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Autore: StefanoReaper    04/09/2012    4 recensioni
L'unica via d'uscita è comprendere le donne e l'amore.
O forse l'unica via d'uscita è uccidere e fregarsene.

Raccolta di scene di vita, storie di ordinaria follia.
L'altra faccia dell'umanità nel suo lato più intenso ed essenziale.
Genere: Angst, Drammatico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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Erano le 3. E pioveva.
Lui e Jack stavano salutando Ale, una vecchia amica di scuola vecchia fiamma di Jack – o meglio, vampata. Lei scese, corse al cancello e loro ripartirono. Guidava sotto la pioggia in uno stato semicomatoso e doveva impegnarsi a restare concentrato nel guidare, ma sotto i baffi se la rideva. Se la rideva perché, appena rimasti da soli loro due uomini, iniziò a sentire uno strano odore, di merda. Si sta cagando addosso - pensò per prima cosa. Poi avvertì un secondo tipo di odore, impossibile da non riconoscere.
Una domanda aleggiava a quel punto nella sua testa, una domanda parecchio pungente.
Alla fine non resistette, abbassò leggermente i finestrini e parlò.
- Insomma te la fai con Alessandra? - chiese ponendo la domanda come semplice conversazione.
- Io non me la faccio con Alessandra - rispose lui in un tono tra lo schifato e il sorpreso che trasudava menzogna. Vaghissimo, pensò sogghignando. Dopo un attimo di silenzio riprese - Ho già dato.
La conversazione continuò alternando domande pungenti a scuse sempre più accurate e sempre meno credibili. Lui era palesemente agitato.
Le risposte erano sempre cose del tipo “per me è una grande amica, intima quasi”, “non ci ho fatto niente, almeno negli ultimi due anni”, “cioè, se lei mi dicesse vuoi scopare? beh, scopiamo”.
- È una scopamica.
- Sì, è una scopamica - ammise alla fine.
Ti ho sgamato, insomma.
Scese il silenzio e dopo pochi metri si fermarono sotto casa di Jack. Si salutarono come se niente fosse e lui scese.
Rabbrividì. Che schifo.
Per distrarsi accese la radio e finì di abbassare i finestrini.
La stazione di musica rock trasmetteva una canzone di cui non ricordava il nome, e non riuscì a ricordarselo finché la musica non terminò.
A quel punto iniziò una nuova canzone. Non conosceva neanche quella, ma la semplice e malinconica linea di piano lo incuriosirono, e si mise ad ascoltare.

I was dreaming of the past.

Si tradusse mentalmente il verso, per capirne bene il senso.
Già dalle primissime parole la canzone aveva preso un andazzo nella direzione sbagliata. Volle andare avanti e sentire il fottutissimo problema d'amore di quel tipo.


And my heart was beating fast.

Ecco.

Le frasi gli si accumulavano nella testa mentre cercava di trovare il motivo detonatore di tutti quei sentimenti racchiusi nella melodia.

I didn't mean to hurt you,
I'm sorry that I make you cry.


Si commosse sentendo dentro di sé i dolori di quell'uomo, ma solo per un attimo, capendo poi che quei sentimenti gli erano estranei.
Entrò nel box strizzando via l'alcool dagli occhi e tirò il freno. Rimase ancora ad ascoltare, seduto al buio dell'auto, mentre fuori ancora pioveva.

I was feeling insecure you might not love me anymore..

Cazzo, è vero. Cazzo, cazzo, cazzo!

Stringeva forte il volante con entrambe le mani e tremava leggermente. Sentiva pian piano salire i brividi alla pelle e strinse gli occhi.

I was trying to catch your eyes,
Though that you was trying to hide.
I was swallowing my pain..


Non resse oltre. Esplose in un pianto compulsivo e singhiozzante, che la musica, sempre più crescente d'intensità, alimentava come olio sul fuoco.
Pianse a lungo, mordendosi le labbra per soffocare i singhiozzi. Poi la musica finì, si asciugò le lacrime e scese dalla macchina.
Vaffanculo, urlò a se stesso.
Appena fuori dal box la pioggia gli bagnò il volto, portando via il salato delle lacrime. Si avviò veloce sulla strada e verso il pesante portone di casa, prese l'ascensore ed entrò nell'appartamento. Senza neanche asciugarsi entrò in camera e accese il computer.
Aprì un documento e fissò per lunghi secondi la pagina bianca, offuscata dall'alcool e dalla droga che ancora gli circolavano nel sangue.
Poi cominciò a scrivere.
Erano le 3. E pioveva.

   
 
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