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Autore: Aurora Mercury    04/09/2012    0 recensioni
Lei, Aurora aveva tutto ciò che una ragazza potesse mai desiderare, una vecchia e triste vita ormai dimenticata e una nuova che nn aveva cercato l'ha interrotta..
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Sospirai frustrata e continuai a fissare l'orizzonte stellato. Il tramonto era passato da tempo ormai ed io non mi ero mossa di un millimetro. Sospirai di nuovo sentendo il rumore dei passi ancora più vicini.
"Santi.. sei il mio tutor non la mia guardia del corpo!" dissi senza alzare lo sguardo.
"Addio effetto sorpresa... Lo so niña, ma mi annoiavo ed ho pensato subito a te. Adoro farti andare fuori di testa." Sentivo il sorriso nella sua voce. Non risposi.
Sospirò e venne a sedersi affianco a me, le gambe a penzoloni. "Bel posticino." Di nuovo, non risposi. Sospirò di nuovo e poggiò una mano sul mio ginocchio.
"Niña.." non mi mossi. "Niña.." scosse leggermente il  mio ginocchio per farmi voltare, ma non lo feci. "Aurora, voltati."
Ridussi gli occhi a due fessure e trattenni un sospiro. Lentamente mi voltai a fissarlo. "Che c'è?"
Mi scruto per un attimo in viso. "Niña.. da quanto non bevi?"
Era passata una settimana dalla mia trasformazione, dalla fine di tutto. Sentivo la gola bruciare a ritmi regolari e continui. Non mi ero più nutrita da quella volta in ospedale.
"Da un po."
Scosse la testa. "Ti avrò detto un miliardo di volte che devi bere!" Strinsi i pugni e ritornai a fissare l'orizzonte.
"Da quanto tempo, esattamente, non bevi?" Testardamente, strinsi i denti e non lo fissai, rimanendo in silenzio.
Chiusi gli occhi e nella mia mente intravidi le intenzioni di Santiago. Balzai in piedi e mi allontanai prima che lui mi prendesse il polso e mi scrollasse con forza.
"Non pensare neanche per un secondo di potermi toccare!" urlai con i denti scoperti e un ringhio appena accennato.
Alzò un sopracciglio. "Niña non capisci?" disse fissandomi intensamente. Perplessa lo fissai muta e lui continuò con un sospirò: "Niña, tesoro..."
Mi si avvicino fino a prendermi la mano. M'irrigidii sorpresa: era la prima volta che mi chiamava così  e usava quel tipo di contatto.
Continuò prima che mi desse modo di dire qualsiasi cosa: "...non capisci che così non fai altro che indebolirti?"  Ad ogni parola che usciva dalle sue labbra, il suo tono si alzava. Lo fissai ammutolita e sorpresa. I suoi occhi rossi fiammeggiavano intensi pieni di rabbia.
I miei occhi iniziarono a prudere ma rimasi immobile. "Non so più cosa fare con te!" urlò. Era la prima volta che lo vedevo così arrabbiato e ne fui sorpresa.
Inclinai la testa di lato e lo scrutai in viso. "Perché sei così' arrabbiato?" chiesi confusa.
"Perché sono preoccupato per te!"
"Per me? E perché mai?" Potei notare la sua rabbia aumentare ancora di più dai suoi occhi.
"Perché tengo a te! Odio vederti in questo stato catatonico! Odio vederti così!" Il suo sguardo si riempì di qualcosa che non riuscii a decifrare e il suo tono iniziò ad abbassarsi mentre diceva: "Non lo sopporto e.."
Improvvisamente la sua mano, stretta ancora nella mia, iniziò a scrollarmi con forza. Prima di potergli dire di smetterla, mi attirò e se. Mi ritrovai stretta al suo petto avvolta dalle sue braccia e benché non provassi più alcun tipo di emozioni, se non un loro pallido ricordo, mi sentii avvolgere dal calore del suo abbraccio. Alzai le mani per poterlo spingere via ma lui sussurrò al mio orecchio:
"Mi sento in colpa niña. Mi dispiace.. mi dispiace così tanto. Potessi tornare indietro non ti mostrerei ad Aro. Potessi tornare indietro farei in modo di farti tornare alla tua vecchia vita.. farei tornare la luce nei tuoi occhi.."
