La cerimonia di smistamento stava per cominciare e i mocciosetti del primo
anno se ne stavano fuori dalla porta della Sala Grande, a chiacchierare a gruppi
oppure a mangiarsi le unghie, sul nevrotico andante.
Degona, non sapendo con
chi parlare e non conoscendo nessuno, ne approfittò per guardarsi in giro. A
dire il vero Liz l'aveva sempre messa davanti a purosangue insopportabili e lei
non aveva mai visto, come li chiamava la sua tata, "dei mezzosangue di nascita
babbana".
Però come si riconoscevano? Per lei erano tutti ragazzini di undici
anni come gli altri.
Ce l'avevano scritto in fronte?
E poi lei doveva
anche cercare il suo futuro amore. Ma anche quello era difficile da
riconoscere!
Senza sapere cosa fare si appoggiò alla ringhiera di marmo della
scalinata, impaziente.
- Sei nervosa?-
Si girò alla sua destra e trovò una
ragazzina bionda, con una coda di cavallo e lunghi capelli.
Portava degli
occhiali quadrati, con una montatura disegnata con tante farfalle che a Degona
piacque moltissimo.
- Si, un po'.- ammise.
- Io mi chiamo Isabella
Prentice.- si presentò quella, orgogliosa.
- Io Degona Mckay.- e le strinse
la mano. Facendolo, cercò di non fare l'empatica curiosa ma la sua nuova amica
sembrava più nervosa di quello che dimostrava.
- Che nome strano.- le disse
ancora la biondina - Molto carino però.-
- Grazie. Mi piacciono i tuoi
occhiali.-
- Davvero?- la streghetta si illuminò - Grazie, sei la prima che
me lo dice. Mio fratello Philip fa il settimo anno, è di Corvonero e lui li
trova troppo babbani. I tuoi sono maghi?-
- Bhè...si.- Dena annuì, senza
sapere come classificare sua madre - Anche i tuoi?-
- Ahah, ovviamente.
Conosci qualcuno?-
- No.-
- Aspetta. Julian!- la ragazzina tirò verso di
loro un tipetto che parlava animatamente con altri ragazzini. Era più alto degli
altri e si presentò con un'espressione simpatica ma anche da grand'uomo. Si
chiamava Julian Larabee ed era amico d'infanzia di Isabella. Sembrava il
classico tipo che soccorreva le damigelle, infatti si piazzò a parlare con loro
due e non si scollò più, come un cavalier servente.
Dena si chiese subito se
poteva essere lui il suo fidanzato, ma...insomma, come cavolo faceva a
saperlo? Miseria, avrebbe dovuto farsi dare qualche dettaglio in più da suo zio.
Oppure prendersi un radar!
Comunque quel Julian era decisamente molto
divertente, faceva un sacco di battute e passò qualche minuto
piacevole.
Intanto dalla Sala Grande arrivava un gran chiasso.
- Ehi ma
quanto ci va?- si lamentò un ragazzino in prima fila, sui carboni ardenti - Come
ci smistano?-
- Bhò, non lo so.- disse un altro accanto a lui.
- Non è che
ci faranno fare magie vero?- chiese Isabella preoccupata - Io faccio sempre
girare le cose!-
- Cosa fai?- allibì Dena.
- Non so spiegartelo! Quando
faccio magie accidentali gira tutto! L'altra settimana ho fatto girare tutta la
tavola.-
- Che cosa buffa.- disse un ragazzina lì a fianco, dai tratti
orientali - Io invece me la cavo abbastanza. Ho letto qualche incantesimo sui
libri e ho provato a farlo ma i miei si sono infuriati da matti!-
A chi
lo dici, pensò la piccola Mckay fra sé. Liz dava i numeri!
- Allora
nessuno sa come ci divideranno?- chiese ancora Julian.
- Ti mettono un
cappello sulla testa.- spiegò allora Degona, attirando l'attenzione di mezza
squadra di matricole - E' lui che dice dove dobbiamo andare. Secondo il nostro
carattere e le nostre capacità.-
- E dire che mio fratello non mi ha mai
detto niente!- sbuffò Isabella - Tu hai qualcuno negli anni avanti?-
- Si,
mio fratello è del settimo anno.- sorrise l'altra, felice di avere Tom - E'
del Grifondoro.-
- Aspetta...ti chiami Mckay...- Julian la guardava curioso,
come colpito da un fulmine - Ma io ti conosco! Tuo padre è un Auror vero? E tua
madre...oh! Oh, tua madre è...-
Degona rizzò le spalle, sfidandolo a
rispondere - Mia madre?-
- E' Lucilla Lancaster, quella che ha salvato Harry
Potter! Wow!- Julian le fece un sorrisone a trentadue denti - Accidenti, tua
madre è famosa!-
- Davvero sei figlia di Lucilla Lancaster?- cinguettò anche
un'altra massa di piccole streghe - Caspita!-
Però. Le voci correvano
davvero. Ora capiva perché Tom le aveva detto che a Hogwarts contava tanto il
nome! Essere figlia dei Mckay era importante come le aveva detto sempre Liz ma
forse si era scordata di dirle che essere figlia di una Lady era ancora
più esaltante. Mah.
Scoccò un'occhiata a Nyssa e la sua custode scosse il
capo, ridendo leggermente.
- Scusami ma è vero che hai un anno in meno di
noi?- le chiese un ragazzino con una testa piena di ricci scuri.
- Si, ho
dieci anni. Ho fatto un esame per entrare prima.- confermò.
- Cavolo ma
allora sei un piccolo genio.- cinguettò Isabella - Che ne dici Julian?-
-
Genio senz'altro!- le disse Larabee, tutto gasato.
