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Autore: Hikari93    04/09/2012    6 recensioni
«Devo usare la doccia.»
Sakura si astenne miracolosamente dal tossire, irritata. E’ pur sempre casa sua. «Io dovrei asciugarmi un attimo. Faccio presto» mormorò, sobbalzando quando si accorse dove puntava, un po’ accidentalmente – come no – l’occhio disattento e disinteressato di Sasuke. Rossa in volto come le fiamme, simbolo del Clan Uchiha, tirò l’asciugamano fin sotto al collo, finendo, così, per lasciar scoperte le gambe un po’ troppo. Anche più delle gambe. «Faccio prestissimo, anzi» si corresse, gettandogli contro occhiate omicide e intimidite al tempo stesso.
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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A Saku88s <3
Ti voglio bene!

 


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[1. L’ingresso]
Sakura mise piede nel giardino di casa Uchiha, e come per magia immaginò.
Bambini. Tanti, ma tanti bambini. Maschietti e femminucce.
Scorrazzavano sfrenati per i diversi ambienti, lanciandosi dovunque e rischiando di capitombolare dall’engawa in giù, spiaccicando le labbra contro il terriccio.
Urla, pianti, risate di chi non si era fatto alcun male.
Sasuke li risollevava prendendoli sotto le ascelle e li sgridava dopo averli messi tutti in fila. Rimproverava loro che un Uchiha sapeva come comportarsi in qualunque occasione, e che accettava senza fiatare le conseguenze della sue azioni non ragionate.
Come sfrenarsi troppo in un luogo poco consono.
Poi c’era lei. «Non esagerare, Sasuke-kun. Sono piccoli.» Li difendeva. Appiccicava cerotti sul naso graffiato e rispondeva con sorrisi alle proteste infantili dei suoi figli e delle sue figlie che si raggelavano la testa al contatto della fronte col ghiaccio. Un rimedio naturale contro i bernoccoli.
«Non entri?»
Sakura si accorse che Sasuke – il vero Sasuke, e non quello che prendeva i bambini e le bambine per le ascelle e li sgridava dopo averli messi tutti in fila – la fissava indecifrabile. La valigia pesante di Sakura poggiava a terra. Forse la stava guardando già da un po’.
«E’ bellissima» gli disse, riferendosi alla grandiosa struttura di quelle mura che, per Sasuke, sapevano di famiglia, di casa e di amore tanto quanto odoravano di massacro, di abbandono e di odio. Ma ti aiuterò io, Sasuke-kun. Ad accantonare quella fragranza sgradevole, a trasformarla in qualcosa di buono. «Entriamo?» aggiunse con naturalezza, superando a grandi passi Sasuke. Si fermò solamente quando si trovò davanti alla porta che conduceva all’interno.
Lui l’affiancò lento, indugiando all’ingresso. Infine aprì, e Sakura venne catapultata direttamente nella vita di Sasuke Uchiha. Nel suo passato, nel suo presente e nel suo futuro.
 
 
 


[2. La sala da pranzo]
«Hinata-chan sarà svenuta, come minimo.»
«No, ti sbagli, Sakura-chan! Ho pensato ad altro, questa volta.» Naruto si gonfiò d’orgoglio. Studiò i volti dei suoi due migliori amici,  ma non vi trovò le aspettative che credeva. Comunque, la sua autostima non vacillò nemmeno di un poco. «L’ho…»
«L’hai fatta stendere» concluse Sasuke, intromessosi a sorpresa.
Lui amava soprattutto il silenzio. Ascoltare, commentare tra sé, trovare ridicolo o vagamente interessante un concetto. Ma sempre nel suo più totale e cupo silenzio, mentre parole altrui rimbombavano nelle orecchie.
Naruto spalancò la bocca a formare un ovale simile a un uovo di Pasqua. Sbatté le palpebre. «Hai annientato la suspance, teme. La. Suspance!» scandì. «Sei un rovina racconti! Ai tuoi figli spoilererai il finale delle favole, per caso, quando dovrai leggergliele?»
Sakura rise argentina. «Difficile anche che gliele legga.»
«Allora spoilererà il finale delle favole che tu, Sakura-chan, leggerai loro» drammatizzò. «Immagino, poveri bambini!»
«Piuttosto, Naruto, non c’hai detto com’è finita con Hinata!» s’incuriosì Sakura. E Sasuke, dentro di sé, borbottava parole inudibili. Non ho rovinato il finale, dobe, non ho rovinato proprio un bel nulla. Sempre che ci sia, in questa storia, un fiale da raccontare. Tsk. «Hinata ha accettato di uscire con te?»
Naruto diventò piccolo piccolo. Arrossì un poco sulle guance. «E’ svenuta quando le ho chiesto di stendersi, in realtà.»
Sakura si appiattì la mano sul volto. Sasuke rimase impassibile ad ascoltare ancora.
C’era un mormorio di sottofondo, un brusio che mischiava le voci di suo padre, sua madre e Itachi. E, al di sopra, si ergevano le urla di rimprovero di Sakura – Baka! – e anche qualche cazzotto sfracellatosi sulla coccia dura di Naruto – Ouch! Piano Sakura-chan!
Piacevoli, stranamente piacevoli.
Sasuke sorseggiò dell’acqua. Sakura e Naruto ancora bisticciavano – le tue, dobe, sono sempre le idee più sbagliate e assurde! –. Nell’aria viveva ancora il profumo dei manicaretti che preparava sua madre, ai tempi. Però – sorseggio più debolmente, premurandosi di respirare intensamente così da non farsi scappare nessun odore – anche i piatti di Sakura coccolavano le narici.
 