Le sue parole si affievolirono come se non avesse più la forza di continuare. I miei occhi iniziarono a pungere per una sensazione che non riconobbi e le mani che volevano spingerlo via, si posarono sul suo petto.  Affondai il viso nel suo petto e strinsi tra le dita la sua camicia mentre sentivo degli spasmi attraversarmi il petto e la gola. Mi resi conto di star singhiozzando e freneticamente. Sbattei le palpebre per rimuovere il fastidio che sentivo agli occhi e mi ricordai, ancora una volta, che ormai non potevo più piangere. Il mio singhiozzo si trasformò in un vero gemito di dolore.
"Perché? Perché proprio io?! Perché doveva capitare proprio a me?!" Strillai in preda ad un dolore straziante.
"Mi dispiace.. mi dispiace così tanto.. Scusami.." Sussurrava senza sosta Santiago al mio orecchio a voce bassa.
"Non posso.. non posso Santi.. Non ce la faccio..!"
"Shhh, shh, piccola, ce la farai. Andrà tutto bene, lo supererai. Shh."
Scossi la testa e strinsi più forte la sua camicia. "No, non capisci. Non posso nutrirmi! Non voglio essere un mostro! Non voglio uccidere Lucas!" Prima che potesse ribattere mi divincolai dalla sua stretta ma lui mi tenne stretta.
"Lasciami!" Mi divincolai e lui mollò la presa. Lo fissai negli occhi. "Non seguirmi. Per favore.." Fece per ribattere ma richiuse la bacca ed annuì. Iniziai ad indietreggiare continuando a fissarlo. Era un addio? Sembrava proprio di si.
Mi voltai e cominciai a correre per soffocare il dolore. Mi fermai e mi fissai intorno confusa. Dove mi trovo? Mi sentii improvvisamente stanca e mi rannicchiai a terra. alzai la testa al cielo, ricoperto di stelle, e sperai di poter annegare in quell'immenso blu.
Rumore di rami spezzati mi fecero voltare la testa ed inspirai automaticamente per identificare la presenza. Ad un paio di chilometri da me, l'odore di sangue caldo e stranamente puzzolente attirò la mia attenzione. La gola che già bruciava da tempo ormai, mandò una fitta ancor più forte. Il rumore del cuore che pompava sangue arrivò alle mie orecchie ed inspirai profondamente mandando la mia gola a fuoco. Mi alzai in piedi ed iniziai a correre verso la fonte di quella ninfa in preda ad un'euforia quasi isterica. La mia mente si annebbiò permettendomi di pensare solo al sangue e sulle pulsazioni regolari. Aguzzai la vista e trovai la fonte del mio tormento. Un cinghiale adulto in cerca di cibo. Mi avventai su di lui senza nemmeno pensarci e morsi la sua giugulare, trovandola senza difficoltà. Cercò di opporre resistenza ma gli ruppi il collo. In pochi secondi lo avevo prosciugato del tutto. Lasciai cadere la sua carcassa e mi pulii la bocca con il toso della mano. Il dolore alla gola momentaneamente passato. Scioccata, abbassai lo sguardo sull'animale appena dissanguato e poi sulle mie mani. Disgustata mi allontanai dal povero animale.
Fissai le mani, che avevano appena tolto la vita ad un povero animale indifeso, sporche di sangue e cercai di ripulirle sulla mia camicia come se potessi ripulirmi da tutto. Sono un'assassina.. Ma non c'era nessuna cura per l'anima. Non c'era cura per quello che ero diventata. Non c'era cura al mio dolore. Fissai nuovamente la sagoma del cinghiale. M'irrigidii all'istante sorpresa e fui presa da un'ondata di sollievo e speranza. La speranza si trasformò lievemente in gioia. Non sarei più stata costretta a nutrirmi di umani! Quasi non trovavo la concentrazione per sollevare i polmoni dal sollievo. Non sarò mai più costretta ad essere un assassina! Potrò nutrirmi di animali! Alla fine anche da umana me ne ero cibata.
Rinvigorita dal sangue appena bevuto e dalla speranza, seguii la scia del mio odore per ritornare da Santiago.
Nella corsa mi fermai a bere altre tre volte e mi sentii davvero, davvero sazia ed in forma come mai prima di allora.
"Santi? SANTI!" Urlai. Era rimasto sul ponte, nel punto in cui l'avevo lasciato. Era ancora in piedi e fissava l'orizzonte.