Hn...forse era lui
davvero. Degona cominciò a guardarlo meglio. Bhè, era alto. E aveva i capelli
castani lisci a tazza.
E allora? Porca miseria, stava impazzendo, come faceva
a sapere se era lui?
Urgeva farsi un'altra chiacchierata con suo zio,
decisamente!
Avesse detto a suo padre che cercava il suo futuro fidanzato,
Tristan l'avrebbe rispedita a Cedar House incatenata in una camicia di forza.
Lucilla probabilmente poi l'avrebbe cacciata in una casa di recupero
mentale.
A quel punto a fermare la sequela di domande fu la Mcgranitt che
aprì le porta della Sala Grande.
Una luce soffusa li avvolse mentre sfilavano
intimiditi ed eccitati in mezzo alla navata centrale.
Degona aveva qualche
vago ricordo, visto che era stata lì a quattro anni, ma niente di
rilevante.
Si accorse solo che Corvonero e Grifondoro erano i tavoli in mezzo
e Cloe le strizzò l'occhio, seduta con le sue amiche. Quel mentecatto di Tom
invece ancora non era tornato. Probabilmente stava rotolando per le scale o
aveva battuto la testa da qualche parte, restando tramortito sul tappeto della
sua nuova stanza singola da Caposcuola.
Il mormorio soffuso degli altri
studenti intanto iniziò a calare mentre le matricole si fermavano davanti al
pulpito.
La piccola vide suo padre, seduto fra Piton e la Sinistra, il
preside al centro che le strizzò l'occhio di nascosto e Hagrid imboscato in
fondo con la Sprite. Auror tutt'intorno.
La Mcgranitt stava loro davanti, la
pergamena in mano con aria solenne.
- Quando chiamerò il vostro nome verrete
avanti. Io vi metterò il cappello sul capo e verrete smistati. Dopo gli studenti
del primo anno toccherà ai nostri nuovi alunni provenienti dalla Scozia.- e così
dicendo fece un cenno cortese col capo a una ventina di ragazzi in piedi contro
il muro a sinistra della Sala, proprio vicino a Serpeverde.
Cloe li guardò
attentamente, spiando da sopra la testa rossa di Madeline.
Quei ragazzi
avevano gli sguardi cupi, spenti, tristi e arrabbiati.
Uno di loro poi era su
una "sedia magica" di quelle che galleggiavano sollevate da Nuvolette
Locomotorie.
Anche Degona li spiò, mentre era iniziata la
cerimonia.
Fissandoli, di colpo una voce arrochita le fece allargare gli
occhi verdi.
Una voce piena di astio.
"Vi odio. Vi odio
tutti...morirete com'è toccato ai miei amici!"
Ma chi era?
Degona
distolse il viso da loro, sentendo un fastidioso brivido nella schiena. Ma chi
era stato a pensare una cosa simile?
Cercando di non pensarci, tornò ad
ascoltare i nomi e ad osservare gli altri primini.
Dopo una buona serie di
Tassorosso, due o tre Corvonero e altrettanti Serpeverde, il primo a finire a
Grifondoro fu Julian Larabee che corse sorridendo alla tavolata dei rosso e
oro.
La streghetta dai tratti orientali che aveva parlato con loro
nell'ingresso si chiamava Kisha Storm e andò a Corvonero; il tipetto con quei
capelli pieni di ricci, un certo Nicolas Brett andò a Grifondoro e anche
Isabella lo seguì, felicissima, anche se avrebbe preferito stare con suo
fratello maggiore, mentre una ragazzina col naso appuntito e l'aria schifata da
tutto e tutti che si chiamava Ginger Winsort andò con gran giubilo a
Serpeverde.
Degona stava ancora battendo le mani quando il suo nome zittì
tutta la scolaresca.
- Degona Lumia Mckay!-
Deglutendo e imponendosi la
marcia militare dei Mckay, la piccola rizzò il mento e le spalle e salì i
gradini, con tutti gli studenti che la fissavano attentissimi. Sedendosi, Degona
incontrò il sorriso di Tristan e sperò in bene.
La Mcgranitt le posò il
cappello sulla testa riccia e subito quel chiacchierone iniziò a frugarle nel
profondo.
"Mckay eh? Si, si...so come siete!" gorgogliò il cappello,
dondolando lievemente "Però...che grande magia e che coraggio...e che
intelletto. Vedo che c'è voglia di apprendere, di lavorare sodo per imparare. E
un certo sprezzo delle regole anche...hn, sarai difficile da
collocare!"
Ci vollero parecchi minuti e se Dena iniziava a
preoccuparsi, altri e specialmente Silente se l'erano aspettato.
Lucilla era
stata seduta sullo sgabello mezz'ora quasi, prima che fosse smistata sotto sua
precisa richiesta per esasperazione.
"Bene, si...forse ci sono. Saresti
grande a Corvonero e ancora più grande a Serpeverde ma direi..."
-
GRIFONDORO!- urlò il cappello magico, facendo sospirare
Degona.
Evvai, si era salvata la vita, altrimenti Liz e sua nonna l'avrebbero
messa in croce! Con un sorriso luminoso saltò giù dallo sgabello e corse alla
tavola scatenata dei grifoni. Una volta seduta agitò appena la mano, dove
Tristan e Silente sembravano decisamente sollevati.
Claire quasi la strozzò
quando andò a sedersi con loro, troppo orgogliosa e fece la conoscenza di tutti
i compagni di Tom, poi si rimise comoda accanto a Isabella e Julian.
La
cerimonia dei primini finì con due Serpeverde smilzi con l'aria da aspidi e una
Tassorosso.
