Della
serie “a volte ritornano” eccomi qui, con il nuovo capitolo.
Grazie
a Kukiness e al suo preziosissimo appoggio.
Buona
lettura.
Lights
2. Casa
-
Non dovete preoccuparvi, signori. È normale che dopo
un simile trauma ci sia una perdita di memoria parziale. Anzi, è stata
fortunata, lo scudo di protezione che ha usato ha attutito gli effetti. Altri
non hanno avuto questa possibilità. Le loro vite sono
state spazzate via e hanno dovuto reinventarsi e ricostruirsi una vita. Per sua
fortuna lei ha una base da cui partire e fare affidamento: voi.
La
Medimago ci osserva. I suoi occhi trasmettono
sicurezza, ma non basta a placare l’ansia che stiamo provando Ron ed io in
questo momento. Non siamo tranquilli, sappiamo solamente che Hermione ha perso
i ricordi degli ultimi anni della sua vita, quelli più importanti, e che ci
sono pochissime speranze che un domani li possa recuperare.
-
È solo un meccanismo di autodifesa. Il cervello di Hermione ha bloccato i
ricordi per difendersi da qualcosa che suppone le possa far del male. È tornata
a quel punto della sua vita quando lei credeva che tutto scorresse nella giusta
direzione, come da sempre aveva pianificato che andasse.
Ron
ed io ci guardiamo. L’espressione preoccupata che vedo sul suo viso è molto
probabilmente simile a quella che devo avere io sul mio. Respiriamo
profondamente entrambi e alla fine ce ne facciamo una ragione.
-
È molto importante non farle pressioni per ricordare. Tutto deve venire in modo
naturale e non indotto. Come vi ho già spiegato, non vi posso garantire che
Hermione recuperi la memoria. L’unico consiglio che mi sento di darvi è di
lasciarla tranquilla e aiutarla ad affrontare questa nuova situazione. Non sarà
facile. I buchi neri della sua memoria e lo scontro con il passato… sarà una
dura lotta da affrontare. Già è stato difficile per lei rendersi conto che il
presente in cui credeva di essere in realtà è solamente il passato. Ron ha fatto
bene a parlarle con dolcezza e spiegarle in modo breve che tra voi resta
solamente un gran sentimento d’amicizia e che la vostra relazione è finita.
Rispondete pure alle sue domande, conoscendola ve ne farà molte, ma non
pretendete da lei che viva la vita di prima. In questo momento deve ricomporre
il puzzle che si è rotto. Fornite a Hermione pure i pezzi, ma non provate ad
attaccarli al suo posto.
-
Grazie, Dottoressa, - rispondiamo in coro Ron ed io.
Rimaniamo
soli, insieme al nostro silenzio. Nessuno dei due ha il coraggio di iniziare a
parlare e prendere una decisione. Ci sediamo sulle sedie della sala d’aspetto,
immersi nei nostri pensieri.
-
Che cosa pensi di fare? - La sua domanda infrange quel mutismo forzato in cui
ci siamo riparati.
-
Non lo so, - ammetto sconfitto. - Devo ancora capire come comportarmi con lei,
e non so se ho accettato la cosa. Perché ha cancellato dalla sua memoria gli
ultimi anni? Questo vuol dire che c’era qualcosa che non le piaceva della sua
vita? Che era più felice quando stavate insieme? - Le mani afferrano il capo, e
stringo forte sulle tempie. Mi sta esplodendo la testa con tutte queste
domande.
-
L’hai sentita la Dottoressa? È meglio fare un passo alla volta. - Ron si
avvicina a me e appoggia una mano sulla spalla in segno di conforto. - Amico,
vedrai, andrà tutto bene.
Alzo
il viso verso di te e incontro i tuoi occhi limpidi e fiduciosi che mi
strappano finalmente un sorriso.
-
Lo spero. Portiamola a casa.
-
Sto bene, non serve che mi trattiate come un’ammalata. Ho solo perso una parte
della mia memoria, - sbuffa per la centesima volta Hermione entrando in casa. -
Per il resto tutto è come sempre, io sono come sempre. - E si dirige verso
l’altra stanza.
Ron
ed io ci guardiamo perplessi e la seguiamo.
Apre
la porta e rimane ferma sull’uscio. Dopo qualche attimo decide di entrare. Si
guarda attorno. Osserva ogni oggetto, vestito, libro con intensità, come se
cercasse con tutte le tue forze di recuperare quello che ha perso. Accarezza
lentamente il copri divano e poi si siede sopra. Lo
avverto e lo leggo sul suo viso, si è accorta che qualcosa in quella stanza non
torna.
-
Hermione, ora è meglio che vada. - Ron si avvicina e le bacia il capo.
Lo
blocca per il braccio, gli dà uno strattone e lo fa cadere accanto a sé.
-
Resta ancora un altro po'.
Ron
sorride teneramente, le bacia il capo e la stringe a sé. Come resosi conto del
suo gesto, si volta verso di me. Il suo sguardo è incerto. Sicuramente starà
pensando di aver esagerato a lasciarsi andare. Il passato sta tornando
prepotentemente nelle nostre vite, e non sappiamo ancora se possa essere un
bene o un male, ma soprattutto come gestirlo.
Sorrido.
Va tutto bene, deve andare bene. Sono solo lei e Ron, nient'altro.
Mi
concentro sul suo volto e quello che vedo mi fa stare male. I suoi occhi
brillano. Ha lo stesso sguardo di qualche anno fa. Stringo le mani a pugno. Non
sono contento, ma per il suo bene non dico niente.
