Videogiochi > Dragon Age
Segui la storia  |       
Autore: Nidham    05/09/2012    4 recensioni
Breve elucubrazione della mia ladra nel momento piu' triste del videogioco, quando una scelta porta a tragiche conseguenze. Fatemi conoscere il vostro parere, visto che è anche il mio primo tentativo^^
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Quasi non avevo ascoltato Riordan, mentre ci illustrava il piano. La mia mente era vuota e il mio petto sembrava incapace di incamerare aria.

Non potevo permettermi distrazioni e tentennamenti, ma la semplice, orribile idea che Zevran fosse sperso in quella landa devastata di corpi, che fosse ferito, o morto, senza che potessi soccorrerlo, mi rendeva impossibile qualsiasi pensiero che non fosse per lui.

Ancora una volta, mi trovavo davanti alla mia sconfinata debolezza, in bilico tra il mio cuore e il mio onore, e non credevo di aver più aliti di coraggio, né brandelli di determinazione da sacrificare ad un astratto bene superiore.

Alistair si appoggiò lievemente al mio fianco. Il calore del suo sangue scivolò sulle mie dita, mischiandosi al sudore e alla polvere, ricordandomi una promessa già espressa e a cui non volevo sottrarmi.

Strinsi i denti fin quasi a spezzarli, perché, per quanto dolore avessi provato fino ad allora, per quanto profonde fossero state la paura e la rabbia, niente sembrava eguagliare il vuoto oscuro che l'inconcepibile assenza di uno sguardo aveva lasciato nella mia anima.

Avevo sopportato il virtuoso tradimento di colui che amavo, avevo sorriso quando avrei voluto piangere e guidato uomini in battaglia mentre avrei voluto solo stringermi le ginocchia al petto e nascondermi in un angolo, ma non significava niente; tutto l'eroismo di cui mi ero ammantata, la durezza dietro alla quale mi ero nascosta, non erano altro che abili inganni, fragili quanto la vita dell'uomo... elfo... che, in silenzio, senza gloriose profferte o promesse, aveva saputo donarmi la volontà di renderli reali.

Deglutendo, costrinsi la mia mente a svegliarsi, certa che presto avrei potuto liberamente consegnarla ad un incubo infinito, da cui sarei riemersa solo per tirare le orecchie a punta di un incosciente assassino che aveva osato farmi temere per la sua vita...

“Sta bene!” cercai di convincere me stessa. “Sta bene!”

Scuotendo la testa, mi accorsi di aver probabilmente sprecato molte buone occasioni per convincere il mio testardo marito a rimanere al sicuro, poiché Riordan era ormai arrivato alla fine della sua spiegazione.

“Cercheremo di attirare l'Arcidemone a Forte Drakon e lì sarò pronto a ucciderlo.”

La sua voce era ferma e sicura, ma, per la prima volta, scorsi anche nello sguardo di Alistair la consapevolezza che quelle fossero solo parole, dettate dalla speranza e dal coraggio, ma incapaci di plasmare la realtà al loro volere.

In ogni caso, Forte Drakon era una scelta sensata, avremmo potuto chiudere quel bastardo con le ali al muro e avere una possibilità concreta di annientarlo.

Quella torre sarebbe stata la sua tomba... e quella di chi avrebbe inferto l'ultimo colpo alle sue scaglie maleodoranti.

Percepii il corpo del mio amore irrigidirsi, quasi avesse intuito i miei pensieri.

Uno di noi avrebbe dovuto rimanere con gli uomini a difesa dei Cancelli, l'altro sarebbe andato incontro alla morte. Cosa potevo dire per convincerlo a lasciarmi andare, dopo che egli stesso mi aveva consegnato al destino, per poi pentirsi e offrirsi in sacrificio al mio posto? Come potevo convincerlo che non avrei mai accettato l'elemosina di qualche patetico anno di vita, se avessi dovuto viverlo senza di lui?

Un ordine diretto era impensabile, una supplica sarebbe stata infantile e una lite fuori luogo.

Avrei avuto bisogno di ogni briciolo di buonsenso rimastomi, per escogitare qualcosa di sensato, ma come potevo riuscirsi se la mia mente continuava a ripetere soltanto: “Sta bene, sta bene, sta bene...” in un mantra caotico e disperato?

Pregai per un aiuto che non speravo di ottenere, volgendo lo sguardo da Wynne a Oghren, in una muta richiesta di soccorso che non potevano fornirmi.

Ottenni solo un sopracciglio inarcato, con aria interrogativa, e un rutto sonoro, ammorbante di alcool.

Avrei dovuto soddisfare da sola il mio egoismo, trovando un modo per abbandonare colui che amavo alla vita solitaria, che egli stesso voleva impormi.

