Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Mistful    20/03/2007    7 recensioni
Ecco a voi la traduzione della fanfic che ha vinto l'Oscar come migliore fanfic del 2005! Con la partecipazione di un Harry estremamente depresso, in un mondo di maghi lacerato dalla guerra, sul punto di essere colpito dallo shock più grande della sua vita nel momento in cui scopre che Draco Malfoy è leggermente più importante per lui di quanto avesse mai immaginato. Include un’amicizia molto strana, molta angst, sospetti, lealtà conflittuali, un Ron poco sveglio, una Hermione sul piede di guerra e due ragazzi alquanto incasinati.
Genere: Drammatico, Thriller, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Harry
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Underwater Light

Underwater Light

By Maya

 

 

Tradotta da Luciana

Beta: Vale

 

 

 

Capitolo Otto

 

La quiete dopo la tempesta

 

 

Sommario: Con la partecipazione di un mondo lacerato dalla guerra, ragazzini psicologicamente danneggiati, atroci portenti, oscuri sospetti e i jeans di Harry e Draco.

 

If you want my sympathy

Just open your heart to me

And I'll be whatever you ever need

[Se vuoi la mia comprensione / Aprimi le porte del tuo cuore / E sarò tutto ciò di cui hai bisogno]

 

Harry se ne stava mezzo addormentato sotto un albero, al riparo dal sole rovente.

L’intera settimana era stata il preannuncio dell’estate imminente, un’ondata di calore che aveva spinto tutti a togliersi quanti più vestiti possibile e a nascondersi all’ombra. Una o due lezioni erano state tenute all’aperto, e Hermione aveva convinto Ron a portarle bevande ghiacciate dalla cucina ogni giorno.

Era cominciato tutto quella sera della partita a carte nella stanza di Draco, ed era proseguito per tutta la settimana. Il caldo aveva rilassato tutti, e Harry si sentiva semplicemente più a suo agio, di recente.

Non ci pensò. Si limitò a chiudere gli occhi e a crogiolarsi al caldo, e pensò a quanto fosse divertente vedere Draco squadrare la prima tintarella degli altri come se la cosa lo offendesse a morte.

Proprio in quel momento, Draco si buttò per terra accanto a lui.

“Potter,” disse. “Stupido pigrone, sei stato steso qui tutta la mattinata?”

“Mm. Più o meno,” rispose Harry. “Ron e Hermione erano qui fino a poco fa, ma sono andati via”

“Stanno limonando dietro il magazzino delle scope,” disse Draco immediatamente. “Fidati, sono appena tornato dagli allenamenti di Quidditch. Oh, i miei occhi. Ero già stanco, non sentivo proprio il bisogno di vederli.

Harry lo guardò, steso sulla schiena con un braccio calato sugli occhi. Pensò che era tipico di Draco buttarsi a terra con tanta grazia.

“Devi essere esausto,” osservò secco. “I tuoi capelli sono un casino.”

“Ti odio Potter,” lo informò Draco. “L’ho messo in chiaro ultimamente? E’ che proprio non mi piaci. Senti chi parla! Un giorno o l’altro perderò il controllo, prenderò una spazzola e ti pettinerò come si deve.”

“Mm. Non vedo l’ora.”

Lo guardò meglio e notò che era davvero stanco. Il suo respiro era leggermente accelerato e il colletto degli abiti da Quidditch era aperto. Aveva addirittura il collo arrossato.

“Pesanti, gli allenamenti?”

“Non so di cosa parli,” rispose Draco, innocente. “Sono stati fantastici. Ti distruggeremo in finale.”

Tutta la scuola dava per scontato che la finale di Quidditch se la sarebbero giocata i Serpeverde e i Grifondoro. Di solito finiva così, e i Grifondoro avevano vinto gli ultimi due anni. Draco non si lasciava minimamente turbare da quel dettaglio importuno.

Era proprio da lui rifiutarsi di ammettere le sconfitte. La squadra era composta dai suoi cortigiani, per cui era piuttosto un one-man show. Draco, rifletté Harry, non aveva mai nemmeno pensato all’eventualità di non farcela, o di non farcela alla grande. Il suo problema era che non riusciva neanche ad immaginare di poter essere altro che completamente autosufficiente.

“Ti piacerebbe,” replicò Harry. Draco gli fece una linguaccia.

Le foglie sopra di loro proiettavano un disegno cangiante di luci e ombre sull’erba. Harry strizzò gli occhi a quel verde e dorato sfocati. Era una giornata così tranquilla, non c’era nemmeno un alito di vento, e gli venne in mente che sarebbe stato piuttosto felice, rilassandosi lì con Draco per qualche ora.

Non l’aveva visto la sera prima, perché Draco aveva dovuto fare il servizio di guardia. Il che era probabilmente un’altra delle ragioni per cui era così stanco, anche se non l’avrebbe mai ammesso.

Draco si mosse. “Mi piacerebbe bere una bibita gelata,” borbottò. “Mi piacerebbe essere a casa. Abbiamo dei veri elfi domestici lì.” Si tirò su appoggiandosi ad un gomito. “Non è che ti andrebbe di…”

A Harry venne un’idea.

“Alzati,” disse.

“Potter!” si lamentò Draco. “Il punto di mandarti a prendermi un drink è proprio che non dovrò muovermi. E’ quello il bello.”

Harry incrociò le braccia con aria irremovibile.

“Oh, avanti, Potter! Sono steso sulla schiena. Sono tutto sudato. Non farti pregare.”

“Non farti trascinare.”

Draco gli rivolse uno sguardo malvagio a palpebre basse. Rimase steso per un attimo, quindi saltò su di malavoglia.

“Ci saranno delle bibite?”

“Promesso.”

“Oh, va bene.”

*

Le cucine divertivano Draco.

“Sono sotto le scale,” disse, gongolando. “Guarda, un forno. Più bibite, schiavi.”

