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Autore: Aya88    04/09/2012    7 recensioni
Affetta/o da Shipping compulsivo, partecipo all'iniziativa del forum « Collection of Starlight, » said Mr Fanfiction Contest.
Naruto rimase per qualche istante in attesa di una risposta, poi, non ricevendola, si avvicinò all’Uchiha quanto bastò per allungare il braccio sinistro e appoggiare con decisione la mano sulla sua spalla. Schiuse le labbra con l’intenzione di dire qualcosa, ma l’altro lo interruppe, afferrandogli il polso con un gesto tranquillo e portandosi la sua mano sul petto fino a fermarla all’altezza del cuore. In un primo momento, il genin biondo mostrò una palese sorpresa, poi cercò di leggere negli occhi del compagno la spiegazione e si trovò di fronte ad uno sguardo interrogativo.
[Dedicata ad annamariz, wari e scarlett666 per i loro compleanni, anche se con due mesi di ritardo u_u]
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Crack, fanon o canon? Slash, Het, Threesome?
GOD SAVE THE SHIP!
I ♥ Shipping è un'idea del « Collection of Starlight, » said Mr Fanfiction Contest, « since 01.06.08 »




Questa fic è ispirata al prompt di slice 'Traditore, pioggia. Lieto fine' proposto per il paring Sasuke/Naruto.



Sei capace di dire cosa c’è nel mio cuore…
senza usare le parole?