 


 
[3. Bagno]
Sakura si aggrovigliò quanto più possibile nell’asciugamano. Anzi. Anche più del possibile. Evidentemente, pensò, Sasuke era troppo abituato ad abitare da solo per ricordarsi, dopo settimane dal suo arrivo a casa Uchiha, della sua coinquilina.
Sasuke-kun, potresti uscire, gentilmente?, avrebbe tanto voluto dirgli. Invece, continuava a guardarlo in volto, pallida, con la faccia da stoccafisso e i capelli gocciolanti che le inumidivano le spalle asciugate poco prima dell’entrata a sorpresa di Sasuke. Non se la sentiva; non si sentiva di quella casa. Non ancora e non del tutto.
«Che fai, rimani?» riuscì a domandargli, nascondendo un- ora - più marcato dovresti proprio varcare quella porta, Sasuke Uchiha.
In tutta risposta, Sasuke allungò lo sguardo verso la doccia. Sakura l’aveva lasciata ancora aperta, con tanto di schiuma spumosa che si aggrappava a ogni dove, formando grappoli di bollicine. Amava il sapone.
«Devo usare la doccia.»
Sakura si astenne miracolosamente dal tossire, irritata. E’ pur sempre casa sua. «Io dovrei asciugarmi un attimo. Faccio presto» mormorò, sobbalzando quando si accorse dove puntava, un po’ accidentalmente – come no – l’occhio disattento e disinteressato di Sasuke. Rossa in volto come le fiamme, simbolo del Clan Uchiha, tirò l’asciugamano fin sotto al collo, finendo, così, per lasciar scoperte le gambe un po’ troppo. Anche più delle gambe. «Faccio prestissimo, anzi» si corresse, gettandogli contro occhiate omicide e intimidite al tempo stesso.
Sentendosi al sicuro dai suoi sguardi soltanto nella doccia, preferì rifugiarvisi dentro, ritenendo che Sasuke la lasciasse in pace. Finì a malapena di pensarlo, che Sasuke si era già intrufolato al suo fianco, già sistematicamente a petto nudo. Veloce, diamine.
«Devo necessariamente usare la doccia» ripeté, testardo, passandosi casualmente la mano tra i capelli tutti sudati. I trenta e passa gradi di quel pomeriggio non lasciavano insofferente neanche Sasuke Uchiha. «Sei rientrata, presumo tu non debba più asciugarti.» La sua logica, piuff!
E prima ancora che Sakura potesse obiettare – troppo presa a osservare quanto, effettivamente, Sasuke si avvicinasse fisicamente alla perfezione –, l’acqua le cadde sui capelli e sulle spalle. L’asciugamano,  bagnato più di lei, scivolò via sotto il tocco delicato e sincerato delle dita di Sasuke, e furono seguite dopo pochi secondi dai pantaloncini corti di lui, che si abbassarono dopo un plop del bottone.
 