Hermione sarebbe svenuta a sentirgli dare ordini agli elfi. Harry si limitò a sussultare. Ma notò che gli elfi domestici gli mandavano occhiate soddisfatte mentre correvano ad esaudire le sue richieste, come se fosse finalmente arrivato qualcuno che li trattava come si deve. Harry nascose un sorriso.

Draco era seduto a gambe incrociate su un tavolo, con molti bicchieri vuoti e un assortimento di cibi strani intorno.

Harry si appoggiò al tavolo.

“Non avevo idea che i lecca-lecca al sangue fossero solo la punta dell’iceberg.”

”Non asseconderò le tue aspettative plebee,” disse Draco altezzosamente. “Prima si mangiavano anche ghiri ripieni. Penso di poter mangiare zucchero a velo senza provocare commenti maleducati.

Ne inghiottì un’altra cucchiaiata e bevve un altro sorso di succo di zucca, giusto per rafforzare il concetto. Ad un certo punto Harry stava per fargli notare che lo zucchero a velo gli aveva lasciato una lieve scia sulla bocca appiccicosa.

“Allora, Potter, sei stressato?”

“Ehm, no,” disse Harry, distratto. “Perché?”

Draco agitò il cucchiaio. “Perché la terza prova è stata anticipata a maggio, ovviamente. Siamo ad aprile. Ti senti già sotto pressione? Crollerai, Potter? Perderai il controllo?”

“Già, sono ad un passo dall’esaurimento. Passami il succo di zucca.”

Draco se lo strinse al petto con fare protettivo. “Non c’è bisogno di annegare i tuoi dispiaceri, Potter. Bere non è mai la soluzione.”

E meno male che era stanco. Harry si sporse e cercò di togliergli di mano il succo, ignorando i piccoli versi di protesta di Draco e spingendolo all’indietro. Dopo qualche secondo di lotta, Draco si ritrovò steso sul tavolo e Harry aveva il succo di zucca. Draco lo guardò indignato.

“Grosso bullo Grifondoro.” Non si sforzò neanche di rimettersi a sedere, bensì guardò i lampadari sul soffitto, da cui gli pioveva una luce fioca sugli occhi e sui capelli. “Spero che un mostro ti divori, nel labirinto.

Harry si chiese se non fosse effettivamente preoccupato per lui. Era difficile da capire.

Però gli piaceva pensarlo, e cercò di essere rassicurante.

“Non sono molto preoccupato.”

“No? Hai già messo gli occhi sulla gloria?” Draco finalmente si tirò su a sedere e spinse indietro Harry, con gli occhi brillanti. “So quanto ami leggere il tuo nome sui giornali, Potter. Immagina il nastro al traguardo…”

“Non c’è nessun nastro al traguardo…”

“Non seccarmi con questi dettagli insignificanti. Il nastro al traguardo, la folla urlante, le ragazze che svengono. Draco imitò una voce paurosamente simile a quella di Ginny. “Harry Potter, ti amiaaaamo!”

“Taci, Malfoy.” Harry non stava affatto ridendo.

Draco si mise le mani sul cuore. “Ma voglio solo un autografo, una ciocca di capelli, avere un figlio da te…”

Ma ti rendi conto di quanto sei irritante?” Ancora nessuna risata.

Draco lasciò perdere e si appoggiò sui gomiti, scoccandogli un sorriso compiaciuto. “Non pensi che io sia irritante. Pensi che sia fantastico.”

Harry alzò un sopracciglio. “Cosa te lo fa credere?”

“La seconda prova, idiota. Sono io quello che si è svegliato con l’acqua putrida in bocca e una simpatica garanzia di quello che pensi di me. Draco pescò nel barattolo di marmellata, che Harry sperava non intendesse mangiare insieme allo zucchero a velo. In quel caso gliene sarebbe rimasto ancora di più sulla sua bocca. “E così non è la gloria che cerchi, a quanto dici. Cosa ti piacerebbe avere?”

Harry lo studiò.

“Una garanzia piacerebbe anche a me, in effetti,” disse.

Draco lo guardò interdetto, e Harry approfittò della pausa per guardare l’orologio.

“Faremo tardi,” aggiunse, improvvisamente allarmato.

“Per cosa?” chiese Draco, distratto-

“Per quella cosa che volevo facessimo a Hogsmeade. Te ne ho parlato ieri.”

“Ti sei dimenticato di dirmi di che si tratta esattamente.

“Non importa. Sarà divertente, te lo prometto. Andiamo.”

“A Hogsmeade? Con la tuta da Quidditch? Conciato così?” Draco sembrava scandalizzato. “Di sicuro stai scherzando.”

“Avanti, Malfoy.”

Draco alzò gli occhi al cielo. “Oh, dammi venti minuti.” Scivolò agilmente giù dal tavolo e raggiunse la porta. “Un’ultima cosa, Potter. Se l’idea di divertimento dei Grifondoro è lavare i vasi da notte al San Mungo, ti chiudo in una cella e me ne torno a casa.”

E va bene, Harry rise. Ma solo quando Draco ebbe varcato la soglia, quindi non contava.

Guardò sconsolato il casino che aveva lasciato sul tavolo.

Sentite, posso dare una mano…”

“Harry Potter non deve pensare di lavorare per un elfo domestico,” disse Winky inorridita, alzando il passo. Lei e una squadra di elfi cominciarono a ripulire il tavolo alla velocità della luce. Harry si guardò intorno, e gli venne in mente che poteva usare quel tempo per salutare Dobby.

Con sua grande sorpresa Dobby se ne stava in un angolo, e il suo viso restò turbato quando Harry lo salutò.

Dobby pensa che quello era Padron Draco,” dichiarò in tono vago.

Harry aveva dimenticato che Dobby lo conosceva.

“Esatto,” disse con prudenza. “Perché non sei venuto a salutare?”

Dobby non gli rispose. Disse solo, “Somiglia proprio a suo padre.

E all’improvviso non gli andava più di parlargli.

“Ti sbagli,” lo informò freddamente. “Non c’entra niente con suo padre.”