Terminati i nomi del primo anno, la Mcgranitt fece segno ai
ragazzi provenienti da Wizloon di farsi avanti. In questo modo tutta la scuola
di magia poté vederli bene. Non fosse stato per il lutto e per il drappo nero di
velluto che aleggiava sulle loro teste insieme a quelli colorati delle case,
nessuno avrebbe pensato che fossero appena usciti da una brutta situazione come
quella della strage che aveva distrutto la loro scuola.
La Mcgranitt agitò la
pergamena dei primini e poi la riaprì, con una nuova serie di nomi.
C'erano
cinque ragazzi per il quarto anno, due per il terzo, sette per il quinto, due
per il secondo anno e ne restarono quattro per il settimo. Quando toccò a loro,
gli ultimi quattro rimasti, i poveretti vennero praticamente passati ai raggi X.
Uno di loro era quello sulla sedia magica.
- Tobey Williams!-
Fu lui il
primo a muoversi. Si sollevò con la sua sedia e sorpassò i gradini agilmente.
Col Cappello sulla testa, Cloe vide che sembrava in perfetta salute. Aveva
un'espressione triste come gli altri, con occhi scuri molto malinconici e pieni
di rabbia ma quando finì a Corvonero, la Sensistrega si sentì sollevata.
Per
fargli posto Matt Rogers e Neely Montgomery fecero sparire un pezzo di legno
della panca e Tobey si mise al suo posto, calmo e tranquillo. Strinse le mani a
tutti, senza mai un sorriso ma sembrava abbastanza a suo agio.
Toccò a un
altro ragazzo che la Mcgranitt chiamò Lancelot Frommer. Lui invece era più
imbarazzato e arrossì molto quando raggiunse la tavola di Tassorosso, a cui era
stato destinato quasi subito.
Sembrava simpatico. Con la veste di Hogwarts
ingrigita e il viso pieno di lentiggini.
Restavano due ragazze. Una era
bassa, occhiali neri spessi, rotonda, capelli castano scuro molto opaco.
Si
chiamava Olivia Andrews e finì a Grifondoro.
Strinse le mani a tutti ma tenne
sempre lo sguardo basso, riuscendo a rispondere solo a Maddy che sapeva mettere
a suo agio chiunque mentre Maggie Clark e Mary J. Lewis, quelle pettegole,
iniziarono subito a farle domande fin troppo personali.
L'ultima era quella
che a Hogwarts si classificava come "una da rimorchiare".
Alta, snella, gambe
lunghe da gazzella, capelli poco oltre le spalle castani con delle leggere
mesches bionde, trucco lucente e aria altera. Molto fascinosa e con un
orgoglioso nome da strega.
- Asteria McAdams!-
Sentito il suo cognome e
vedendola spedita a Serpeverde, Fern Gordon e le sue amiche le fecero
posto.
I McAdams erano una grande famiglia di purosangue, purtroppo però
caduta in rovina e la strega Asteria era stata la loro antenata più famosa.
Quella ragazza doveva quindi essere importante se portava un nome così
grande.
Quando lei si sedette strinse subito le mani a tutti i presenti,
ascoltando bene i loro nomi e le dettero il benvenuto, viscidi come solo i
rettili sanno essere, tutti tranne uno.
Damon aveva la testa appoggiata sulle
braccia, contro la tavola, e se n'era altamente sbattuto di tutta la
cerimonia.
Le stava davanti mentre al suo fianco c'era un posto ancora
vuoto.
- Ehi ma dov'è Beatrix?- chiese Alderton poco più lontano - Howthorne!
Dove sta la tua ragazza?-
Per tutta risposta a quella sparata
assurda, il Legimors gli fece un chiaro gesto col dito, quindi tornò a
dormire.
- Senti ma cos'hai?- gli chiese anche Clyde Hillis, il braccio
destro di Fabian - Non hai dormito per caso?-
- Da quando in questa tavola ci
si fa i cazzi altrui?- sibilò Damon, senza alzare il capo.
In effetti avevano
ragione, avrebbe dovuto rimettersi un attimo in sesto ma non aveva voglia di
vedere la tizia che gli si era seduta davanti. Una che...si era salvata da
Wizloon.
Ora che finalmente la cerimonia era finita, Silente si era alzato
dalla sua poltrona e si era diretto al pulpito.
Salì e prima di parlare, fece
un profondo respiro.
I suoi occhi, appena coperti dalle lunette degli
occhiali, brillavano di luce riflessa dalle mille candele accese nella
sala.
Osservò i presenti, poi corrucciò la fronte.
- Abbiamo due dispersi
ragazzi?- chiese, con un sorriso.
Proprio in quel momento Tom apparve sulla
soglia. Si era cambiato i vestiti, inciampando in ogni protuberanza del castello
e spaccandosi il cranio contro la statua dell'ingresso, ma aveva ancora un
asciugamano sulla testa. Alzò la mano e corse a sedersi, scusandosi con lo
sguardo col preside.
- Gavettoni?- fece il vecchio bonario.
Tom annuì
ancora, col fiato corto per la corsa e un livido sulla fronte, poi qualcun altro
apparve sulla soglia.
Lunghi capelli neri lisci e lucenti, pelle di burro e
lenti a contatto violette che incantarono gli ultimi in fondo.
- Oh,
signorina Vaughn. Spero che il viaggio non l'abbia stancata troppo.- disse
ancora Silente - Tutto bene?-
Beatrix Mirabel Vaughn si levò gli occhiali,
facendo un rispettoso cenno - Si, grazie. Mi scusi per il ritardo.- dopo di che,
veleggiando nell'ultima navata col suo passo felino, andò a raggiungere
Serpeverde dove si sedette accanto a Damon, carezzandogli appena la nuca con la
mano fredda. Il suo profumo aveva inebriato i compagni ma come sempre, non tutti
avevano occhi e orecchie per capire chi in realtà lei fosse.