Era una serata come tante a Konoha, come tante da quando la quarta guerra che aveva investito le cinque terre ninja si era conclusa; nonostante gli inevitabili strascichi di perdite e distruzione, si avvertiva nell’aria la voglia di ricominciare, lasciarsi alle spalle il passato e vivere il presente, nella tenue speranza che quel presente potesse divenire un futuro, per quanto la parola futuro agli occhi di un ninja restasse una foglia tremolante. C’era chi viveva quell’atmosfera con il peso dell’esperienza sulle spalle, conscio che non sarebbe stata l’ultima volta, che sarebbe arrivato di nuovo il momento del dolore e della ripartenza; chi, invece, sulla scia della giovane età, metteva davanti a tutto la voglia di non arrendersi e di cambiare la realtà. Per Naruto e Sasuke, però, quella fase della loro vita aveva un sapore in più, il sapore di una dolce scoperta, ma l’Uchiha non l’avrebbe mai confessato a voce alta, per orgoglio o per la semplice paura che un angolo di felicità svanisse ancora una volta.
Unico sintomo esterno di ciò che provava: il non riuscire a dirgli mai di no.
Così era stato trascinato anche quella sera in un locale di Konoha a fare baldoria perché ce lo siamo meritati, stando alla versione dei fatti fornita da Naruto, mentre a lui sembrava che quella reale dovesse essere più che altro a strafogarsi e prendersi una sbronza perché domani non ci sono missioni. Ma qualunque ne fosse la ragione, si trovava seduto ad un tavolo davanti a bottiglie di sakè e porzioni di Okonomiyaki, con Chouji che mangiava come se fossero trascorsi secoli dall’ultima volta, imitato da Naruto che non aveva remore a sproloquiare a bocca piena, rendendo incomprensibile metà del suo discorso. Gli avrebbe volentieri intimato di tacere, o quanto meno di ingoiare i pezzi di cibo prima di dire altre cavolate, se solo avesse avuto qualche speranza di ottenere un risultato concreto e non esclusivamente un’occhiata interrogativa accompagnata da un sorriso e da un “rilassati Sasuke che siamo qui per divertirci” a cui non sarebbe riuscito a replicare. Forse in tempi lontani, o almeno così apparivano ai suoi occhi, gli sarebbe venuto naturale, di fronte ad una simile eventualità, ricorrere ad una risposta seccata e andarsene via, ma non in quel momento, non quando sentiva la confusione di quel dobe come qualcosa di indispensabile, malgrado la sua consueta scarsa sopportazione. Chi invece sosteneva la situazione con pazienza, senza pensare affatto ad un possibile modo per mutarla, era Shikamaru, ormai assuefatto ai comportamenti dei compagni; il jonin consumava con tutta calma la propria porzione, fingendo di seguire il fiume di parole emesse da Naruto, mentre posava qualche sguardo furtivo su Kiba seduto al suo fianco, intento a lanciare pezzi di carne ad Akamaru e a rispondere al jinchuriki.     
“Naruto, la prossima volta, manda avanti Sasuke vestito da donna, così spiazzi il nemico e riesci a batterlo velocemente”. Consigliò l’Inuzuka con un ampio sorriso sulle labbra, dopo aver ascoltato il resoconto di una delle ultime missioni portate a termine dall’amico.
Alla sua proposta ironica calarono alcuni istanti di silenzio, durante i quali l’Uzumaki ingoiò un altro boccone e assunse una strana espressione meditativa, che rivolse subito verso Sasuke; quest’ultimo, disgustato all’immagine evocata da Kiba, si allarmò non appena incrociò le iridi cerulee del compagno che lo fissavano serio: da un lato non riusciva a credere che potesse prendere davvero in considerazione quella che era chiaramente una battuta, dall’altro però era conscio di potersi aspettare tutto da lui.
“Sarebbe un’idea”. Commentò infatti Naruto, rispondendo ai suoi dubbi.
“Che cavolo… ti viene in mente”. Biascicò sulla difensiva, le sopracciglia aggrottate e uno sguardo per nulla rassicurante, che non sortirono alcun risultato se non una improvvisa e rumorosa risata. Perplesso e spiazzato dalla reazione del ninja biondo, rimase in silenzio a fare i conti con l’irritazione, poi però chiuse gli occhi reclinando leggermente il capo, sospirò e sussurrò un ‘baka’ con evidente rassegnazione.
Dietro di loro, intanto, alcuni jonin assistevano alla scena con aria critica, uno in particolare, che fin da quando erano giunti nel locale li aveva osservati con disapprovazione, giudicando intollerabile l’atmosfera allegra che circondava il gruppo di amici.
“Tsk!” Esclamò ad un certo punto con sguardo truce, rivolgendosi al ninja seduto al suo fianco. “E’ assurdo che un traditore possa divertirsi beatamente nel nostro stesso locale!” Commentò acido, con un tono di voce sufficiente per essere udito.
La sua affermazione non cadde infatti nel vuoto, ma giunse nitida alle orecchie dei diretti interessati, che avevano ripreso tranquillamente a cenare; Sasuke si irrigidì e una smorfia di stizza gli comparve sul viso, Naruto invece deglutì a difficoltà, stringendo con forza le bacchette al punto da incrociarle e lasciare scivolare l’ultimo pezzo di carne recuperato, poi si alzò con un espressione fortemente contrariata sul viso. Prima che potesse però fiondarsi contro quei ninja per difendere il compagno e sostenere le proprie ragioni, si sentì afferrare un polso con una stretta decisa.
“Sta’ fermo!” Gli ordinò perentorio l’Uchiha, lo sguardo nascosto da alcune ciocche scure. “Piuttosto che perderci tempo me ne vado io”. Continuò secco dopo una breve pausa, poi si alzò a sua volta e si allontanò dagli amici diretto all’uscita; Naruto, i pugni stretti per l’amarezza, lo guardò andar via consapevole di non poter far nulla per trattenerlo.
“Lascialo andare, avrà bisogno di stare un po’ da solo”. Suggerì Shikamaru, ricalcando i pensieri che in quell’istante si affollavano nella testa del jinchuriki.       

