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Autore: Melabanana_    04/09/2012    2 recensioni
Hera Tadashi è un ragazzo apparentemente indifferente a tutto, che si lascia passare accanto gli eventi senza preoccuparsene molto.
Afuro Terumi è un idol emergente, ma già molto famoso, che nasconde il suo vero carattere.
Questa fic parla di come il loro incontro abbia modificato le loro vite, e di come la loro storia sia venuta ad intrecciarsi con quella dei loro amici.
Coppie: HerAfu, DemeKiri, ArteApo, vari ed eventuali.
{dedicata a ninjagirl, che mi ha fatto scoprire e amare queste pairings.}
~Roby
---
Perché in ogni momento, il rosso e il viola sanno sempre trovarsi.
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Afuro Terumi/Byron Love, Altri, Hera Tadashi, Jonas Demetrius/Demete Yutaka
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 10.

-Andatevene.-
Fuori, c’era il caos più totale.
Persone con microfoni, fili, videocamere, macchina fotografiche, si accalcavano sulle mura, alle finestre, alla porta. Calpestavano i fiori. Abbagliavano con i loro flash.
Stordivano con le loro voci saccenti, incontrollate, morbose, asfissianti.
Dentro, Afuro Terumi se ne stava rannicchiato sotto il tavolo della cucina, con le mani premute sulle orecchie e i lunghi capelli biondi a fargli da coperta.
-Andatevene. Andatevene. Andatevene!-
Voleva urlare, ma non voleva farsi sentire. Forse sapevano già che lui era in casa, ma non voleva dargli quella certezza. Oh, come avrebbe voluto che qualcuno venisse a salvarlo.
Che venisse a salvarlo il ragazzo che l’aveva già salvato tante volte.
-Tadashi…- sussurrò, in lacrime.
Una mano sfiorò il suo viso. Poi qualcuno respirò, e parlò.
-Sono qui.-
 