Corsi il più veloce possibile e lo raggiunsi. Si voltò verso di me e sembrò colpito.
" Niña? Che succede?" Chiese perplesso. Fissò il mio viso ed allungò una mano sorpreso. "MA.. ma questo è.." Strabuzzò gli occhi. "..SANGUE?"
Annuii felice. "SI! Santi! Oh, Santi!" Gli cinsi il collo fra le braccia. "Non sarò più un mostro! Ho trovato un'alternativa! Non ucciderò nessun essere umano!"
Lo sentii annusarmi e mi allontanò leggermente per potermi fissare in volto. "Questo è sangue animale?" Annuii.
"Capisci fratellone? Capisci cosa significa questo? Non dovete più uccidere gli umani! Possiamo nutrirci di animali, proprio come facevamo da umani!"
Scosse la testa ed il suo sguardo di adombrò. "No. No Aurora."
"No?" chiesi sorpresa.
Scosse la testa. "Non si può Aurora. Non puoi nutrirti di animali."
Spalancai gli occhi difronte al suo tono di voce duro. "Perché?" sussurrai in preda allo sconforto e alla rabbia.
"Non te lo permetteranno."
"CHI?" Strillai.
"Aro. I Volturi." Si allontanò da me e scosse la testa.
La rabbia si trasformò rapidamente in ira e potei sentire i miei occhi lampeggiare di furia. "Ah no? Non me lo permetteranno? E chi sono loro per decidere?" Chiesi sarcastica.
"Loro sono i tuoi padroni, Aurora."
"Io non sono la schiava di nessuno!"
Scosse di nuovo la testa e mi scrutò di nuovo in viso. Non so cosa vi lesse ma poco dopo lo sentii dire:
"Ok, niña. Ti aiuterò."

Santiago ed  io correvamo verso la nostra dimora in silenzio. Feci per andare direttamente nella sala grande ma lui mi mise una mano sul braccio ed io mi fermai.
"Cosa c'è?" Chiesi confusa.
"Prima va  a darti una ripulita."
Mi fissai e ricordai di essere sporca di sangue. Confusa annuii e corsi in camera mia a ripulirmi e cambiarmi. Cinque minuti dopo ero di nuovo in corridoio affianco a Santiago con un completino che mi aveva regalato Chelsea, Un paio di jeans neri strappati, una maglia lunga, bianca, e una giacca nera. Avevo messo anche gli accessori, compreso il capello, e i tacchi. Volevo apparire spavalda e sicura di me. Santiago inarcò un sopracciglio ma non disse nulla e si avviò. Lo seguii in silenzio.
Santiago si fermò d'avanti alla porta e mi fissò con sguardo interrogativo. Annuii decisa e lui aprì le porte del salone dove la maggior parte dei vampiri passava il tempo. La sala della mia morte.. Allontanai quei pensieri dalla mia mente e mi concentrai sul presente.
"Aurora!" Heidi mi venne affianco e mi strinse in un abbraccio. "Sei una meraviglia tesoro!"
Sorrisi e mi guardai intorno in cerca di Aro. "Grazie Heidi, è tutto merito tuo." Sorrise deliziata dal mio complimento e sembrò non accorgersi del mio poco interesse. "Scusami, ma ho bisogno di parlare con Aro." Mi mossi senza aspettare che rispondesse, tanto non l'avrei seguita comunque.
Notai Santiago farmi un cenno con la testa e vidi Aro seduto su una delle tre poltrone reali. Aro mi notò ed il suo sguardo parve illuminarsi.
A passo umano, sicuro e spavaldo, m'incamminai verso di lui. Il suo sorriso sembrava divertito quando arrivai vicino a lui. Io lo fissai inespressiva.
"Aro." Dissi facendo un cenno con la testa.
"Aurora! Tesoro, ti trovo in forma oggi."
"Grazie Aro." Feci una piccola pausa. "Aro, ho bisogno di parlarti."
"Ma certo tesoro! Vieni con me in biblioteca." Mi sorrise affabile. Annuii e lo seguii in silenzio, Santiago dietro di noi.
"Accomodatevi pure."
"Preferisco rimanere in piedi, se non ti spiace." Risposi. Santiago rimase dietro di me ma a distanza.
Aro annuì. "Bene cari, di cosa volete parlarmi?" Repressi la voglia di lanciare uno sguardo a Santiago ed un sospiro.