Dobby non disse niente.

*

Harry finì ad aspettare Draco sulla scalinata di Hogwarts. Draco arrivò a passo lento dopo mezzora, con addosso un maglioncino bianco e un sorriso disarmante rivolto a Harry.

Vedi, pensò Harry, rivolgendosi ad un Dobby assente. Non somiglia a suo padre. Non gli somiglierà mai.

“Andiamo,” disse Harry.

Si accorse che Draco non era l’unico ad essersi ricordato che la terza prova era stata anticipata quando qualche giornalista corse verso di loro mentre entravano a Hogsmeade.

“Harry, ti andrebbe di condividere…”

“Harry, vorresti dirci…”

“No, grazie,” disse Harry, stanco. “Sono qui solo per un’uscita con un amico. Con permesso.”

I loro sguardi si concentrarono su Draco e, dopo una conversazione sussurrata in cui Harry udì distintamente le parole ‘Amico?’ e ‘Il figlio di Lucius Malfoy?’, cominciarono ad assalire lui.

“Signor Malfoy! Ci può parlare della seconda prova…”

“Potremmo offrirle dell’oro…”

Draco inclinò la testa verso Harry, sorridendo malizioso.

“Quanto, per l’esattezza?” indagò.

“Malfoy!” disse Harry scioccato, e lo trascinò via.

Draco mise il broncio mentre veniva strattonato via. “Avevo intenzione di inventare una storia molto divertente,” si lamentò. “Avrebbe dato una scossa al mondo magico. Che te ne sarebbe parso di una relazione illecita con un membro del corpo docenti?”

“Malfoy, sei una persona veramente cattiva,” gli disse Harry severamente.

Draco rise. “C’è una possibilità che io possa avere un lecca-lecca al sangue prima di qualsiasi cosa sia in programma?”

“No,” disse Harry duramente. “Il battello starà per partire.”

Draco smise di ridere.

Nonostante il fatto che stesse strizzando gli occhi per il sole, nonostante la sua pelle candida, Harry notò chiaramente che era sbiancato.

“Il battello?” ripeté.

*

Il grande lago che si estendeva fino alla foresta, a Hogwarts e a Hogsmeade veniva usato solo per i trasporti necessari (e ovviamente all’arrivo degli studenti del primo anno) da secoli. Fino a quando qualcuno non aveva realizzato che i turisti maghi che arrivavano in gregge nell’ultimo insediamento non babbano della Gran Bretagna sarebbero impazziti per una cosa del genere.

Il battello, come tutte le imbarcazioni magiche, era azionato da un semplice incantesimo. C’erano incantesimi extra che rendevano superfluo il timone, perciò, con qualsiasi condizione atmosferica, il viaggio era sempre tranquillo. Fare un giro sul battello era un’attività molto popolare tra i turisti, e quasi tutti gli studenti di Hogwarts l’avevano provato almeno una volta.

L’ultima volta per Harry era stata durante il quinto anno, con Ron e Hermione. Aveva pensato che sarebbe stato carino andarci con Draco.

Ma, in quel momento, l’espressione di Draco lo convinse in fretta del contrario.

“Non dobbiamo andarci per forza, sai,” disse, muovendosi a raggiungerlo.

Draco camminava velocemente verso il molo, la bocca tirata in una linea sottile.

“Voglio andarci,” rispose, con voce forzata. “Perché non dovrei? Non mi fa paura un dannato battello. Le paure irrazionali sono le peggiori, diceva sempre mio padre. Era un modo per dire ‘sei uno stupido codardo’.

“Va… bene, Malfoy, ma…”

“Potter. Volevi andarci e ci andremo, fine della storia. Adesso, per favore, potresti cambiare argomento?”

Harry fu certo di aver colto una scintilla di disperazione degli occhi di Draco. Si sentì a terra.

“Pensavo che sarebbe stato divertente andarci insieme,” mormorò, scusandosi.

Draco stava chiaramente tentando di calmarsi, anche se il sorriso restava forzato. “Una volta ci siamo andati,” commentò.

Se scoprire con orrore che Draco era a bordo dopo che il battello aveva preso il largo contava come andarci insieme… Harry ricordava la sensazione di stare sul ponte cercando educatamente di ignorare gli abbracci appassionati da quindicenni di Ron e Hermione, che si erano messi insieme proprio quella settimana. Si era girato, cercando di guardare qualsiasi cosa non fosse quei due, e si era trovato davanti un’altra coppietta.

Draco Malfoy si era leggermente scostato da Pansy, che quindi aveva cominciato a lavorargli il collo, e Harry l’aveva riconosciuto proprio nel momento in cui gli occhi di Draco si erano posati di lui e la sua bocca si era curvata per il disgusto. Un paio di minuti dopo, Draco gli era passato accanto con Pansy attaccata al fianco, e aveva fatto un commento a voce alta su come fosse possibile che Ron avesse trovato i soldi per il biglietto. Ron non l’aveva sentito. Harry, solo, infelice e tremendamente furioso, gli si era buttato addosso.

La seguente feroce rissa sulle assi del ponte era stata interrotta solo dal capitano, che aveva minacciato di darli in pasto alla piovra gigante.

Harry sorrise. “Me n’ero dimenticato.”

Era divertente il modo in cui erano cambiate le cose.

Allora Draco non aveva paura delle barche. Anzi, era stato rilassato e felice, nel breve istante in cui aveva stuzzicato Harry. Harry suppose che fosse stato felice per via di Pansy. Erano stati insieme per sei mesi il quinto anno, e poi erano rimasti amici. Draco non era mai stato con nessun altro per così tanto tempo.

Soppresse l’improvviso impulso di chiedergli di Pansy. Draco non sembrava in vena di discutere storie d’amore passate. Si stava chiaramente snervando per mettere in scena una specie di trauma, mentre Harry faceva i biglietti. Desiderò di non aver mai proposto quello stupido giro in barca.

Le labbra di Draco erano prive di colore.