Le nubi scure che affollavano il cielo rendevano più fitto il buio della notte, squarciato solo da lampi improvvisi, e le vie del villaggio, con qua e là i segni delle battaglie ancora troppo recenti, accoglievano ormai quasi deserte quei chiari presagi di un temporale imminente, illuminate appena dalla luce soffusa delle lanterne agitate dal vento. Con quel tempo, la scelta più ragionevole era di rimanere a casa oppure di ritornaci per chi era uscito prima che le condizioni atmosferiche subissero quel mutamento improvviso. Per quanto riguardava Sasuke, invece, ciò che lo spingeva a camminare lungo quelle strade era il desiderio di muoversi, muoversi e spazzare via l’affollarsi di sentimenti contrastanti che lo assaliva. Fin dal primo istante in cui aveva deciso di rimanere a Konoha, gli era stato chiaro che non sarebbe stato semplice, ma quella costatazione era stata risucchiata dal susseguirsi frenetico degli avvenimenti; il ritorno al villaggio, il lungo e difficile processo, a cui aveva partecipato in uno stato di alienazione totale, come se non ne fosse coinvolto direttamente, la sentenza finale e la ricerca di una sistemazione, tutto era accaduto così in fretta che non aveva avuto il tempo di sperimentare a pieno le conseguenze della sua scelta. Nonostante la riabilitazione pubblica, agli occhi di tutti sarebbe rimasto sempre e comunque un traditore, al di là di quanto tempo sarebbe trascorso, e fin a quel momento di tempo ne era ancora trascorso davvero poco.
Il commento astioso del jonin incontrato nel locale risuonò nelle sue orecchie, sferzante come la folata improvvisa di vento che gli gelò le ossa, agitando con un turbine freddo rabbia, orgoglio e frustrazione.
Anche se il terribile vuoto della distruzione, provato per la prima volta il giorno lontano in cui la sua infanzia era andata in frantumi e rivissuto quando aveva visto Naruto piombare a terra con una ferita quasi mortale, l’aveva spinto a supportare Konoha nella lotta finale contro Madara Uchiha, non si sarebbe mai scrollato di dosso le sue colpe. Solo due occhi azzurri e un sorriso contagioso erano riusciti a trascinarlo nella fievole speranza di un nuovo inizio e il sovrapporsi a quegli occhi e a quel sorriso di sentimenti negativi lo gettava in una confusa inquietudine.
Accelerò il passo, i pugni stretti e un’espressione contratta sul viso, andando incontro non più solo all’aria fredda, ma anche alle prime gocce d’acqua. La pioggia venne giù lenta e rada, poi sempre più fitta e violenta, come se volesse con la sua impetuosità rigenerante lavare via il ricordo di sangue e dolore. Alcuni passanti, evidentemente ancora lontani dalle loro abitazioni, cercarono un riparo in fretta e furia sotto i cornicioni dei tetti o il vano di qualche portone; altri, invece, iniziarono a correre per bagnarsi il meno possibile. Estraneo a tutta quella futile agitazione, Sasuke proseguì dritto per la sua strada senza batter ciglio, lasciando che i vestiti e i capelli si infradiciassero man mano che avanzava. D’istinto, si chiese se un giorno sarebbero state cancellate anche dal suo cuore le tracce scarlatte di morte e desolazione, tracce che l’essere apostrofato come traditore non poteva far altro che rinnovare ogni volta. Sulla scia di quel pensiero, rivalutò il camminare sotto la pioggia battente e si immerse nelle sensazioni che gli trasmetteva. Le gocce che picchiettavano con insistenza contro il suo viso e il suo corpo erano colpi freddi e pungenti, ma il loro scendere lento nell’incavo del collo e lungo le braccia era a suo modo piacevole, e lo sarebbe stato anche di più se davvero avesse potuto andare oltre la realtà fisica e toccare come un balsamo il suo animo ferito.
Solo quando giunse finalmente a pochi passi dalla porta di casa si fermò, in parte esausto per il ritmo serrato della sua andatura, ignaro di quanto tempo fosse passato dalla sua fuga dal locale e dall’inizio del temporale. Appoggiò la schiena contro la facciata dell’abitazione, trovando parziale riparo grazie alla sporgenza del tetto, e chiuse gli occhi con un movimento stanco, mentre avvertiva una insolita calma farsi largo dentro di lui insieme ad una chiara certezza. Non gli importava essere accettato, essere riaccolto nel villaggio a braccia aperte, gli era sufficiente ricevere la più totale indifferenza, il giusto necessario per nascondere in un angolo buio la parte triste del passato e ricominciare. La voce familiare che lo chiamò, riportando la sua attenzione sul mondo esterno, contribuì a dare alla volontà di ricominciare una forma più solida. Fissò lo sguardo serio sulla figura di Naruto, fermo in mezzo alla strada, così come sentiva ferma dentro di sé la consapevolezza di avere davanti l’unica persona da cui volesse comprensione.