- Bene, ora che
ci siamo tutti possiamo cominciare. Benvenuti a Hogwarts!- disse il vecchio
mago, la voce calda rivolta ad ogni angolo di quella grande folla di giovani
maghi e streghe di tutte le quattro tavolate - Vorrei poter dire che questa
frase sia rivolta a tutti. Purtroppo non è così. Non sapete come vorrei non
essere costretto a dare il benvenuto ai nostri nuovi studenti di
Wizloon.-
Gli scozzesi abbassarono lo sguardo, altri invece puntarono gli
occhi dritti in quelli celesti di Silente.
Sembrava che tutti volessero delle
risposte ai tanti perché.
Tutti volevano sapere.
- Come credo che tutti
voi sappiate e come credo che quelli del settimo anno ricordino bene, sei anni
fa un giovane Veggente vide che un giorno il Signore Oscuro sarebbe tornato. E
così è accaduto, nonostante tutti gli sforzi degli Auror che sono tornati per
proteggerci. Voi tutti sapete che siamo in stato di allerta e che la guerra
incombe perciò posso pregare voi tutti di una cosa soltanto, prima di cedere la
parola al professor Mckay. La pietà e la compassione non risiedono nei cuori di
coloro che hanno attaccato Wizloon e la Gran Bretagna in questi ultimi giorni,
perciò non date al nemico la possibilità di portare via altre vite innocenti.
Collaborate con gli Auror e restiamo uniti. È la sola cosa che vi chiedo. Prego,
professor Mckay...- e fra gli applausi, Tristan salì al fianco di Silente,
mentre il vecchio mago si faceva un po' indietro.
Tristan si guardò attorno
prima d'iniziare, puntando prevalentemente tutti i suoi compagni Auror.
-
Benvenuti e bentornati a Hogwarts ragazzi.- disse, con un altro croscio di
applausi - Totalmente d'accordo col nostro preside, so che non è clima di gioia
quello che incombe su questo nuovo anno scolastico. Ero qua sei anni fa quando
un Veggente ci disse della profezia, ero qua quando i Mangiamorte cercarono di
uccidere la speranza dei maghi e sono qua oggi, per proteggere voi e Harry
Potter.-
Nella sala riecheggiò un boato fatto di urla e applausi, poi alzata
la mano per farli placare leggermente, Tristan tornò a parlare - Ora vi pregherò
come ha fatto il preside. Gli Auror sono venuti qua dal Ministero per proteggere
gli studenti e la scuola, ora il luogo più sicuro per voi e vi possiamo
assicurare che qui dentro non si ripeteranno altri incidenti. Come mi è stato
chiesto da tutto il consiglio del professori, sarò estremamente chiaro con voi.
Siamo di fronte a un grave pericolo e l'ultima cosa che desideriamo è la perdita
di altre vite quindi attenetevi al regolamento, non andate in giro da soli oltre
le mura del castello e se notate qualsiasi cosa di strano rivolgetevi al
responsabile della vostra casa. Sono qua per rispondere a ogni vostra domanda,
quindi...- ma non finì di dirlo che subito scattarono in aria mille mani.
Tristan sorrise, scuotendo il capo - Faccio prima io. Volete sapere dov'è
Harry Potter, vero?-
Tutte le mani si abbassarono in contemporanea, tutti ora
avevano rizzato le orecchie.
Anche Tom, a occhi sgranati, aspettava la
risposta.
- Il bambino sopravvissuto ha subito un attacco la notte del 26
agosto, a casa sua in Godric's Hollow. I giornali non hanno riportato nulla per
sicurezza personale sua e quella della sua famiglia, comunque sarete felici di
sapere che Harry Potter è qui nel castello e insieme a lui c'è il suo gruppo.- e
sussurrata quella risposta, scoppiò un delirio di abbracci, applausi e ovazioni
che risuonarono per tutto il palazzo.
Fra tanti visi sorridenti però, Ian
Wallace si alzò in piedi.
Quando si zittirono, dopo parecchio tempo, Silente
gli dette la parola - Mi dica signor Wallace.-
- Vorrei sapere se c'è la
possibilità che Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato torni qua.-
Ora l'aria si
tagliava col coltello ma quella domanda, come riteneva Tristan, era
fondamentale.
Tanti visi erano spaventati, altri sottilmente bramosi.
-
Com'è già accaduto in passato...si, c'è questa eventualità considerato che Harry
Potter si trova qui.- annuì Tristan - Ci è stata prospettata la possibilità di
spostarlo in un altro luogo ma noi insegnanti e il preside ci siamo fermamente
rifiutati.-
- Perché?- chiese una Tassorosso, una capo classe del sesto
anno.
- Perché?- Silente sorrise, col cuore in mano - Perché il signor Potter
da quando è nato ha dato la vita per noi maghi. Ora è venuto il tempo di rendere
il favore.-
- Verrà protetto esattamente come voi.- aggiunse Tristan serio e
granitico - Harry è qua non solo per combattere ma anche per essere difeso
perché come ben sapete, uno dei due principali obiettivi del Lord Oscuro è
lui.-
- Ehi prof, un attimo!- anche Martin si era alzato in piedi, tutto
scombussolato - Ok, Harry Potter è uno dei due obiettivi e l'altro? Non è che
impacchetterete Tom e glielo spedirete in un pacco vero?!-
A quell'uscita,
incredibilmente, mezza Grifondoro fece una cerniera protettiva sul giovane
Riddle che attorniato dai compagni, fissarono tutti insieme con aria battagliera
i professori.