“Sei sicuro di volerlo fare?”

“Certo che sono sicuro,” disse rigido Draco. “Sto bene.”

Salì inquieto sulla rampa. Harry notò che non guardò l’acqua finché non fu al sicuro sul ponte.

Una volta lì, si aggrappò alla ringhiera così forte che le nocche gli divennero bianche.

“Malfoy, va tutto bene?”

“Sì!” Fu quasi un urlo.

Harry posò le mani sulla ringhiera, mettendosi vicino a Draco per farlo sentire più tranquillo. Sulla sua fronte c’erano alcune goccioline di sudore.

Il battello si mise in moto. Draco strinse il polso di Harry in una morsa letale.

Appena il battello si mosse, il polso fu sul punto di essere spezzato. Il viso di Draco era pallido come un osso, e lui non sembrò essersi accorto di averlo stretto così forte. Tremò tutto, quando il battello cominciò a distanziarsi dalla riva.

Quindi la barca oscillò, solo di poco, e Draco non ce la fece più.

Il suo corpo si contorse sulla ringhiera, e il suo viso era cinereo quando alzò lo sguardo.

“Credo di essere sul punto di vomitare,” disse tra i denti.

Harry lo sostenne mentre cercarono di raggiungere il bagno, sobbalzando ogni volta che il battello oscillava. E ripensò con dolorosa chiarezza a quando aveva stretto Draco durante la seconda prova, perché non riusciva a reggersi sui suoi piedi.

Avrebbe dovuto pensarci. Ma le cose erano state… diverse, allora. Aiutare Draco Malfoy, in quel momento, era stata solo una spiacevole necessità.

Non si era preoccupato.

A metà del percorso Draco si fermò e agguantò di nuovo la ringhiera. Deglutì più volte e infine parlò, con la voce tesa per lo sforzo di mantenerla normale.

“Non… Non vomiterò. Fammi solo… fammi solo scendere dal battello, Potter.

Ma siamo già…”

Ti prego!

Harry lo guardò in volto.

“Ok,” disse, cercando di essere gentile. “Va bene. Solo… aspettami un attimo qui. Me ne occupo io, promesso.”

Draco riuscì ad annuire. Harry corse verso il capitano.

“Ci riporti indietro,” disse in un tono che non lasciava spazio a repliche.

“Guardi, non posso…” L’uomo si fermò. “Ehi! Ma lei è Harry Potter.”

Harry cercò di chiudere un occhio su quella familiare esasperazione. Doveva assolutamente far scendere Draco dall’imbarcazione, qualsiasi fosse il suo maledetto nome, e di certo non sarebbe servito…

Si bloccò, fulminato da un’idea. Evidentemente aveva passato troppo tempo con Draco.

“Sì, esatto,” disse lentamente. “Sono Harry Potter, ed è molto urgente che il mio amico ed io scendiamo da questo battello.”

*

“Ti è venuto proprio bene,” disse Draco con voce stanca. “Forse, dopotutto, saresti stato un buon Serpeverde.

“Sai che brivido.”

Draco accennò a stento un sorriso. Erano seduti sotto il portico di un negozietto vicino a Hogsmeade, che fortunatamente era chiuso per pranzo. Draco teneva le ginocchia contro il petto, apparentemente troppo scosso e triste per pensare alle apparenze.

Doveva sentirsi veramente male.

“Odio quegli aggeggi,” disse con veemenza alla fine. “Odio quei maledetti incantesimi. Fanno muovere la barca sopra la superficie dell’acqua, ed è orrendo lo stesso, perché chiunque potrebbe neutralizzare l’incantesimo, e saresti fregato.”

Ci fu una pausa. Harry guardò Draco e cercò di farsi venire in mente qualcosa da dire.

Draco aggiunse, cupo, “Detesto sentirmi inerme.

Harry provò l’impulso di… mah, tendersi verso di lui, stringergli una mano, qualsiasi cosa. Ma non era bravo con quel genere di cose, e in ogni caso Draco non sembrava gradirle.

“Andrà tutto bene,” disse. Una cosa piuttosto stupida.

Draco lo guardò per un momento, con un lampo di consapevolezza sotto le ciglia, quindi si concentrò su altro. All’improvviso sembrava totalmente indifferente alla presenza di Harry.

Stranamente, il fatto che gli parlò rinforzò quell’impressione.

“A mio padre piaceva fare giri in yacht sul lago.

“Avete uno yacht?”

Persino in quelle condizioni, Draco sapeva atteggiarsi.

“Siamo Malfoy. Possedevamo anche il lago.” Continuava a fissare un punto distante. “Portava me e mia madre sul lago, durante le vacanze. Ripassava le strategie di Quidditch e i compiti con me. Era… divertente.”

A Harry non sembrava divertente. Tuttavia, Draco non era stato cresciuto con molto amore. Forse l’interesse di Lucius era stata la cosa più vicina all’affetto che avesse mai provato.

“Era il quinto anno… le vacanze di Natale. Disse Draco con difficoltà. “Mia madre era malata e non poté venire, così restammo solo io e mio padre. E la… la barca si fermò.”

Draco sembrava stranamente piccolo sotto il portico. Senza quell’aria invincibile e sicura, sembrava molto più giovane.

E ci fu una tempesta. Il cielo si fece nero e l’acqua intorno a noi impazzì, ma la barca non si muoveva e… Mio padre mi disse di non farmi prendere dal panico.

Harry aveva conosciuto Lucius Malfoy quanto bastava per esser certo che era stato un ordine, e non la rassicurazione di un padre al figlio. Riusciva ad immaginare la tempesta magica che infuriava attorno alla barca, il cielo livido su di loro, un Draco più piccolo che correva su e giù sul ponte, e quel freddo richiamo che risuonava.

La sfumatura tesa nella voce di Draco dava l’impressione che, se fosse stato un altro, e se si fosse trovato in un altro mondo, si sarebbe messo a piangere.