Il jinchuuriki lo guardava con una luce di preoccupazione negli occhi azzurri, la capigliatura domata dalla pioggia e il respiro corto, segno che doveva aver corso fin lì. Avevano percorso due strade differenti per raggiungere lo stesso posto, uno pressato dalla voglia di camminare il più possibile, l’altro da quella di trovare presto l’amico e accertarsi del suo stato d’animo, finendo così per rincontrarsi sotto la rumorosa testimonianza di un temporale, ormai quasi del tutto bagnati. Naruto rimase per qualche istante in attesa di una risposta, poi, non ricevendola, si avvicinò all’Uchiha quanto bastò per allungare il braccio sinistro e appoggiare con decisione la mano sulla sua spalla. Schiuse le labbra con l’intenzione di dire qualcosa, ma l’altro lo interruppe, afferrandogli il polso con un gesto tranquillo e portandosi la sua mano sul petto fino a fermarla all’altezza del cuore. In un primo momento, il genin biondo mostrò una palese sorpresa, poi cercò di leggere negli occhi del compagno la spiegazione e si trovò di fronte ad uno sguardo interrogativo. Ebbe a quel punto la chiara sensazione di un capovolgimento improvviso; l’aveva cercato per sapere come stesse e ora era lui a rivolgergli una tacita domanda. Sulla scia del battito cardiaco appena percepibile sotto il suo palmo, un ricordo non troppo lontano non tardò ad affiorare nella sua mente, legandolo a Sasuke ben più a fondo del semplice e fugace contatto fisico. In quegli istanti di stasi, scanditi solo dallo scrociare dell’acqua piovana, le parole e le emozioni dell’ultima volta che si erano scontrati, prima della battaglia finale contro Madara, li avvolsero in una atmosfera inaspettatamente calda, perché liberate dal peso della rabbia e dell’incertezza. I leggeri brividi di freddo, che correvano lungo i loro corpi inutilmente riparati dai vestiti, sembrarono, invece, un ricordo sbiadito.
Naruto scrutò le loro mani sovrapposte e pensò di conoscere alla perfezione cosa ci fosse nel cuore dell’Uchiha in quel momento, qualcosa che ancora una volta condividevano; il desiderio di seppellire il dolore passato e guardare avanti verso un futuro sereno, lontano dal giudizio degli altri. Tornò allora ad incrociare i suoi occhi scuri e lesse la conferma dei propri pensieri nella luce di attesa e speranza che essi racchiudevano.
Distese i lineamenti del viso in un’espressione tranquilla e rassicurante.
“Facciamo in modo che il resto non esista”. Disse con convinzione.
Di fronte al tono sicuro e leggero con cui furono pronunciate quelle poche parole, Sasuke avvertì la calma che l’aveva colto poco prima espandersi sempre di più nel suo animo, trasmettendogli una sensazione indubbiamente piacevole; solo attraverso la voce di Naruto, ciò che la sua mente si era limitata a concepire gli sembrava poter diventare qualcosa di concreto. Ormai allentata la presa sul polso dell’amico, lasciò scivolare la mano lungo il suo braccio fino al gomito, mentre l’altro con un piccolo passo accorciava ancora di più le distanze tra di loro, risalendo con la mano di nuovo libera di muoversi sulla spalla dell’Uchiha e puntellandosi con l’altra al muro. Si fissarono per un breve istante, un incontro cromatico di sguardi che fece definitivamente dimenticare loro le gocce di pioggia che scivolavano lente sui loro volti e quelle che ancora colpivano i loro corpi, poi confusero i respiri e unirono le labbra in un bacio che relegava lontano il resto del mondo.
 
        
       
Note dell'autrice

Ecco, ora mi nascondo dall'arrivo di pomodori u-u
E' in assoluto la prima sasunaru o narusasu, fate un po' voi, che scrivo, quindi ic e contro ic di Sasuke mi ha leggermente uccisa, con mille mila dubbi, spero che sia attendibile lo stesso. Data la mia impossibilità di fare spoiler, per fortuna direi, l'ipotetico ritorno di Sasuke al villaggio non tiene in considerazione alcuni avvenimenti del manga e ovviamente presuppone un finale tutto a discrezione della mia musa.
Detto ciò, spero che sia piaciuta a chi doveva piacere. Se mai scriverò altro su di questi due, saranno solo felici e contenti (?) senza angst nei paraggi o morirei davvero^^'



  
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