Quella giornata cominciò come tutte le altre per Hera.
O meglio, sarebbe dovuta cominciare come tutte le altre.
In realtà, appena svegliato sbagliò lato del letto e sbatté contro il muro.
Così, arrivato a scuola, aveva una faccia da zombie per il dolore e per il sonno.
-Tadashi, ti vedo morto- commentò Demete.
-Se non eviti certi commenti, sarai morto tu- sibilò Hera.
Demete si nascose istintivamente dietro Kirigakure, che ghignò:- Che c’è? Ti sei alzato dalla parte sbagliata del letto stamattina, Tadashi?
“Mai parole furono più vere” pensò Hera, ma non gli diede la soddisfazione di saperlo. Si girò e cominciò a frugare nella borsa in cerca del suo ventaglio. Moriva di caldo.
-Buongiorno, Hecchan.-
Hera si voltò e sobbalzò trovandosi di fronte una maschera bianca attorniata da capelli blu.
-V-vuoi farmi prendere un infarto?! P-perché la maschera?!-
-Perché sennò le mie fan mi perseguitano…-
-Non è che la metti per sembrare più figo, come questo cretino che porta l’elmo?- chiese Kirigakure curioso. Demete sbuffò.
-Trovi che mi faccia sembrare più figo?- osservò Artemis.
-Certo, non ti si vede la faccia- intervenne Aporo maligno. Non fu possibile vedere l’espressione di Artemis, ma pochi secondi dopo il ragazzo fece scivolare una mano sul sedere di Aporo, che fece un salto di circa tre metri per poi fuggire da Kirigakure.
-Ma che sono io, tana libera tutti?!- esclamò il ninja seccato, visto che ora sia Demete che Aporo erano nascosti dietro di lui. Artemis rimase impassibile.
Forse perché faceva caldo, forse perché Kirigakure aveva usato la parola “tutti”, Hera improvvisamente si trovò ad osservare i propri amici e a notare qualcosa di strano.
C’era qualcosa che non andava.
Era il numero.
Erano solo in cinque, compreso lui.
Non avrebbero dovuto essere cinque, ma sei.
- Dov’è Afuro?- chiese all’improvviso. Riuscì ad attirare l’attenzione dei presenti.
-Non lo so… non è ancora arrivato, noi siamo qui da un bel po’- rispose Demete preoccupato.
-Forse deve lavorare…- osservò Artemis, che intanto si era levato la maschera.
Hera annuì, ma non ne era affatto convinto.
In mente, gli tornò prepotentemente l’immagine di Afuro in lacrime.
Vederlo così fragile, era stato uno shock.
Vedere un altro frammento del vero Afuro, era stato uno shock.
Doloroso, ma bello.
Anche lui era un bambino abbandonato, dunque? Era solo come lui?
Si chiese se non stesse piangendo, anche in quel momento. E, proprio in quel momento, il suo cellulare squillò. Lo cercò in fretta, nelle tasche del jeans e poi nello zaino.
Quando lo trovò, era già al settimo squillo. Era un numero privato.
-Pronto?- rispose, dubbioso.
- Tadashi, abbiamo bisogno del tuo aiuto- replicò la voce secca e decisa della donna canarina. Hera si accigliò. –Niente scatti.- sottolineò.
- No. E’ per Afuro. Devi aiutarlo. Tu sei l’unico a cui possiamo chiedere- fu la risposta.
Il cuore iniziò a battergli forte, mentre si allontanava di alcuni metri dai suoi amici per tenere una conversazione privata. – Lo sapevo, è successo qualcosa- borbottò – Mi dica.
-Se non sai nulla, allora guarda prima un giornale, o la tv. Poi vieni a casa di Afuro.- disse la donna canarina, e attaccò. Hera bestemmiò e tornò indietro.
-Che ti prende stamattina? Chi era?- lo interrogò Kirigakure, i fatti suoi non se li faceva mai.
Hera non lo pensò neanche di striscio, era troppo occupato a rimuginare.
“Ma chi si crede di essere?! Mi chiama, mi riempie la testa di allarmismi e poi mi lascia a metà! Dove cavolo lo trovo un giornale a scuola?! Ma io la odio! Aborrisco il giallo canarino!” pensava.
Si sentiva terribilmente frustrato.
-Aporo!- gridò. L’amico sobbalzò.
-Mi serve un giornale!- ordinò Hera; Aporo scattò e in un lampo tornò con un giornale fresco di giornata.
Non fu difficile trovare ciò doveva trovare.
In prima pagina, troneggiavano due grandi foto.
Una era di Afuro.
Quella affianco invece rappresentava un uomo sulla cinquantina, con capelli corti e quadrati tirati all’indietro. Era biondissimo.
-Minoko Terumi- sussurrò Hera. Aveva sentito quel nome da Afuro.
Non c’erano dubbi, la somiglianza fra lui e il figlio era impressionante.
Quello che Hera non sapeva era che il grande Minoko Terumi era a capo di una compagnia di tecnologie avanzate e informatica, che l’aveva reso ricchissimo.
Si sapeva che Minoko Terumi era un vero e proprio magnate del mercato.
Ma non si sapeva, fino a quell’articolo, che fosse anche il padre dell’idol del momento.
Non ci volle molto, per Hera, a capire cosa fosse successo.
Ricordò il fruscio che aveva sentito, e immaginò i reporter ascoltare la conversazione di Afuro a telefono e scrivere quell’articolo su di lui.
In cui ne dicevano di tutti i colori su Afuro, su Minoko, sulla ricca famiglia Terumi.
Senza dubbio, Afuro stava piangendo in quel momento.
-La donna canarina aveva ragione- sussurrò -Ha bisogno del mio aiuto.-
-Ma che vai blaterando?! Fa’ leggere pure a me!- esclamò Demete.
Hera gli schiaffò il giornale in faccia e corse via. Corse come non aveva mai fatto prima.
Si fermò solo quando, scioccato, vide l’immensa folla scalpitare davanti alla casa di Afuro.
Era solo un villetta, dove probabilmente viveva da solo, e loro la stavano distruggendo.
Hera li squadrò, profondamente disgustato, e li odiò a morte.
Non riusciva neanche ad intravedere la porta.
Allora fece l’unica cosa che gli venne in mente.
Fece il giro della casa, scavalcò il cancello di cinta ed entrò dalla finestrella che stava sul retro della casa, era stretta ma non c’erano altre soluzioni.
Si ritrovò sotto terra, in quella che era una cantina umida. Vicino a lui c’erano scale, le salì tastandole a tentoni nel buio ed emerse da una botola nel mezzo di una cucina.
Si alzò, maledicendo il mal di schiena.
La casa di Afuro era nel caos più totale, non c’era niente che fosse al suo posto, o almeno nel posto in cui la logica del buon senso l’avrebbe voluto. 
Hera immaginò che non si desse una gran da fare, vivendo da solo.
O forse, si era semplicemente lasciato andare per lo shock della situazione.
In ogni caso, provo sincera compassione per lui. Non solo compassione. Affetto.
Si accorse di provare molto più affetto per Afuro di quanto immaginasse. Mentre era perso in questi pensieri, sentì una voce flebile.
-Andatevene.-
Attraversò la cucina e arrivò fino al tavolo, sotto il quale c’era una piccola figura, rannicchiata su sé stessa, che continuava a singhiozzare e ripetere sempre la stessa cosa.
-Andatevene. Andatevene. Andatevene!-
L’odio per i giornalisti aumentò proporzionalmente alla disperazione nella voce di Afuro.
Poi il ragazzino sussurrò il suo nome –Tadashi…- ed era così triste.
Hera si chinò verso di lui e gli accarezzò il viso dolcemente.
-Sono qui.- sussurrò. 







xxx

**Angolo dell'Autrice*
Buonasera :)
Da questo capitolo in poi la fic diventerà un po' più movimentata! Ne sono felice, e scommetto che lo sarete anche voi perché ciò significa che ci sarà anche un po' d'azione nelle storie d'amore xD Eh sì, i nostri personaggi finlmente inizieranno a darsi una mossa (soprattutto alcuni... ma non farò nomi.) xD
Ora... una mia amica mi ha chiesto qual è la mia parte preferita di questo capitolo.
Beh, ovviamente avendolo scritto io non so che dire... Ma se proprio devo dirlo, la mia parte preferita del capitolo è...
Quando Hera chiede un giornale e Aporo scatta a prenderglielo. 
Insomma, penso che questa frase dovrebbe far capire quanto ascendente ha Hera su questi bambini
(Hera: che c’è? Io ammaestro bene i miei servi…)(Tutti: servi???)(Hera: uhm… ho detto servi? Volevo dire, amici ù.ù)(Tutti: ... ah o.ò) :'DDDD

Kisses,
roby

 

   
 
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