“Si udirono delle voci, arrivò qualcuno, e… la barca era distrutta. Io mi aggrappai ad un’asse e gridai, ma sentii lo stesso… la sentii lo stesso. Deglutì dolorosamente. “La Maledizione che Uccide. La sentii e vidi la luce in mezzo alla tempesta, e…”

Ovviamente non riuscì a continuare. Non fece che continuare a fissare quel punto lontano, e restò immobile mentre lottava per mantenere il contegno Malfoy.

E a me non dispiacque nemmeno per lui, pensò Harry. Non gli chiesi  come fosse successo. Non m’importava. Ha visto tutto, ha visto il padre che amava essere ucciso e…

Avrebbe dato qualsiasi cosa, in quel momento, per rimediare. Ebbe l’impulso improvviso e fiero di… oh, afferrare Draco e stringerlo, come se fosse possibile mettere a posto le cose stringendolo abbastanza forte, premendo la testa sulle sue spalle e sussurrandogli delle scuse sul collo. Ma non aveva idea di come fare una cosa simile, e in ogni caso Draco sarebbe rimasto allibito.

Si limitò ad accarezzargli piano i capelli.

Draco non si scostò immediatamente come Harry aveva anticipato. Se ne stette seduto, immune al mondo esterno, e continuò a parlare in un flusso implacabile, come se avesse pensato a quelle cose per due anni e dovesse assolutamente tirarle fuori.

“Mio padre è stato ucciso da Tu-Sai-Chi. La gente dice che lavorava per lui, e anch’io penso fosse così all’inizio, perché non gli piacevano i figli di Babbani, ma deve essersi accorto che Tu-Sai-Chi si era spinto troppo oltre. Mio padre voleva sempre che i maghi fossero rispettati, ma io lo conoscevo. Non si sarebbe ridotto a partecipare ai massacri, a strappare bimbi innocenti dalle loro famiglie dopo averle distrutte. Dev’essersi ribellato a Tu-Sai-Chi. Insomma, uno non uccide i propri seguaci. Ha senso.”

Uno normale e sano di mente non uccide i propri seguaci, no, pensò Harry. Ma prendere di mira i bambini, uccidere i figli di Babbani e pianificare il dominio del mondo… perché dovremmo aspettarci che le azioni di Voldemort abbiano senso?

Non lo disse ad alta voce. Continuò ad accarezzare gentilmente i capelli di Draco, cercando di decidere cosa dire.

Conoscevi tuo padre, Draco?

Harry aveva conosciuto Lucius Malfoy. L’uomo che ‘non si sarebbe ridotto a partecipare ai massacri’ aveva dato ad una ragazzina un libro destinato ad uccidere decine di studenti innocenti, ed era stato presente fra i Mangiamorte intorno a Harry e aveva riso di lui mentre affrontava Voldemort.

La prima volta che Harry aveva udito pronunciare la Maledizione che Uccide contro un umano era stata in un cimitero, dove Lucius Malfoy era comparso per offrire la sua lealtà a colui che l’aveva usata.

Ma Draco, che di solito comprendeva ogni cosa, ovviamente non riusciva a sopportare la verità su suo padre. Non poteva sapere niente di tutto ciò.

E Harry non ce la faceva a dirglielo. E se fosse stato il padre di Harry a morire, se fosse vissuto abbastanza a lungo da farsi amare da lui? Anche lui avrebbe voluto credere le cose migliori su suo padre.

Inoltre… Draco gli aveva raccontato tutto fidandosi di lui.

Cosa poteva mai dire?

“Oh, Draco…” Fu un debole lamento addolorato.

 Draco sorrise lievemente, e Harry si accorse che era la prima volta che lo chiamava Draco.

Non c’era dispiacere in quel sorriso, così Harry pensò di poter proseguire.

“Mi dispiace tanto,” disse, e gli sembrò una cosa tremendamente patetica.

Draco aveva smesso di tremare come una bestia ferita, però: Harry capì che non se la stava cavando tanto male.

Non gli sarebbe dispiaciuto restare lì con Draco ancora un po’, ma vide il titolare del negozio arrivare per aprire e rivolgere ai due fannulloni un’occhiata severa.

“Torniamo?” chiese Draco debolmente.

“In effetti,” disse Harry, “Ho un po’ fame.”

Gli angoli della bocca di Draco si sollevarono. “Portami vicino a del  cibo e ti ammazzo.”

Harry rise. “Beh, magari potrei prendere un panino e poi potremmo andarcene un po’ sul lago…”

“Sei completamente matto, Potter?”

“Potresti lanciare pietre sul lago e sfotterlo perché adesso non può più farti niente?”

Draco lo guardò storto, ma ci pensò un attimo.

“Sì,” decise alla fine. “Penso che mi piacerebbe.”

Si appoggiò alle ginocchia per un altro momento, come per prepararsi ad sostenere un peso.

Harry sapeva solo che avrebbe voluto portarlo al posto suo, e sentì una fitta dentro, perché raccontargli quelle cose era il massimo che Draco potesse fare per appoggiarsi a lui.

Zabini e Pansy Parkinson gli passarono davanti, e guardarono stupiti Harry e Draco. Harry si rese conto che stava ancora accarezzando i capelli di Draco.

Draco fece finta di non vederli. Harry non era così abituato a fingere.

“Loro lo… lo sanno?”

Draco incrociò le braccia sul petto come per difendersi. “Sanno che mio padre è morto. Io… no, non gli ho detto nient’altro.”

No, davvero, era sbagliato essere contenti mentre Draco era ancora così triste.

“Io e lui litigavamo sempre,” disse piano Draco. “Voleva solo aiutarmi ad essere il meglio che potessi essere, ed ero fiero di lui, ma mi offendevo e non… non mi sono mai piaciute le critiche.”

Harry ricordò ancora una volta com’era davvero Lucius Malfoy.

Draco voleva ricordarlo così. L’amore distorce sempre la memoria dei defunti, pensò Harry, impedisce ogni giudizio obiettivo e ti lascia a rimpiangere una fantasia. E le persone che ti amano non possono portarti via quel sogno, perché un giudizio obiettivo sarebbe solo crudeltà gratuita.