-
Vado a preparare un caffè, - propongo.
Socchiudo
la porta e mi appoggio un attimo alla parete. Ho bisogno di metabolizzare
questa nuova vita. Non avrei mai pensato che sarebbe stato così faticoso
ritornare al passato.
Sento
la voce risoluta di Ron che la saluta. Deve aver capito che è il caso che
prenda le distanze da lei.
-
Vai già via? - domanda delusa.
-
Sì. - La risposta di Ron è quasi un sussurro. Sicuramente sarà imbarazzato, non
saprà come comportarsi. Come lo capisco, perché anch’io, tra pochi minuti
quando sarò da solo con lei, non saprò cosa fare. L’istinto mi suggerisce di
lasciarmi andare, la ragione mi frena, e i dubbi dentro di me aumentano e non
fanno altro che creare altra paura che lei possa allontanarsi da me.
Vi
sento alzarvi e come un ladro spio dalla fessura della porta che ho lasciato
aperta. Sono uno di fronte all'altro. Si guardano in silenzio. È un attimo. Ron
si sporge per baciarle la fronte, ma con un movimento veloce, Hermione alza il
volto e le loro labbra si scontrano.
Ron
rimane fermo con gli occhi sbarrati, poi inevitabilmente si lascia trasportare
anche lui dai ricordi. Trattengo il respiro. Sono paralizzato. Passano solo tre
secondi ma a me sembrano un’eternità. Mi sembra un incubo.
-
Hermione, - Ron sussurra il suo nome e si stacca dolcemente. Appoggia la fronte
alla sua e inspira profondamente. - Mi dispiace, ma questo è il passato.
Si
allontana da lui di qualche passo. È spaesata, i suoi occhi gli chiedono
spiegazioni. È un attimo e poi ricolleghi tutto. Ti porti le mani alla bocca
mortificata.
-
Io… - Sei imbarazzata. - Scusami Ron, io… - Mi viene da ridere. Vederla senza
parole è un evento così raro che mi fa cancellare per
un istante quello che sta accadendo.
-
Non volevo. - Gli afferra la mano. - Ora tu stai con Luna. - Lo dice come se
fosse un promemoria personale per il suo cuore e nel pronunciare quelle parole
la sua voce s’incrina.
Ron
si gratta il capo e sorride divertito. In fondo non è cosa da tutti i giorni
vedere Hermione Granger senza il suo solito cipiglio deciso.
L’abbraccia e con il suo modo bonario cancella tutto
l’imbarazzo di quel momento.
-
Lo so, Hermione.
- La guarda divertito. - Volevi di nuovo apprezzare le mie labbra. È
risaputo che i baci “Weasley The King” sono indimenticabili.
Credo
che in questo momento lei ed io abbiamo la stessa espressione: bocca aperta e
occhi sgranati. Devono essere senz’altro i geni dei gemelli che ogni tanto si
fanno vivi in Ron. Scuoto la testa divertito: il
solito.
Prima
che me ne renda conto Ron esce dalla stanza. Mi osserva e poi la guarda.
-
Andrà bene, - sorride fiducioso. Mi dà una pacca sulla spalla in segno
d’incoraggiamento.
Lo
accompagno alla porta e poi mi metto a fare il caffè.
Entra
in cucina mentre sto terminando di versarlo nelle tazze. Si accomoda al tavolo.
Stringe le mani attorno alla tazza e resta lì a osservare il liquido nero, immersa nei suoi pensieri. Mi concedo il lusso di osservarla
tranquillamente per qualche secondo e per un attimo ho come la sensazione che nulla
sia cambiato.
-
Da quanto viviamo da soli tu ed io?
Mi
guarda curiosa in attesa che le risponda. Sono indeciso, non so da dove partire
se dal principio o semplicemente dalla fine.
-
Da un po’. - Alla fine scelgo di rimanere sul vago.
-
Da un po’, - ripete perplessa, - e questo po’ sarebbe quanto?
Dovevo
immaginarmelo che non si sarebbe accontenta. A lei non è mai piaciuta la
sufficienza, ha sempre puntato alla precisione. - A novembre saranno due anni.
Arriccia
le labbra, sta valutando sicuramente la mia risposta. Mi sembra di camminare su
un terreno minato.
-
Perché in camera mia c’è solo il divano? Il mio letto dov’è finito? Dove sono i
miei vestiti? - Le sue domande mi fanno andare per traverso il sorso di caffè.
-
Quante domande, - sorrido prendendo un po’ di tempo. - È tutto in camera mia… -
Mi fermo un attimo per riordinare le idee e prima che tu posso ribattere,
proseguo. - Abbiamo trasformato la stanza nel tuo studio e avevamo deciso di
comprare un armadio più grande.
In
fondo è la verità. Prima che tutto questo accadesse, avevamo deciso di prendere
un armadio più spazioso per sistemare meglio le nostre cose.
E
ancora una volta resta in silenzio soppesando le informazioni che le lascio.
Gira lentamente il cucchiaino nella tazza, facendolo scontrare contro la
parete. Quel tintinnio mi dà come l’impressione di scandire il suo tempo.
Alza
il viso e punta i suoi occhi nei miei. Alla fine c’è arrivata. Senza volerlo,
trattengo il respiro come se l’esito della nostra vita dipendesse dalle
prossime parole che pronuncerà.
-
E io dove dormo?
Silenzio.
Mi concedo il lusso di osservarla attentamente prima di risponderle. Respiro,
ora sono pronto.
-
Con me.
Continua…