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Autore: Niniane_88    04/09/2012    4 recensioni
Niente vampiri. I nostri Cullen sono tutti umani, hanno età diverse, non hanno nessun legame di parentela tra loro e vivono nell'affollata ed eccitante New York del 1920! Cosa succederebbe se il loro mondo ruotasse attorno a un immaginario teatro dell'opera? Tra primedonne irritabili, ballerini talentuosi e direttori d'orchestra in difficoltà, la stagione operistica del White-Flower Opera sta per iniziare... e non mancheranno i corteggiamenti, gli amori improvvisi, le rivalse... Buona lettura!
ATTENZIONE: chi mi conosce già come autrice sa che la mia coppia preferita NON è la classica Bella/Edward!
Disclaimer: i personaggi di questa storia appartengono a Stepheny Meyer
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Jasper
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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L'amore è un Canto


XXII


   Isabella iniziò a cercare Jasper nel suo camerino e nei camerini dei suoi colleghi. Non trovandolo da nessuna parte e non riuscendo a scoprire dove fosse andato, salì al piano superiore. Incrociò Esme, che stava scendendo le scale e chiese anche a lei se avesse visto il maestro. La cantante non seppe darle indicazioni e le domandò, perplessa, dove stesse andando così di fretta, ma Isabella non si fermò a risponderle. Non le importava di cosa avrebbero pensato gli altri nel vederla correre a perdifiato per tutto il teatro: finché Edward avesse tenuto alla larga suo padre sarebbe andato tutto bene.
   Mr Mc Carty e Miss Hale dovettero essere piuttosto sorpresi, quando la videro passare veloce come un fulmine. Isabella si fermò, un po’ ansante, davanti a loro e chiese, per l’ennesima volta:
   - Scusate, sapreste dirmi dov’è Mr Whitlock?
   - L’ho visto dirigersi nella sua stanza, al terzo piano, quella dove dorme. – rispose Mc Carty, sorpreso – Ho l’impressione che non volesse essere disturbato. Se desiderate parlargli, forse sarebbe meglio aspettare che inizi il buffet: scenderà sicuramente.
   - No, non posso aspettare, devo vederlo subito! – rispose Isabella affannata, ignorando le occhiate curiose di Miss Hale – Vi ringrazio!
   E riprese la sua corsa.
   Rimpiangeva di aver indossato quel vestito rosso: era lungo, ingombrante, rigido, proprio l’abito sbagliato per correre. Se fosse inciampata avrebbe potuto strapparsi con facilità… e magari lei si sarebbe slogata una caviglia o qualcosa del genere. Non era una bella prospettiva, per cui Isabella si impose di rallentare e di recuperare un po’ di fiato. Nel frattempo iniziò a chiedersi che cosa avrebbe detto a Mr Whitlock quando l’avrebbe trovato, ma si rese conto quasi immediatamente che era impossibile pianificare un dialogo. Prima di tutto doveva avere la conferma che Edward aveva avuto ragione e per esserne certa avrebbe dovuto indurre Jasper a spiegarle perché era stato così brusco con lei poco prima.
Capitò infine davanti a una porticina isolata, piccola e anonima. Col cuore che batteva forte si avvicinò, prese un respiro profondo e bussò due volte.
   Le rispose una ben nota voce profonda.
   - Chi è? Avevo detto di non voler essere disturbato.
   - Nemmeno dalla vostra Lucia? – chiese Isabella, civettuola.
   La porta si spalancò.
   - Miss Swan? – fece Jasper, sorpreso – Che cosa succede?
   - Fatemi entrare, per favore.
   Il giovane si spostò di lato per farla passare e Isabella entrò nella stanza con aria disinvolta come se non avesse fatto altro in vita sua. I suoi occhi però andarono subito alla ricerca di indizi che le rivelassero di che umore era il suo maestro e li trovarono immediatamente: sul letto c’erano una valigia ancora aperta e piena di abiti e una borsa più piccola contenente dei fogli che sembravano proprio spartiti musicali.
   - Avete già fatto la valigia? – chiese, senza riuscire a trattenersi.
   Jasper annuì: - Sto per partire.
   - Adesso? – Isabella era sconvolta – Ma avevate detto che sareste partito domani! Cosa dirà il signor Mc Carty? Vi attende al buffet e insieme a lui tutti gli altri…
   - Purtroppo non posso rimanere, ho calcolato che devo essere a Baltimora domani mattina presto, se voglio avere il tempo di sbrigare alcune faccende prima di imbarcarmi per l'Europa. – spiegò Jasper.
   Appariva sereno, perfettamente a proprio agio e per un istante, Isabella non seppe più che cosa dire. Poi lo osservò con maggior attenzione e notò, non senza sorpresa, che era meno tranquillo di quanto sembrasse. Stava cercando di evitare il suo sguardo e aveva schiena e spalle insolitamente rigide. Bene, questo significava che le stava nascondendo qualcosa. Forse Edward aveva indovinato davvero.