Draco aveva un’aria così afflitta e stanca in quel momento che Harry disse, sopprimendo un’ignobile sensazione di delusione,

“Stasera non fare niente. Hai bisogno di dormire. Appena torniamo vai dritto a letto.”

Draco sogghignò, quel sorrisino beffardo che Harry scambiava spesso per un sorriso, negli ultimi tempi. “Ooh, sì, Madre.”

“Taci e vieni a comprare un panino con me, Draco.

Lo guardò per controllare che gli andasse bene essere chiamato così. Non sembrò essersene accorto.

“Mi rimboccherai le coperte e mi leggerai una storia?” domandò Draco.

Stava ridendo di lui, e Harry si sentì rassicurato e un po’ triste per il ritorno di quell’espressione sicura e maliziosa.

Sospirò e gli tese una mano per alzarsi.

*

“E’ possibile che I magnifici sette sia ancora così affascinante alla trentaduesima lettura, Harry?” lo stuzzicò Hermione.

“Mm?” Harry alzò gli occhi. “Beh, è un libro molto bello.”

Veramente lo aveva prestato a Draco la settimana prima, e quel cretino gliel’aveva restituito pieno di scarabocchi ai margini. Harry lo stava sfogliando sorridendo della sua sfacciataggine assoluta.

Non che avesse mentito. Era davvero un libro molto bello.

Hermione gli sorrise affettuosamente e i suoi occhi scuri brillarono della luce del camino. Aveva un libro aperto in grembo, e Harry dedusse che si stava rilassando, perché non era un libro di scuola.

Si guardò intorno nella sala comune, sentendosi invaso dall’affetto che provava per tutti loro. Ultimamente le cose andavano un po’ meglio. Malgrado la situazione terrificante tutti si stavano facendo forza, e in quel momento sembravano felici.

Dean rideva sommessamente con Ginny mentre la divertiva con l’imitazione della grafia del professor Snape in una lettera d’amore indirizzata a Sirius. Ron disegnava una mappa di Divinazione da consegnare entro la settimana. Lavanda e Calì facevano turbanti nel vano tentativo di assomigliare di più alla professoressa Cooman, e Neville sembrava impegnato a far familiarizzare Trevor con una signora rospa poco interessata.

D’un tratto Ron disse, con una voce che tentò, senza riuscirci, di essere del tutto scherzosa, “E’ bello riaverti qui. Te ne stai sempre con quel maledetto Malfoy, stavo iniziando a dimenticarmi la tua faccia!”

Niente di terribile, certo. Harry sapeva che Ron disprezzava Draco, e di certo Draco disprezzava Ron, e non era una cosa in cui avesse voglia di intromettersi… Ma gli tornò in mente, improvviso e vivido, il volto turbato di Draco poco prima, e sentì di nuovo quell’intenso desiderio di proteggerlo.

“Mi farebbe piacere se non parlassi in quel modo di Draco,” disse.

Dall’altra parte della stanza Ginny smise di ridere. Hermione alzò gli occhi dal libro, scossa.

Ron alzò entrambe le sopracciglia.

Chi?” disse.

“Sai come si chiama,” disse Harry, in un tentativo di ammorbidire la voce che si rivelò infruttuoso.

“Oh, mi spiace tanto di aver detto qualcosa che potrebbe offendere il tuo nuovo amico del cuore,” disse Ron, adirato.

“Lo so che a volte si comporta da idiota,” rispose Harry, con voce calma, “ma non voglio sentirti insultarlo.”

Il Ron di qualche anno prima avrebbe potuto lanciargli qualcosa in testa. Quel Ron fece qualche lungo respiro e disse una cosa che a Harry sembrò ancora peggiore.

Senti, siamo tutti preoccupati, ok? A noi importa di te, stupido. E non voglio vederti diventare tanto amico di qualcuno di cui non possiamo fidarci.

Ovviamente anche a Harry importava di Ron, e si addolcì al punto che avrebbe quasi risposto con gentilezza, ma c’era sempre… quell’istinto di far da scudo a Draco, e il quasi non bastò a fermarlo.

“In che senso, non possiamo fidarci?”

“Tu che dici?” sputò Ron. “Se c’è una spia a Hogwarts che consegna ragazzini al Signore Oscuro, chi potrebbe essere se non Draco Malfoy?”

All’improvviso ci fu fermento tutt’intorno.

I Grifondoro più piccoli cominciarono a bisbigliare eccitati. Ginny fece un suono di disagio, fissando Harry. Dean e Hermione dissero entrambi cose gentili, sensibili e che furono del tutto ignorate. Calì si alzò in piedi e annunciò ad alta voce che nessuno avrebbe dovuto fare simili accuse. Neville fece uno sforzo impacciato di sdrammatizzare la situazione lamentandosi perché l’umore dei rospi era stato rovinato.

Harry sentì stranamente bene Lavanda chinarsi e dire sottovoce a Neville, “Penso siano entrambi maschi. Non funzionerà.”

Sentì anche, con ira gelida, il sangue che se ne andava dal suo viso.

La voce gli uscì bassa, ma estremamente fredda.

“Come ti permetti?”

Ron era rosso in viso, ma deciso. “E’ solo buonsenso, Harry,” disse con rabbia. “Pensaci…”

“Non voglio sentirlo!” gridò Harry. Calò il silenzio nella sala comune, così inspirò e si sforzò di abbassare la voce. “Faresti meglio a rimangiarti ciò che hai detto.

Ron non sembrava aver alcuna intenzione di farlo.

Deve essere un membro del Consiglio,” osservò. “Di certo persino tu avrai sospettato…”

Harry lo guardò male.

“Tranne Hermione, prima di Draco sospetterei qualsiasi membro del Consiglio.

Fece un passo indietro, cercando la porta con l’istinto.