Mi avvicinai a lui e gli porsi la mano, incapace di trovare le parole per spiegarmi al meglio. Lui mi prese la mano e mi scrutò in viso, concentrato. Due secondi dopo mi lasciò.
Sospirò sconsolato. "ah." Gemette. "Mi dispiace che tu la pensi così tesoro."
"A cosa ti riferisci?" Chiesi.
"Su tutto. Non credevo andasse così male la tua trasformazione. Pensavo che la compagnia di qualcuno avesse potuto agevolare le cose." Sospirò. "Ma, ahimè, non è andata così." Si alzò ed iniziò a passeggiare avanti ed indietro con le mani giunte dietro la schiena, guardando fuori dalla finestra.
"Sai, Santiago, sono rimasto colpito anche della tua opinione su di noi. Ci reputi così crudeli."
M'irrigidii sul posto.Non avevo pensato che Aro leggendo i miei ricordi sentisse anche i commenti di Santiago. Lanciai uno sguardo fugace nella sua direzione. Lui posava dritto con la testa alta e le mani nelle tasche dei pantaloni.
"Mi spiace Aro, ma non riesco a vederla in modo diverso."  
Aro non si voltò a guardarlo e non rispose, perso in chissà quale pensiero.
"Aro?" Lo chiamai dopo un minuto di silenzio.
"Ebbene Aurora, tu vorresti nutrirti di animali." Disse con tono ironico.
Raddrizzai la testa. "Si, Aro."
"Mmmh.. mi sembra proprio che nessuna obiezione possa trattenerti dal farlo." Non risposi e lui si voltò a fissarmi, sembrava aspettasse una risposta.
"Mi spiace Aro, ma se non me lo permetterai sarò costretta ad andarmene." Risposi risoluta. Tutto pur di non diventare un mostro in tutto e per tutto.
Rise di gusto. "No! Certo che no, tesoro. Cosi sia allora. Ti permetto di nutrirti di qualsiasi cosa tu voglia: che siano umani o dei puzzolenti cinghiali." Ghignò.
Non badai alla sua espressione e nemmeno alle sue parole quasi soffocata da un'ondata di sollievo.
"Grazie Aro." Riuscii a sussurrare.
"Santiago, mi sorprendi! Non ti ho mai visto così.. protettivo? Non dirmi che nella nostra piccola Aurora tu non riveda la tua adorata Maria."
M'irrigidì sorpresa. Persino io sapevo che Maria era un argomento off limits con Santiago. Lo sentii digrignare i denti. Benché fossi curiosa di sapere chi fosse Maria non mi ero mai azzardata a chiedergli informazioni.
"Aro, mi spiace interromperti." Cercai di distrarre Aro su di me.
Si voltò di scatto verso di me con un sorriso tenero sulle labbra. "Si, tesoruccio?"
Sentii il bisogno di schiarirmi la voce e con il tono più pacato che avessi dissi:
"Ti spiace permetterci di andare? Ho capito che in questa settimana ho perso già fin troppo tempo a.. Vorrei poter ricominciare ad allenarmi, se non ti spiace."
I suoi occhi sembrarono illuminarsi di gioia. "No cara! Certo che no! Ne sono davvero sollevato a dire il vero! Andate suvvia! Non aspettate oltre!" Mi fece un sorriso caloroso.
"Grazie Aro. Io e Santiago vogliamo migliorare anche il mio.. dono." L'ultima parola uscì tra i miei denti digrignati.
Annuì entusiasta e sembrò non accorgersi del mio tono. "Andate cari!" Ci congedò.  
"Aro." Sussurrai facendo un passo indietro ed abbassando la testa in forma di saluto. Mi voltai e vidi Santiago abbassare lievemente la testa, anche lui in segno di saluto. Mi aprì la porta e mi seguì chiudendosi la porta alle spalle.
Poco dopo mi superò e potei notare dai suoi movimenti la furia che lo consumava.
"Santi.." Sussurrai incapace di trovare le parole  che avrebbero potuto calmarlo. Si fermò e strinse i pugni, vidi la pelle sulle nocche impallidire. Abbassai gli occhi dispiaciuta. "Mi dispiace, io.."
"Lo so Aurora. Sta tranquilla." Disse senza voltarsi.