   - Vi prego, maestro, aspettate ancora un po’. – disse con dolcezza – Non potete andarvene così, alla chetichella. Cos’è accaduto? Edward e io siamo riusciti a malapena a ringraziarvi. Sapete, ci tenevamo così tanto… davvero non vi abbiamo deluso? Poco fa, nel mio camerino, abbiamo temuto che foste in collera con noi…
   Jasper si avvicinò al letto e riprese a fare la sua valigia.
   - In collera? Certo che no, Miss Swan, perché dovrei esserlo? – le disse, senza guardarla.
   - Infatti non ne avrei capito la ragione. Edward è un così meraviglioso interprete! – cinguettò Isabella, sbirciando i suoi movimenti con la coda dell'occhio.
   - Uhm… - fu il commento di Jasper.
   - E poi devo ammettere che ha un cuore d’oro. – continuò la fanciulla - Forse all’inizio può dare l’impressione di essere un damerino, ma è una persona sincera e profonda.
   Jasper ripiegò una camicia e la sistemò nella valigia, il tutto con fin troppa energia.
   - Sono rimasta colpita dalla sua interpretazione di questa sera… - sospirò Isabella, sorridendo al nulla – Non avrei mai pensato che…
   - Basta!
   Isabella tacque, fingendosi sorpresa e sgomenta, mentre Jasper si voltava di scatto verso di lei. In realtà esultava: finalmente aveva reagito!
   Il giovane le si avvicinò a passi decisi:
   - Miss Swan, non so perché siate venuta qui, ma se il motivo è che volete parlare con qualcuno di quanto è meraviglioso Masen, allora avete sbagliato persona! Mi sembra di capire che tra voi due ci siano dei sentimenti e vi faccio le mie più sincere congratulazioni. Mi auguro soltanto che Masen sappia meritarvi ed esservi fedele… ora vi prego di lasciarmi solo, devo ancora preparare diverse cose…
   Isabella però non aveva alcuna intenzione di andarsene. La conferma che cercava era arrivata: era giunto il momento di abbandonare le cautele e le buone maniere e dire semplicemente la verità.
   Gli si avvicinò ancora di più e con voce non più civettuola, ma commossa disse:
   - Jasper, ma che cosa dite? Come vi è venuta in mente una simile idea? Edward voleva soltanto complimentarsi con me dopo lo spettacolo. Era euforico, sapete… è davvero un buon ragazzo, nonostante tutto, ma a parte questo… tra noi non c’è niente, io non potrei mai innamorarmi di uno come lui.
   Seguì un silenzio teso. Infine Jasper disse:
   - Volevo complimentarvi con voi… Quando sono entrato e vi ho vista insieme a Masen… io…
   Isabella continuò a tenere i suoi occhi fissi in quelli ambrati di lui.
   - Avete creduto che mi importasse di più di Edward Masen che di voi. – disse con intensità.
   - Di me…? Volete dire… Che cosa volete dire, Isabella?
   La cantante sorrise: - Lo sapete già. Non avete bisogno di chiedere.
   Jasper apparve sbigottito per un attimo, poi sul suo volto pallido e tirato brillò una luce di speranza.
   - Davvero? Isabella… posso dunque sperare di poter essere per voi qualcosa di più che non soltanto un maestro? – le chiese, afferrandole le mani all’improvviso.
   Ella arrossì e abbassò lo sguardo.
   - Da quando vi ho incontrato a Roma, tanti anni fa, siete rimasto nel mio cuore.
   La sorpresa e la confusione di Jasper aumentarono ancora, visibilmente.
   - Da allora? Dite davvero? Non posso credere di esservi stato tanto caro per tutti questi anni!
   - Credetelo, è la verità.
   - Isabella, dolce Isabella! Anch’io credo di avervi portata nel cuore fin da quella sera, anche se non me ne sono reso conto. Quando vi ho conosciuta, qui al Flower, ho sentito che eravate l’unica donna che avrei potuto amare per il resto della mia vita… Non mi sono ricordato subito di quel nostro primo incontro, ma avevo la sensazione di avervi già vista e infatti era proprio così e quando mi avete parlato di quella serata a Roma, finalmente ho capito: i miei occhi non ricordavano il vostro volto, ma il mio cuore lo rammentava. Davvero potreste amarmi, Isabella? Vorreste diventare mia moglie? Anche se a volte sono scorbutico, intransigente… e impulsivo?
   Isabella sentì le lacrime pungerle gli occhi. Non poteva credere alle proprie orecchie: il suo più grande sogno si stava realizzando. Anzi, tutti i suoi sogni si stavano realizzando! Aveva debuttato, trionfato sulla scena, poteva sperare in una brillante carriera… e l’uomo che amava dall’età di sedici anni, ora la stava chiedendo in moglie!
   - Credo che Charlie ne sarà felice… - mormorò, emozionata – Oh sì, Jasper, al più presto desidero diventare tua moglie!
   Jasper la prese tra le braccia.
   - Domani gli chiederò la tua mano… - disse, altrettanto commosso – Oh, Isabella, Isabella, amore mio!
   E finalmente, la fanciulla vide il suo volto abbassarsi e allora, lentamente, chiuse gli occhi, mentre le labbra di lui si posavano con desiderio e dolcezza sulle sue.