Se Silente però si portò una mano alla bocca, per non ridere in
un'occasione così grave, Tristan si grattò il mento.
- Certamente no, signor
Worton.- si sforzò di dire, senza sganasciarsi - Non fa parte della politica del
Ministero della Magia dare contentini i Mangiamorte, senza contare che anche
volendo il Lord Oscuro non potrebbe avanzare pretese. Almeno...potrebbe
avanzarle ma usando la forza e basandosi sulla minore età di Tom, anche se fra
qualche mese anche lui sarà maggiorenne.-
- Quindi quelle follie sui giornali
sul fatto che basterebbe disfarsi di Tom sono false?- chiese allora Mary J.
Lewis.
Stavolta Mckay fece una smorfia. Doveva dire la verità, anche se era
poco piacevole.
- Considerando la quantità di sciocchezze che hanno bazzicato
sui quotidiani negli ultimi giorni, posso dire che la maggior parte sono follie
anche se un ultimo resoconto del Wizengamot sarebbe propenso a una eventuale
terapia d'urto del genere, in un futuro alquanto remoto.-
- Cosa?!- questa
volta fu la King ad alzarsi in piedi, furibonda - E voi che avete risposto? Tom
è legalmente figlio vostro!-
- A dire la verità non saprei, Cloe.- sorrise
Tristan - Dopo un colloquio con mia moglie, il Wizengamot si è ritirato nella
sede sotterranea del Ministero e ne non sono ancora usciti...-
Stavolta tutta
la tavolata dei grifoni sghignazzò sadicamente, seguiti a ruota da Corvonero e
Tassorosso.
A Serpeverde, solo in due ridacchiavano senza farsi vedere.
Beatrix e Damon.
- Comunque, per riassumere,- concluse Mckay - nessuno verrà
spedito in pacchi al Lord Oscuro, la scuola è protetta da Auror, Harry Potter
sarà sempre qui con noi e se rispetterete le regole non accadrà più niente a
nessuno. Con questo ho chiuso ragazzi, vi auguro un buon anno e vi do il ben
tornati a casa.-
In seguito a dei cori tipo "Grande prof!", "Si, abbiamo
Potter!" e "Vai, forza gli Auror!" Tristan tornò a sedersi conscio
di aver alleggerito un po' gli animi. Fu Silente e terminare il discorso,
passando poi agli annunci d'inizio anno.
- Ringraziamo il professor Mckay per
la sua lucida spiegazione e tutti gli Auror che hanno gentilmente accettato di
venire a proteggerci in questo lungo anno scolastico. Ora rinnovo il mio
benvenuto agli studenti di Wizloon, che possano trovare qui la casa che hanno
perduto e passo agli annunci tradizionali. Il primo anno tutti prendano nota che
l'accesso alla Foresta Proibita è severamente vietato a tutti gli studenti,
specialmente in tempi come in questi. Secondo, quest'anno abbiamo alcuni nuovi
professori che ho il grande onore di presentarvi. Avete già conosciuto il nostro
professor Mckay, già stato con noi gli altri anni e che si occuperà delle classi
del settimo e del primo anno, mentre la cara signorina Anita Mortimer...- una
donnina bassa e mora si alzò, sorridendo con delle lunghe orecchie da folletta e
l'aria computa - ...si occuperà dal secondo al sesto anno. Inoltre voglio dare
nuovamente il benvenuto al professor Horace Lumacorno, nostro compagno nei
lunghi anni andati e che oggi prenderà il posto del professor Broody. Date loro
un caloroso benvenuto!-
Fra la folla e il chiasso, finalmente Tom riuscì a
vederlo. E così era lui Lumacorno. Basso e grassoccio, sulla settantina ma
doveva avere almeno un decennio in più, la pelata lucida come uno specchio e gli
occhi piccoli. Sembrava sapere il fatto suo comunque.
Chissà che rapporto
aveva avuto con suo padre.
Finita la presentazione degli insegnanti, Silente
tornò a concludere il suo discorso coi crampi per la fame.
- Dunque, prima
che vi lasci finalmente alla cena e alle mani dei prefetti, voglio ricordare ai
Capiscuola che dopo il nostro lauto banchetto dovrete seguire i professori in
sala insegnanti per un aggiornamento sugli orari del coprifuoco. Il Caposcuola
Riddle del Grifondoro invece dovrebbe salire alla fine del nostro pasto
alla Torre Oscura.- e Silente sorrise a Tom, facendolo scoppiare di gioia -
Qualcuno lo aspetta ed è impaziente di rivederlo. E per finire davvero,
quest'anno il Ministero ci ha chiesto di impegnare gli studenti del M.A.G.O. in
un esame un po' diverso dal solito. Ad occuparsene sarà il professor Mckay con
l'aiuto degli Auror che si dedicheranno a voi delle settime classi durante le
ore pomeridiane libere dalle lezioni. Vi lascio nella sorpresa e anche al nostro
banchetto. Ancora bentornati e buon appetito ragazzi!-
In un caos
micidiale di gente che filava ai dormitori, Beatrix venne spinta dalla folla fin
nel corridoio.
- Oh ma dove vai?
Damon era già partito dritto per la sua
strada, ma si fermò a guardarla con un sopracciglio alzato.
- A
dormire?-
- Scusa tanto, non ci vediamo da un pezzo.- gli ricordò
serafica.