"So che mi pentirò per queste parole ma.. ti va di ricominciare gli allenamenti?" Un vampiro, proprio come un umano, aveva bisogno di sfogare la propria rabbia su qualcosa. E  meglio di una bella scazzottata cosa poteva risollevargli l'umore?
Vidi le sue spalle rilassarsi e si voltò lentamente verso di me con un sorriso appena accennato sulle labbra. "Ti faresti picchiare solo per potermi far sfogare?"
Sorrisi sollevata. "Certo. Sai com'è, mi manca un po imbrogliare e mandarti col culo per terra. Forse potremmo fare fifty-fifty che ne dici?" Gli feci l'occhiolino e lui fortunatamente rise.
Scosse la testa. "Andata! Riuscirò a bloccarti. Ah, è meglio se ti cambi. Ho intenzione di mandarti con il culo per terra per un bel po e mi dispiacerebbe rovinare questo bel completino."
Risi e gli tirai un pugno scherzoso sul braccio e lui rispose con un pizzico al fianco. Ridacchiando iniziai a correre. "Ci vediamo tra 3 minuti al boschetto!"

"Santi! Se non la smetti di strillare come una ragazzina come pretendi che possa concentrarmi?" Sbottai irritata, massaggiandomi le tempie.
"Devi abituarti anche a questo! Nel bel mezzo di uno scontro non c'è silenzio. Non puoi mica girarti e dire: 'Ehy ragazzi! Un po di silenzio per favore! Ho bisogno di vedere la vostra strategia!' "
Mi massaggia le tempie, sentivo una stanchezza mentale tremenda. "Santi.. che razza di dono è questo se non riesco a vedere il futuro se non il mio?"
Mi si avvicino. "Sei tu.."
"Che non mi concentro abbastanza.. bla bla, bla.. Sinceramente, penso che non sia un granché." Aprii gli occhi e lo fissai.
"Deve esserci per forza uno scatenante. Chelsea mi ha detto che hai avuto una visione su di lei quindi non è vero che è inutile." Lo fissai poco convinta.
Mi rannicchiai a terra. e lui venne a sedersi affianco a me. "Dai, so che puoi farcela. Riprova. Concentrati su di me." Sospirai e poggiai una mano sul suo ginocchio.
..."Sai Santiago, ho come l'impressione che tu stia assecondando troppo la nuova arrivata. La appoggi in tutto. Mi chiedo se anche tu non ti farai influenzare. " un momento di pausa. "Ho bisogno che tu la convinca a rimanere qui. Ho bisogno che tu crei un punto saldo, qui, per fa sì che lei non se ne vada. E' una risorsa troppo preziosa per perderla."  Aro continuava a camminare pensieroso.
"Non posso Aro, mi dispiace. Non posso negarle di andarsene. Non posso costringerla."
"Ma tu non devi costringerla. Tu sei per lei un punto di riferimento. Falle credere che non ci siano altri posti in cui lei potrebbe andare. Falle credere di non poter vivere senza restare qui."
Gli occhi di Santiago lampeggiarono furiosi. "No." Risponde secco. Aro si volta a fissarlo sarcastico. "Non posso e non voglio. Mi spiace Aro, ma non posso farlo."
"Saresti disposto ad andare contro i miei ordini?" La domanda e le sue implicazioni rimasero a galleggiare nell'aria.
"Mi dispiace, ma non posso fare quello che mi chiedi. Non posso farle del male." Non posso. Affronterò le conseguenze.
"No..."...
"NO!" Urlai scattando in piedi. "NO! NO! NO! Non può! Non può farlo! Ma come osa!"
Santiago si alzo confuso. "Aurora? Aurora? Che succede? Hai avuto una visione?" Cercò di calmarmi.
Ancora furente di rabbia iniziai a camminare frenetica sul prato. "Si. Ho avuto una visione." Risposi e la vista mi diventò rossa.
 "Cos'hai visto?"
Mi bloccai e feci un respiro profondo, cercando di non urlare. "Aro vuole che tu mi costringa a rimanere qui! Vuole che tu faccia in modo di non farmi andare via! Pretende che tu lo faccia!" Santiago s'irrigidì e spalanco la bocca. "Secondo lui sei troppo accomodante con me! Ma ti rendi conto! Non fai che allenarmi tutto il giorno! Cerchi di far migliorare il mio potere e lui dice che mi assecondi troppo! Magari fosse così! Hai cercato dal primo momento di trasformarmi nella macchina da guerra che lui vuole che io sia! No! Non glielo permetterò!"