*           *           *


   Nel frattempo, al piano terra del White-Flower Opera, il colonnello Charles Swan, detto Charlie, da circa mezz’ora, picchiava ripetutamente la porta della toilette dov’era rinchiuso, urlando a pieni polmoni che qualcuno lo tirasse fuori di lì. Era entrato perché Miss Alice Brandon gli aveva rovesciato inavvertitamente un intero calice di vino sulla giacca, ma poi, inspiegabilmente, non era più riuscito ad uscire.
   Purtroppo nessuno sentiva le sue imprecazioni, perché tutti erano al buffet e aspettavano con ansia che la stella della serata e il grande direttore d’orchestra facessero la loro comparsa.
   Quando Edward Masen, nascosto dietro un tendaggio, vide i due dispersi scendere la scalinata, mano nella mano e raggianti in volto, capì che doveva essere andato tutto per il meglio. Attese che si fossero allontanati, quindi estrasse una chiave da una tasca della giacca e andò ad aprire al povero Mr Swan, dicendogli:
   - Colonnello, ma che cosa fate qui dentro? Meno male che vi ho sentito, la serratura si dev’essere bloccata… Su, su venite, il buffet ci aspetta e anche vostra figlia, il maestro, tutti! E’ davvero una serata magnifica, non trovate?





Non ci credo, ce l'ho fatta!
Mi scuso per il grande ritardo, non previsto, ma purtroppo non è un periodo facile per me. Sono molto impegnata con lo studio e qualche volta faccio un po' fatica a concentrarmi su questa storia... diciamo che mi mette un po' alla prova, mentre mi sento molto più rilassata, almeno in questo momento, quando scrivo i capitoli di
Sinfonia Fantastica.
Naturalmente però sono felicissima di aver aggiornato e spero di non tardare troppo con il prossimo capitolo. Ormai la parte più tosta dovrei averla superata! Spero che mi farete sapere cosa ne pensate di questa dichiarazione d'amore ('na fatica scriverla!) e che continuerete a seguirmi anche negli ultimi due capitoli!
Un bacione a tutte e a presto!
Con affetto

Nini

   
 
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