 


 
[4. Camera di Itachi]
Sacralità, ancor più che nella stanza di Mikoto e Fugaku.
Nulla, assolutamente nulla era stato smosso lì dentro. Sakura lo capiva dalla polvere che ricopriva ogni singolo oggetto, dalle fotografie dei due fratelli da bambini, fino alle coperte opache, un tempo sicuramente di un blu intenso. Persino la pavimentazione legnosa depositava su di sé qualche centimetro di antichità.
Sakura temeva che coi suoi passi maldestri potesse recare danno o disturbo. I ricordi di Sasuke di suo fratello erano talmente nitidi e talmente tanti e tanto intensi – Sakura lo sapeva, anche se Sasuke gliene aveva accennato raramente, o comunque non adorasse condividere con altri la sua infanzia –, che Itachi Uchiha pareva non essersene mai andato da là.
Mosse giusto qualche passo, e la puzza di chiuso la prese alla gola. Seguì delle orme solcate e giunse al limitare destro del letto. Lì, un pezzettino brillava ancora di nuovo. Niente polvere, qualcuno l’aveva mandata via.
Sasuke-kun.
Sakura l’aveva sorpreso ad alzarsi qualche notte, specialmente in quelle temporalesche o molto più buie del solito, e l’aveva visto allontanarsi. Non aveva indagato, non aveva chiesto; aveva atteso che lui si decidesse a renderglielo noto. E Sasuke l’aveva fatto quando le aveva consegnato le chiavi della camera di Itachi, così, senza che nemmeno stessero parlando di lui.
Sakura accarezzò le coperte in prossimità del pulito, immaginando che anche Sasuke, prima di sedersi, lo avesse fatto. Pensò ai suoi dolori, alle sue sofferenze, ai suoi martiri interiori. Se ne sarebbe fatta carico. Di tutto. Lo avrebbe aiutato, lo aveva promesso.
 
 


 
[5. Camera da letto]
Sakura gli accarezzava il viso stanco e provato dalla lunga missione dalla quale Sasuke era appena rincasato. Giocherellò con una ciocca di capelli, arrovellandosela intorno all’indice. La tirò un po’, senza fargli male.
«Mi sei mancato, Sasuke-kun» gli sussurrò contro le labbra, sfiorandole poi appena appena. «Domani mi racconterai qualche dettaglio.» Lo faceva per indurlo a parlare, a confidarsi di più anche sulle cose più inutili. «Quella testa quadra ha dato problemi come al suo solito, vero?» Lo faceva per cacciargli fuori un sorriso anche piccolo, sapeva che Naruto era diventato molto ma molto forte.
«Al solito, nulla di più e nulla di meno.»
Sakura intuì che Sasuke non aveva proprio nessunissima voglia di parlare. Proprio nessuna. Quindi, si accoccolò contro il suo petto nudo – una prova di resistenza per gli ormoni – e, senza accorgersene, a furia di inebriare la pelle e di viverla in quel momento e in quel modo, si ritrovò a leccargliela. Gli era proprio mancato tutto di lui.
Sentì Sasuke vibrare. Ringraziò la notte, capace di oscurare persino il suo rossore sul volto. Si colorò maggiormente quando l’arto di Sasuke si intrufolò al di sotto della sua maglietta del pigiama.
Larga. Anzi, larghissima, minimo due taglie in più. E questo perché adorava gli indumenti, specialmente invernali, così grandi e caldi.
Indugiò un poco sui seni, li strinse e li sentì contro e nella sua mano. E Sakura si irrigidì tutta, sebbene non fosse la prima volta che provasse certe emozioni. Poi arrivò al collo. Lo tastò in maniera intima, ne tirò la pelle, segnandola. Lo stuzzicò. Risalì piano, puntellando col polpastrello per poi arrivare al mento. Lo alzò fino a farlo combaciare con la sua bocca e se ne impossessò con foga. Prima di esso, poi delle labbra candide.
Sakura poté sentire tutto il sapore buono di cui aveva sofferto l’assenza per molte settimane. Poté anche imprimere ancora il suo, di sapore, sperando ogni volta, come se fosse la prima, che a Sasuke potesse piacere almeno un pizzico.
Quando, alla fine, Sasuke, preso dal bacio, la rovesciò di schiena, dimentico di ogni stanchezza fisica, Sakura abbandonò ogni razionalità, pronta a essere sua e a sentirlo suo di nuovo.
Ancora, ancora e ancora.
 





 







 
YOH! *O*
Sono in vena SasuSaku ultimamente. Con loro riesco a trovare sempre qualche idea caruccia! XD
Questa della casa mi è piaciuta molto da scrivere, spero vi abbia colpiti un poco!  ^______^
Niente da aggiungere: se non capite qualcosa, sto qua. <3
 

   
 
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