- Oh, è vero. Bentornata.- Howthorne tornò vicino a lei, le
schioccò un bacio sulla bocca e se ne andò via - Notte.-
Oltre a lasciarla
ghiacciata visto quell'assurdo comportamento, le arrivò a tiro pure Tom.
Sembrava un fulmine ma lo afferrò per il collo della camicia, riportandoselo di
fronte.
- Oh Trix, ciao!- cinguettò baciandole le guance, felicissimo -
Tutto bene? Scusa ma devo andare da Harry, ci vediamo domani!-
Tempo un
secondo era già sparito pure lui. Alla grande.
- Ben tornata a casa sorella.-
si disse con uno sbuffo.
Poi l'apice della demenza. Le arrivò un fischio,
manco fosse stata una cane. Si girò e trovò la King in fondo al corridoio.
-
Ehi fessa! Vai a nanna?- le chiese la Diurna.
- Porto Dena a fare un giro!
Domani mattina dopo la distribuzione degli orari vieni a colazione con me
chiaro?- le urlò la biondina perentoria, sopra tutte quelle teste - Mi devi
delle spiegazioni yankee! Non ammazzare nessuno!-
Grazie tante, erano proprio
tutti impazziti.
Mah, senza fare una piega passò fra sguardi allupati e
occhiate ammirate dei ragazzi degli altri anni. Aveva una sete bestiale ma si
era razionata le ultime scorte per la settimana, quindi per ammazzare quel
ringhio nello stomaco decise di andare a fumarsi una sigaretta nel
bagno.
L'aria fuori era troppo malevola per i suoi gusti, inoltre nel bagno
delle ragazze avrebbe evitato la persona che non voleva assolutamente vedere. La
persona che l'aveva fatta scappare in America dopo il viaggio ad
Amsterdam.
Infilò il corridoio deserto e poi aprì la porta del rifugio di
Mirtilla Malcontenta.
Stranamente il fantasma non c'era, forse dispersa in
qualche condotto di scarico della scuola, ma al suo posto c'era qualcun altro.
Una ragazza dalla divisa nuova, ancora senza i colori di riconoscimento di una
casa.
Occhi verdi, capelli ondulati con le mesches. Asteria
McAdams.
Beatrix, senza aver partecipato alla cerimonia, non sapeva chi fosse
anche se se l'era ritrovata a tavola.
Aveva gli occhi lucidi, fra le dita
tremanti una sigaretta, seduta sulla finestra del bagno.
Quando vide Trix si
affrettò a pulirsi il viso e la Diurna evitò di guardarla mentre era in quello
stato.
Si accese una sigaretta a sua volta, chiudendosi la porta alle
spalle.
- In questa scuola rompono se ti prendono a fumare?- le chiese la
nuova studentessa con voce rotta.
La Vaughn scosse appena il capo, dando un
tiro leggero che cominciò a placarle i morsi della sete.
- Sei di
Wizloon?-
- Di quello che ne rimane.- mormorò l'altra, pulendosi di nuovo una
lacrima con stizza.
Beatrix allora la scrutò leggermente. Carina. Un bel
collo da mordere...
Dio, doveva smetterla accidenti! Distolse l'attenzione da
lei, appoggiandosi con la schiena al muro.
- Sei del settimo?-
Trix annuì.
Non che avesse voglia di conoscerla ma una certa sensibilità acquistata negli
ultimi anni le imponeva un minimo di gentilezza. Le girò la domanda e la McAdams
fece un debole cenno affermativo.
- E' bella...questa scuola.- sussurrò,
ciccando a terra - Da noi però non eravamo divisi in case.-
- Il preside è
una brava persona.- le disse Trix, mettendosi la sigaretta in bocca e frugando
nella tracolla, per spegnere il cellulare rimasto acceso - Non sarà come a casa
vostra ma qui vi troverete bene.-
- No, non credo.-
Asteria levò gli occhi
verdi, ora lucenti di odio.
- Non staremo mai più bene. Non dopo tutte le
morti dei nostri amici. Non dopo che quel bastardo se ne va in giro ad ammazzare
tranquillamente la gente.-
La Vaughn scosse il capo, i lunghi capelli neri
che le scivolarono sul petto.
- Hai mai perso qualcuno?-
La Diurna
sorrise. Bhè, lei era morta. Sua madre lo era, anche se camminava.
E
rischiava ogni giorno che uno dei suoi amici morisse. Mentre lei sarebbe sempre
vissuta...
- No.- le rispose - Ma se cominci a pensare sempre alla morte, non
vivrai più.-
- Forse allora non voglio vivere.-
- I tuoi amici morti
invece avrebbero tanto voluto sopravvivere, sai?-
La McAdams sgranò lo
sguardo, scattando col viso nella sua direzione.
Colpita e affondata, Trix
finì la sigaretta e fece per andarsene quando la porta si spalancò di
botto.
Un giovane con la pelle bianca, capelli neri, occhi gialli e
bell'aspetto stava sulla soglia. E dalla sua espressione traspariva un furore
inimmaginabile.
La strega nuova si mise in piedi, spaventata ma Trix levò la
mano, come per tranquillizzarla.
- Hai idea di quello che mi hai fatto
passare? Eh?-
Milos Morrigan sembrava pronto a saltare al collo a
Beatrix.
- Che diavolo t'è passato per la testa?- urlò - Non dirmi niente e
partire!-
- L'ultima volta che ti ho visto eri impegnato in ben altro.-
sibilò la Vaughn, sentendo un dolore atroce nel petto e lacrime sconosciute
pizzicarle gli occhi - E poi non sono obbligata a dirti di ogni mio spostamento.
Sono maggiorenne da un bel po', se te lo sei scordato.-
- Al diavolo,
piantala di rinfacciarmelo!- le disse rabbioso, mentre la McAdams prendeva
rapidamente il volo.