Santiago rimase ammutolito come se fosse sotto shock. "Ha bisogno che io ti aggiri fin quando Chelsea non torna per poter rafforzare il tuo rapporto con lui." Sussurrò piano.
"No! Non può farlo! Non mi farò convincere! Nemmeno da Chelsea!"
Scosse la testa ancora impietrito. "Chelsea non cercherà di convincerti. Non ti parlerà affatto se non lo desidera. Stringerà il tuo legame con Aro che tu lo voglia o no."
Sgranai gli occhi. "Come?" Sussurrai senza fiato.
"Con il suo dono."
Rimasi senza fiato e gli occhi ricominciarono a pungermi per l'ennesima volta, quel giorno. "No. No. No.." Continuavo a sussurrare come in una litania. "Non può.. Non può.. Io.. No.." Sussurravo parole incoerenti e sconnesse, dando voce ai miei pensieri confusi. Un singhiozzo mi trapassò il petto. "Non voglio Santiago. Non voglio. Non posso permetterlo. Non posso. Ho paura." L'ultima parola s'incrinò, spezzata da un altro singhiozzo straziante.
"Paura? Paura di cosa?" mi chiese preoccupato mentre si scrutava in giro in cerca di pericoli in agguato.
"Sto perdendo la mia fottuta mente, succede sempre, o solo a me? Non credo di essere davvero destinata a stare qui, aspettando di consumarmi lentamente e.. sto soffrendo così tanto.. non lo vedi!"
"Non è vero Aurora. Io vedo come soffri! Sto cercando di aiutarti.."
Mi presi la testa fra le mani così forte che pensai si potesse sfondare. "Ho queste domande che mi frullano sempre in testa, tutte queste cose che vorrei capire.. Se siamo nati per morire e moriamo tutti per vivere.. che senso ha vivere la vita se è solo una contraddizione?" Mi lasciai crollare a terra. "Non so se posso farcela.. Non.. Ho bisogno di qualcuno che mi sostenga davvero. Qualcuno di sincero." Trafissi Santiago con un'occhiata. "Ho paura di perdermi."
Mi venne affianco. "Non succederà Aurora. Non lo permetterò."
"Lo so!" Singhiozzai.
"Lo sai?" Mi chiese perplesso.
Annuii. "Nella mia visione tu dicevi ad Aro che non volevi farlo.. Ma non voglio che tu ne paghi le conseguenze! Lo penserai tu stesso!"
Mi cinse le spalle. "Non preoccuparti niña. Non ci saranno conseguenze."

"Smettila! E smettila adesso!" Alzai la testa confusa. Santiago mi fissava duro. "Non devi perderti in singhiozzi inutili ogni volta che Aro fa qualcosa! Devi essere forte!"
Lo fissai allibita. Era la prima volta che si comportava così. "Ma tu non capisci!" Cercai di spiegare.
"No. Non capisco. Non capisco perché ogni volta ti perdi in singhiozzi inutili! Devi reagire!"
Balzai in piedi. "Dovrei reagire?" Urlai. "Reagire come? Imparando a lottare? Imparando ad usare il mio dono? E tutto per cosa? Per far felice Aro?!"
Scosse la testa. "Non ho detto questo."
"E come dovrei reagire? Andando da Aro e cercare di ucciderlo, eh? Farmi ammazzare? Dovrei rivoltarmi contro tutti?"
Scosse ancora la testa e mi fissò con i suoi occhi impenetrabili. "No Aurora. Devi lottare contro te stessa. Devi cercare di andare avanti e lo puoi fare solo se combatti contro la parte umana di te che cerca di prevalere. Cerca di non pensare al passato. Ormai sei quello che sei e non puoi più tornare indietro. Puoi solo metterci una pietra sopra e ripartire da zero."
