Samantha li accarezzò lasciandosi sfuggire un sospiro.

Ryan l’avrebbe baciata proprio lì, su quel neo che aveva sul seno destro e avrebbe succhiato quella piccola cicatrice che si era fatta da bambina cadendo da un albero, in mezzo ai due seni. Una piccola mezzaluna che sicuramente lui avrebbe trovato sensuale e che l’avrebbe acceso di desiderio, come tutto di lei.

Le mani del ragazzo sarebbero scese lungo i fianchi rassicurandola che non erano troppo grossi come lei andava dicendo, ma perfetta presa durante i loro amplessi insaziabili. Insaziabili come la voglia che lui avrebbe avuto di lei scendendo ancora e perdendosi in carezze audaci sulle sue labbra e dentro di lei, accarezzando l’inguine e torturandola con fare lascivo in un’erotica carezza sulla coscia in un lento risalire.

Avrebbe posato la bocca sulla sua con la fretta dei moribondi per prendere aria direttamente dalle sue labbra, respirare dai suoi polmoni e nutrirsi della sua anima. Avrebbe avuto il suo sapore addosso e l’avrebbe presa contro le mattonelle fredde della doccia con l’impazienza di un ragazzino alle prime armi. Avrebbe spiato i suoi occhi farsi sempre più assenti e perdersi in un mondo dove gli unici colori per lei erano il grano dei capelli di lui e il verde dei suoi occhi, gli unici odori quello della sua pelle e dei loro corpi incastrati alla perfezione, gli unici suoni quello degli ansiti di piacere che si sarebbero tolti di bocca a forza, spingendosi l’uno nel profondo dell’altro, fino a toccare l’anima, estirpando il dolore dalla carne e cercando il punto fermo in quell’universo di sensazioni scoprendo di essere Stella Polare l’uno per l’altra.

L’avrebbe vezzeggiata, stretta tra le braccia finché il respiro non fosse tornato naturale per poi riprendere quella dolcissima tortura, scendendo a sfiorare con le dita la sua femminilità e facendole sfuggire l’ennesimo sospiro che avrebbe bevuto tra le sue labbra.

L’avrebbe amata e l’avrebbe odiata solo per poi poterla amare all’infinito.

Avrebbe provocato i suoi gemiti e si sarebbe saziato delle sue urla, godendo nel vederla godere.

Però, anche nelle fantasie più rosee, durante i loro amplessi Samantha non aveva mai sentito il rumore di ceramica rotta.

Si riscosse svogliatamente dai suoi sogni e finì di lavarsi, più sfinita di quando era entrata nella doccia e sicuramente più insoddisfatta.

Si passò lo shampoo velocemente, cercando di lavare via tutte le sue infantili speranze di un futuro con Ryan e si ripromise di non fare una scenata a Minnie di fronte a Adrian e comunque si chiamasse il tipo con la maglietta verde per la rottura di quella che immaginava fosse stata una ciotola da cereali.

Si avvolse nell’accappatoio e, sudando per l’aria calda nella stanzetta, accese il phon per tentare di asciugarsi i capelli per non andare in salotto gocciolante. Quando le sembrò di non essere più alle soglie dell’indecenza, indossò un paio di boxer femminili con il logo della sua vecchia università che le coprivano a mala pena le mutande e una maglia a bretelline dalla quale spuntava il pizzo rosa del reggiseno color pastello.

Aprì la porta e volò in salotto. Seduto sul suo divano di pelle c’era Adrian che fissava disteso il suo amico dalla maglia verde che era tutto intento in un discorso del quale Samantha capì solo poche parole.

Accanto a lui Ryan, che lo guardava con una scintilla di divertimento negli occhi ascoltando il resoconto della serata passata, di come Jeff fosse andato a letto con  Jasmine, di come Samantha avesse bevuto i drink di Adrian, e di come lei stessa fosse scappata sotto la doccia poco prima.

Inaspettatamente Ryan alzò lo sguardo piantando gli occhi in quelli di Samantha e provandole che sapeva esattamente dov’era e da quanto era nella stanza.

-E così, Tappetta, non ti piacciono i cereali…- le soffiò con un palese divertimento nello sguardo.

Chissà se era possibile avere una Giratempo e tornare indietro di ventiquattro ore, si chiese Samantha, mentre arrossiva sotto lo sguardo ilare del ragazzo ripensando alla doccia e ritrovandosi a fissare le sue mani abbronzate e forti.

 

 

 

 

 

§§§§§   NOTE   §§§§§

I riferimenti allo sconosciuto nel letto, ai fenicotteri rosa nella piscina e i glitter per la stanza, nonché al martellio in testa sono tutti dovuti alla canzone di Katy Perry “Last Friday Night”.

I cereali a forma di ciambelline colorate di Trader Joe’s esistono veramente in America.

Infine, la Giratempo, è un riferimento a Harry Potter.

   
 
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