Rimasti soli, Trix incrociò le braccia, come per
difendersi.
- Che cosa vuoi?-
- Prenderti a schiaffi ma ringrazia che mi
so trattenere.-
- Già.- la Diurna scosse il capo, desolata - Con me ti sai
solo trattenere eh?-
- Ne abbiamo già parlato.- Milo si fece avanti,
evidentemente in imbarazzo - Ho fatto un errore, punto e basta.-
- E chi ha
mai detto il contrario?- gli disse piccata, con un coltello nel cuore - Continua
pure a farti tranquillo gli affari tuoi ma non pretendere che io me ne stia
buona e zitta quando viene ad aprirmi la porta quella stronza che ti sei portato
a letto dopo neanche due ore che avevi baciato me! E ora puoi anche andartene
all'inferno, sono stata chiara? Non ti azzardare mai più a farmi la predica.
Dico, penso, faccio, disfo e vado dove mi pare! Esattamente come hai sempre
fatto tu! Non devi dirmi niente, torna a sbatterti quella maledetta purosangue e
lasciami in pace! Tanto per te non conto niente!- e dicendo quello lo sorpassò e
chiuse la porta con un colpo durissimo, correndo via verso Serpeverde con le
lacrime gli occhi come accadeva ormai da più di due settimane.
Tom Riddle
correva come un forsennato per tutta Hogwarts, incurante degli sguardi curiosi e
impauriti che accompagnavano ogni suo passo. Tutti sapevano chi era ma a lui ora
non importava.
Voleva solo raggiungere la Torre Oscura.
Quando arrivò alla
scala, il cuore gli batteva così forte che ebbe paura fosse sul punto di
esplodere.
Harry, Draco...e gli altri...erano tutti lì.
Stavano
bene!
Si rimise a correre e ogni gradino era un centimetro in meno verso di
loro. Ah, se avesse saputo volare.
Poi finalmente, dopo rampe e rampe della
lunga e umida scala a chiocciola, riuscì finalmente ad arrivare sul pianerottolo
delle prime stanze. Era tanto tempo che non metteva piede in quel posto.
Sei
anni. Dietro a quella porta c'era stata la sala riunioni in cui un tempo si
erano riuniti tutti insieme.
La tavola dov'era stata la Mappa del Malandrino,
la stanza piena di divani e poltrone, di bacheche con armi e spade, la
biblioteca colma di libri...e dietro quella porta, i ragazzi.
Sembrava
passata una vita.
Prese un lungo respiro, poi senza potersi più fermare
abbassò la maniglia ed entrò.
La luce soffusa dalla notte, unita ai
candelabri dava un'atmosfera calda e ipnotica. E davanti a una delle finestre,
Tom vide appoggiato qualcuno di tre quarti. Alto sul metro e ottanta, capelli
biondissimi e serici. Spalle larghe, fisico longilineo e snello, abiti scuri,
camicia un poco aperta. All'anulare sinistro, un anello d'argento con un
serpente annidato su se stesso.
Draco Lucius Malfoy si girò in quel momento,
gli occhi grigi fissi di lui.
Un attimo dopo Tom gli volò fra le braccia,
stringendolo forte per la vita.
- Draco! Dio per fortuna stai bene!-
Il
bel volto di Malfoy si contrasse in un sorriso stranito.
- Ehi, ehi...- il
biondo gli mise le mani sulle spalle e lo scostò leggermente.
Sbatté gli
occhi argentei, con una strana espressione vacua sulla faccia. E poi la
catastrofe.
- E tu chi sei?-
Tom sgranò gli occhi bluastri,
allontanandosi di un passo da lui.
Stava scherzando?! Lo stava prendendo in
giro, doveva essere per forza così...ma quel sorriso dolce, angelico, quasi
svagato...no, sembrava davvero che non lo conoscesse.
- Chi sei?- gli
richiese Malfoy, inclinando il capo - Ti conosco?-
- Draco...- il giovane
Riddle cominciò a tremare, a stare male. Aveva perso la memoria.
- Si, quello
è il mio nome. Come lo sai?-
Dal piano di sopra improvvisamente si sentì uno
strano baccano. Qualcuno urlava ai quattro venti, strombazzando frasi
particolarmente decisive alla diagnosi di Riddle.
- Malfoy!- urlò una voce
conosciuta - Sta lontano dalle finestre chiaro? E non uscire che ti perdi!-
-
Harry.- alitò Tom, sorridendo con gioia di nuovo.
- Lo conosci?- cinguettò
Draco, totalmente fuori di testa e troppo melenso, cosa che non accadeva neanche
quand'era sbronzo - Conosci il mio amico Harry?-
Il mio amico
Harry?
- Oddio.- disse Tom schifato al cubo. Era
drogato! E di qualcosa di bello pesante!
- Ehi Malferret ma con chi
parli?- gridò di nuovo la voce dal piano superiore.
- Non so...c'è un ragazzo
qua che sa il mio nome! Puoi scendere per favore?-
Per favore? Una frase
detta da un Draco normale sarebbe stata "Sfregiato vedi di scendere e non
rompere!"
Santa pace, oltre ad aver perso la memoria doveva aver perso anche
qualche grammo di materia grigia!
Riddle aveva letteralmente le braccia a
terra quando dei passi sulla scaletta a chioccola gli ricordarono la presenza
del suo secondo padrino.
- Ok! Ho una mazza e una padella! Scegli, quale vuoi
in testa biondastro?-
- Ma perché mi vuoi picchiare? Ti ho fatto qualcosa di
male?-
Un giovane mago di ventisette anni, alto e con scarmigliati capelli
neri, stava scendendo i gradini con passo felpato.