"Come posso Santiago? Dimmelo tu perché.. perché io non ci riesco! Spiegami come potrei mettere sopra alla mia vita! Meno di due settimane fa stavo organizzando il mio matrimonio! Meno di due settimane fa progettavo di creare una famiglia con il ragazzo che amo! Meno di una settimana fa.. stavo vivendo la vita..che ho sempre desiderato.. E ora non c'è più.. E' sparito tutto.. E il peggio è che ho dato un dolore tremendo a tutta la mia famiglia! Riesci a pensare come staranno in questo momento? Riesci a pensare che loro piangono una morte che in realtà non c'è? Riesci a pensare a tutto il dolore che mi avete causato? A tutte le cose che mi avete tolto? Come pretendi che io vada avanti? Come puoi anche solo lontanamente pensare che io rimanga qui felice e beata quando non riesco a smettere di odiarli! Come posso anche solo minimamente voler rimanere in mezzo a dei mostri? Come posso aiutare e proteggere delle persone che odio.. se non posso più proteggere le persone che amo.. COME?" Lo fissai furiosa. Cercai di trattenere il ringhio che mi saliva dalla gola. Avevo solo voglia di rompere qualcosa. Qualsiasi cosa.
"Non lo so." disse semplicemente. "Io non ho avuto tutti questi problemi, per me è stato facile abbandonare la mia vita umana."
"E' stato facile per te dimenticare Maria?" Chiesi stupita e con una nota accusatoria. Dai suoi ricordi pensavo fosse qualcosa di più che una semplice amica.
Reagì con un ringhio alle mie parole. Vidi la furia prendere terreno in lui e subito dopo cercò di dominarla. "NO! Claro que no, maldita sea! Non è facile nemmeno adesso!" Sbraitò.
"E allora.." Iniziai ad urlare ma lui m'interruppe.
"Non ho affatto dimenticato Maria! Tuttora, dopo che sono passati secoli dalla sua scomparsa, l
loro su muerte."
Anche se sopraffatta dalla rabbia, fui presa dalla curiosità. "Chi era, per te, Maria?"
Santiago s'irrigidì, smise anche di respirare e poi fece un sospiro profondo rilassandosi lentamente. "Credo sia giunto il momento di raccontarti questa storia." Mi lanciò un'occhiata triste ed ironica, chiaro tentativo per alleggerire la tensione. "Prima che tu componga i puzzle dai miei ricordi."
Annuii. "Penso anche io." Gli feci un sorriso per farlo rilassare. "Mi risparmieresti del tempo."
Si sedette di nuovo per terra e m'indicò il posto affianco a lui. Andai a sedermi. Non lo avrei mai ammesso ma anche io non sopportavo vederlo soffrire.
Sospirò. "Vengo da
Uesca, attualmente chiamata Huesca. Sono nato nel 1634. La mia famiglia era benestante ed avevo cinque fratelli. Io ero il quarto e dopo di me c'era Maria, l'unica femmina. Era molto più piccola di me, dodici anni di differenza, e per me era il mio angelo. La mia dolce sorellina.." Fece una pausa. "Era già iniziata da un po la crisi che portò al declino relativo gli anni d'oro della Spagna, ma sui libri si dice sia iniziata nella seconda metà del XVII secolo. Nel 1652 mi arruolai in esercito. La più grande alla quale partecipai fu Con Carlo III di Borgogna. Ovviamente avevo preso parte anche in altre devastanti guerre civili ma quella fu per me la più importante, la più distruttiva. In un momento di pausa fra una guerra e l'altra tornavo sempre a casa per stare affianco alla mia famiglia, e anche se non volevo ammetterlo, a proteggerla. I soldati in viaggio erano molti e spesso sparavano anche al minimo rumore, sempre pronti ad un'imboscata. Ma essere uccisi, almeno per una donna, sarebbe stata una fine dignitosa. Stare lontani dalla propria casa per mesi e vedere solo uomini, pensare solo alla guerra, alla morte.. le persone con la quale stavi scherzando poteva morire da un momento all'altro.." Sembrò perdersi nei suoi ricordi. "Per le donne, andare in giro da sole non era molto consigliabile. I soldati avevano bisogno di.. sfogare le proprie necessità e le sfogavano con le prime donne che passavano. L'ho visto accadere una volta, era solo una ragazzina di 15-16 anni forse.. Vederla mi fece ricordare Maria ed intervenni. Fui quasi fucilato.
Nella mia ultima guerra morì il mio più grande amico ed io ritornai a casa con pochi danni, grazie a lui, dopo la mia guarigione. Quando tornai i miei familiari mi accolsero felici, per loro la guerra che si stava combattendo poteva anche passare per una diceria. Subito dopo gli abbracci mi annunciarono che Maria si era fidanzata con un forestiero. Le nozze si sarebbero tenute da li a poco. Lei era così felice..