“Non mi va più di stare con te, stasera,” disse, invece di colpirlo.

Dove vai?” chiese Ron infuriato.

Cazzo, Ron,” disse, voltandosi. “Dove credi che stia andando?”

*

Harry corse via dalle stanze dei Grifondoro senza dire altro. La voce di Ron continuò a risuonargli nelle orecchie, l’istinto di protezione urlava dentro di lui e Draco era a letto e avrebbe dovuto affrontare i Serpeverde ma doveva, doveva assolutamente vederlo, subito…

Camminò, camminò, e ad un certo punto… incontrò Draco, che veniva dai sotterranei.

Si bloccò, sentì un’ondata di inatteso sollievo, e gli occhi di Draco si spalancarono quando lo vide. Esterrefatti e argentati, lo fecero sorridere.

“Ehilà!”

Draco sembrava impegnato a cercare qualcosa di arguto da dire, ma ovviamente era stato colto alla sprovvista. Alla fine roteò gli occhi e si infilò le mani in tasca.

“Ehi.”

“Allora, niente serata con i Serpeverde, oggi?” indagò Harry.

Ma certo. Entra pure, fuggi e seduci Pansy. Temo di non poter venire con te, al momento sono persona non grata laggiù.

Harry optò per restare dov’era.

“Ho… uhm… litigato un po’ con Ron,” disse. “Non credo che i Grifondoro mi rivogliano lì.

“In questo caso, vai a morire in qualche angolo. Io ho in programma una serata coi cari vecchi Weasley e Granger, dato che presumo di avere ancora lo status di principe tra loro.”

“Principe delle Tenebre, forse.”

Draco sogghignò. “Personaggio reale dell’anno, a mio modesto parere.

Harry cominciò a scendere le scale, e Draco lo raggiunse.

E così adesso ti odiano tutti? Ti daranno fuoco? Ti costringeranno ad unirti ai Tassorosso perché le fiamme sarebbero troppo poco, dopotutto?”

“Sì, Draco, esattamente,” disse Harry. “E poi tutto tornerà a posto, domattina.”

Non aveva intenzione di ripetere quelle follie a Draco. Inoltre… in quel momento, di nuovo con lui, sentiva che tutto sarebbe tornato a posto la mattina dopo. Poteva perdonare Ron, perché non lo conosceva, non poteva conoscerlo, altrimenti non avrebbe mai detto una cosa tanto stupida.

“Domattina? Nel caso in cui avessi la bizzarra illusione, Potter, che percorrerò corridoi pieni di correnti d’aria con te fino al mattino, ti annuncio che resterai amaramente deluso.”

“Ok allora. Che ne dici dell’aula di Pozioni?”

Draco sorrise.

“Le voci sono tutte false,” disse.

Harry lo fissò. “Come?”

“Tutte le storie su di te, Potter. Il povero piccolo orfanello fragile e umile, che si lamenta perché nessuno lo ama. Ti aspetti che me ne vada in giro per ostili aule nei sotterranei, solo per tenerti compagnia. Ti rendi conto che sono stato allevato nel lusso più sfrenato? Che egoista.”

“Draco. Tu vivi nei sotterranei, non hai alcun diritto di parlare dell’egoismo altrui, e sono certo che non ti farebbe male passare un po’ di tempo nel… oh, insomma, in qualcosa che non sia il lusso.

Il nome di Draco gli suonava ancora strano in bocca.

“Io amo il lusso,” protestò Draco. “Io e il lusso siamo in ottimi rapporti.”

Seguì Harry lo stesso, e quando la porta dell’aula si rifiutò di aprirsi per Harry, Draco si abbassò e sussurrò qualcosa alla serratura.

“La parola d’ordine,” spiegò appena la porta si spalancò. “Il professor Snape me l’ha data quando stavo dando ripetizioni di Pozioni a Goyle.”

“Allora è così che è stato promosso,” rimuginò Harry, entrando. La stanza era molto meno sinistra quando non c’era alcuna lezione in programma. “Devi essere un insegnante fantastico.”

Draco entrò e scivolò agilmente sulla cattedra di Snape, tirando su le gambe e posando il mento sulle ginocchia. Harry non sarebbe mai più riuscito a guardare Snape preparare una pozione su quella cattedra, senza immaginare al suo posto un ragazzo biondo sghignazzante.

“Ho molte doti.”

Se lo dici tu.” Harry si appoggiò al muro accanto alla cattedra, guardando Draco mentre alzava un sopracciglio con finta indignazione.

“Saresti allibito da tutte le cose che so fare. Si fermò. “Il litigio con Weasley era su di me?”

Fu il turno di Harry di bloccarsi.

“Forse,” rispose alla fine. “Perché eri in giro, quando ti avevo detto di andare a letto?”

Draco sorrise raggiante. “Cercavo qualcuno con cui andare a letto. Dato che Harry continuò a fissarlo, sospirò e si rassegnò. “Ho litigato con Blaise.”

Harry gli rivolse un sorrisino storto, e si lasciò scivolare fino a sedersi sul pavimento.

“Il litigio con Zabini era su di me?”

Draco sospirò di nuovo, ma più drammaticamente, e scese dalla cattedra di Snape per sedersi accanto a lui, le mani sulle ginocchia.

“Forse.”

Harry guardò le ginocchia di Draco e la sua mano pallida, di un pallore disarmante contro il tessuto nero dei jeans.

“Draco…” Anche se era arrabbiato e distratto, c’era un certo fascino nell’avere il permesso di dirlo. Si tese e tirò a sé la mano di Draco dal polso.

Draco lo guardò, privo di espressione, e lo lasciò fare.

Harry si rigirò la mano di Draco tra le sue, esaminandone le nocche.

“Draco. L’hai colpito?”

Ci fu una lieve piega sulla bocca di Draco, né un sorriso né un ghigno. “Sì.”

Harry era esterrefatto.

Che aveva detto?”

“Niente che tu debba sentire,” rispose Draco, con voce finalmente seria. “Niente di vero.”