“Credete che potrebbe funzionare, mio re?” l'Arle si era rivolto a Alistair con tono pacato, ma a voce abbastanza alta da poter essere udito dai soldati. Era importante che gli uomini lo vedessero determinato e forte e che, soprattutto, fosse ben chiaro a chi spettasse l'ultima parola, sul campo di battaglia, come in una reggia.

Maledissi mentalmente Eamon, perché aveva ristretto drammaticamente il tempo a mia disposizione: nel momento stesso in cui Alistair avesse dato l'ordine, non avrei più avuto modo di confutarlo, a meno che non volessi rovinare per sempre la sua autorità di regnante.

“Mio sovrano...” iniziai, ma senza troppa convinzione.

“Il nostro illustre alleato ha parlato con saggezza” era la voce di un sovrano, quella che sovrastò il mio patetico tentativo di intervenire, ferma, roboante e, allo stesso tempo, pervasa da quell'alone di affabile schiettezza che avrebbe fatto di lui un re amato, oltre che rispettato. “La sua esperienza di Custode Grigio, unita al nostro coraggio e alla nostra determinazione, ci porterà ad avere ragione dei nostri nemici! La fine di questo giorno sarà illuminata dalla nostra vittoria!”

I soldati fecero eco alla sua finta sicurezza con grida di esultanza.

“Ma la battaglia non è ancora terminata e i nostri sacrifici non sono conclusi” Alistair riuscì a farsi udire al di sopra delle acclamazioni. “Vinceremo, come abbiamo vinto in questa gloriosa alba di riconquista. Sbaraglieremo le orde di mostri che per troppo tempo hanno lordato questa terra e ricacceremo l'Arcidemone negli inferi che l'hanno vomitato. Ma devo chiedervi di combattere con me un'ultima volta, prima che la pace possa benedirci con il suo dolce abbraccio. Sarete al mio fianco, in quest'ultima prova?” alzò la spada, con un movimento deciso, che gli costò un'impercettibile smorfia di dolore, al riaprirsi delle ferite che aveva sul petto, ma gli guadagnò il luminoso consenso di ogni uomo, elfo o nano che l'avesse udito.

Dovevo interromperlo, ma non potevo farlo. Per un attimo desiderai che tornasse a essere l'uomo titubante e ingenuo che avevo conosciuto... e seppi che sarebbe bastato il mio inopportuno intervento, in un momento così delicato, perché la mia balzana speranza si realizzasse.

“Gli elfi e le guardie di Redcliff rimarranno a presidiare i Cancelli e impediranno al nemico di prenderci alle spalle. Gli altri dovranno affrontare l'orrore che ancora si annida in città” volse lo sguardo intorno a sé, senza un fremito di ciglia a minare la sicurezza dei suoi ordini, lasciando il tempo ai soldati di comprenderli e farli propri. “Io...”, mentre alzavo inutilmente le dita, per cercare di interromperlo, accadde qualcosa di strano, nei suoi occhi, e la voce gli morì in gola per un attimo, impedendogli di pronunciare la sua condanna a morte. Sembrava confuso, quasi stordito. Si portò la mano alla testa, scrollandola e riprendendo rapidamente coscienza di sé, ma, in quel breve istante di esitazione, una voce si levò chiara tra i soldati “Il nostro re ai Cancelli con noi!”.

Alistair sgranò gli occhi, mentre la stessa esortazione risuonava cristallina da un altro angolo delle truppe, finché non divenne un grido inarrestabile e continuo, impossibile da ignorare.

“Il mio coraggioso signore non vi deluderà!” intervenni allora, sovrastando la loro ovazione. “Io comanderò le truppe che andranno a caccia dell'Arcidemone”.

Nell'ultima eco di quell'esultanza disperata, si perse lo sguardo di puro orrore e tormento di Alistair, costretto al silenzio da quello stesso senso del dovere che aveva cercato di usare contro di me.

Vigliaccamente, non seppi costringermi ad affrontarlo, e mi augurai che potesse non perdonarmi mai quel tradimento, che pure lui per primo aveva escogitato, e che questo lo portasse a odiarmi tanto quanto l'avevo odiato io, in quell'infausta notte che aveva decretato il nostro destino.

Fu in quel momento, con la vista annebbiata da un velo di lacrime che mai avrei potuto versare, che notai un movimento sinuoso, nelle retrovie... un barlume di miele, laddove si era alzata, per prima, quella strana richiesta a cui Alistair doveva la vita... il sorriso di Zevran mi trovò tra la folla e seppi, con assoluta certezza, che non era stato il Creatore a rispondere alle mie preghiere...

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Dragon Age / Vai alla pagina dell'autore: Nidham