Quando lo vidi pensai stesse per venirmi un infarto. Mi faceva venire i brividi. Aveva quegli occhi rossi.. Si chiamava Juan, mi spiegò che era albino e finii per credergli dato che non ne sapevo niente sull'anomalia. A me bastava che mia sorella fosse felice." Fece una risata amara. "In realtà si chiamava Juan Volturi. Da bravo soldato addestrato che ero ne studiavo i movimenti, tenendolo sempre d'occhio. Il suo comportamento aveva un qualcosa di.. inquietante. Diventava ancora più strano quando la gente si si avvicinava molto. Ne parlai con mia sorella e capii che lei sapeva, ma non volle dirmi niente, mi disse che ero io ad essere paranoico.
Una sera ci fu una grande festa in città e decidemmo di andare. Maria adorava ballare e Juan sembrava non riuscisse a negarle niente. Li stavo guardando ballare quando ci fu un'imboscata. Era un semplice saccheggio. Cercai di trovare un riparo e nel frattempo cercavo tra la folla la mia sorellina. Erano spariti Quando tutto finì ricominciai a cercarla nel panico. Urlavo il suo nome come un pazzo. Quando la gente ricominciò ad uscire capii che ormai non c'era più.
Un mese dopo venne a trovarmi. Stavo andando in città per bere una cosa al bar quando mi sentii afferrare da due braccia esili e salde. Cercai di liberarmi ma aveva una forza mostruosa. Solo quando arrivammo in vicolo buio mi lasciò andare e mi voltai pronto all'attacco. Ed eccola li, Maria, all'inizio mi sentii quasi soffocare dalla gioia ma dopo un altro sguardo rotai la differenza. La sua pelle dorata era diventata più pallida, le labbra più rosse, e gli occhi.. lo stesso identico rosso di Juan, solo un pò più acceso. Iniziai ad arretrare spaventato. Qualsiasi cosa fosse diventata ormai non era più mia sorella ma lei mi prese per una mano e mi strinse a se. Sembrava si stesse rifugiando tra le mie braccia fin quando non sentii un bruciore intenso alla gola. Mi risvegliai dopo giorni di agonia per sapere che era tornata indietro solo per poter trasformare con me e restare insieme per sempre. Fu così facile accettarlo.. Juan era un vampiro e faceva parte dei Volturi e ci avrebbe condotti li, prima o poi.
L'amore tra i due non se n'era andato e noi tre viaggiammo insieme. Con il passare del tempo notai che Juan non sembrava poi così preso da Maria e cercai di parlarle ma lei mi ringhiò contro.. Poco dopo lui la lasciò ma lei lo inseguì." Nascose la faccia fra le mani. "Lui la uccise. Gli staccò la testa dal corpo e la bruciò. Arrivai giusto in tempo per vederlo finire il lavoro. Se la rideva di gusto il bastardo. Lo attaccai in preda alla furia. Ero un neonato ed avevo una forza sovrumana, più della sua. Riuscii a vincere perché lui mi aveva sottovalutato: pensava non sapessi combattere ma io facevo parte dell'esercito."
Alzò lentamente la testa e sospirò. "Non sapendo dove andare, decisi di andare dai Volturi. Arrivato qui, Aro lesse i miei pensieri e mi propose di rimanere. Un vampiro in più nella sua guardi non lo avrebbe di certo rovinato.
Da quel giorno vivo qui. Da quel giorno ho cercato di soffocare tutte le emozioni negative. Con il passare del tempo è più facile sopportare.."
Gli misi una mano sulla spalla per consolarlo.
"Mi ricordi così tanto Maria.. Avete le stesse espressioni. La stessa luce intensa negli occhi. Quella vitalità contagiosa." Sembrò rilassarsi ed alzò le testa verso dii me con un mezzo sorriso. "Certo, sempre se non diventi la solita melodrammatica."
Gli risposi con un sorriso. "Non è vero!" Mi fissò sarcastico ed io risi. "Ok, ok! Hai vinto! Stupido fratellone.." Borbottai ironica alzando gli occhi al cielo.
Mi diede un buffetto sulla testa sorridente. "Niña tonta."
Gli tirai un pugno sul braccio. "Ehy!" Ridacchiammo insieme.


Maria
  
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