Harry guardò pensieroso la sua mano.

“Lui ti ha colpito?”

Uno sbuffo leggero. “Non credo proprio.”

“Beh… bene.” La mano di Draco non sembrava poi così danneggiata. “Non devi dirmelo, se non vuoi.”

Non gliene poteva fregare di meno degli stupidi insulti di Blaise Zabini. Ciò che importava, l’unica cosa che gli importava di quel tipo di insulti, era la reazione di Draco.

“Potter.” La voce di Draco era divertita. “Ho speranze di riavere indietro la mano?”

Le dita di Harry erano scure sulla pelle di Draco. “Non lo so.” Meditò. “Mi piace abbastanza.”

Draco rise. “Può darsi, ma mi serve per ogni genere di cose. Credo che dovrò insistere affinché me la restituisca, anche se un uncino farebbe la sua figura.

Harry aprì le dita, e Draco rimosse la mano.

“Credo che i nostri amici abbiano detto le stesse cose su noi due,” disse Harry.

Draco alzò un sopracciglio. “Se è così, il giovane Weasley mi ha sconvolto.

Harry rise. “Sei proprio un incubo.”

“Sono un Serpeverde,” rispose Draco disinvolto. “Noi siamo incubi. E usiamo anche un linguaggio che davvero non mi aspetterei da Weasley.”

“Non gli piaci,” gli disse Harry.

Draco parve lievemente preoccupato.

“Ti sto… proprio incasinando le cose, eh, Potter?”

Cosa vuoi di…”

Sarebbe meglio rinunciare a tutto, sai. A volte le cose diventano troppo problematiche,” proseguì con calma.

“No! Cioè… siamo amici. Non m’importa nient’altro. Secondo me ne vale la pena… e poi anch’io sto dando problemi a te. Harry quasi si disprezzò per aver tradito il proprio terrore in modo così lampante. “E’… è così? Vuoi rinunciare a tutto?”

Draco lo guardò riflettendo, e Harry pensò che volesse farlo davvero. Cercò di non sembrare nervoso.

Nah,” disse infine Draco. “Penso che ti terrò intorno.”

Harry non riuscì a trattenere un sorriso. Draco lo ricambiò, solo un po’, con un sorriso debole e dispettoso.

“Io non rinuncerei per nessun motivo,” gli disse Harry. “Non voglio. C… cioè… oh, lo sai, Draco.”

Draco alzò un sopracciglio.

“Oh, so tutto. Non certo grazie a te, dato che sei la persona più disarticolata che abbia mai avuto il piacere di conoscere.” Sollevò un angolo della bocca. “Bene. E’ tutto a posto.”

La scomparsa della tensione dal corpo di Draco fece capire a Harry che c’era stata. Piegò la testa all’indietro e chiuse gli occhi, e Harry si chiese per un momento a chi altri fosse concesso di guardare Draco Malfoy privo di difese, che fosse distratto, sollevato o anche semplicemente stanco. Sperava che la risposta fosse a nessuno.

“Ehi, Potter.” Draco lo spinse piano. “A cosa pensi?”

La spalla di Draco era calda e solida contro la sua. Era un tocco confortante, rassicurante, perché era diverso dalla certezza assoluta che Ron sarebbe sempre stato lì per lui. Quasi tutto, con Draco, era incerto e diverso… Ma lui era, c’era, e quello doveva voler dire qualcosa.

Si girò verso Draco, la cui espressione non lasciava trasparire nulla, e gli rivolse un sorrisino dispettoso.

Perché non mi dici a cosa pensi tu?”

Draco lo guardò, il suo viso così vicino che Harry riuscì a vedere la scintilla di calore nei suoi occhi prima che diventasse un sorriso.

“Stavo pensando alla tua vita sentimentale.

Harry lo fissò e Draco rise della sua faccia.

“Ehm, cosa?”

“Beh. Ginny Weasley non è del tutto appropriata. Io dico che puoi avere qualcosa di meglio di una Grifondoro. Dovremmo trovarti una bella ragazza Serpeverde,” suggerì allegramente.

Harry roteò gli occhi verso Draco, che finse di non vederlo.

“Pansy andrebbe bene, ma non sono sicuro che ti piaccia, e poi… ti odia fino al midollo. Si fermò a pensare. “Che ne pensi di Morag?”

“Non la conosco,” rispose Harry, e Non ho intenzione di farlo mai rimase alquanto implicito.

“Potresti conoscerla. Avanti, Potter, cosa farai ogni venerdì sera?”

“Potrei stare con te.”

“Ti converrà essere molto gentile con me, se hai intenzione di uccidere la mia vita sociale.

Il che, notò Harry, non equivaleva ad un no.

“Penso che rinuncerò comunque a Morag.”

Draco sbadigliò, cercando vagamente di nascondersi dietro una mano.

“Bene. Ma non sai cosa ti perdi.” Spostò lo sguardo da Harry e sbadigliò di nuovo.

“Sei esausto.”

C’erano delle ombre sotto gli occhi di Draco, e una piccola smorfia di stanchezza sulla bocca. Era ridicolo. Avrebbe dovuto essere a letto.

“Ancora un po’.” Draco sbadigliò per la terza volta e si sdraiò sul pavimento di pietra con movimenti languidi, usando i gomiti per stendersi per bene. “Non mi lasciare a dormire qui,” ordinò. “Mai più dormite in posti senza un vero cuscino. E’ scomodo, e non penso che riuscirei a sopportare la vergogna.

Harry si stese sulla pietra accanto a lui. “Smettila di fare lo scemo,” disse. “Non c’è niente di cui vergognarsi nell’essere stanco come tutti gli altri. E hai bisogno di riposare.”

Draco aggrottò un po’ la fronte. “Non rompere, Harry,” mormorò mezzo addormentato.

Il suo respiro si fece più profondo e rallentò.

Harry lo guardò. Mi ha chiamato Harry, pensò, un po’ sorpreso.

E poi sorrise.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Mistful