Due grandi occhi verdi
come la speranza illuminarono tutta quella camera, limpidi e puri come quelli di
un bambino.
Sulla sua fronte, una cicatrice a forma di saetta ricordava a
tutti chi era.
Che leggenda fosse. Che eroe fosse.
Harry James Potter
scese anche l'ultimo gradino, le mani alzate che stringevano una padella e una
mazza da baseball.
- Harry.- Tom lottò per non correre ad abbracciarlo,
restando immobile accanto a Draco.
- Oh, tu guarda.- la speranza dei maghi
ghignò leggermente, guardando entrambi - Sei in compagnia vedo. Devo darti una
buona notizia mostriciattolo, il tuo padrino ha perso la sua supponenza e una
buona parte del suo diabolico cervello circa quattro giorni fa. Vorrei fargliela
tornare con un metodo classico ma i ragazzi mi hanno tarpato le ali.-
Draco
sorrise di nuovo, totalmente perso.
- Lo conosci Harry?-
- E' Tom. Te l'ho
detto trenta volte. Siamo i suoi padrini ed è anche tuo cugino.-
- Oh che
bello. Un cugino.- commentò l'erede dei Malfoy con aria giuliva.
- Adesso lo
faccio, basta! Ne ho piene le tasche!- sbottò Potter - Forza, vieni avanti e
sporgiti verso di me col collo. Un colpo e via, non te ne accorgerai
neanche!-
- Harry scusa!- Riddle si mise fra i due, visto che il moro era
capacissimo di ammazzare Malfoy - Mi dici cosa gli è successo?-
- Ma niente.
Quando ci hanno attaccato era in quel porcile del suo studio e gli è caduta
un'ampolla contente Oblivion sulla testa. Ha perso la memoria ma dovrebbe
tornargli entro pochi giorni, o almeno così ha detto il Medimago che l'ha
visitato. Peccato che si comporti come un troglodita che ha scoperto per caso la
posizione eretta!-
Per tutta risposta a quell'affermazione, il biondo inclinò
di nuovo il capo. E tornò a sorridere come un ebete.
- Ma sembra proprio
un'altra persona...- alitò Tom allibito - Mi fa quasi paura...-
- Non dirlo a
me. È il prototipo maschile di Miss Mondo.- Potter levò le spalle - Se domani
non mi ritorna come prima lo picchio sul serio.-
- Come state?- incalzò il
mago diciassettenne, cambiando momentaneamente discorso - Elettra e Hermione?
Stanno bene? E tu? Ma si può sapere dove siete stati?!- sbottò furente - Non mi
hai mandato un messaggio, sai che mi è venuto un colpo quando sono venuto a
Godric's Hollow e ho visto tutto in fiamme?-
- Ecco, bravo genio. Sei pure
venuto davanti a casa!- Harry scosse il capo - Lo sapevo, ci caschi sempre! Si
vedeva lontano un miglio che era una trappola mostriciattolo!-
- Scusa tanto
se non ho il tuo sangue freddo!- replicò Tom punto sul vivo - Ma credo che fosse
successo qualcosa anche a Lucas e Glory!-
- Quelle due piccole canaglie
stanno alla grande. Durante l'incendio si sono succhiati il pollice per tutto il
tempo, dai!- Potter agitò la mano, noncurante - Tranquillo, ce la siamo cavata,
anche se...-
- Anche se?-
- Bhè...- Harry si morse il labbro, sedendosi
sul bordo della tavola - Elettra sta benissimo, ha pochi graffi ma Hermione
mentre metteva in salvo i bambini nel bunker sotterraneo si è fatta male. Le è
scoppiato un faccia un incantesimo e la luce le ha quasi bruciato gli
occhi.-
- Vuoi dirmi...che è cieca?- Tom lo fissava desolato, sconvolto - Non
ci vede più?-
- Un mese e guarirà anche lei, tranquillo.- lo rassicurò subito
il bambino sopravvissuto - Solo che per lei non è facile. Ora dorme e Pansy è
coi bambini. Le tate poi si occupano del resto ma sai com'è fatta Herm.
Appoggiarsi agli altri non rientra nella sua infida natura. E ultima chicca, i
nostri bracciali si sono scheggiati e ogni tanto partono e fanno magie strane.
Stamattina mi sono svegliato addormentato sul soffitto, girato al contrario. E
non ti dico dov'era Malferret.- sorrise Harry e quel sorriso sereno rassicurò
Tom. Evidentemente la cecità della loro amica era davvero guaribile.
Il
Grifondoro sospirò, passandosi le mani sulla faccia.
La tensione si
allentava, lento il nodo alla gola si scioglieva. E Riddle si sforzò di stare
meglio.
- Abbiamo molto di cui parlare.- gli disse Harry, passandogli un
braccio al collo - Comunque siamo sani e salvi. Ancora una volta degli
indistruttibili rompiballe. E col dente avvelenato!-
Gli strizzò l'occhio e
finalmente Tom riconobbe il vecchio Harry Potter.
Si, il bambino
sopravvissuto ancora una volta ce l'aveva fatta.
Niente lo piegava. E niente
l'avrebbe mai sconfitto.
Niente e nessuno.
Un benvenuta a Chichetta, che s'è sparata questi capitoli malloppo in brevissimo tempo. E un abbraccio forte a tutte le altre, vi ringrazio per le vostre recensioni. Anche se è una fic così vecchia e datata, da un certo punto di vista, sono felice di vedere che ancora riesce a prendere! ^^
This Web Page Created with PageBreeze Free HTML Editor